Chi non ha mai sognato un Jupiter-8 o desidererebbe possedere un Juno-106 o un SH-101? E se al fascino del vintage affiancassimo una potente catena di sintesi moderna PCM e Virtual Analog, cosa otterremmo? Roland lo ha realizzato e lo ha firmato proprio con lo storico nome: Jupiter.
Roland ci ha consegnato uno dei prototipi del nuovo sintetizzatore della dinastia Jupiter, in anteprima rispetto alla data di commercializzazione. Uno strumento nel quale convergono decenni di sonorità storiche Roland, contenute in una livrea apertamente ispirata al mitico Jupiter-8. L'occasione era tanto ghiotta quando irresistibile. Tutti a bordo per il resoconto delle due settimane di utilizzo. Si parte!
Un po' di storia
Il nome Jupiter accompagna Roland da ormai più di 40 anni, quando nel 1978 comparve il Jupiter-4, un sintetizzatore a quattro voci, piuttosto limitato per come siamo abituati oggi, ma di gran carattere, con memorie e soprattutto polifonico, una novità per pochi fortunati, a quei tempi. La lista di artisti che hanno scritto brani memorabili con questo strumento è lunghissima: Stevie Wonder, Duran Duran, Human League, Vangelis, Gary Numan, Thomas Dolby e potremmo proseguire fino ai giorni nostri. La famiglia si è allargata con Jupiter-8 e Jupiter-6 e l'eredità è passata ai Juno, coi VCO che sono diventati DCO, così come nei successivi JX. Negli anni '90 la svolta netta con le serie JD, JV e JP, completamente digitali, quando dei Jupiter era rimasta solo l'iniziale o il pannello fitto di controlli nel caso di JD-800.
Roland Jupiter-8
Negli anni 2000 il nome torna come Jupiter-80/50 (e Juno-D/G/Gi). Sono strumenti con caratteristiche che assecondavano le richieste di quegli anni (polifonia, multitimbricità, quantità di preset), più che ispirarsi ai predecessori. Nel 2003 Roland introduce Vari-OS, un sintetizzatore virtual analog contenente modelli di Jupiter/Juno/TB-303. In Vari-OS possiamo intravvedere le idee che solo oggi, dopo quasi 20 anni di ricerca e sviluppo, trovano completa realizzazione. Nel 2015 arriva uno strumento che porta la “J” di Jupiter e nel quale torna un filtro analogico, il JD-Xa. In tempi più recenti, il nome è tornato in forma Virtual Analog con i Roland Boutique (JP-08, ma anche JU-06 e JX-03) e Roland Cloud (che replica accuratamente diversi modelli). Ad ogni modo, tutti gli strumenti appena citati sono tra loro differenti per funzioni e tipologia di generazione, ma sono accomunati da una timbrica chiaramente riconoscibile e ricercata, quella che ancora oggi è apprezzata e replicata.
Virtual analog o real analog?
Che Roland abbia sposato la strada dell'analogico emulato digitalmente lo abbiamo intuito molto tempo fa con Vari-OS e lo abbiamo ormai accettato, soprattutto dopo aver letto l'intervista al CEO di Roland Jun-Ichi Miki. La serie Boutique ha infatti reso disponibili le storiche sonorità Roland a musicisti dal budget ridotto, in formato digitale. Roland Cloud è la scelta di qualità per chi lavora preferibilmente in studio e non vuole o non può permettersi di acquistare l'equivalente di un museo Roland. System-8 ha dimostrato infine che i modelli e la potenza di calcolo hanno oggi raggiunto un livello più che soddisfacente. Jupiter-X si spinge ancora più in là e ora vedremo in che modo.
Roland Jupiter-X: i modelli
Il progetto è stato presentato a Settembre 2019 con Jupiter-Xm, il fratello minore di Jupiter-X (minore solo per dimensioni) che è stato invece mostrato pochi mesi dopo, a Gennaio 2020 al NAMM. I due sintetizzatori condividono la struttura interna, le caratteristiche timbriche e la potenza di calcolo. Mentre Xm privilegia la trasportabilità, X è dedicato al tastierista che necessita di 5 ottave a passo standard e al sound designer che desidera controlli in numero abbondante e di dimensioni adeguate. Entrambi possono contare sul motore ZEN-Core che è attualmente la soluzione più completa di Roland, presente in una famiglia di strumenti in espansione. Inoltre i due Jupiter possono caricare i Model Bank, strumenti virtuali che emulano alcuni storici strumenti Roland sia analogici che digitali e che, grazie ad una struttura in stile Plug-Out, potranno in futuro ampliarsi con nuove implementazioni. Dal punto di vista timbrico, Jupiter-X non è quindi una novità, anche se il layout completamente diverso rispetto a Xm lo rende decisamente più suonabile e programmabile.
Dall'esterno
Jupiter-X è alloggiato in uno chassis di dimensioni (circa 109 x 45 x 12 cm) e peso (17 kg) importanti, interamente in metallo verniciato nero semilucido, con fianchetti di alluminio anodizzato che riportano alla memoria quelli di Jupiter-8. La superficie superiore è occupata interamente da una popolosa serie di potenziometri, pulsanti (tutti retroilluminati) e fader. La tastiera è una 61 tasti di qualità elevata, con aftertouch, la stessa che troviamo su Fantom 6. A sinistra troviamo sia il classico joystick Roland che due rotelle, illuminate internamente. Completano la dotazione dedicata alla mano sinistra tre pulsanti e due fader assegnabili. Anche il profilo è singolare, con una profondità di 45 cm e il pannello sul retro angolato, proprio come Jupiter-8. Sulla superficie posteriore, comodamente rivolta verso l'alto, trovano spazio le connessioni: MIDI In e Out, due ingressi pedale, uno per il sustain e uno assegnabile, l'ingresso combo XLR + Jack per microfono o segnale di linea, un ingresso stereo su mini jack, le uscite in formato jack 1/4", XLR e cuffie e per finire due porte USB, una per il collegamento ad un computer/tablet e l'altra per collegare una periferica di memorizzazione o una “gooseneck” lamp USB. La griglia che si vede in prossimità del pannello posteriore non è solo per il raffreddamento, ma anche perché Jupiter-X dispone di amplificazione e altoparlanti interni, come nel piccolo Xm.
All'interno
Jupiter-X è completamente digitale e multitimbrico a 5 parti (4 strumentali e 1 ritmica). Al suo interno pulsano due motori: uno è lo ZEN-Core, con 256 note di polifonia e una complessa catena di sintesi e l'altro è basato sui Model Bank, speciali virtual instrument che godono di almeno 32 voci di polifonia condivisa. Ciascun Model Bank porta con sé una serie di Preset Tone dedicati: è possibile riprodurne fino a quattro contemporaneamente, disposti in layer o split. E' presente anche il Vocoder, assegnabile alla Part 1. Le impostazioni delle 5 parti vengono salvate nelle cosiddette Scene e Jupiter ha 16 banchi da 16 Scene ciascuno. Le prime 128 sono già impostate di fabbrica, le altre sono vuote. Nulla vieta però di usare tutte e 256 le locazioni di memoria per le proprie Scene personali. I preset Tone sono più di 4000, le allocazioni user 256 e la parte dedicata alle percussioni può caricare uno degli oltre 90 drum kit.
Il processore multieffetto
Gli effetti sono organizzati in un sistema completo che offre Riverbero, Delay, Chorus in mandata per l'intera Scena, più un multieffetto per ciascuna delle quattro parti strumentali. Tutte e cinque hanno un equalizzatore dedicato. Infine, abbiamo a disposizione un Overdrive in insert sulla Part 1, un compressore e un equalizzatore in insert sulle uscite master. L'ingresso microfonico ha un compressore e un noise suppressor. Ciascun processore accede ad una estesa lista di preset. Troviamo qui gli stessi processori presenti in Fantom, quindi oltre ai classici e indispensabili riverberi, delay e effetti di modulazione, ci sono emulazioni del chorus del Juno-106, comprensivo di modalità I, II e I+II, del JX, del CE-1, SDD-320, riverbero di Integra-7, SRV-2000 e altri. L'assortimento è davvero completo.
I-ARPEGGIO
Jupiter-X offre un arpeggiatore che può funzionare in maniera innovativa, reagendo al modo in cui suoniamo e che dispone anche di una parte ritmica. Si chiama I-Arpeggio ed è un sistema che costruisce sequenze ritmiche e melodiche in base alle note e al modo in cui le suoniamo. Molte scene preset offrono settaggi pronti per poter improvvisare e prendere confidenza con questa tecnologia. In ogni caso, può essere disattivato al fine di suonare le Scene in modo tradizionale. I-Arpeggio dispone di un "Play Detector" che si compone in due parti: Keys e Beat. La prima analizza le note che suoniamo, la seconda la loro scansione ritmica. Il risultato viene applicato per modulare uno dei 55 pattern melodici e dei 44 pattern ritmici liberamente selezionabili. Il risultato va oltre al classico arpeggiatore al quale siamo abituati, perchè I-Arpeggio crea delle sequenze che variano armonia e intensità a seconda della nostra esecuzione.
Generazione ABM e ACB
La tecnologia dei Model Bank è, insieme a ZEN-Core, la più recente su cui Roland sta investendo i propri sforzi. Il funzionamento è molto simile a quello anticipato da Vari-OS o a quello attualmente disponibile con i Plug-out di System-8. D'altro canto, i Model Bank sfruttano una generazione nuova, chiamata Analog Behaviour Modelling (ABM), differente da quella adottata dai Plug-Out che si chiama Analog Circuit Behaviour (ACB). Entrambe girano sui chip BMC, i moderni processori progettati da Roland per i suoi recenti prodotti, tra cui Fantom e le groove box MC. ACB offre una risoluzione elevatissima e una ricreazione maniacale di alcuni fenomeni dei circuiti elettrici, ma richiede una maggiore potenza di calcolo e quindi, a parità di chip BMC presenti, raggiunge polifonie inferiori. Infatti, mentre System-8 si ferma a 8 voci di polifonia, Jupiter-X si spinge almeno fino a 16/32 note, valore che tra l'altro è gestito in modo dinamico: se il carico del Model Bank è inferiore, le note di polifonia sono più numerose. System-8, dal canto suo, rimane un sintetizzatore con un motore "personale", oltre ai Plug-Out, con sintesi FM, ottimi filtri e oscillatori, perfetto per l'uso in studio, dove multitimbricità e polifonia sono aspetti meno critici.
I controlli del filtro sul pannello di Jupiter-X
I Model Bank
Jupiter conta attualmente sei Model Bank: Jupiter-8, Juno-106, JX-8P, SH-101, XV-5080 e RD. I primi quattro sono emulazioni di strumenti analogici e ne ricalcano esattamente la struttura originale. Ad esempio, nell'emulazione di Juno-106 troviamo due oscillatori preassegnati, uno alla dente di sega e uno alla quadra, come nello strumento originale. In Jupiter-8 o in JX-8P abbiamo invece oscillatori per i quali è possibile scegliere una delle forme d'onda disponibili. Il pannello di Jupiter-X offre due serie di fader per gli inviluppi che, tramite pulsante, possono controllare Pitch, VCF o VCA. Se ad un controllo fisico non corrisponde nessun parametro nello strumento originale, per esempio non è possibile assegnare un inviluppo al Pitch o non è presente un secondo generatore di inviluppo, agendo su di essi appare la scritta "Not available". I Model Bank sono autonomi e isolati l'uno dall'altro: in altre parole non possiamo usare un VCO di Jupiter-8 per fare Cross Modulation con un DCO di JX-8P e nemmeno usare il filtro dell'SH-101 nella catena di Juno-106. Però con qualsiasi Modal Bank è possibile utilizzare il Vintage Filter che ha tre modalità: la prima è Roland, specifica per ciascun modello e le altre due sono ispirate al comportamento di altrettanti synth del passato (le lettere M ed S fanno ragionevolmente pensare a Moog e Sequential).
In prova
Quando si accende Jupiter-X ovviamente ci si aspetta di ascoltare le tipiche sonorità Roland ed è proprio quello che colpisce di più: la capacità di questo strumento di evocare chiaramente la pasta sonora degli strumenti analogici vintage. Intelligente la funzione dello Shift per vedere il valore di un parametro, senza variarlo. Basta premere Shift mentre si muove un potenziometro o uno slider e sui display appare il valore. Questo serve anche per impostare il display sulla pagina di una specifica funzione che si vuole modificare, scelta più rapida anziché navigare nei menu del display di Jupiter-X, di ridotte dimensioni e ovviamente non touch. La funzione Parameter Expansion consente, nella catena di sintesi di un Model Bank, di ampliare il range dei parametri. Per esempio, la frequenza di taglio del filtro o il tempo di un segmento dell'inviluppo. Decisamente una scelta saggia che preferisco rispetto alla replica filologica di un vintage. La funzione Unison permette di simulare l'uso da 2 fino a 8 voci per ciascuna nota suonata. Il risultato è decisamente credibile e gradevole, anche se, sul prototipo in mio possesso, sul quale gira la prima versione di sistema operativo 1.0.0, ho osservato un comportamento anomalo delle fasi (già corretto nella versione 1.1).
Quando si edita un Tone all'interno di una scena, bisogna salvarlo manualmente in uno slot User (compare un messaggio) e poi salvare la scena. I Tone modificati non vengono salvati nella Scena, soluzione che sarebbe stata più comoda e veloce. Spero che questa funzione venga implementata in futuro, insieme alla possibilità di importare ed esportare una Scena con tutti i suoi Tone. Vocoder e pianoforti RD possono essere caricati solo sulla Part 1, così come la Part 5 è esclusiva per la ritmica. Sono impostazioni che ritengo non costituiscano limiti durante l'utilizzo. Sfortunatamente, sul prototipo non è stato possibile provare il Vocoder, perché non ancora attivo. Comoda e sicuramente apprezzata da tutti i sound designer, la funzione Tone Initialize, che inizializza tutti i parametri, consentendo di partire da zero con la programmazione. Vale anche per le scene.
Programmare Jupiter-X è davvero piacevole e semplice grazie ai numerosi controlli fisici, ben spaziati e organizzati. Avrei apprezzato la retroilluminazione come su System-8 per capire quali controlli sono attivi e quali no, ma capisco anche che il prezzo sarebbe lievitato considerevolmente. L'I-Arpeggio è molto divertente ed è di forte ispirazione. Ogni Scena che lo utilizza è praticamente un brano da suonare. Tuttavia, l'utilizzo non è immediato e per usarlo al meglio è necessario aprire il manuale e studiarne i parametri, pena fraseggi e ritmiche non sempre prevedibili. Al momento, con la versione in mio possesso, non è possibile modificare i pattern preimpostati. C'è però uno Step Editor col quale creare i propri. Apprezzabile la presenza sia del joystick che delle wheel perché, a seconda dell'esigenza, ritengo talvolta migliore il primo e in altre situazioni le rotelle. Avrei trovato utile la presenza, su uno strumento di questo livello, di almeno un paio di uscite separate e un ingresso pedale in più. Ad oggi Jupiter-X non è USB Class Compliant per la parte audio. Quindi, può essere utilizzato con appositi driver su computer, non con tablet e smartphone, coi quali tuttavia funziona la parte MIDI over USB.
Comodo il Bluetooth per ricevere audio (non inviarlo) e mixarlo con quello generato internamente. Penso ad esempio a strumenti virtuali suonati su iPad o basi sulle quali sovrapporsi. Utile, anche se non lo ritengo indispensabile su uno strumento di questa caratura, l'amplificazione interna, stereo e a due vie, quindi sufficiente per accendere lo strumento e suonare, senza preoccuparsi di collegarci ad un impianto. La qualità dei processori multieffetto è impeccabile. Mi sono perso tra le varie emulazioni. Particolarmente numerosi e interessanti i Chorus, Flanger e Phaser. Il Drive è convincente e aggiunge la giusta grinta sia a Zen-Core che ai Model Bank, aprendo nuovi orizzonti agli strumenti vintage emulati. L'implementazione dei pulsanti per accenderli e dei potenziometri per regolarli rende il loro utilizzo davvero pratico, almeno per le impostazioni generali. Ovviamente, per cambiare la modalità o regolare il tempo di un delay, occorre addentrarsi nel piccolo menu retroilluminato che non è comodissimo, ma vengono in aiuto le funzioni Jump, grazie al tasto Shift. Il sistema operativo attuale non consente di esportare i Tone, però può importarli. Ho provato a salvarne qualcuno singolarmente o in gruppo da Fantom e "magicamente" lo ZEN-Core di Jupiter-X li ha correttamente importati e riprodotti. Mentre scrivo, stanno già diffondendosi pacchetti di suoni creati da utenti di Fantom, che con la versione 1.5 può già esportare Tone.
Al momento della stesura di questo test non è ancora presente il manuale di istruzioni, ma leggendo quello di Jupiter-Xm e procedendo per tentativi, scopro che i 16 pulsanti ai quali sono associati i Model Bank e le categorie di suoni ZEN-Core sono liberamente assegnabili. Ad ogni pulsante si può associare fino a 8 Model Bank o categorie di ZEN- Core. Quindi è lecito pensare che verranno resi disponibili altri modelli ed è chiaro che Roland ha abbattuto il limite dei 3 Plug-Out installabili in System-8, utilizzabili al massimo in modalità DUAL. Con Jupiter-X si può mettere in layer fino a quattro emulazioni, con funzione Tone Remain, cioè quando si cambia suono, non udiamo interruzione del precedente. Fino a qui ho parlato quasi esclusivamente dei Model Bank, perché ritengo che la peculiarità di Jupiter-X sia l'emulazione degli analogici vintage. Tuttavia, non bisogna sottovalutare la presenza di ZEN-Core, uno dei motori di sintesi più potenti attualmente sul mercato. Non emula direttamente nessuno strumento analogico, ma include oscillatori PCM, VA e SuperSAW (di JP-8000 e JP-8080), filtri multimodo e di diverso tipo (S, M e R), struttura a quattro parziali indipendenti, step LFO e una catena di sintesi complessa, oltre ad offrire intercambiabilità dei Tone con le altre macchine Roland dotate di ZEN-Core.
Simulazione dell'analogico
Già con i Plug-Out di System-8, Roland si è impegnata a simulare tanti comportamenti peculiari dei sintetizzatori analogici, caratteristiche che ancora oggi rendono questi strumenti diversi dalla loro controparte digitale, sebbene virtual analog. Ad esempio, è divertente la presenza di un termometro e della funzione Aging che simula il riscaldamento dello strumento. Questo parametro, insieme a Aging Init Temp, contribuisce a ricordare il comportamento dei sintetizzatori analogici, sensibili alla temperatura. Il Warm Up dura 10 minuti, ma può essere accorciato a 10 secondi se necessario. E' possibile anche annullarlo del tutto se volete che lo strumento sia pronto appena acceso. E' presente anche il parametro Condition che simula l'invecchiamento dello strumento, starando appositamente l'intonazione degli oscillatori, la frequenza di taglio dei filtri, i tempi e i livelli degli inviluppi e altro. Portando questo valore a 100, l'effetto è esageratamente presente, ma consente di capire come agisce. Impostato a valori intorno a 30-40 rende il comportamento del Model Bank molto credibile e simile ad uno strumento degli anni '80 mai sottoposto a revisione. Il Pitch Drifting degli oscillatori è creato realmente bene e dona allo strumento una ricchezza timbrica difficilmente riscontrabile in altri virtual analog. Anche se i Model Bank sono stati dichiarati meno accurati dei Plug-Out, tale differenza non è percepibile ad orecchio e senza un confronto diretto 1:1. La risoluzione a 1024 step dei parametri annulla qualsiasi tipo di "gradino" durante il tweaking e le modulazioni in real time. È apprezzabile soprattutto sul Filter Cutoff e sulla Resonance. Anche questo dettaglio contribuisce a rendere Jupiter-X un'ottima emulazione dell'analogico.
Conclusioni
Il panorama attuale dei sintetizzatori è senza dubbio vasto: se non vogliamo rivolgerci al mercato vintage, possiamo scegliere tra strumenti moderni analogici e virtual analog che migliorano di anno in anno grazie ai progressi tecnologici. Ogni scelta ha sicuramente i suoi pro e i suoi contro. Quello che mi sento personalmente di dire è che i virtual analog oggi offrono la flessibilità, la praticità e la potenza dei digitali con un suono sempre più simile all'analogico. Per chi ha nelle orecchie le timbriche degli storici sintetizzatori Roland degli anni '80, Jupiter-X è un flash back totale. I puristi dell'analogico vintage resteranno come di consueto scettici, loro che spendono cifre importanti e passano comprensibilmente notti insonni ad ogni guasto, ma la sensazione che si ha suonando Jupiter-X è quella di avere sotto le dita proprio quegli strumenti gloriosi. Inoltre, la presenza dei suoni di XV-5080 estende la gamma a tutti gli anni '90, con sonorità che hanno fatto la storia di successi dance, R&B e pop di quegli anni. Nostalgie a parte, ZEN-Core arriva fino al sound presente, con una catena di sintesi moderna, con emulazioni di filtri multi modo ben suonanti, oscillatori VA e una matrice di modulazione completa, con la quale è solo questione di capacità del Sound Designer ottenere il suono desiderato. Jupiter-X è certamente uno strumento interessante per il musicista live che richiede polifonia superiore alle classiche 6-8 note dei real analog e l'affidabilità di uno strumento non vintage. Anche il musicista che lavora in studio o tra le pareti domestiche apprezzerà che in Jupiter-X convivono tante sonorità con una polifonia superiore a qualsiasi Real Analog. Roland con Jupiter-X fa vacillare la supremazia degli strumenti analogici, sia vintage che moderni, colpendoli là dove sono più deboli (polifonia e multitimbricità) e assottigliando sempre più la differenza tra reale e virtuale. A voi e alle vostre orecchie la scelta!
PRO
Fedeltà emulazione
Polifonia e multitimbricità
Costruzione
Espandibilità
CONTRO
Dimensioni display
Assenza uscite separate
INFO
Roland Jupiter-X €2.499,00
Roland Jupiter-Xm €1.499,00