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Test: Retro 2A3, eq passivo valvolare


Il Santo Graal degli equalizzatori passivi porta il nome di Pultec e non è un caso che sul mercato appaiano, ciclicamente, cloni più o meno riusciti. Dopo il successo delle repliche di Sta-Level e 176, Retro interpreta la filosofia Pultec offrendo più flessibilità senza dimenticare il suono originale.

L’equalizzatore stereo 2A3 è un progetto derivato dal Pultec EQP-1A, esteso con una maggiore selezione di frequenze per medio alte e con un filtro passa alto subsonico, con amplificazione valvolare. Il progetto è molto aderente all’originale, anche nella semplicità dei circuiti e con tutti i limiti dell’originale.

 

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HARDWARE

Il peso è elevato, a causa dei trasformatori posti sul pannello posteriore e della costruzione in spesso metallo. Il pannello frontale può essere rovesciato per accedere a un paio di trimmer sulle schede posteriori. I due canali sono fisicamente separati. L’alimentazione è fornita da un trasformatore custom esterno che eroga 330 Volt alle valvole. I trasformatori interni sono due CineMag CMMI-2C, assieme a due bobine CineMag CM 29111. La scheda sul pannello frontale accoglie un induttore per canale, non di marca. I potenziometri sono tutti Alpha e sul pannello frontale il range è segnalato graficamente da 100 step, per un buon recall. Sul retro sono poste le due valvole per canale (una 12AX7 e una 12AU7), che possono essere eventualmente sostituite con altre valvole modificando il trimmer di Unity Gain e un jumper per 6 o 12 Volt, e i trasformatori dedicati. Il circuito include, per ogni canale, un trasformatore accoppiato a un filtro HPF per controllare i picchi delle basse frequenze e dare un carattere sonoro differente. Ingressi e uscite sono bilanciate con trasformatore a 600 Ω. L’amplificazione è in classe AB. Il rapporto segnale rumore è di circa 76 dB, la separazione tra i canali si attesta a 70 dB e la risposta in frequenza, entro un 1 dB, va da 20 Hz a 20 kHz con distorsione armonica inferiore all’1%.

IL CONTROLLO

2A3 funziona come un equalizzatore a due bande. La prima è per le basse frequenze, con selettore a 20, 30, 60 e 100 Hz e due potenziometri per il Boost e il Cut (chiamato Atten). La seconda è dedicata alle medio alte frequenze con un Boost per frequenze selezionabili a 1.5, 3, 4, 5, 6, 8, 10, 12, 14 e 16 kHz, e un Cut per frequenze a 5, 10 e 20 kHz. La larghezza di banda per il Boost è controllata da un potenziometro che permette di passare da un banda stretta a una larga in continuazione. Ogni canale è dotato di switch di Bypass. Al centro c’è lo switch di accensione, con LED dedicato e il selettore per il filtro HPF con frequenze a 90 Hz e 40 Hz. L’unità non è dotata di bypass hardware a macchina spenta.

 

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ANALISI

Il primo elemento che si nota, non appena attivato l’analizzatore di spettro, è la presenza di un disturbo a 50 Hz intorno ai -70 dB su un canale e -64 sull’altro. Attivando il filtro subsonico a 90 Hz, il disturbo si attesta a -44 dB e -51 dB, e usando il filtro a 40 Hz arriviamo a -58 dB e -62 dB, avvicinando i due canali. Un veloce scambio di email ha permesso di trovare la causa e la soluzione: i modelli a 220 Volt 50 Hz devono essere forniti di una schermatura aggiuntiva, che sul modello in prova non era ancora stata inserita essendo uno dei primissimi prodotti, ma che è presente ora su tutti quelli in produzione. In bypass, il segnale è arricchito dalla seconda armonica a -80 dB e dalla terza a -88 dB su un canale, e di -72 dB e -84 dB sull’altro. La distorsione armonica introdotta non è identica tra i canali. Con uno sweep, in una situazione reale di equalizzazione dove si usano Boost e Cut, l’equalizzatore comincia a introdurre anche la quarta armonica a partire dai 3 kHz. A 4 kHz, la seconda armonica è di circa -52dB, la terza è di 64 dB e la quarta è di -84 dB su un canale, mentre sul controlaterale è praticamente assente la quarta armonica. Salendo di frequenza, il contenuto armonico rimane proporzionale. Scendendo sotto i 3 kHz, c’è un maggior contributo della seconda armonica rispetto alla prima. I livelli originali tra i due canali, sia di Boost che di Cut, sono identici e i controlli tra i due canali sono perfettamente matchati. Occorre attendere circa 10 secondi, quando si cambia lo stato del bypass, perché i circuiti si riposizionino correttamente.

 

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Il filtro subsonico è attivabile su due posizioni 40 Hz o 90 Hz

Un confronto A/B perfetto è in teoria impossibile entro i 10 secondi. A eq inserito, prevale la seconda armonica. Il numero di armoniche introdotte usando il Boost di HF per frequenze inferiori a 3 kHz può essere modificato con i controlli di Attenuation su LF, con una riduzione che aumenta selezionando le frequenze LF più alte. L’eq HF, con Bandwidth Sharp, ha una maggiore capacità di Boost invece che di Cut: per esempio un Cut a 80 corrisponde a Boost di 65, un Cut di 30 è compensato da un Boost di 22. A 50/50, prevale sempre il Boost, cosa di cui tenere conto in fase di programmazione. Solo con Bandwidth in Broad, i controlli di Boost e di Cut per le HF si equivalgono. Sulle basse, invece, un’attenuazione a 100 è compensata con un valore di 31 su Boost, pertanto l’azione di Boost è più incisiva e importante. La situazione non si modifica usando il trasformatore per l’HPF. Il trasformatore del filtro subsonico è responsabile di un cambio di fase con eq in bypass, per cui a 90 Hz, con frequenza di test sempre a 90 Hz, provoca una modifica di fase pari a -58 gradi. Attivando sulla frequenza di test a 90 Hz il filtro a 40 Hz, la modifica di fase è pari a -16 gradi, ed è identica a quella vista a 90 Hz se usassimo un segnale audio a 40 Hz. Il massimo Boost sulle basse è di circa 13 dB. Con il filtro a 40 Hz si recuperano ancora 1.60 dB a 100 Hz per il Boost. In bypass è introdotta una distorsione di fase proporzionale alla frequenza, che comporta un massimo di 30° a 19 kHz, quindi non particolarmente pericolosa. Sulle alte frequenze, il Boost non causa modifiche di fase quando agisce sulla stessa frequenza di controllo, modificando invece quelle laterali di pochi gradi, ed è in grado di incrementare di 21 dB con Bandwidth su Sharp, o di 12 dB su Broad. È più importante la modifica di fase introdotta dall’attenuazione, che al massimo è di 54° quindi ancora lontano dai canonici 90° per una riduzione di 3 dB. Il controllo di Bandwidth, che agisce solo con Boost, non influisce sulla fase, il che rende molto interessante l’uso su interventi mirati.

 

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Le connessioni poste nel retro dell'outboard così come i trasformatori esterni allo chassis principale

IN PROVA

Due sono le evidenze di questo equalizzatore: il suono è rigorosamente vintage, pieno, dettagliato e coloratissimo e, nel contempo, tremendamente piacevole da ascoltare. Una volta installato lontano da alimentatori (la sezione di alimentazione è elementare), è un piacere lavorare sulle frequenze per ribilanciare il suono, arrotondare basso e cassa che, con il filtro subsonico, diventano pieni, dinamici e tridimensionali. Sulle medie e sulle alte abbiamo quasi sempre preferito una banda larga (Broad) ritrovando il suono tipico degli attenuatori e dei condensatori di un qualsiasi filtro passivo. C’è infatti una differenza sonora molto evidente, rispetto a un classico equalizzatore costruito con operazionali o circuiti RC, perché qualsiasi eq passivo di qualità conserva i transienti e il corpo, separando l’intervento dal resto dello spettro in modo molto naturale e piacevole. L’eq di Retro è eccellente quando si voglia dare carattere, quasi da nastro, scaldare qualsiasi pezzo poco dinamico e tirare fuori la voce o il basso dal resto, pulendo il mix dalla confusione. La precisione d’azione dei controlli è ineccepibile, confermando l’attitudine al mastering, tuttavia basta pochissimo per bilanciare diversamente le tracce del mix e, di conseguenza, non è detto che si voglia questo tipo di intervento. Ogni studio di mastering dovrà fare le sue valutazioni, mentre in mix, sul bus stereo, è in grado di creare definitivamente il pezzo e il suono di una produzione. Emozionante è l’aggettivo più consono al suono di 2A3, hi-fi è il secondo in ordine di tempo perché la qualità timbrica è eufonica, tridimensionale e profonda. Pochissimi interventi e potreste trovarvi immersi in un campo tridimensionale che non immaginavate, con maggior carattere sui riverberi e sugli ambienti, che acquistano vivacità e realismo, togliendo disordine e sovrapposizioni di strumenti. Minimi interventi sui 30 Hz con il filtro a 40 Hz creano una base sotto i 50 Hz tellurica, ma sempre controllata, viva ed esplosiva, senza chiudere sulle medie o rendere confuso il suono. Non appena si comincia a muovere il Boost sulle alte, quale che sia la frequenza, si entra in un mondo di puro piacere, tanto che in pochi istanti ci si trova fuori dal mix originale e le singole tracce si disegnano nel mix stereo con contorni netti, ma mai senza staccarsi tra loro, grazie al lavoro sull’attenuazione. È qualcosa che solo un eq passivo valvolare può generare. Un’altra applicazione è l’uso come eq su qualsiasi traccia in mix: diventa impossibile farne a meno, per quanto suona bene. Rispetto al Pultec originale, che rimane unico ancora oggi, la selezione di più frequenze e il filtro subsonico rendono 2A3 un equalizzatore che vive di vita propria, eccellendo in versatilità e facendo dimenticare, velocemente, l’uso dell’originale. L’intervento dell’equalizzatore è evidente anche su monitor di piccole dimensioni, dove improvvisamente scoprirete un paesaggio più tridimensionale e bollente! Ciò che si coglie costantemente è la sensazione di avere sotto controllo la fase, perché l’uso dell’attenuazione, dopo aver incrementato con Boost, conduce a sentire il cambiamento della fase in tempo reale, non solo stagliando i singoli strumenti ma anche modificando la percezione del campo tridimensionale e stereo.

 

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CONCLUSIONI

Di cloni di Pultec ce ne sono stati e altri ne nasceranno. Il punto è che il progetto originale è sì ben suonante, ma poco flessibile e oggi anche con qualche problema di assistenza considerati gli anni di produzione. Retro ha giocato carte vincenti in partenza, per cui di fronte alla scelta di avere il suono originale più vero del vero o un eq con identico sapore timbrico ma più versatile, è quasi impossibile non orientarsi verso il Retro. I puristi rimarranno sulle loro posizioni adorando il culto del Pultec, ma chi deve produrre, con risultati veloci, e cerca quel suono con la flessibilità richiesta in mix e in mastering, troverà grandissime soddisfazioni nella proposta di Retro. Conosciamo bene la qualità sonora dei filtri passivi e solo ora, con questo 2A3, siamo pronti a inserire nel rack, accanto al GML, ad API e a Neve, un equalizzatore passivo che li completi totalmente.

PRO

Timbro

Facilità di controllo

Eccellenti risultati

CONTRO

Alimentazione elementare

Sensibile alle interferenze

Armoniche diverse tra i canali

 

INFO

FUNKY JUNK

 

Pultec e l'eq passivo

Il produttore americano è diventato famoso per la sua produzione negli anni passati di una serie di equalizzatori passivi con induttori e condensatori, basati su progetti ancora precedenti, con una sezione di amplificazione valvolare. Un equalizzatore passivo lavora in attenuazione e non richiede alcuna amplificazione. Al fine di incrementare il gain di una banda di frequenza, esso attenua proporzionalmente le bande limitrofe. In virtù di questa metodica, i primi equalizzatori passivi erano in realtà dei filtri utilizzati per equalizzare un ambiente, completamente sprovvisti di un amplificatore in uscita. A Pultec si deve il successo dell’idea di combinare i filtri in modo da controllare il Boost (esaltazione) e il Cut su alcune frequenze (ogni modello ha un set di frequenze che possono differire), associando un amplificatore valvolare allo stadio di uscita. Gli equalizzatori passivi introducono una minore distorsione di fase rispetto ai modelli attivi e, soprattutto, le bande interagiscono tra loro. Sono riconosciuti per essere equalizzatori dal suono dolce, soprattutto sulle alte, e molto naturale.

 

Articolo pubblicato nel maggio 2010.

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