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Test: Thermionic Culture The Fat Bustard, il camaleonte valvolare


Definirlo sommatore è riduttivo. Thermionic ha prodotto qualcosa che ancora non esisteva sul mercato del mix e del mastering, offrendo una serie di funzioni accessorie per scolpire il suono, passando dalla trasparenza di un sommatore passivo alla colorazione più poderosa e tonante

Fat Bustard è un sommatore passivo a dodici ingressi sbilanciati più due ausiliari, con una sezione di amplificazione valvolare dotata di generatore di distorsione armonica (Attitude), un equalizzatore passivo per alti e bassi e un controllo sulla profondità stereofonica che include anche un equalizzatore ellittico per la gestione monofonica del segnale sotto una determinata frequenza.

 

Apertura Thermioni Culture Fat Bustard

Hardware

Lo stadio di amplificazione usa due valvole 5956 per l’ingresso del segnale stereo dal sommatore passivo, famigerate per essere state impiegate anche da Fairchild. Lo stadio di uscita è pilotato da due valvole 6SN7. Il controllo sullo stereo utilizza una valvola 12AU7. Ingressi e uscite sono sbilanciati, il che evita di inserire circuiti e componenti che avrebbero alterato il suono. L’impedenza di ingresso è di 10 kΩ, dipendente dalle impostazioni di livello e l’uscita è a 600 Ω. Il livello massimo d’uscita è di +25 dBu e la distorsione armonica dipende dal grado di Attitude, da 0.015% con Attitude a 1 e uscita a +8 dBm, fino a oltre 1% con Attitude Max. La risposta in frequenza è di 10 Hz/40 kHz (Attitude 1) con una distorsione di fase, a 10 kHz, pari a 26° che sale a 36° con Attitude Max. Il crosstalk è di 59 dB a 1 kHz, e a 44 dB a 10 kHz. L’alimentazione utilizza un trasformatore toroidale e la costruzione, molto curata nei particolari, rivela una costruzione manuale. Il trasformatore Sowter 1063F è collegato a Bass To Center. Il selettore per l’Output Level è un Elma e gli altri selettori sono di provenienza britannica.

La circuiteria interna

La circuiteria interna

Ingressi

Tutti sbilanciati, i primi otto ingressi sono gestiti come ingressi stereo, con un unico potenziometro a scatti per il livello e senza controlli di pan. Gli ultimi quattro ingressi, monofonici, hanno un potenziometro per il pan e uno switch per disabilitarlo, nel qual caso il canale mono sarà posto in centro con un incremento di 3 dB di livello. I due ingressi ausiliari sono indirizzati, rispettivamente, a destra e a sinistra, con possibilità di inviarli al centro grazie allo switch dedicato. Nulla vieta di usare i due Aux come un paio di ingressi in più senza alcun controllo di livello. Ogni ingresso è dotato di switch On/Off.

 

Le connessioni poste nel pannello sul retro dell'outboard

Le connessioni poste nel pannello sul retro dell'outboard

Amplificazione valvolare

La sezione di Output di Fat Bustard ha un potenziometro continuo per il bilanciamento tra canale destro e sinistro, con un range di +/-1.5 dB, e un selettore Output Level, con l’escursione in dB degli scatti che dipendono dalla posizione, con range da -50 dB a 0 dB. Attitude è il controllo per l’inserimento della distorsione armonica: a 1 la distorsione è al minimo e la risposta in frequenza è quasi piatta. Aumentando il valore di Attitude, si incrementa anche la distorsione armonica con risposta in frequenza differente sulle alte e un aumento del gain che arriva fino a +14 dB.

Equalizzatore

Le due bande shelving (Bass e Top) hanno un controllo di Lift (incremento) e uno di Cut (attenuazione), i quali operano contemporaneamente con predominanza di Cut su Lift (il Pulteq si comporta al contrario) quando i valori sono al massimo. Bass Lift ha curve differenti secondo il grado di gain: quando è al minimo, la curva ha il punto di partenza a 2 kHz, mentre al massimo di gain la curva parte da 50 Hz. Allo stesso modo, Top Lift parte da 800 Hz al minimo per spostarsi a 10 kHz al massimo. Anche Cut, realizzato con uno switch a sei posizioni, ha differenti punti di partenza della curva di equalizzazione: per Bass Cut, l’HPF si sposta a frequenze superiori man mano che si incrementa l’attenuazione, per Top Cut l’LPF si posta a frequenze inferiori. Il grafico 1 evidenzia bene queste differenze. Lo scopo è l’emulazione della risposta di un Pulteq, che permette di tagliare appena sopra il punto di boost, così da evidenziare ancora meglio la frequenza di Lift senza eccedere nel gain.

Stereofonia

La sezione ha lo scopo di modificare il campo stereofonico: il controllo di Stereo Spread può essere applicato a tutto il segnale o alla sola banda passante selezionata con Spread Filter, il quale è un filtro HPF con frequenze di taglio a 100 Hz, 250 Hz e 3 kHz. Evidente, all’ascolto, la modifica di fase introdotta. Fat Bustard nasconde, nel controllo Bass To Centre, un equalizzatore ellittico usato nelle console da mastering per i vinili. Le quattro posizioni di Bass To Center corrispondono all’esclusione del circuito (Out), a un LPF con tagli a 100 Hz e 200 Hz o all’intero segnale audio completamente monofonico in uscita.

Misure

L’equalizzatore interno è realmente passivo, senza alcuna modifica di fase per Top e Bass, in qualsiasi combinazione possibile. Il controllo di Attitude introduce, oltre alla distorsione armonica, anche una lieve modifica di fase, del tutto non significativa, sulle frequenze al di sopra dei 10 kHz, ma mostra anche uno sbilanciamento tra canale destro e sinistro che tende a essere proporzionale alla frequenza: sopra i 9 kHz, infatti, oltre a esserci un incremento della differenza di fase tra i due canali, osserviamo che il segnale tende a spostarsi a sinistra, con una differenza a 19 kHz di circa 0.70 dB maggiore a sinistra. Il controllo di Stereo Spread agisce sulla fase, fino ad arrivare quasi all’annullamento del segnale quando posto al massimo e modificando, secondo la posizione, il bilanciamento tra canale destro e sinistro secondo la frequenza. I filtri, anche quando posizionati su valori alti (3 kHz), tendono a modificare leggermente la fase delle basse frequenze. Per dare un’idea lavorando su tutto il segnale (Spread Filter in posizione neutra), lo scostamento di fase a 7 di Stereo Spread diventa 36°. Bass To Center lavora sia sulla fase che sui livelli. Per capire il suo funzionamento, abbiamo creato un segnale stereo formato da una sinusoide a 40 Hz il cui canale destro era inferiore di 10 dB. Nella prima posizione, il canale sinistro viene attenuato di circa 4 dB, mentre il destro guadagna 6 dB. Contemporaneamente vediamo anche una variazione di fase di circa 16° che dipende dalla frequenza. Nella seconda posizione, i due canali hanno lo stesso identico valore in dB più la frequenza scende verso il basso. In altre parole, non c’è da aspettarsi un comportamento monofonico totale sopra gli 80 Hz, sia con il filtro a 100 Hz che a 200 Hz. La posizione migliore per garantirsi una banda sotto gli 80 Hz monofonica è quella a 200 Hz. Storicamente parlando, un equalizzatore ellittico classico, come il Neumann, include i valori 150 e 300, proprio per innalzare la frequenza sotto la quale il segnale sarà monofonico. Eccellente l’headroom: abbiamo provato in tutti modi a mandare in distorsione gli ingressi e, lavorando anche con segnali a +24 dBu, Fat Bustard non ha mai mostrato problemi di sorta. Con otto canali a 16 dBu in ingresso, non c’è modo di saturare il bus stereo, neanche con Attitude elevato. L’analisi della distorsione armonica rivela la presenza della seconda armonica già con Attitude a 1: in questo caso l’ampiezza della seconda armonica è massima quando il VU Meter di Fat Bustard segnala lo 0 dB, oltre al quale aumenta il livello d’uscita e tende a diminuire la seconda armonica. Aumentando Attitude, aumenta anche la seconda armonica, mentre la comparsa della terza armonica è proporzionale al livello di dB superato lo 0 dB sul VU Meter. Nel caso di VU Meter impiccati a 5, vediamo la terza la quarta e la quinta armonica ma, ascoltando il segnale, non viene percepita quella distorsione che ci si aspetta. Quindi la regola è semplice: se si rimane sotto lo 0 VU, si aggiunge solo la seconda armonica, andando oltre compaiono le serie successive, che non sono però così invadenti. L’equilibrio delle armoniche è controllato anche da Stereo Spread: con Attitude a 1 e Stereo Spread a 7, su tutto il segnale, abbiamo un incremento di seconda armonica. Non c’è invece alcun effetto dell’equalizzatore sulla distorsione armonica.

 

Schermata 2017-11-22 alle 08.49.48

Attitude 1, VU Meter a 0, si nota la seconda armonica

 

Attitude 1, VU Meter a 0, stereo spread a 7

Attitude 1, VU Meter a 0, stereo spread a 7

 

Attitude 5, VU Meter a 0

Attitude 5, VU Meter a 0

 

Attitude 5, VU Meter oltre 5

Attitude 5, VU Meter oltre 5

In prova

C’è voluto qualche giorno per entrare in sintonia con Fat Bustard e le misurazioni ci hanno chiarito immediatamente come usarlo al meglio. Mentre con Attitude a 1 il suono ha un minimo carattere valvolare molto ne (forse è più suggestione che non altro), è nelle distorsioni armoniche maggiori che Fat Bustard tira fuori l’anima. Il consiglio è di lavorare sempre con Fat Bustard in catena, perchè si percepiscono cambi di dinamica che possono essere piuttosto importanti, definendo diversamente le scelte del mix, quando si interviene con Attitude. Potete impiegarlo alla fine del mix solo se lo usate come sommatore passivo, senza Attitude e le altre funzioni: è trasparente e non stravolge il mix. Se invece intendete usarlo come processore audio, meglio tenere Fat Bustard sempre attivo in catena. È infatti molto probabile che lavorerete su equalizzazioni e compressioni differenti, per compensare o esaltare il comportamento sonoro di Fat Bustard. Aumentando Attitude, che è l’arma segreta di questo sommatore, avrete infatti una riduzione chiara della risposta sulle alte, con una maggiore presenza di medi e un evidente arricchimento del corpo sulle basse. È qui che l’equalizzatore passivo è indispensabile per riordinare le cose: bastano pochi scatti, le alte volano di nuovo ma con un carattere evidentemente valvolare e vellutato, lontano dal suono vetroso. Può cambiare lo spazio occupato dagli strumenti ricchi di alte, in particolare i piatti, che acquisiscono più corpo rendendo necessario, per valori di Attitude molto alti, ripensare all’equalizzazione in fase di mix. In altri termini, inserendo Fat Bustard senza aver il mix davanti può portare a un’equalizzazione e a un balance molto diverso del mix. L’aspetto positivo è che la decisione di queste colorazioni sono nelle mani del fonico: si può escludere Attitude e tornare a lavorare con un sommatore passivo, oppure entrare a gamba tesa per stravolgere il suono e calpestare terreni decisamente analogici e rock, nella migliore tradizione degli ultimi 40 anni di storia. Piacevole il controllo sullo stereo, che mantiene per un range elevato la mono compatibilità, mentre Bass To Center può risolvere i problemi di chi si è dimenticato di mettere la cassa in mezzo o ha creato un basso troppo ricco di effetti di modulazioni, sebbene oggi sia un problema meno sentito. Il controllo dello stereo e del basso sono utili in fase di mastering o per la correzione del mix. Durante tutto il test non abbiamo mai avvertito rumori parassiti provenienti dagli switch e dai selettori, segno di una grande cura nel progetto. Anche il rumore è davvero contenuto e non rappresenta alcun problema nemmeno nei passaggi più silenziosi.

 

Il grafico della risposta in frequenza

Il grafico della risposta in frequenza

Conclusioni

Fat Bustard è un prodotto esclusivo nel mondo dei sommatori. Potete usarlo con una buona dose di trasparenza evitando di utilizzare le sue funzioni accessorie, ma una volta che le avete scoperte si trasforma in un processore audio dedicato al calore della valvola e alla correzione dell’equalizzazione. Non è facilissimo da usare, no a quando non si comprende il comportamento della distorsione armonica, ma con le orecchie giuste è un prodotto che fa subito la differenza, fornendo un tool di funzioni che solitamente sono separate. Considerando che il sommatore offre quattro ingressi stereo più altri quattro mono con controllo di pan, due ingressi per aggiungere altri 16 canali usando l’expander Little Bustard e le funzioni accessorie, il prezzo si fa davvero interessante per chi desideri uscire dal convenzionale e trovare la propria via al suono personale. Può aspirare a diventare l’unica macchina valvolare in uno studio digitale dedicato al mix.

Equalizzatore ellittico e filtro ellittico 

Un equalizzatore ellittico ha la nalità di mettere maggiormente in fase due canali di un segnale stereo alle basse frequenze, con lo scopo di rendere più facile l’incisione su vinile ed evitare problemi in riproduzione. Il segnale alle basse frequenze tenderà a diventare monofonico. Poiché l’azione avviene solo sulle frequenze al di sotto dei 200 Hz, l’immagine stereo non è compromessa. Era implementato nelle console di mastering e incisione di Neumann. Il filtro ellittico è invece un modello di ltro passa-basso o passa-banda (LPF o BPF) caratterizzato dall’avere una curva di taglio molto più ripida rispetto ai modelli classici (Butterworth, Chebyshev e Bessel), a parità di poli e di attenuazione per dB. I filtri ellittici sono una soluzione eccellente per i filtri anti-aliasing di un convertitore, ma sono complessi da progettare.

 

PRO

Sommatore passivo

EQ ellittico per il basso

Stereo Spread interessante

Controllo sulle sfumature timbriche

Ottimo equalizzatore passivo

Assenza di rumori parassiti

CONTRO

Filtro per Bass To Center limitato a 200 Hz

Qualche discrepanza nei livelli sopra i 10 kHz

 

INFO

FUNKY JUNK

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