È sempre stato un dato di fatto fino a qualche tempo fa: gli italiani sono spesso esterofili, magnificano i prodotti esteri e guardano poco a cosa succede in casa. Se parliamo di cibo, sappiamo di essere i primi per qualità e cura. Se parliamo di audio pro, si rimane positivamente sorpresi dal numero di software house italiane che oriscono grazie al genio italico. Sarà per la nostra consapevolezza di vivere in un paese dove i problemi sono all’ordine del giorno e occorre trovare soluzioni alternative veloci, sarà per la nostra sensibilità artistica, ma il fatto incontrovertibile è che gli italiani sanno fare software per la musica e l’audio, e con grande qualità! Siamo sempre stati nell’industria degli arranger, con la creazione di tecnologia e soluzioni per creare arrangiamenti veloci e realistici, nell’industria del campionamento e della produzioni di suoni e, da qualche anno, anche nel software. Molte menti italiane sono tuttora nascoste al grande pubblico, ma c’è un’ottima probabilità, per esempio, che in passato le suonerie MIDI dei cellulari abbiano usato una wavetable realizzata in Italia, o che la connessione Ethernet, FireWire o USB di una interfaccia audio, nel suo nucleo, abbia dell’ingegno italiano nei suoi chip.
Internet ha permesso ai più geniali e intraprendenti programmatori di farsi conoscere e, per questo numero, abbiamo deciso di dedicarci ad alcuni di loro, andando anche a indagare la programmazione di un virtual instrument. Se ci sono realtà consolidate, come IK Multimedia, Overloud, DSP Quattro e MoReVoX per citare le prime, altre stanno conquistando rapidamente le vette, dando molto lo da torcere ad aziende che sono considerate intoccabili.Vuoi per le scelte tecnologiche che hanno sorpassato in qualità e potenza gli attuali standard (pensiamo all’eccellente motore Core9 di Acustica Audio), vuoi per la capacità di trovare il suono giusto o l’interfaccia adatta, i prodotti italiani meritano tutta la nostra attenzione, non solo come alternativa ma, da oggi, anche come prima scelta!
Luca Pilla