Nuovi software e nuove sfide per la nostra serie sull’emulazione dei suoni iconici del rock: è di scena Eddie Van Halen!
Ero incerto su quale artista affrontare, ma dopo aver letto alcuni post ho riflettuto. Sono giunto alla conclusione che vi siano delle figure che hanno cambiato il modo di suonare la chitarra e che quel cambiamento spesso fu legato anche al suono. Per non banalizzare sui soliti (nonché imprescindibili) Hendrix/Page ecc., una figura che da sempre ha catturato la mia attenzione è Eddie Van Halen. A lui si legano a mio avviso non solo dei cambiamenti di tipo stilistico nel chitarrismo moderno, ma anche di costume dando al chitarrista un ruolo sempre più dominante e anticipando il fenomeno Guitar Hero che governerà buona parte degli ani ’80 e ’90 (da Malmsteen a Satriani passando per V. Moore, T. M. Alpine e molti altri).
Un chitarrista così glorioso e scintillante, veloce e potente, non poteva esistere con il suono che stavamo ereditando dagli anni ’70; bello e caldo per carità, ma non invasivo e dominante come richiedeva una figura ora più forte e caratterizzante come quella del chitarrista rock e non più del membro di una band. Sì, perché qui sta la differenza: Eddie Van Halen esiste a prescindere dalla sua band (che non a caso porta il suo nome) un evento abbastanza innovativo nel panorama degli anni ’70 dove i vari Ritchie Blackmore e Jimmy Page erano membri di storiche rock band, ma comunque correlati a un gruppo. Non era così già per Santana ed Hendrix prima di lui (precursori del chitarrista) ma davvero pochissimi i casi.
Proprio Eddie fu artefice del suo suono, provvedendo personalmente a modificare i pick up della chitarra e intervenendo sulla parte elettrica della testata dell’amplificatore, fino ad affiancare poi progettisti e grandi marchi che produssero la storica testata 5150 Peavey che diverrà un punto di riferimento per molti chitarristi. Un timbro hi-gain ma cristallino il suo, capace di evidenziare quel particolare modo di accompagnare, non solo power chord ma arpeggi con settime e none, fraseggi e abbellimenti che impreziosiscono la ritmica rock in modo nuovo e dinamico. E il timbro non poteva che dover rispettare queste prerogative.
Esempi audio
Nel realizzare gli esempi audio abbiamo utilizzato le basi minus ricavate dai brani originali. La possibilità di inserire il suono di chitarra nel suo contesto, ci consente infatti di verificare l’effettivo spettro di frequenze necessario, che spesso va a completarsi con le parti di basso o di tastiere. Il singolo suono di chitarra potrebbe soddisfarci, ma magari occupare spazi di frequenza inusuali o peggio dannosi all’interno del mix fuorviandoci nella ricreazione del timbro originale. Sono stati utilizzati due dei software attualmente più diffusi sul mercato tra i chitarristi, ovvero Guitar Rig 5 di Native Instruments (presente nella suite Komplete) e AmpliTube 4 di Ik Multimedia.
Ain't talking about love
Ain’t talking about love è uno dei brani iconici di Eddie, basti pensare che il riff iniziale fu anche ripreso come sample per alcune song dance in vari remix. Brano essenziale, presente nella prima pubblicazione discografica della band (1978), è caratterizzato da un minimalismo di base nella scelta di arrangiamento: chitarra basso e batteria dove la chitarra esegue un riff a metà tra il ritmico e il solista, come spesso accade nelle parti di Van Halen. Suono decisamente hi-gain impreziosito da un effetto Phaser con un buon feedback, nel mix la chitarra è posizionata leggermente con pan a sx, e reverbero pan a dx per creare un effetto stereo
Preset iniziale Cross over the van 51
Testata Van 51 (emulazione della 5150 Peavey), Phaser, Delay Vintage reverb e una buona room.
Testata Amplitube 150 (emulazione della 5150 Peavey), cabinet 4x12 (emulazione Marshall), phaser nella sezione pre (prima della testata) e Reverb dopo il cabinet.
Jump
È il brano che consacra la band come riferimento del rock american style di metà anni ’80. Compaiono le tastiere con un timbro di synth brass che entrerà nei must dell’epoca, da Voices di Russ Ballard a The Final Countdown degli Europe. Il suono è più artefatto e cerca il suo spazio nel completamento proprio con le tastiere, lasciando spazio quindi sulle basse frequenze per concentrarsi più sulle medio/alte sempre con una leggera presenza di chorus a rendere il suono più imponente e celebrativo, senza mai tralasciare l’attacco e la compressione, necessari per sottolineare un picking e un tapping veloce e preciso.
Testata Van 51, cabinet 4 x 12, mic rib 121, studio reverb
Testata Amplitbe 5150, cabinet 4 x 12, control room con ambiente molto in evidenza
Panama
Tratto dallo stesso album di Jump (1984), il brano è più incentrato sul riff di chitarra e non di tastiere; ne consegue la necessità di un suono più corposo e leggermente più pieno, ma che si discosta di poco dal timbro di Jump.
Testata van 51, Ensemble Chorus (nella sezione pre), studio reverb in post
Testata Amplitube 150, chorus (pre), cabinet 4 x 12, Digital reverb (post)