EastWest torna a far sentire la sua voce con la nuova libreria che vede protagonista Uyanga Bold, il cui talento sarà in grado di trasportare le nostre soundtrack indietro nel tempo
Eastwest ha stabilito il proprio nome nel mercato producendo enormi librerie orchestrali, tra i titoli più acclamati, Hollywood Strings, Hollywood Orchestra e Symphonic Choir, il coro che include il ben noto Worldbuilder, con il quale possiamo far cantare alla nostra sezione le frasi che desideriamo. Per i produttori Nick Phoenix e Doug Rogers ora è il turno di rinnovare il parco vocale solista (che ha i suoi precedenti in Voices of Passion) con un nuovo prodotto, Voices of the Empire. La voce della straordinaria Uyanga Bold, che già di per sé ha bisogno di poche introduzioni (tour con Hans Zimmer per le performance della colonna sonora de Il cavaliere Oscuro ed elogi dalla rivista Forbes), è al centro dello strumento, con il quale hanno cercato di catturare le sfaccettature e le reminiscenze più antiche delle voci tradizionali dell’Est Europa, non a caso, veniamo subito informati circa lo stile delle patch: “Mongolian, Bulgarian and Western-style multi-sampled vocal instruments”, recita il manuale. Espressività, emotività, dolcezza e tradizione, fuse in 84 strumenti. Voices of the Empire mira a un viaggio nella culla di antiche civiltà, tra melismi, vocalizzi, frasi e singole parole, portandoci in remote regioni e tempi diversi.
Interfaccia grafica
L’interfaccia grafica non differisce, salvo nella skin, da quella di Play 6, divisa, principalmente, in tre tab: Browser, Mixer e Player. Il player ospita i classici controlli su Performance Scripts, il comportamento del playback dei campioni, tra i quali, ad esempio, Portamento e Legato, a seguire inviluppo, gestione delle parti nella finestra centrale, nella quale possiamo caricare più articolazioni insieme e gestirne il volume, riverbero a convoluzione, Channel Source Selector con controlli sul pitch e Mixer per le diverse posizioni microfoniche, Close, Rear e Room (il manuale, qui, ci informa anche sul tipo di microfono utilizzato per catturare la voce di Uyanga in ogni singola posizione).
La sezione Mixer permette di assegnare ai vari canali gli strumenti caricati, mentre accedendo alla sezione Browser, navigheremo all’interno delle varie cartelle nelle quali le patch sono suddivise. Le patch, o, se vogliamo, le varie articolazioni, possono essere, come già detto, layerate e proprio a questo proposito Play fornisce due diverse modalità di caricamento della patch: Add, che aggiungerà il nuovo strumento alla nostra ensemble o Replace, per sostituirlo.
In generale, Play presenta un’interfaccia piuttosto chiara e organizzata, con molte possibilità di intervento per scolpire il suono e per gestirne la naturalezza e l’espressività, come, d’altronde, è necessario quando si tratta di librerie di strumenti campionati. Le diverse posizioni microfoniche, ad esempio, saranno essenziali per garantire una certa libertà e profondità al nostro strumento: ci permetteranno infatti di avvicinare o di allontanare la sorgente, fattore di estrema importanza, specie quando la nostra soundtrack conterrà moltissimi strumenti che faranno sentire la propria voce simultaneamente.
Per approfondire il discorso sui controlli offerti da Play 6, rimandiamo a una lettura attenta del manuale, disponibile al seguente link: http://www.soundsonline-forums.com/docs/EW-Voices-of-the-Empire-User-Manual.pdf
Analisi
Voices of the Empire comprende 84 strumenti diversi, per un totale di 14 GB di materiale campionato a 44.1 kHz e 24 bit, disponibile in tre diverse microfonazioni. Le patch sono organizzate in sei diverse cartelle: Sustain, Legato, Combo, Words, Phrases e Keyswitches. Accanto alle categorie più classiche, come Sustain, che tuttavia offre una grande diversità di articolazioni, a partire dai più usuali, ma non meno utili, Non Vibrato, fino a Melismi, Slur e UpDown (gruppetti o appoggiature su note vicine), troviamo Combo, contenitore di patch con più articolazioni tra le quali potremo immergerci, cambiandole non con il più classico Keyswitch, ma con la Modwheel, oppure con un valore differente di Velocity (le articolazioni che riportano la sigla VS, velocity Sensitive, alla fine), un modo intelligente di offrire naturalezza alla performance. Proseguendo, troviamo Words, parole specifiche di cui possiamo, fortunatamente, cambiare il punto di inizio agendo sulla Modwheel. Infine, le sezioni più interessanti, Phrases e Keyswitches. Nella prima, troveremo vere e proprie frasi musicali divise per root note, non brevi, molto varie e improvvisate, motivo per il quale non si riferiscono a una scala o modo in particolare. La Modwheel qui selezionerà il punto di partenza della frase: l’ideale per sfuggire alla ripetitività e per dare ancora più libertà nell’utilizzo della libreria. La sezione Keyswitches è dove possiamo accedere, in sostanza, con molta comodità a tutto il contenuto della libreria: l’organizzazione infatti comprende Sustain, Melismi, Frasi, tutte riunite in un’unica patch, all’interno della quale potremo cambiare articolazione o sfumatura grazie al controllo Keyswitch.
Per approfondire e vedere in azione le varie articolazioni, ecco un walkthrough di Nick Phoenix.
In prova
L’installazione di Voices of the Empire è piuttosto semplice e non presenta intoppi: dovremo registrarci sul sito e, dopo l’acquisto, la licenza del prodotto sarà depositata nell’account iLok. A questo punto, tramite il software proprietario per la gestione delle librerie, l’Installation Center, scaricheremo Play 6 e la libreria, attivandola poi con un semplice click su Activate. Nella nostra DAW, dopo aver aperto la sezione Browser di Play 6, sulla sinistra, noteremo che il nuovo prodotto sarà disponibile, e potremo cominciare a navigare all’interno del contenuto.
Il materiale è ben organizzato ed è semplice rimanere affascinati dalla voce di Uyanga in tutte le sue sfumature, specie nei melismi, che danno quel sapore più tradizionale ai vari strumenti. Le patch nella sezione Sustain sono molto ben assortite, Slur e UpDown spiccano per interesse, la prima specie per il fatto che risponde a due Velocity, in base alla pressione verrà triggerato un sample oppure l’altro, tanto da garantire varietà, e una certa naturalezza nella dinamica, gli UpDown, invece, così come tutte le altre patch di questa categoria, non rispondono alla Velocity. Si tratta di una scelta? Alcune patch riportano nella descrizione Velocity Sensitive e non ci riferiamo alla categoria Combo, in cui la Velocity serve da Keyswitch, ma, ad esempio, al Mong Legato, che suona magnificamente e il passaggio tra le note è decisamente naturale. Anche le altre patch nella categoria Legato suonano molto bene e il loro utilizzo è davvero semplice e appagante. La sezione di frasi ha degli spunti interessanti, molti melismi e virtuosismi decisamente utili nella composizione di musica da cinema, ambiente, in cui la voce è la protagonista, magari sopra una soundscape o un pad. I loop sono di lunghezza più che soddisfacente e la Modwheel ci permette di variarne il punto di inizio, così da aggiungere ulteriore varietà ai nostri arrangiamenti con pochissime automazioni. Per quanto organizzate secondo root note, e non per tonalità, il loro utilizzo è talvolta non immediato, il comportamento della voce è molto diverso a seconda della frase e spesso bisogna fare attenzione a miscelare le frasi prima di incappare in una nota che non è particolarmente adatta all’armonia. La categoria Words è di grande interesse, in primo luogo perché è permessa la polifonia e basterebbe una patch a creare un arrangiamento convincente, in secondo luogo, almeno per chi scrive, perché l’utilizzo di parole a volte può dare l’illusione di più varietà e di un testo appositamente creato per l’occasione. Si noti che alcune parole hanno un attacco lento e che, chiaramente, suonare parti molto legate sarà difficoltoso. A questo proposito torna davvero utile la possibilità di cambiare il punto di partenza del campione con la Modwheel: la prima nota con Modwheel a zero garantirà l’interezza della frase e per legare meglio le note successive, basterà portarla a valori più alti.
Conclusioni
Voices of the Empire è una meravigliosa libreria di cui, in primo luogo, bisogna giudicare il suono, la qualità della performance e l’utilizzo che se ne può fare: è infatti adattissima a ogni tipo di composizione, brani per pubblicità, TV, film e videogame, ma non solo, crediamo che abbia un ottimo potenziale anche in composizioni di stampo più moderno ed elettronico. Un po’ di varietà in più nella dinamica, tuttavia, non avrebbe affatto guastato, qualche layer verticale, cioè sulla velocity, aggiuntivo avrebbe fornito una maggiore flessibilità, così come qualche altra frase, questa volta organizzata per tonalità. Dinamica che, ad ogni modo, non manca, specie nelle frasi e nella categoria Words. Nel complesso, Voices of the Empire è uno strumento molto convincente, che regala immediate soddisfazioni e, soprattutto, ispirazione. Il compagno perfetto per la già nota libreria Hollywood Choirs, ma non solo.
Melisma
Melisma contiene la stessa radice della parola melodia, ma indica un ornamento musicale, un abbellimento che riguarda l’esecuzione vocale e si riferisce alla modulazione della voce su diverse note senza soluzione di continuità, una sola emissione di voce e un passaggio, più o meno complesso, su varie note.
PRO
Suono magnifico
Gestione intelligente dei Keyswitch con Modwheel e Velocity per alcune patch
Possibilità di gestire lo starting point di alcune frasi e parole
CONTRO
Le patch nella categoria frasi, divise in root note, non sono sempre semplici da utilizzare
INFO
Prezzo: $ 299