Tra tutti i produttori di synth del passato e di oggi, Roland può vantare una serie di modelli che hanno fatto storia e sono ancora molto ricercati. Jupiter-8, MKS-80, Juno 106, TB-303, TR-909 e TR-808 sono ancora oggetti del desiderio di molti e, più recentemente, si avviano sulla strada del classico anche il JD-800 e il JD-990, pur essendo completamente digitali. E’ un fatto storico che i sintetizzatori di punta di Roland hanno una vita anche dopo la loro naturale estinzione, tanto che qualche volta diventano oggetto di culto e leggenda, con prezzi da capogiro, a distanza di qualche anno.
La sintesi elastica del suono
Elastic Audio Synthesis è la sigla che Roland ha coniato per i V-Synth, grazie alla capacità di rimaneggiare due caratteristiche fondamentali di ogni suono come il tempo e l’altezza, in tempo reale, senza gli artefatti della semplice lettura di un campione. Non che sia novità assoluta in campo audio: ogni algoritmo di pitch shifting e time stretching ha lo stesso scopo, ma nessun sintetizzatore si era spinto così in avanti tanto da considerare l’intonazione, il tempo di riproduzione e le formanti come parametri indipendenti tra loro, da modificare o modulare per creare nuovi suoni. Il vantaggio è subito immediato: si utilizza una classica wavetable, basata su campioni che possono essere importati e salvati in Flash RAM, e dopo un processo di elaborazione che non richiede l’intervento dell’utente, il campione o il loop è pronto per la cura elastica: si cambia il tempo senza influire sull’intonazione o le formanti, si interviene sull’intonazione senza cambiare il tempo e le formanti, si modificano le formanti senza cambiare tempo e intonazione, in tutte le combinazioni possibili e contemporanee. Come effetto collaterale, rispetto ai campionatori con cui è più facile fare un confronto, sarà possibile suonare un accordo composto da loop mantenendo lo stesso tempo ma cambiando l’intonazione, e la trasposizione dei campioni produrrà, per valori estremi, suoni ancora musicali e non un timbro da barrito da elefante o da scimmietta in calore! Il cuore della tecnologia VariPhrase, ribattezzata Elastic Synthesis, non è complessa da capire, sono i risultati che sono tutti da sentire.
Benvenuti nel paese delle meraviglie!
La sintesi elastica è solo un elemento tra le possibilità offerte dal sintetizzatore. State a guardare: ogni Patch è composta da sei elementi il cui ordine è stabilito dalle tre strutture disponibili. I primi due sono gli oscillatori che possono comportarsi come oscillatori Virtual Analog, perdendo naturalmente le possibilità di controllo sulle formanti e sul tempo, come lettori di campioni, con tutte le opzioni di Pitch, Time e Formant e campionatore integrato per creare i campioni, o come ingresso audio da elaborare con gli elementi successivi, i cui collegamenti in serie o parallello dipendono dalla struttura. COSM 1 e COSM 2 sono successivi agli oscillatori e permettono di scegliere tra 16 emulazioni di Overdrive/Distorsion, Wave Shape, Amp Simulator, Speaker Simulator, Resonator, due modelli di Side Band Filter, Comb Filter, Dual Filter, TVF (il filtro sottrattivo di Roland in cinque versioni ), Dynamic TVF, Compressor, Limiter, Frequency Shifter, Lo-Fi Processor e TB-Filter. Già questa decisione di comprendere alcuni algoritmi che non sono legati ai filtri è una decisione storica per il programmatore, che vede ampliarsi il bagaglio di elementi di modifica del suono integrandoli nella catena di sintesi. Il fatto di usare per esempio un compressore piuttosto che uno Speaker Simulator nella catena non costringe a utilizzare un effetto e rimane parte integrante del suono, indipendentemente dagli effetti di riverbero e chorus.
Il quinto elemento Mod fornisce funzioni di Mix, Ring Modulation, FM, Envelope Ring e Osc Sync tra due elementi, e la sua posizione dipende dalla struttura. Nella Structure 1 si pone tra i due oscillatori e anticipa la connessione in serie di COSM 1, COSM 2 e TVA. Nella Structure 2 abbiamo il primo oscillatore seguito da COSM 1 che entra, assieme al solo oscillatore 2, nell’elemento Mod, seguito da COSM 2 e TVA. Nella terza struttura il primo oscillatore è collegato a COSM 1, il secondo a COSM 2 e quindi entrano in Mod, seguiti dal TVA. Il TVA è il sesto elemento, sempre posto per ultimo a chiudere la catena perché non è altro che l’amplificatore incaricato di gestire l’ampiezza del segnale con il classico inviluppo d’ampiezza e modulazioni accessorie. Definita quindi la struttura, abbiamo i sei elementi disposti tra loro, che possono essere silenziati durante la programmazione per meglio valutare il risultato nei singoli passaggi. Anche questo è un vantaggio enorme verso i precedenti synth, dove si potevano solo ammutolire uno o più oscillatori con relativa catena di sintesi. Esterni alla struttura di sintesi sono i tre effetti MFX, Chorus e Reverb.
Tutta la programmazione del timbro avviene dal touch screen a colori e con l’impiego dei controlli fisici o di movimenti impartiti sul display, su due livelli: dalla pagina principale è possibile intervenire sui parametri assegnati ai controlli fisici, dove ogni movimento viene duplicato sul display, oppure accedendo direttamente ai singoli elementi dalla pagina principale. E’ ovvio che V-Synth e V-Synth XT hanno due metodi diversi di programmazione, dato il differente numero di controlli fisici su pannello.
Essere o non essere
Il singolo timbro, composto dai sei elementi di sintesi sopra descritti, prende il nome di Patch e contiene fino a un massimo di 16 zone di tastiera, per ognuna delle quali è possibile assegnare Patch differenti che condivideranno gli effetti. Le 512 Patch, le 999 Waves e i parametri di sistema possono essere salvati in un Project, a sua volta da gestiti su una PC Card, sul computer via USB o nello spazio disponibile nella memoria interna. I tempi massimi di campionamento dipendono dal tipo di elaborazione impiegata sul campione per la gestione di Pitch, formanti e tempo, e dallo spazio disponibile nei dieci MB disponibili per il campionamento, a cui si aggiungono i 50 MB di Wave Memory in RAM. La connessione USB permette di organizzare i file della Wave Memory, oltre che alle Patch, grazie a un Librarian fornito di serie. In termini pratici la serie V-Synth è un camaleonte: nulla vieta di caricare e rifare tutta la Wave Memory ed è facile prevedere che in futuro ci saranno interi banchi di Patch e campioni dedicate a generi musicali differenti, mantenendo sempre tutte le funzioni di Virtual Analog. E infatti buona parte della versione 2 del sistema operativo è costituita da una nuova Wave Memory con relative Patch. Quello che ascoltiamo oggi non sarà quello che ascolteremo domani. Conoscete forse un altro synth che lasci una libertà assoluta sul materiale originale senza imporre limiti se non la memoria?
I singoli elementi
E’ il momento di fare la conoscenza approfondita di quello che offre la catena di sintesi, prendendo in considerazione i singoli elementi della catena e tutti i loro parametri.
L’oscillatore analogico
Offre 14 tipi di forme d’onda che comprendono i modelli Juno, HQ-Saw, HQ-Square, LA-Saw, LA-Square, Super Saw, Feedback Osc, X-Mod-Osc. La differenza tra le forme d’onda è nella qualità di elaborazione, che richiede più note di polifonia, e in alcuni parametri accessori: HQ Saw e HQ Square, Noise, Super Saw, Feedback e X-Mod non dispongono del suboscillatore che può essere impostato a -2, -1 o 0 ottave rispetto all’oscillatore. Le funzioni Fat e Pulse Width sono assenti su Super Saw, Feedback e X-Mod sostituite, rispettivamente, da funzioni di Detune e Mix, da Harmonic e Feedback Amount e da X-Mod. I più attenti avranno notato l’introduzione di Super Saw e Feedback Osc, due note conoscenze di JP-8000 che sono anche un marchio di fabbrica per il synth VA di Roland. Comuni a tutti i tipi di forme d’onda sono le pagine di Pitch, Osc TVA e LFO, con Pulse Width disponibile per Saw, Square, Triangle, Sine, Ramp, Juno, HQ-Saw, HQ-Square, Noise, LA-Saw e LA-Square, e la pagina Fat a cui si aggiunge X-Mod Osc. Tutte le forme d’onda hanno un parametro Impact per definire il grado di attacco e definizione del suono.
Quando si entra nella pagine dedicate ai singoli parametri dell’oscillatori si intuisce che la potenza di sintesi sta aumentando esponenzialmente perché per ognuno di essi è possibile stabilire il livello, il key scaling, l’intensità di modulazione dell’LFO, la curva di risposta alla velocity (sette curve) con parametri indipendenti per la fase di attacco, decadimento e rilascio dell’inviluppo ADSR dedicato, con intensità d’azione dell’inviluppo e key scaling dei tempi. In altre parole ogni parametro dell’oscillatore dispone di un inviluppo di modulazione e risposte alla velocity differenti, e sfrutta un LFO comune. Questo vale anche per Detune e Mix, Harmonic e Feedback Amount, e da X-Mod richiamati con le relative forme d’onda. Pitch vede la presenza scontata dei parametri di Coarse, Fine e Random. A disposizione di ogni oscillatore abbiamo dunque il Pitch, per il controllo dell’intonazione, Pulse Width per la simmetria della forma d’onda al fine di creare o ridurre armoniche, Fat per enfatizzare la gamma bassa delle frequenze, Osc TVA per programmare l’inviluppo d’ampiezza dell’oscillatore che diventa un parametro critico nel caso in cui, con Mod, si utilizzi l’FM piuttosto che il Ring Modulator, e la pagina LFO da cui scegliere tra le forme d’onda Sine, Triangle, Saw, Square, Random, Trapezoidal, Sample & Hold e Chaos. Le oscillazioni degli LFO possono essere sincronizzate al Key Sync. Oltre al parametro di Rate, è possibile impostare un Delay e quattro modalità di Fade in ingresso e uscita con tempo programmabile. Interessante l’Offset che modifica, in pratica, la posizione della forma d’onda rispetto al punto zero di modulazione, spostando quindi il range di modulazione tra zero e -100, -50, +50 e +100. Se l’Offset sarà a +100, per esempio, la modulazione del parametro andrà dal livello zero a 100, mentre quando l’Offset si trova a zero la modulazione avrà un andamento tra valori negativi e positivi simmetrici.
L’oscillatore PCM
Parlare di PCM in V-Synth vuol dire parlare di VariPhrase o sintesi elastica. Scelta la forma d’onda, si può attivare la modalità VariPhrase e indicare lo Start Offset del campione, cioè un punto diverso di partenza del playback. La riproduzione del campione ha quattro opzioni: Retrigger fa ripartire il campione ogni volta che si suona una nuova nota, Legato continua la lettura del campione tra le note, Step fa avanzare la riproduzione del campione di un passo ogni volta che si suona una nuova nota ed Event suddivide il campione in pezzi che saranno assegnati a note differenti. Le ultime due possibilità sono legate all’editing ed elaborazione del campione, che può essere effettuata direttamente su V-Synth senza software esterni. Secondo l’elaborazione del campione, è possibile attivare il loop, la sincronizzazione al Tempo, il blocco dell’intonazione (Robot Voice), l’uso del Time Trip e il controllo dei Beat da parte dello stesso controller. I parametri dell’oscillatore PCM che abbiamo già conosciuto sono la pagina di Pitch, l’Osc TVA e l’LFO, mentre Time e Formant sono la specialità della casa. Tutti hanno le stesse possibilità già descritte: inviluppo ADSR con key scaling relativo, valore assoluto con key scaling, sensibilità alla velocity con sette curve di risposta e valori indipendenti per l’inviluppo, modulazione dell’LFO comune a tutti i parametri dell’oscillatore. Time dispone di un parametro di Time Offset che specifica se il campione sarà riprodotto normalmente, al contrario, oppure messo in pausa al punto di Offset. Quest’ultima opzione è direttamente correlata alla possibilità di gestire il tempo da un controllo fisico come il Time Trip: con un valore positivo la lettura del campione avrà una direzione normale e al contrario per valori negativi, naturalmente con una velocità proporzionale al valore al momento impostato. Così facendo è possibile mettere in moto dei loop e fermarli bruscamente, decidendo anche la velocità di riproduzione dello stesso. Insieme a un sequencer MIDI o allo step sequencer è possibile creare dei movimenti controllati al millimetro molto interessanti. Formant è dedicata ai soli campioni elaborati come Solo e Lite e controlla la modifica delle formanti con facoltà di ridurre o meno la fondamentale per caratterizzare ulteriormente il timbro. Quando si pensa alle formanti, tuttavia, è limitato ridurle ai soli strumenti acustici o alla voce, perché i risultati possono essere drastici anche per qualsiasi campione. Mentre per la voce il cambio di formanti porta a colori femminili o maschili, per molti altri campioni Formant è la chiave per variare le armoniche, tanto che si può passare da un campione di Rhodes chiuso a un timbro da DX7 molto brillante.
Mod
L’interazione tra gli oscillatori, e gli eventuali elementi COSM a essi collegati, è compito di Mod che offre un semplice Mix delle due fonti, un Ring Modulator con livello della sorgente programmabile, la modulazione di frequenza con un solo parametri di Original Level, un Envelope Ring in grado di controllare, se si usa un loop ritmico, l’apertura del circuito secondo parametri di attacco e rilascio, e la sincronizzazione tra le due sorgenti solo quando entrambi gli oscillatori siano impostati su Analog.
COSM
Identici nelle possibilità, i due moduli COSM assumono un ruolo fondamentale per la modifica del timbro. L’organizzazione è lineare: selezionato il tipo di COSM, sulla riga inferiore appaiono i parametri fondamentali, lasciando a pagine dedicate il controllo di uno o più parametri attraverso le stesse modulazioni standard degli oscillatori, con velocity, inviluppo e l’LFO come modulatori. In questo modo non è necessario gettarsi nella programmazione approfondita, ma in soli due passi è possibile ascoltare subito il risultato.
Si comincia con Thru, che semplicemente significa non attivare nessun algoritmo, e arriviamo subito a Overdrive/Distorsion per creare distorsioni dal carattere valvolare scegliendo tra l’emulazione di pedali Boss OD od OS: qui è possibile impostare su due pagine il Drive e il Tone, con le modulazioni standard e l’LFO. Stessi parametri ma con risultati molto differenti per Waveshape, dedicata a una modifica selvaggia del contenuto timbrico del suono attraverso la modulazione con una delle sette forme d’onda disponibili. Amp Simulator è dedicato all’emulazione di tre amplificatori storici per chitarra, con un equalizzatore a tre bande fisse, e il parametro di Gain modulabile. Speaker è l’altra metà dell’emulazione, con dodici modelli differenti ma nessun parametro. Resonator nasce per simulare la risonanza di una chitarra acustica, a scelta tra banjo, acustica ed elettrificata. Qui è possibile intervenire e modulare i parametri di Size, per la dimensione del corpo, e Balance tra segnale diretto e processato. Compressor ha lo scopo di comprimere il suono con i soli parametri di attacco, rilascio e livello d’uscita, affiancato da Limiter che offre la soglia di intervento, il rapporto, tra 2:1, 4:1, 16:1 e 100:1 dove i primi due funzionano da compressore, e i valori di attacco, rilascio e livello d’uscita.
Cominciamo ora con la selezione dei filtri: si parte con due modelli di Side Band Filter, di cui impostare per il primo il cutoff del filtro HPF e LPF. il key scaling e l’ottava, con Width e Detune con modulazioni standard. Il secondo permette di modificare la campana del filtro LPF, sempre con Detune e Width come parametri modulabili. Sul Comb Filter si modifica l’ottava, con Tone e Detune modulabili. Dual Filter consente di scegliere tra LPF e HPF in parallelo, LPF seguito da HPF e da due BPF in parallelo, tutti con cutoff e risonanza separati e modulabili. TVF è il classico filtro digitale Roland: HPF e LPF hanno pendenze a 24, 12 e 6 dB per ottava selezionabili, mentre BPF, Notch e Peak si limitano a 24 e 12 dB/Oct. I parametri modulabili sono cutoff e risonanza. Dynamic TVF offre le stesse possibilità di TVF ma con un controllo della velocity diretto su cutoff e risonanza. L’ultima aggiunta è il TB Filter, forse qualcuno si ricorderà del TB-303, con LPF fornito di cutoff e risonanza modulabili, e seguito da un HPF con il solo cutoff modulabile. Si chiama filtro TB perché riproduce le caratteristiche tipiche della TB-303, quindi molto particolari e a volte inaspettate, malgrado i parametri siano ben chiari.
Le modulazioni e i controller
Come abbiamo visto alcune modulazioni, come la velocity, un inviluppo e un LFO sono già collegate a molti parametri del synth, lavorando separatamente. Oltre a queste sorgente, trovo utile ricordare che su V-Synth esiste una pagina di Matrix Control nella Patch che consente di scegliere tra otto sorgenti di modulazione, che comprendono i D-Beam, il Trip Pad e i potenziometri su V-Synth oltre a tutti i Control Change, la velocity e l’afterotuch. Ogni sorgente può a sua volta modulare fino a due parametri separati, con intensità programmabile, derivati da OSC 1 e 2, COSM 1 e 2, TVA ed effetti. Per questi ultimi è possibile modulare le mandate e, solo per MFX, fino a un massimo di tre parametri presettati da Roland.
Gli otto potenziometri assegnabili di XT permettono il controllo in tempo reale di altrettanti parametri su display, esattamente come accadeva con V-Synth dove però c’erano controller preimpostati e per tutti i parametri. Mancando il Time Trip, Roland ha pensato di sfruttare il display per riprodurlo attraverso la modalità Controller: si apre una pagina dove è possibile selezionare solo un quadrante o tutto il Time Trip e, agendo sul display, si riproducono i movimenti. Dalla stessa pagina si può attivare il V-Link e l’arpeggiatore.
Arpeggiatore e step sequencer
Come su V-Synth anche XT dispone di un arpeggiatore di cui impostare il range di ottava, il tipo di frase o arpeggio da riprodurre con risoluzione e Shuffle, e l’editing della frase polifonica su una griglia di 32 passi, con risoluzione da un quarto a un trentaduesimo. Non ci sono memorie per le frasi, che rimangono legate alla Patch, tuttavia esistono funzioni di copia per l’arpeggiatore e lo step sequencer, chiamato da Roland Multi Step Modulator e in questi anni estremamente di moda per creare modulazioni ritmiche. Aggiunta importante alle versione 2, il Multi Step Modulator dispone di quattro linee indipendenti da sedici passi ciascuna, ognuna delle quali può modulare un parametro di sintesi, ripreso dalla lista delle sorgenti di modulazione per Matrix Control. Loop attivabile con direzione, griglia con risoluzione da 1/4 a 1/32, Zone interessata sono i parametri su cui agire per separare le quattro linee. L’inserimento dei valori può essere letteralmente disegnato sul display e sono disponibili 16 curve preset. I valori del singolo step possono essere eseguiti brutalmente, per i migliori effetti ritmici, o subire una transizione automatica tra l’uno e l’altro per passaggi più naturali.
Il campionatore
Oltre al trasferimento di campioni da computer via USB, V-Synth può acquisire direttamente da un resampling delle uscite audio, dall’ingresso microfonico, dagli ingressi Line e digitali, semplificando la procedura grazie a otto Template, che possono essere anche modificati e salvati. Il trigger può essere automatico o via MIDI, con soglia programmabile e tempo di pretrigger in millisecondi. Alla sorgente audio possono essere applicati effetti di compressione o limiter con soppressione del rumore, o di solo Noise Suppressor, che vedremo nella scheda Vocoder. L’editing grafico consente di impostare i punti di start e stop, il loop, con la ricerca del passaggio a zero. Tralascio le operazioni standard di un campionatore (Cut, Truncate, Copy, Clear, Paste, Insert, Zero Insert, Trim, Normalize e Reverse), per arrivare all’encoder di V-Synth per utilizzare il campione con la “sintesi elastica”. Le tre opzioni comprendono Lite, per un processamento non pesante e adatto a quasi tutti i suoni, Solo, che consente di analizzare linee monofoniche vocali o di strumenti per estrarre le formanti e usare la funzione Robot Voice, Backing, più adatto loop percussivi, e infine Ensemble per strumenti con sustain che, assieme a Backing, non ottiene informazioni sulle formanti che pertanto non saranno controllate. Il controllo Depth consente di riconoscere i punti dove l’attacco è migliore, eventualmente marcandoli manualmente. L’ultimo passaggio è il salvataggio del campione processato, pronto per entrare in una Patch. I risultati che si ottengono impiegando uno metodo diverso di encoding non sono mai prevedibili completamente, quindi queste opzioni non fanno altro che allargare le potenzialità di V-Synth nel trattamento del segnale.
Il ritorno del D-50
Uno dei motivi che può spingere all’acquisto di XT è l’integrazione della V-Card VC-1 per il D-50, a otto o sedici voci di polifonia secondo la complessità della patch. Le patch fornite con VC-1 comprendono i preset originali del D-50 e tutte le cardi PN-D50 dalla 1 alla 4. Ulteriori opzioni arrivano dalla wavetable estesa con 23 nuovi loop e 27 nuovi campioni, e un parametro per modificare la qualità del suono da D-50 a V-Synth, con trasmissione alle uscite digitali. In totale VC-1 può gestire un massimo di otto banchi per 512 patch in RAM, con sei banchi per 384 patch come preset, con totale compatibilità in trasmissione e ricezione MIDI di bulk dump dal D-50/550. La presentazione è essenziale: il display mostra la patch, i pulsanti per il Mute dei quattro Partial (Lower 1 e 2, Upper 1 e 2), l’attivazione di Chase e Portamento e un pulsante per richiamare l’assegnazione degli otto potenziometri ai parametri interni come TVF Frequency, TVF Resonance e inviluppo, che possono essere riassegnati a piacere. L’editor interno ricostruisce la catena del D-50 secondo una serie di parametri senza indicazioni grafiche, il che significa che è necessario inserire il valore per ognuno di essi, senza possibilità di tracciare o visualizzare la forma d’onda di un LFO o dell’inviluppo come su V-Synth. I preset che hanno reso famoso il D-50 ci sono tutti e sono completati da una serie di patch che ben delineano il classico sound del sintetizzatore LA di Roland.
Vocal Design
Roland ha utilizzato il classico schema di vocoder che prevede un Carrier, per generare il timbro che sarà processato, che viene modulato secondo le caratteristiche delle formanti riconosciute dall’analisi del segnale microfonico (oppure dell’ingresso Input L ma non dagli ingressi digitali), seguito quindi dall’unità effetti simile a quella che si trova nel V-Synth (41 MFX, 8 Chorus e 14 Reverb). L’analisi estrae le formanti secondo algoritmi differenti: i tre Modeling (Choir, Vocal e Analog) sono dedicati alla creazione di suoni vocali, i tre di vocoder (Choir, Solo e Vintage) si rivolgono al sound classico del vocoder, quindi molto elettronico, e i tre di Keyboard (Choir, Vocal e Analog) sostituiscono all’ingresso microfonico un campione audio, ricordando che è possibile caricare nuovi campioni tramite USB. Infine un Poly Pitch Shifter funziona come un harmonizer controllato dalla tastiera. I 127 campioni audio e le 448 patch dedicate possono essere salvate in un Project. VC-2 arriva con 63 patch già programmate.
La pagina iniziale consente di variare il livello del microfono, il livello con la fase di rilascio dell’inviluppo d’ampiezza del Carrier, il livello e la qualità delle formanti, il livello della voce o del segnale non processato (Natural Voice), e i livelli di Chorus e Reverb. Il segnale del microfono può essere elaborato prima di essere processato dal vocoder, con un equalizzatore parametrico con medi dotati di Q programmabile, al quale può seguire un compressore con soppressore di rumore, dotato il primo di Gain, Attack, Release e Level, e il secondo di Threshold e Release, o un Limiter, con parametri di Threshold, Attack, Release e Ratio (2:1, 4:1, 16:1 e Infinity) accompagnato dal soppressore di rumore, oppure ancora dal solo soppressore. Il Carrier del vocoder, cioè il sintetizzatore che sarà modificato dalla voce, è basato su due oscillatori che possono lavorare con campioni dedicati alla voce oppure con forme d’onda analogiche che includono anche la dente di sega di VP-330, Juno e Noise. I due oscillatori hanno livello e pan indipendenti, con un parametro Offset per i campioni e la possibilità di modificare la PW sulle forme d’onda analogiche, le quali possono contare anche su un sub-oscillatore di cui impostare ottava, livello e Detune. La pagina di Pitch consente di modificare il key scaling e l’intonazione del secondo oscillatore, attivare il Glide con intensità differente per i due oscillatori ma valore di tempo comune, e programmare il Vibrato in due variazioni per voce femminile e una maschile con frequenza comune e intensità e modulazione della stessa da controller MIDI indipendente per i due oscillatori. Un secondo equalizzatore, con due bande parametriche indipendenti (chiamate medie ma in realtà con range da 50 a 20.000 Hz) con campana e gain programmabili anticipano la funzione di Growl, dove l’intensità e la velocità sono i due parametri gestiti in livello e modulazione con Breath, che in realtà è un controller MIDI liberamente assegnabile e non un Breath Controller come verrebbe da pensare. L’amplificatore finale permette di gestire il livello e il pan del synth, con key scaling e sensibilità alla velocity programmabili, e un semplice inviluppo d’ampiezza con tempo di attacco sensibile alla velocity e tempo di rilascio. Il livello del synth può essere modulato da un controller MIDI. Il synth può lavorare in modalità mono o polifonica, con funzione di Legato, e il Portamento può essere legato al Rate o al Time, con o senza Legato. Il Pitch Bend ha valori comuni per escursioni negative e positive.
Veniamo ai parametri di Vocoder che distingue tra Natural Voice, Unvoice e Vocoder, tutti con il loro livello programmabile. Natural Voice aumenta la quantità di segnale microfonico non processato con mandata al riverbero, Unvoice mette a disposizione una soglia di intervento e Vocoder dispone di attacco e rilascio. I livelli di Vocoder e Natural Voice possono essere controllati, con valori indipendenti, da un controller MIDI. Formant definisce la qualità delle formanti tra Flat, Hard, Medium, Soft, Speak, Fat, Clear, Husky, Child, Male 1 e 2, Stereo Male 1, 2 e 3, Stereo Female 1 e 2. Hold Dump, infine, controlla il tempo da quando il pedale Hold viene premuto fino a che viene caratterizzato il suono. Dove VC-2 lascia a piede gli altri vocoder è nell’uso della porta USB per lo streaming audio: i due canali L e R possono essere usati come carrier e modulatore in quattro combinazioni differenti, che prevedono anche il mix dei segnali. Al termine della catena è presente un ulteriore equalizzatore parametrico a due bande. Per gli amanti dei primi anni 80 è disponibile anche una funzione di Chord Memory per registrare un accordo e suonarlo poi lungo la tastiera.
Rhythm
E’ la nuova modalità operativa per gestire i drum kit, dove a ogni nota può corrispondere una campione, con valori di pan, mandata effetti per MFX, Chorus e Reverb differenti. XT consente di visualizzare l’intera tastiera mostrando, per ogni tasto, uno dei parametri sopradescritti. Fino a cinque zone possono essere sfruttate per creare dei drum kit complessi, da gestire anche con l’arpeggiatore.
Gli effetti
La catena è semplice: un multieffetto MFX, un chorus e un riverbero ricevono parallelamente il segnale dal TVA. L’MFX può essere condotto al chorus o al riverbero e, a sua volta, il chorus può entrare nel riverbero, per creare una catena in serie. La programmazione è essenziale e semplice ma non al momento della prova non c’è la possibilità di controllare uno o più parametri degli effetti con Control Change o controller programmabili, se non tre parametri del MFX attraverso la programmazione nella matrice di modulazione
System e MIDI
I parametri globali previsti sono l’intonazione generale, la trasposizione e il livello globale. All’accensione è possibile richiamare l’ultima schermata e la patch selezionata. E’ possibile abilitare l’ingresso audio stereo, un mix mono o i soli canali destro e sinistro. L’ingresso è selezionabile da connessioni audio o dalla porta USB, vera novità di XT rispetto al modello a tastiera.
L’uscita digitale può essere impostata a 44.1, 48 o 96 kHz, con gain programmabile. Può essere applicato un equalizzatore a quattro bande con Q programmabile per le due bande medie, che tuttavia coprono l’intero range di frequenze. La sorgente di Clock MIDI può essere derivata dall’interfaccia MIDI, dalla connessione USB o interna, con filtri globale per la ricezione dei Program Change, di Bank Select e Sys-Ex, e trasmissione di controller MIDI dai controller fisici e del Clock Out. La connessione USB funziona anche da interfaccia MIDI. Le parti multitimbriche sono sedici (dodici se si seleziona Rhythm), da abilitare singolarmente con il proprio canale MIDI di ricezione. L’ingresso microfonico e quelli linea possono essere disabilitati permanentemente, con l’opzione di innalzare il gain di +12 dB per questi ultimi. La sorgente per lo streaming USB può derivare dalle uscite audio principali di XT oppure dagli ingressi analogici, con possibilità di utilizzare le uscite audio ausiliarie per la riproduzione di audio dall’USB.
In termini di controller, XT consente di attivare o meno la trasmissione di Program Change, Bank Select e Active Sensing. Al Pad virtuale possono essere associati Control Change differenti per i quattro assi. Il setting degli otto potenziometri è interessante: su pannello vengono individuati otto slot per l’elemento oscillatore, due per i COSM e quattro per l’inviluppo. L’utente ha facoltà di assegnare sempre a uno di questi slot un potenziometro, in modo che anche al cambio di Patch si abbia sempre la stessa assegnazione. Più difficile a dirsi che a farsi, con tanto di otto memorie per registrare queste impostazioni. Ogni potenziometro può essere inoltre sorgente di Control Change liberamente assegnabili. L’ultima pagina riguarda il V-Link, del quale si definisce il canale MIDI e l’utilizzo dell’audio. Al momento, infine, la versione 2 del sistema operativo ha perso la demo, sostituita da un pannello informativo sulle caratteristiche principali di V-Synth e XT.
Mani in alto!
Non ho problemi a dirvi che posseggo già da mesi un V-Synth a tastiera, l’unico synth nuovo che ho comprato in questi ultimi sette anni, e quindi ero molto curioso di vedere come si comportasse il rack. Molti aspetti di V-Synth sono comuni a entrambi i modelli, compresi alcuni difetti di nascita che con la versione 2 non sono ancora stati migliorati: mi riferisco all’impossibilità di memorizzare nuove frasi per l’arpeggiatore, essenziale in molte occasioni, alla gestione minima delle parti multitimbriche, anche se chiaramente V-Synth non nasce per questa finalità, alla qualità degli effetti, soprattutto del riverbero che rimane sempre un pò aspro e non troppo smooth. Per fortuna Roland ha gettato alle ortiche la vecchia wavetable: la versione 2 è finalmente il synth che mi aspettavo di sentire considerando le potenzialità della macchina. Dove la tastiera è passata in secondo piano a causa dei preset, questa volta non dovrebbe accadere per XT che offre una serie di preset ben riusciti e affascinanti. L’XT ha dalla sua alcune carte importanti: la scheda D-50 e il Vocoder integrato sono due bonus che, conoscendo il prezzo che ci sarà nei negozi, valgono il doppio. Dal punto di vista tecnico, la programmazione del D-50 su display non è riuscita: niente grafica mozzafiato o metodi alternativi di programmazione delle patch, solo una lista di parametri adatta a esperti di D-50, ma con tutte le patch in giro non dovrebbe essere un problema. Il Vocoder ha invece una buona interfaccia, anche da usare dal vivo, sebbene il livello di uscita sia stranamente basso. E il cuore V-Synth? L’interfaccia su display è identica alla tastiera, solo con qualche minima informazione in più, ma manca naturalmente tutta la parte relativa ai controlli. Gli otto potenziometri sono insufficienti nella missione e ci vuole tempo per imparare il loro collegamento ai parametri. La vicinanza tra i potenziometri è un problema: più di una volta girandone uno ho toccato l’altro e, non essendoci funzioni di aggancio del parametro, capita di modificare pesantemente una patch. Lo spazio è quel che è. Bella l’idea di usare il display come controller Time Trip, tuttavia sul modello in prova ai movimenti impartiti non corrispondeva sempre una modifica coordinata del suono. Le possibilità sono due: o il sistema operativo deve essere ancora ottimizzato per questa funzione, oppure il processore è tirato per il collo. Propendo il sistema operativo, che per inciso non è mai crollato, visto che XT è chiaramente più veloce nel richiamo delle patch e nella reattività globale. Inutile dire che il display è più interessante e divertente della versione a tastiera. Se pensate di montarlo a rack, è possibile inclinarlo a piacere. Forse sarà meglio lasciare anche uno spazio vuoto al di sopra di XT, visto che tende a scaldare propria sulla parte superiore.
E veniamo al dunque: come suona? Nuovo e moderno! La sezione a modelli fisici suona classicamente Roland. Non riuscirete mai a tirarci fuori un lead duro come quelli che si ottengono su Nord Lead, o un sync selvaggio tipo Virus. La velocità degli inviluppi, la qualità dei filtri e degli oscillatori hanno un sapore che si allontana facilmente da tutti i VA conosciuti. Rimane l’impressione del classico analogico ma con colori inediti, estremamente moderni e futuristici. E’ un difetto? Direi proprio di no: V-Synth non nasce per fare il clone dell’analogico ma propone una sonorità molto personale anche se dall’analogico deriva. E per me è un punto di forza in questo mondo di synth dove l’emulazione sembra l’unica forma di salvezza. Accostiamo allora questo modo di interpretare il classico con la sezione di elaborazione dei campioni: c’è tutto un pianeta da esplorare fatto di formanti, pitch e tempi. Una programmazione corretta dei controller consentono delle perfomance dal vivo inaspettate, spesso digitali ma mai scontate. E’ un suono nuovo, che dipende molto dai campioni ma che lascia anche al musicista la scelta di quali campioni usare, grazie alla RAM riscrivibile a piacere. Ecco la forza assoluta di V-Synth: è l’integrazione riuscita tra campionatore e sintetizzatore, tra controllo in tempo reale, specialmente per la tastiera, ed evento sonoro. La dinamica, la pulizia e la pacca non mancano mai sui campioni, con una tensione nel suono che non dispiace affatto.
Ora il dubbio mi rimane: meglio la tastiera o il rack? Vi do solo qualche elemento per la scelta: XT ha una interfaccia USB audio per integrarsi in qualsiasi ambiente ed essere usato come processore avanzato, ha un vocoder di classe e riproduce il D-50 meglio che l’originale, nel senso che adesso il suono è più aperto e dettagliato. La tastiera è perfetta per il programmatore perché in pochi minuti una Patch è fatta, grazie ai controller su pannello che fanno veramente la differenza rispetto a tutti gli altri synth. Tutti e due suonano benissimo.
Conclusioni
È un synth e come tale la scelta deve essere meditata: non va bene per il piano-bar, per le demo orchestrali, per crearsi le basi. Ma se appena appena amate la ricerca sonora, la dance meno convenzionale e più elettronica, le atmosfere solari o quelle cupe, la musica per meditare, le colonne sonore tipo Matrix, i tappetoni evolutivi cristallini o sporchi, e la nuova ondata di producer, tra i quali citerei per primo BT, V-Synth XT e la tastiera sono la prima scelta e forse l’unica. Siamo in odore di classico tra i synth!