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Studi: Riccardo Mazza e gli experimental studios


Riccardo Mazza è ben conosciuto in Italia: la sua attività decolla nei primi anni ‘90 e arriva ai giorni nostri con project-to un progetto di musica elettronica sperimentale e live visual, per produrre nuove forme di espressione nel contesto della cultura digitale. Il suo nuovo studio è il centro della sua produzione.

Fin dagli anni ‘90, Riccardo è stato parte della scena della dance music, passando dalla house nel ‘94 come sound engineer e producer per l’etichetta Sintetico, senza aver mai rinunciato agli aspetti più tecnici, che lo vedeva per esempio come product specialist per Midi Music a Torino per i software di Waves, Emagic, Opcode, Event. Nel ‘97 comincia la sua collaborazione con Franco Battiato per due anni, alla ricerca di nuove sperimentazioni sonore, da cui nascerà anche il primo IMP (Interactive Music Project) OP. 1, debuttando ai Magazzini Musicali a Milano.

Riccardo è stato dai pionieri, negli anni ‘2000, delle library in Dolby Surround. Il suo primo studio è del 2001, chiamato Interactive Sound a Torino, per incrociare audio e video. Il più recente Experimental Studios, che non è nato come studio commerciale, è un'evoluzione importante del precedente modello di lavoro, dedicato esclusivamente alla sua ricerca e utilizzato come fosse un vero e proprio strumento musicale. Trovata la location, su indicazioni del team di Studio Sound Service a cui partecipa Donato Masci, è stato formulato il progetto acustico. Il primo elemento meraviglioso alla vista è il soffitto della sala di ripresa, con quelle “bacchette” disposte simmetricamente. Lasciamo la parola a Donato per avere più informazioni.

 

Experimental Studios riccardo mazza studio rec mix producer masterin hardware outboard analog digital audiofader

SSL Matrix, il centro della regia

Donato Masci Come spesso accade, quello che si vede nelle foto di uno studio di registrazione rappresenta il 20-30% del trattamento utile. Anche in questo caso le stecche (chiamate poi in cantiere “shanghai” da Matteo Caldarola e i suoi ragazzi di MC2 che hanno realizzato lo studio) sono in effetti il trattamento delle alte frequenze. Lo studio di Riccardo è stato progettato per la musica elettronica, quindi l’idea di avere tempi di riverberazione lunghi non era contemplata, perché si deve poter lavorare in post produzione manipolando i suoni. In questi casi, quando il locale è estremamente assorbente, se non si pensa a ridare brillantezza e diffusione alle medio alte, il risultato è estremamente sbilanciato dal punto di vista tonale. Le stecche sono un diffusore che crea tanta “aria” e restituisce brillantezza, con un bell’effetto visivo, e alla fine con una certa semplicità (si tratta di stecche di legno 50x50 mm incastrate e fissate tra loro in un modo intelligente). Dietro al materiale forato e negli spigoli c’è l’assorbimento delle basse frequenze, che controlla ovviamente le stazionarie della sala.

 

Luca Pilla Quali particolari problemi hai incontrato nel gestire la correzione acustica?

DM Devo dire che questo è uno dei lavori in cui abbiamo trovato meno problemi perché Riccardo ci ha messo nella condizione di poter lavorare al meglio in un ambiente con una certa altezza, senza dover fare un isolamento pazzesco (anche se qualcosa abbiamo dovuto fare dato che al piano superiore c’è l’ufficio postale), con un certo agio e capendo tutte le necessità per poter ottenere un risultato top level. Forse l’unico problema iniziale era la posizione di un certo numero di pilastri che ci ha forzato a fare delle scelte. Ma ce ne fossero di locali di partenza di questo tipo! Per la cronaca, è buffo sapere che prima questo locale era uno strano night, quando abbiamo fatto i primi sopralluoghi c’era sempre qualcosa da ridere. Penso che Riccardo abbia dato alla città un nuovo laboratorio di qualità!

 

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La parte posteriore della regia con i diffusori

LP Come hai realizzato la regia?

DM La regia è basata su un tipico design di tipo non-environment ossia fronte (e ovviamente pavimento) riflettente e tanto assorbimento nelle altre pareti, soprattutto sul soffitto e sul retro. Il design estetico della parte di diffusione sulle medio alte frequenze vuole richiamare simbolicamente una foresta di bamboo giapponese. Dietro alla stoffa ovviamente c’è il grande trattamento per le basse frequenze, sia a soffitto (con baffle sospesi molto lunghi e fitti), sia sul retro, con riempimenti molto voluminosi. Il cuore della progettazione di questo spazio è stata la creazione del muro divisorio tra regia e ripresa e l’incasso delle casse Genelec. A nostro parere il flush mount dei big monitor è estremamente importante per questo tipo di design e, come abbiamo sempre detto e scritto in tanti articoli, se è fatto a regola d’arte, le casse grandi si possono usare per mixare, altrimenti negli studi verranno usate solo per bellezza oppure per sparare un po’ quando viene un cliente in sala. Regola d’arte per noi di Studio Sound Service vuol dire studiarne attentamente l’inclinazione dell’asse acustico (sapendo che una coppia di casse inclinate verticalmente verso il punto d'ascolto non descrive più un triangolo equilatero in pianta...) il montaggio elastico nel baffle (per evitare il trasporto di vibrazioni nella struttura frontale) e allo stesso tempo la rigidità e pesantezza della nicchia che le accoglie (che invece influisce sulla loro resa sulle basse frequenze). La combinazione di queste tre cose richiede un po’ di esperienza!

All’interno della regia, Riccardo Mazza, che lavora anche come docente alla Scuola di Alta Specializzazione di Saluzzo, trovano posto processori digitali classici, come Lexicon PCM 70, Eventide Eclipse, Bricasti M7, TC 2290, ma anche molti processori analogici, tra i quali Drawmer Quad Gate, Universal Audio 1176, Heritage Suppressor, Groove Tubes Passive Valve EQ e il meglio dei processori analogici SPL come Kultube, Desser, Dynamaxx, IRON, Vitalyzer e PassEq. Molto ricco il parco dei moduli API che comprende SSL G Comp, API 550b e 565, SSL 611 EQ, Dyn 611, LMC+, MAAG EQ2 Air, Heritage 73Eq, Elysia Xpressor e Xfilter. La sezione digitale è controllata da un Antelope OCXHD che si collega a un sistema Avid Pro Tools HD con Lynx Aurora, Avid I/O e UA Apollo 8. Riccardo lavora su Ableton Live, Apple Logic, Bitwig, Non manca un salto nel passato, con il registratore analogico Revox PR 99 e i mitici sistemi di sound processing Symbolic Sound Kyma PacaRana e Capybara 320. Il centro dello studio è controllato da un SSL Matrix. Chiediamo lumi sulle scelte a Riccardo.

 

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La sala di ripresa

LP Hai scelto di lavorare con alcuni prestigiosi outboard SPL: a distanza di tempo che idea ti sei fatto sul loro suono e funzionalità?

Riccardo Mazza Possedevo già alcune macchine SPL nello studio precedente, utilizzavo il Kultube ottimo compressore molto versatile, avevo anche un Vitalizer, un Dynamaxx e un PassEq. Con lo studio nuovo per il modo il cui lavoro, necessitavo di completare la sezione per il mastering in-line e ho integrato con un Iron, compressore dalle prestazioni davvero impressionanti e ottimo in coppia con il PassEq. Trovo in SPL un ottima qualità e soprattutto una grande versatilità necessaria per me che mi trovo a produrre progetti a volte molto differenti da un punto di vista del suono.

 

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Uno dei rack con gli effetti e le interfacce

LP Come hai scelto i monitor e perché?

RM Avevo già acquistato una coppia delle nuove Adam S2V, un ottimo riferimento per chi come me fa elettronica e sperimentale, mentre per i main monitor trattandosi di un progetto in flush mount su uno spazio costruito da zero che ho appositamente cercato su indicazioni di Donato, mi sono affidato al suo consiglio e ho optato per le Genelec 1237 con il nuovo sub 7380. Devo dire che la resa progetto acustico più monitor è stata incredibile, al di sopra delle mie aspettative. Ero di fatto abituato negli studi a un utilizzo limitato dei main, mi ritrovo ora a lavorare all’80% anche in fase di mix con le 1237, mentre utilizzo i near field solo per verificare i livelli e naturalmente il piacere poter di lavorare con ascolti ad alta definizione e potenza sonora è notevole. Nota di merito va anche al mio amico Luca Ravagni che ha cablato oltre 600 metri di DB25 su misura saldati al centimetro.

LP Cosa hai apprezzato maggiormente di SSL Matrix?

RM L’SSL Matrix è la macchina perfetta per me, è come un abito su misura che si adatta perfettamente al mio worflow di lavoro. Infatti facendo musica sperimentale, ho necessità di modificare costantemente il flusso di lavoro a seconda del progetto. A volte lavoro completamente OTB, a volte ITB e la maggior parte delle volte in un mix tra i due. SSL Matrix con i suo 40 ingressi, una matrice che permette di configurare al volo 32 punti di insert richiamabili, un’architettura dual layer, automazione analogica su fader e mandate, total recall, oltre a funzionare anche come controller HUI, mi permette di muovere, spostare, assegnare e modificare tutto lo studio e le macchine analogiche in pochi minuti come se fossero dei plug-in. Per capire bene come funziona un SSL Matrix, lo si può immaginare come un mixer di Pro Tools, ma hardware (naturalmente con un numero di bus limitato). E poi naturalmente il suono SuperAnalogue, con cui ho scelto di caratterizzare la base sonora delle studio su cui appunto poter sperimentare sonorità sempre differenti. Infatti ho anche un SSL XDesk solo per i rack tastiere, così da mantenere uniformità di suono per tutte le sommatorie.

 

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La sperimentazione passa anche dai synth e dai sampler degli anni passati

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