Un salto indietro agli anni '70, ma anche un salto nel sound degli anni '80, quando Roland presentò il suo SDD 320 Dimension D, un processore completamente analogico dedicato a modificare il suono per renderlo più vivo, tridimensionale e attrattivo. Non un chorus, anche se alla base c'è la stessa tecnologica, ma più un processore psicoacustico, che trovò estimatori in tutti gli studi del mondo, imprimendo il suo suono di centinaia di produzioni famosissime.
Bucket Brigade Device
Avete presente quando una fila di decine di persone si passano un secchiello d'acqua per raggiungere al più presto la fine della coda, per esempio per spegnere un incendio? Il concetto di Bucket Brigade è lo stesso: è applicato su un segnale analogico utilizzando un registro a scorrimento (shift register) creato con un elevato numero di piccoli condensatori usati come spazio di memorizzazione in forma di celle. Oltre a questi condensatori, un chip BBD include dei transtistor che fanno avanzare alla cella successiva il voltaggio registrato sul condensatore precedente. Più celle ci sono e più si può intervenire sul clock che detta il passo del passaggio, più il delay che si può creare diventa flessibile.
Oggi questo concetto fa un po' sorridere, considerando la potenza del digitale, ma negli anni '80 un delay digitale che fosse abbastanza fedele al segnale originale costava moltissimo e, soprattutto, non si poteva inserire in un pedale. I BBD hanno dalla loro il vantaggio che per delay molto stretti, quindi con tempi molto corti, la fedeltà della sorgente originale è rispettata, ma più si avanza con il tempo di delay, più si perde la qualità del segnale perchè naturalmente un condensatore non può mantenere costante lo stesso voltaggio per tempi lunghi, perdendo quindi l'informazione originale. All'epoca esistevano BBD con un numero di celle (stage) differenti: 256, 512, 1024, 2058 e 4906.
I chip BBD hanno anche un altro problema, inerente alla vicinanza dei condensatori e al jitter del clock: possono essere rumorosi. La soluzione, in Roland Dimension D ma non solo, era di trattare il segnale con un compander, cioè comprimere il segnale in ingresso per innalzare al massimo il livello e, in uscita dal BBD, espanderlo per mantenere un livello di rumore accettabile. Anche il chip di compander partecipa al suono finale di un delay o un chorus basato su BBD. L'invenzione del chip BBD si deve a Sangster e Teer dei laboratori Philips nel 1968.
Da quel momento ci furono ulteriori miglioramenti nei circuiti, perchè la logica del shift register analogico è simile a quella del campionamento, quindi con tutti i problemi legati al clock, a un filtro anti-aliasing e a un filtro di ricostruzione (Anti-Imaging Filter). Più è lungo il delay, più il segnale ritardato introduce rumore e distorsione che, tuttavia, è stato anche il marchio di fabbrica che tanto è piaciuto a musicisti e sound engineer. L'implementazione finale di un BBD è tuttavia semplice, grazie alla disponibilità dei chip MN3007 e MN3207, che differiscono per la tecnologia, il livello di distorsione e il rapporto segnale rumore, entrambi a 1025 stage. Tra i pedali basati su BBD dobbiamo ricordare Boss CE-1 e CE-2, Electro-Harmonix Deluxe Memory Man, RatSchack Electronic Reverb e ovviamente Roland SDD-320 Dimension D, che impiegava un MN3007 come BBD e il Compandor (sì, è scritto giusto) NE570.
Roland Dimension D
Nato come spazializzatore stereo per segnali mono, usando un chorus con LFO trapeziodale su due canali, disponeva di ingressi e uscite sia bilanciate XLR che sbilanciate su jack standard, controllo remoto a pedale per inserire l'effetto, indicatori led per il livello, un rapporto segnale rumore di 95 dB. Il livello corretto per il funzionamento era intorno agli 0 dB, oltre al quale il suono poteva distorcere.
Il pannello era quanto di più essenziale ci fosse: bypass switch, quattro selettori per la modalità da 1 a 4, ingresso per pedale su pannello anteriore, selettore della modalità mono o stereo sul pannello posteriore. Tutto qua, ma più che sufficiente per segnare un epoca nel pop e nel rock. Oggi la migliore emulazione digitale di Dimension D si trova su Universal Audio UAD con il suo Dimension D, ma esistono anche altri plug-in che emulano l'originale (con meno successo). Attualmente un Roland Dimension D si trova sul mercato del vintage con prezzi che oscillano tra 900 e i 1500 Euro, un prezzo da collezione più che da uso.
KlarkTeknik 3D Dimension BBD 320
Diamo dunque il benvenuto alla replica di Klark Teknik, realizzata con connettori placcati oro, switch del pedale con relè, due unità rack e tre anni di garanzia. Come già visto sul nostro test di Berhinger RD-8, anche in questo caso i colori dei pulsanti sono invertiti. L'hardware è particolarmente interessante: l'alimentazione è switching, del tutto simile a quella della serie KT da cui derivano le dimensioni e i circuiti degli ingressi e delle uscite. La board principale utilizza due Cool Audio V3207D, cloni dell'MN 3207 a 1024 stage, due V3102D che corrispondono al clock generator MN3102, e due V571M in sostituzione del compander NE570. Cool Audio, lo ricordiamo, è l'azienda per la produzione di integrati di proprietà di Behringer, dedicata alla clonazione di integrati del passato usati su synth e, ora, anche sugli effetti!
Quattro trimmer sulla scheda servono per il controllo del Bias e del CMR. La scheda è un misto tra componenti SMD e componenti standard, tra cui si vedono chiaramente i Cool Audio. La costruzione è robusta e la scheda è fissata con viti allo chassis. Come sull'originale, il selettore Mono/Stero è sul pannello posteriore ed è possibile combinare a piacere le quattro modalità, premendo contemporaneamente più pulsanti.
In prova
Non ci sono dubbi che la clonazione di Dimension D sia più che riuscita. Il 3D Dimension fa una cosa sola e bene, con quell'effetto che è stato un brand negli anni '80. Soprattutto usato con sintetizzatori analogici, questo strano effetto chorus, che esalta il suono tanto da catturare sempre l'attenzione, il timbro che si ottiene è perfetto e si fonde con il suono originale in maniera impeccabile. Il Moog One è splendido, quando trattato con il 3D Dimension. Lo si può usare sulle voci, sulle chitarre elettriche ed acustiche, sul basso e su qualsiasi altro strumento a cui si voglia impartire un'effetto psicoacustico che si ritaglia spazio nel mix.
È vero che si possono combinare diversi pulsanti, ma alla fine quelle quattro modalità sono quelle che servono e, tutto sommato, non è che abbiamo scoperto chissà quali mirabili nuovi effetti combinando i pulsanti. Anzi, il più delle volte non abbiamo rivelato cambiamenti evidenti usando più combinazioni. Il rumore è contenuto, anche se aumenta con la modalità più spinta, e l'effetto del compander si sente se si entra con un livello troppo alto, con un conseguente rumore (un pop) sulla fase di attacco del primo transiente che arriva, dopo che si è lasciato finire il suono precedente. Nulla di grave, è sufficiente entrare con un livello inferiore e il problema è risolto.
Ci rimane da definire chi sia l'utente finale: intanto deve avere spazio nel rack (cosa non sempre scontata di questi tempi), deve essere ossessionato dall'analogico e amare molto questo effetto, cosa piuttosto facile considerando i risultati. Il fatto è che il 3D Dimension ha un prezzo che è inferiore al plug-in di UAD (quando non sono in offerta) ed è una bella tentazione. Falcerà in un sol colpo anche tutto il vintage, perchè per quanto il Roland Dimension D abbia un suono leggermente differente, il risultato è del tutto sovrapponibile.
Da considerare, inoltre, che i condensatori sono gli elementi che più risentono del tempo e tendono a scaricarsi con gli anni, perdendo qualità. Con Klark Teknik abbiamo un prodotto nuovo, con chip BBD nuovi pronti a essere sostituiti se occorre, anche se la componentistica SMD può essere un problema in caso di manutenzione. A dire il vero, poco importa: con meno di 200 euro ci si porta a casa un bel pezzo di hardware. Il rischio dell'investimento è ampiamente accettabile.
Conclusioni
Klark Teknik continua imperterrita nella filosofia di offrire i migliori outboard analogici del passato a un prezzo da plug-in. Ne approfittano sia i piccoli studi che quelli professionali, perchè il costo è talmente basso e la resa, per quel prezzo, così elevata che fa sempre comodo averli a portata di mano. Il 3D Dimension non fa eccezione e riporta nel rack un classico degli anni '80, ormai introvabile a prezzi umani sul mercato dell'usato. Da oggi le cose sono destinata a cambiare. Provatelo e vi compariranno moltissime produzioni degli anni '80. Promosso a pieni voti.
PRO
Il classico suono di Roland Dimension D
Prezzo
Costruzione
CONTRO
A questo prezzo, nessuno
Info
Prezzo Euro 180 inclusa IVA