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Intervista: John Storyk, una vita per l’acustica


Dagli inizi con Jimi Hendrix, quando aveva 22 anni, a oggi che ne ha 69, John ha una lunga esperienza nella progettazione dei trattamenti acustici per gli studi, oltre 3.500, combinando la sua laurea in architettura con l’essere musicista. Lo abbiamo incontrato prima del seminario di Roma del 12 ottobre curato da Giulio Curà per WSDG.

 

Luca Pilla Cosa è cambiato negli ultimi anni quando si parla di studi di registrazione?

John Storyk Molto del mio lavoro è dedicato agli studi di registrazione, ma negli ultimi quindici anni c’è stato un cambiamento enorme con il concetto del project studio. Se torno indietro a quando avevo vent’anni, per un caso o per serendipità, il mio primo progetto fu esattamente un project studio! Quarantacinque anni fa ho lavorato a un project studio nel senso più puro della parola, perché era lo studio di un artista, era Jimi Hendrix! Quell’esperienza mi ha formato, perché ancora oggi ritengo che tutto lo studio deve essere costruito intorno all’artista. Negli ultimi vent’anni ci sono stati alcuni importanti cambiamenti epocali: Pro Tools ha sepolto i registratori a nastro e più o meno affossato le console analogiche di largo formato.

Certo, ci sono ancora grandi studi, si usano registratori a nastro e anche console di grandi dimensioni, ma per la maggior parte del mondo reale quella filosofia è scomparsa. Per molte persone è una tragedia, per altre è semplicemente la realtà, per non parlare degli argomenti legati alla qualità. Io credo che oggi il mondo della registrazione e dello studio sia molto più democratico, ma la democrazia è molto complicata anche se aumenta il numero di opportunità per molti che non potrebbero averle. Oggi le differenze negli studi non risiedono più nell’equipaggiamento e nell’outboard, perché non è difficile dotarsi dei giusti prodotti a buon prezzo. Qualsiasi studio può avere fantastici software o hardware. La differenza oggi è nella qualità acustica e nell’ambiente dello studio, che deve essere piacevole, ergonomico e soprattutto ispiratore per l’artista.

Uno studio deve avere uno spirito, che è poi sempre stato l’elemento principale di qualsiasi project studio di grandi artisti. E oggi come oggi non abbiamo mai avuto così tanto lavoro come ora: dagli studi di grandi dimensioni a quelli piccolini, con qualsiasi variabile, dal costo del progetto alle dimensioni della stanza.

 

LP Qual è la situazione del software di analisi e dei materiali?

JS In era digitale, abbiamo ora dei fantastici tool di analisi acustica con un livello di accuratezza incredibile e in grado di predirre efficacemente il suono della stanza, con interventi che non richiedono più costose risorse, come le migliaia di dollari di vent’anni fa. Inoltre oggi ci sono decine di produttori di materiale acustico in molti paesi, che grazie a Internet sono facilmente raggiungibili. Ciò che non è cambiato però sono le leggi della fisica! Quando si parla di isolamento, la fisica non è cambiata ed è necessario intervenire con il progetto e il materiale giusto. Ma quando si parla di trattamenti acustici per una stanza o un ambiente, chi fa musica ha delle opportunità notevoli per arrivare al risultato. Vorrei essere giovane oggi per fare questo mestiere, ma va bene lo stesso, continuo a guardare alle novità quanto a quello che è già stato fatto.

 

Berklee College of Musci, la live room dello studio 1, probabilmente lalo studio più grande da anni negli USA, con nove studi in totale

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LP Cosa ne pensi dei nuovi materiali e delle nuove superfici acustiche di questi ultimi anni? Sono un reale passo avanti oppure no?

JS È un’ottima domanda! Il materiale di base con cui sono costruiti non è cambiato così tanto, alla fine. Usavamo lana, tessuti, legno, plastica, vetro e metallo. Oggi stiamo usando lo stesso materiale e non c’è niente di realmente rivoluzionario. Quello che però è cambiato molto è la metodologia con cui li usiamo. Ti faccio un esempio: le persone conoscono come funziona un risonatore, lo conosciamo da anni e ci sono corposi studi scientifici che ci dicono come funzionano e come progettarli. Una parte della matematica che si nasconde nei risonatori è particolarmente antica. Rispetto a quarant’anni fa oggi possiamo progettarli in modo molto più accurato e scegliendo il miglior materiale adatto allo scopo, secondo i calcoli. Possiamo anche duplicare il progetto e il materiale alla perfezione, in modo economico ed efficiente. La tecnologia di produzione ci permette una produzione di massa molto precisa.

Quando progettai l’Electric Lady i calcoli erano sui fogli e cercavo materiali che potessero funzionare da membrana ma che fosse anche assorbenti. Dovevo sperimentare con materiali diversi. Oggi invece possono ordinare facilmente una membrana che sia solida come una roccia ma anche assorbente nello stesso tempo. Prima non si poteva fare! Se guardo a cosa posso ordinare oggi, una membrana assorbente per le basse frequenze non è più un problema. Ed è un bene, perché oggi l’arte del trattamento acustico è spesso applicato a stanze di ridotte dimensioni dove il problema maggiore non è il controllo delle alte frequenze ma sempre quello sulle basse! Per le alte frequenze il problema è relativamente semplice, perché è un problema di riflessioni. E non stiamo parlando di calcoli per lanciare un razzo, è tutto relativamente semplice.

Spesso è più un intervento sull’angolazione dei trattamenti acustici che non la scelta dei materiali. L’isolamento e le basse frequenze sono la sfida nel project studio, perché dobbiamo mantenere sottili i prodotti per il trattamento acustico, viste le dimensioni. Trappole per bassi di grandi dimensioni sono escluse dal project studio per definizione. Come possiamo ottenere questo controllo? Per lo più con risonatori e membrane assorbenti. Oggi un certo numero di produttori di trattamenti acustici hanno spinto con politiche molto aggressive e, onestamente, possiamo comprare dei prodotti prefabbricati estremamente accurati, soprattutto per le membrane assorbenti. Ovviamente l’altra parte del lavoro è il loro posizionamento, che è il mio lavoro! Viviamo un gran momento: stessi materiali del passato, ma molto più accurati e con un prezzo molto più basso di un tempo.

Se torno indietro nel tempo, il trattamento acustico dell’Electric Lady di Jimi Hendrix costò a quell’epoca più di un milione e mezzo di dollari! Oggi sarebbero qualcosa come dieci milioni di dollari. Chi spenderebbe una cifra così folle per un trattamento? Oggi puoi costruire un ottimo studio con poche migliaia di dollari, grazie all’abbassamento dei prezzi e alla produzione di massa dei materiali.

 

LP A leggere brochure, datasheet e tutorial dei produttori di trattamenti acustici, oggi sembra che sia tutto così facile, ma l’intervento umano è ancora indispensabile.

JS È verissimo, hai toccato il problema! I produttori costruiscono con materiali meravigliosi, ma siamo anche nell’era del marketing e della pubblicità. Per chi lavora in questo settore, c’è molta disinformazione anche nel marketing di alcune aziende. È vero anche il contrario: ci sono anche ottime informazioni che sono fornite dai produttori, perciò il mio consiglio è di essere molto prudenti quando si cercano queste informazioni su Internet. È il problema di Internet: non è possibile semplificare dicendo usa questo o quello. Non è necessariamente vero che comprando un kit di sei pannelli e posizionandoli nella stanza tutto suonerà meglio.

 

LP Il problema è anche l’impossibilità di trovare un metodo di test per questi prodotti, essendo legati al progetto acustico.

JS Generalmente i produttori sono più interessati alla vendita che non a fornire dati concreti sui loro materiali. Per questa ragione non siamo interessati a endorsment, pur provando ogni prodotto per il trattamento acustico. Se lavorano bene, entrano nella nostra lista dei prodotti da poter utilizzare. Spesso abbiamo visto dei kit che erano anche sovradimensionati: se funziona con metà di spessore di spugna sintetica, per esempio, perché devo usarne di più? Inoltre c’è il punto di ascolto: a volte basta spostare di dieci centimetri un pannello o una membrana per far suonare tutto meglio nel punto di ascolto.

Il prezzo di questo spostamento non prevede alcun esborso! Zero soldi, ma un valore importante. A volte è la posizione dei monitor troppo vicino ai muri e qualcuno potrebbe suggerire di mettere un assorbitore dietro al monitor. Invece basterebbe spostarli! La soluzione di un problema acustico è una decisione che spesso non comprende l’acquisto di nuovi trattamenti!

 

La live room del Jungle City Studios realizzato tre anni fa

La live room del Jungle City Studios realizzato tre anni fa

LP Cosa ne pensi dei tool di correzione?

JS Alcuni produttori di monitor hanno inserito anche il tool di correzione della risposta del monitor nell’ambiente, sfruttando misure automatizzate con segnali di sweep e rumori ripresi da un microfono adatto alle misurazioni. Il risultato di queste misure è analizzato da un algoritmo che poi applica l’equalizzazione ai monitor per cercare di rendere corretta la risposta in frequenza dei monitor inseriti nello studio. Abbiamo provato molti di questi tool, tra cui quelli di Genelec e JBL, ma non tutti. Non c’è n’è uno che preferiamo all’altro, perché il nostro modo di lavorare prevede un progetto e poi le fasi di ascolto diretto dei monitor, non l’analisi delle misurazioni dei monitor. Generalmente parlando, il sistema di Genelec è molto buono, quello di JBL non è male.

Per tutti i sistemi di correzione vale la regola che in un pessimo ambiente acustico il loro uso può probabilmente migliorare l’ascolto rispetto a non usarli affatto. Usare un sistema di correzione può però essere molto utile anche in studi con ottima acustica, non per migliorare le prestazioni dei monitor, ma creando alcuni preset per poter ascoltare dagli stessi monitor con emulazioni di ascolti differenti o impostazioni di mix. Per esempio si può creare un preset per il mix Hip Hop, con un boost sulle basse frequenze. Usiamo questi sistemi di correzione soprattutto in situazioni broadcast, dove la risposta flat e non colorata è indispensabile, e creiamo dei preset per ascoltare in modo differente.

Questo metodo di correzione è utile anche per le agenzie di advertising, dove ci sono differenti figure che amano ascoltare in modo differente secondo la fase di lavorazione. Il sistema DSP di questi sistemi diventa quindi un valore se pensiamo ai differenti modi di ascolto e alla possibilità di creare dei preset.

 

LP È chiaro che dietro al tuo lavoro ci sono richieste specifiche e che controlli l’intero progetto.

JS Le persone ci chiamano per un progetto completo, non per decidere dove posizionare i pannelli o quali monitor comprare. Un progetto comprende anche l’impianto di aereazione, l’ergonomia dello studio, la qualità dell’ambiente che deve considerare anche la posizione di lavoro, i colori e la luminosità. Quindi il nostro lavoro non è solo trattamento acustico, ma è una presa in carico di uno studio e della sua interazione con l’artista. Non è quello che cercano tutti, ma in questi anni abbiamo visto un incremento evidente di richieste per i nostri progetti. Tra i progetti più interessanti ci sono sicuramente quelli più piccoli.

 

Lo studio Church di Paul Epworth a Londa, premiato quest'anno

Lo studio Church di Paul Epworth a Londra, premiato quest'anno

LP Parliamo del tuning di piccoli ambienti.

JS Le piccole stanze sono un problema, perché le basse frequenze sono molto più difficili da gestire rispetto a quelle alte, per le quali ci sono milioni di soluzioni. Per le basse frequenze dobbiamo pensare a soluzioni sottili, perché non c’è spazio per delle grandi trappole per bassi. Si possono usare membrane e risonatori già preconfezionati, ma ci vuole ancora molta arte per posizionarli e sceglierli. Inoltre vanno posizionati come fossero complementi di arredo, per non interferire con l’ambiente o con altri elementi con l’impianto di condizionamento. Usiamo sempre più spesso dei tool di progettazione per prevedere l’ascolto finale.

Ci sono due o tre software particolarmente adatti per digitalizzare il modello acustico, noi usiamo soprattutto Catt-Acoustic (www.catt.se) che ci ha dato ottimi risultati in questi anni. Il trucco è la modellazione, che deve essere estremamente accurata per fornire risultati reali.

 

LP Il trattamento acustico è dipendente dallo stile musicale a cui è dedicato lo studio?

JS La base di partenza è sempre la stessa: rendere l’ambiente silenzioso secondo la finalità. La silenziosità richiesta per uno studio broadcast o una radio è molto differente da quella richiesta per una sala di registrazione per orchestra, così come per l’hip hop. Ma l’accuratezza è sempre accuratezza e quindi la finalità di un ambiente con risposta accurata e non colorata è sempre la prima in testa alle cose da fare. Il concetto di accuratezza deve essere differente però per lo stile musicale. La stanza per la registrazione microfonica deve avere delle caratteristiche sonore che possono anche essere un colore timbrico. I più difficili sono gli studi dedicati a differenti generi musicali, perché un giorno devono suonare in un certo modo e un altro devono essere adatti a uno stile diverso. La risposta è l’acustica variabile, che può essere ottenuta con tende, tappeti, un soffitto che si può abbassare o aprire. Il successo è garantito.

 

LP Nel progetto come consideri le modifiche all’ascolto apportate della console?

JS Le riflessioni della console introducono uno shift nel dominio del tempo della risposta in frequenza e sono sempre un problema perché producono uno sfocamento nella risposta in frequenza, a causa del time delay molto ravvicinato. Può capitare anche quando i monitor sono posti troppo vicino al soffitto. Molti studi posizionano i monitor sulla console, ma la soluzione migliore è spostare un po’ indietro, anche di due metri o di pochi centimetri. Questo problema si ascolta soprattutto intorno ai 100/300 Hz e non è risolvibile con un equalizzatore. La soluzione è spostare i monitor dietro la console.

 

LP Come influenza la risposta la dimensione dei monitor?

JS La dimensione dei monitor deve essere proporzionale alla dimensione della stanza. Con sedici metri di profondità per la stanza, per esempio, ci vogliono dei main monitor, ma al di sotto occorrono dei nearfield e non dei midfield. Più è piccolo l’ambiente, più ci saranno problemi con le basse frequenze: alcuni monitor midfield sono molto ricchi di basse frequenze per cui produrrebbero ancora più problemi rispetto a dei nearfield. Poi bisogna tenere conto dei muri della stanza e della loro distanza, perché producono riflessioni, onde stazionarie e risonanze. C’è una frequenza che si può prevedere che indica quando i problemi sulle basse frequenze cessano e iniziano quelle sulle alte. Questa frequenza tende ad alzarsi man mano che la stanza si riduce di dimensioni. Le onde stazionarie si combinano con il segnale diretto e producono armoniche fino al sesto ordine, che interferiscono sulle medie e alte frequenze. La situazione peggiore è una piccola stanza in cui sono introdotte molte basse frequenze, che è poi l’esatta situazione in cui viene riprodotta la musica pop.

 

LP Come vedi il subwoofer in un piccolo studio?

JS Non è un problema, anche se introduce un’enorme quantità di energia in un ambiente di ridotte dimensioni. Deve però essere posizionato differentemente e con un range di frequenze specifico per le dimensioni dell’ambiente. Sono convinto che per nearfield e midfield il subwoofer sia un’ottima soluzione.

 

LP Parliamo di project studio. In USA è diventata la parola d’ordine e suppongo ci sia molto marketing per far vendere prodotti in chi si riconosce in uno studio di piccole dimensioni. Si può quindi parlare di project studio ancora oggi?

JS Considera che il mio primo progetto è stato il project studio di Jimi Hendrix, se vogliamo dare un significato nobile al termine project studio. Oggi credo che i termini siano sbagliati. Ciò che è sbagliato è il nome project studio, non la sua funzionalità. È uno studio ibrido e non abbiamo un nome corretto che identifichi cosa si realizza in uno studio così specificato. Abbiamo costruito studi di grandi dimensioni, che hanno avuto successo grazie al noleggio, come se fossero limousine, da parte delle case discografiche che investivano nella produzione. Questo modello si è definitivamente rotto circa quindici anni fa e il modello di businnes della musica venduta non permette più quegli investimenti, soprattutto il concetto di noleggio della limousine. Oggi abbiamo migliaia di studi economici, che possiamo chiamare home studio, residential studio, project studio o come vogliamo, ma per me sono sempre la stessa cosa.

 

Lasciamo John promettendoci di incontrarlo prossimamente in giro per il mondo. John ha scelto di entrare nel mercato italiano, grazie alla sua rappresentanza italiana curata da Giulio Curà che può essere contattato all’email giulio.cura@wsdg.com.

 

CHI È JOHN STORYK

John ha cambiato drasticamente il modo di concepire e progettare gli studi di registrazione, trasformandoli da laboratori asettici con ingegneri in camice bianco, in ambienti avvolgenti, confortevoli e congeniali a un processo creativo artistico. La sua carriera si lega a personaggi del mondo dello spettacolo come Jimi Hendrix e il suo Electric Lady che progetta all’età di 22 anni, Bob Marley, Stevie Wonder, Bruce Springsteen e a luoghi leggendari come l’Electric Lady e lo stadio Maracanà di Rio de Janeiro. Il gruppo di progettazione da lui fondato (http://www.wdsg.com) è attivo in tutto il mondo ed è vincitore di numerosi NAMM TEC AWARD per la progettazione acustica, il più recente nel 2015 per il Berklee College of Music di Boston, la punta di diamante della progettazione acustica contemporanea.

 

John in Italia con la moglie

John in Italia con la moglie

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