Lewitt ha conquistato un’ottima posizione tra i microfoni professionali, con un eccellente rapporto qualità prezzo e ottimi risultati. E' giunto il tempo di inserire in catalogo un microfono inedito e di incredibile flessibilità
Lewitt, azienda austriaca che, grazie a progetti innovativi, è riuscita in soli dieci anni di attività a ritagliarsi uno spazio di riguardo nel complesso mondo dei microfoni professionali ha lanciato qualche mese fa un microfono che ha generato molta curiosità nel mondo dell’audio; Si tratta di LCT 1040, pensato principalmente per le sorgenti vocali (ovviamente può essere facilmente testato anche su sorgenti di natura diversa) ed attualmente il progetto Lewitt più avanzato in termini di ricerca e qualità. Ma perché tanto interesse? Cosa potrà realmente modificare in termini di prospettiva un microfono nel ventunesimo secolo?
Procediamo con calma.
LCT 1040 è il naturale sviluppo del suo fratellino, LCT 940 che da anni occupa spazio negli studi di registrazione di tutto il mondo. Diciamo che Lewitt, con questo upgrade importante, rimodella le caratteristiche rendendo il nuovo microfono ancor più versatile e interessante.
Dal punto di vista progettuale entrambi sfruttano una capsula da 1" a doppia membrana collegata simultaneamente ad un circuito valvolare e ad uno a stato solido (FET). Proprio nel tipo di valvola utilizzata nasce la prima differenza fra i due. Infatti se LCT 940 monta una 12AX7, LCT1040 monta una E88CC selezionata della JJ Electronics. Questa valvola “garantisce” una qualità generale superiore oltre che ad una durata nel tempo maggiore.
Ma, ovviamente, queste non sono le uniche differenze fra i due microfoni Lewitt. Infatti nel nuovo nato abbiamo l’unità di remote (che si separa facilmente dall’unità di alimentazione…ma questo lo vedremo meglio in seguito) che propone una serie di controlli davvero molto utili e funzionali.
La filosofia di utilizzo e versatilità dei due circuiti presenti rimane immutata rispetto all’LCT 940 ovvero si ha la possibilità di miscelare, a proprio piacimento, la parte valvolare del suono con quella a stato solido. Esiste infatti, nella sezione di alimentazione (PSU), un’uscita “Mix” che somma le due sorgenti. A questo punto, attraverso un apposito controllo posto sul remote, si decide in tempo reale il mix tra suono valvolare con quello a stato solido. Oltre a questa vasta possibilità è possibile impostare, tramite una selettore a step, quattro diversi preset (Clear, Warm, Dark e Saturated) che colorano il suono in modo differente (già le denominazioni in qualche modo indicano una direzione) aumentando e di molto, le possibilità di resa sonora del microfono stesso. Ma non si finisce qui.
Infatti, sempre tramite il remote, si ha la possibilità di variare il diagramma polare con le configurazioni omni, ipocardioide, cardioide, supercardioide, figura 8 e tutte le opzioni intermedie. È possibile altresì applicare quattro livelli di attenuazione (0, ‑6, ‑12 e ‑24 dB) e attivare un filtro passa alto a 40 o 80 Hz (con una pendenza di 12 dB/ottava) e 120 Hz (a 6 dB/ottava). Sempre attraverso il remote, si possono modificare le due uscite del diaframma (front/retro) così da poter “girare” il microfono senza spostarsi dalla sedia. Ultima chicca, il tasto Sleep, che di fatto aziona uno stand-by del microfono evitando alla valvola tempi di accensione molto lunghi con conseguente usura della valvola stessa.
Già da queste considerazioni si può ben capire come il microfono sia un generatone di toni davvero vario e soprattutto come si possano facilmente modificare in tempo reale, stando comodamente seduti in regia e soprattutto come si possa scegliere il suono che si ritiene più appropriato durante la ripresa e non soltanto successivamente!
Hardware
Nella vita ritengo di aver visto un bel pò di “confezioni” di microfoni, anche di alto valore, ma mai mi era capitata una “scatola” di questo tipo. LCT 1040 è il sistema microfonico più completo che abbia mai visto! Lo si capisce appena ti arriva a casa per dimensione del packaging e peso (soprattutto dal peso, tanto che pensavo mi fossero arrivati dei monitor!!).
E’ arrivato in una robusta scatola di cartone protettiva contenente una grande custodia in plastica nera (in stile Peli). L'apertura della custodia rivela una sezione inferiore coperta da un divisorio e due grandi (circa 20 x 30 cm) portafogli neri con cerniera, tenuti in posizione nel coperchio da magneti incorporati. Uno di questi portafogli contiene il cavo del microfono da 5 metri dotato di connettore Hirose a 10 pin su entrambe le estremità (curiosità, entrambi i connettori sono maschio…questo perché, in caso di danneggiamento di un connettore, è sicuramente più facile intervenire sul cavo che sul microfono!… piccola attenzione che la dice lunga sul grado di attenzione riposto nella fase progettuale) e una custodia imbottita con cerniera per riporre il microfono lontano dalla custodia. Oltre a questo si ha un set completo di otto supporti elastici di ricambio per il supporto antiurto in dotazione. Il secondo portafoglio con zip contiene manuale utente in inglese, tedesco e cinese, un consistente libretto che ripercorre la nascita e lo sviluppo del microfono, la garanzia (la registrazione del microfono con Lewitt attiva la garanzia di ben 10 anni), un libro di data sheet e un "biglietto di benvenuto" firmato dal CEO e fondatore di Lewitt Roman Perschon.
Nella metà inferiore della custodia, sotto il divisorio, si trova il microfono, l’alimentatore, il remote, il supporto antiurto, l’anti-pop e una copertura antipolvere in tessuto per la griglia del microfono, il tutto posizionato ordinatamente in ritagli di schiuma. Sotto l’alloggiamento del microfono trovano spazio il cavo di alimentazione, vari adattatori per spine e un ulteriore supporto rigido. Lo shockmount (supporto antiurto) è a forma di “C” e garantisce la necessaria solidità e protezione al microfono. Lo stesso viene ancorato attraverso un sistema a leva molto comodo e intuitivo che ne garantisce la giusta presa. Esiste poi un’altro sistema a leva per inclinare lo shockmount a proprio piacimento. Ad esso si aggancia, mediante sistema magnetico, il filtro “anti pop” proprietario Lewitt a doppia maglia. Proprio questa caratteristica garantisce un ottima dispersione d’aria sulle “P” o tutte le parti che potremmo definire esplosive.
Il microfono ha, nella parte frontale, la valvola “a vista” come da tradizione Lewitt che lo rende particolarmente suggestivo! Il peso dell’accoppiata microfono + shockmount si rivela comunque consistente preferendo l’uso di aste adatte a sostenere un sistema di questo tipo.
L’unità di alimentazione (PSU) può essere agganciata o divisa dal suo remote. Una volta tirati fuori dalla scatola i due sono facilmente separabili attraverso un tasto posto frontalmente all’unità. La PSU, oltre all’alimentazione classica, ha l’ingresso microfono, l’uscita mix (quella che miscelerà la valvola con il circuito FET secondo il nostro gusto) ed un uscita FET per garantirsi la possibilità di avere il suono FET completamente separato dall’uscita mix. Oltre a questo troviamo un’altra uscita a tre pin (XLR) dedicata al collegamento del remote. Con un semplice cavo microfonico potremo quindi collegare il nostro remote passando attraverso una patchbay o tutto ciò che utilizziamo per il trasporto dei segnali microfoni in studio. L’unità di controllo può essere posizionata fino a 150 metri dall’unità di alimentazione (direi più che sufficiente…che ne pensate?)
Se non si vogliono separare le unità (remote/PSU) il dialogo fra le due è assicurato invece da un sistema di connessione a molla. Per finire una serie di led (forse un pò poco visibili?) ci raccontano lo stato nel quale la nostra unità risulta essere (quando è presente l'alimentazione di rete, quando il microfono è collegato, quando è completamente operativo e quando il controller è collegato in remoto).
In prova
Ho avuto l’opportunità di testare il microfono sul campo attraverso due sessioni di lavoro. Una con voce femminile ed una con una voce maschile. Ho utilizzato un Avalon 737 come preamplificatore escludendo sia la parte di compressione che quella di eq. Si sa che il tempo per la sperimentazione durante le fasi di lavoro non è mai tanto o perlomeno non tanto quanto si vorrebbe. Per questo ho separato l’unità di alimentazione da quella di controllo e portato quest’ultima in regia con me.
Come prima prova ho voluto testare i due circuiti, quello valvolare e quello FET (impostando il “mix” delle sorgenti prima completamente a destra e poi completamente a sinistra). Già questo primo esperimento mi ha regalato due suoni completamente diversi fra di loro confermando quelle che erano le mie aspettative. La valvola risulta meno aperta sulle alte e leggermente meno dettagliata mentre il FET risulta molto preciso, veloce e estremamente dinamico. Il passo successivo è stato quello di iniziare a “mixare” le due sorgenti e da quel momento ovviamente si iniziano a generare una serie di combinazioni e suoni davvero molteplici. La cosa super bella è che si può decidere seduta stante il suono che si vuole ottenere, cercandolo mentre il pezzo sta suonando. Questa possibilità è davvero impressionante perché in tempo reale si “scolpisce” quello che si ha in testa e nelle orecchie. Il sistema risponde molto bene e le differenze, seppur mai “pazzesche (e meno male che sia così) si sentono eccome!
A mio parere, sulla voce femminile (con quella media un pò “cattiva” e quelle “s” un pò ingombranti) ho trovato un buonissimo suono miscelando il FET con il preset “dark” della valvola in modalità cardioide. Ci sono arrivato in pochi passaggi, senza difficoltà segno del fatto che il microfono risponde correttamente alle impostazioni che si scelgono.
L’altra prova l’ho fatta con una voce maschile. Stesso modo operandi ed anche in questo casa (forse ancor di più che con la voce maschile) ho trovato quello che cercavo. Un suono FET con un aggiunta di valvola “clear” mi hanno dato un suono definito, dinamico e aperto nella parte alta. La dinamica è una delle caratteristiche più sorprendenti di questo microfono! Si ha la sensazione che la capsula possa accogliere livelli di dinamica molto importanti senza mai dare l’impressione di “schiacciamento”. Il suono rimane sempre molto equilibrato e ben bilanciato (ho poi verificato le caratteristiche tecniche dell’ LCT 1040 ed ho avuto conferma di questa importante dinamica che il microfono può gestire…con attenuazione a 0 dB il livello di ingresso massimo è di 137 dB SPL con una distorsione di 0,5% THD).
Altra caratteristica importante è la tridimensionalità del suono. A sensazione la voce “entra dentro il mix” occupando uno spazio che risulta essere “profondo”. Davvero piacevole!
Per quanto riguarda il controllo di effetto di prossimità, in modalità cardioide, ho provato ad agire sul filtri passa alto. Quello più indicato per ottenere il risultato è quello con la frequenza di taglio a 120 Hz e con pendenza di 6 dB per ottava. Il taglio risulta molto morbido e va ad attenuare quelle frequenze di ridondanza. E’ pur vero che, se si appiccica il cantante al microfono, il filtro non sarà sufficiente ma ci vorrà una correzione in fase di mix intorno ai 200 Hz. Se invece il cantante si posiziona a circa 20 cm dalla capsula l’effetto prossimità è gestibile con il suo passa alto. Gli altri tagli, precedentemente menzionati, vanno invece a “pulire” il sotto di determinati strumenti.
A questo scopo (ma non soltanto per questo, diciamo che un pò di curiosità mi era già venuta precedentemente), abbiamo provato il Lewitt sulle chitarre acustiche. Ho la fortuna di possedere diversi strumenti e così abbiamo fatto una “passato” con alcuni di essi (acustica sei corde, dobro, acustica 12 corde, classica). Per quanto mi riguarda, per le riprese degli strumenti cerco sempre “un carattere” ovvero mi piace acquisire il suono “colorato” dal microfono e dal pre. Ho provato il Lewitt in accoppiata con il Tube Tech MP1-A cercando appunto un suono che fosse “colorato”. Anche in questo caso, grazie al remote, è davvero facile opzionare con pochi passaggi il colore che più si adatta al gusto personale ed alla situazione contingente. Si suona direttamente sul pezzo e si cercano le modifiche più funzionali. Gli HPF in questo caso, anche grazie alla pendenza del filtro (12 dB per ottava) sono efficaci per eliminare già durante la ripresa il “rumbling” che si crea su certi strumenti acustici. Successivamente basta una lieve compressione per stabilizzare il suono su tutto lo spettro. Davvero divertente!
Stessa prova è stata fatte sulla ripresa di un amplificatore. In questo caso un Vox AC-30 (blue alnico) in accoppiata con una Fender Telecaster American Standard. Il microfono si comporta alla grande, la dinamica dichiarata è effettivamente gestibile in fase di ripresa senza ricorrere a pad o cose simili. In questa prova ho voluto testare la configurazione ad “otto” (è vero, amo i ribbon sugli amplificatori in accoppiata eventuale con un SM57) per ritrovare quel suono “aperto” che questa configurazione crea. Il risultato è sbalorditivo. Il diaframma largo (in accoppiata con il Vox) pilota le frequenze basse generosamente, le valvole producono (direi tutte insieme) un suono molto cremoso! Con il taglio a 40 Hz si pulisce tutto il “sotto” e, miscelando con un pò di circuito FET si riesce a dare quel poco di presenza per far “venire fuori” il suono! Non so se cambierei la mia accoppiata solita (ribbon + SM57) ma certo che…ci si avvicina davvero molto alla situazione ideale!
Conclusioni
E quindi? Cosa si può dire di un microfono di questo tipo? Io penso che Lewitt abbia voluto dare all’utente finale la possibilità di avere un sistema “all in one” hardware e cioè di poter offrire un sistema senza compromessi qualitativi a chi cerca diverse soluzioni sonore nell’ambito della ripresa della voce. E, se così fosse, il risultato è sicuramente centrato!
E’ un microfono concettualmente moderno ma che riesce a confrontarsi alla stesso livello con i grandi microfoni del passato. Il suono è sempre convincente ed io sono sicuro che, terminato il rodaggio necessario, il Lewitt LCT 1040 potrebbe riservare sorprese sonore ancor più sbalorditive.
Il prezzo del sistema è di circa 3500 euro (iva inclusa) che è adeguato se si pensa alla qualità diffusa ed alla resa del sistema stesso. Lo si deve intendere come un punto di arrivo e non come punto di passaggio. Mi spingo a dire che il Lewitt LCT 1040 ha l’ambizione di diventare il microfono principale di uno studio professionale ovvero il microfono di riferimento dello studio stesso. E’ evidente che nessuno butterà via gli U87 o gli U47 che già possiede ma, per tutti quelli che sono alla ricerca di un microfono senza compromessi, allora il discorso cambia. In questo caso, anche facendosi dei banalissimi calcoli si spesa, la scelta può tranquillamente direzionarsi su questo microfono.
Aggiungo che il mondo della ripresa è cambiato, gli spazi nei quali si agisce sono cambiati, le modalità di utilizzo dell’hardware pure! Io penso che avere la possibilità di assicurarsi qualità elevata e possibilità sonore molto ampie in tempi ristrettissimi, siano delle scelte oggi imprescindibili. È vero, si potrebbe fare come si è sempre fatto ovvero testare diversi mic su ogni cantante ma sappiamo bene come spesso queste dinamiche lavorative appartengano ad epoche passate…in questo caso, si ha la possibilità di avere tutto questo in un’unica macchina e, senza pregiudizi, si possono richiamare diversi suoni e tutti (o quasi) efficaci. Lewitt ha davvero la possibilità con LCT 1040 di far cambiare opinione anche ai più scettici! Quindi buon divertimento a chi lo potrà utilizzare e valorizzare nel tempo!
PRO
Suono complessivo
Completa versatilità
Costruzione
CONTRO
Peso complessivo del sistema
INFO
Prezzo: € 3.499
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