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l'artigiano del suono, i microfoni a nastro


Ho iniziato ad usare il mio primo microfono a nastro quando Luca Bignardi mi propose di provare la sua serie di produzione microfonica, i Big Mic

Non volle mai dirmi come faceva a costruirli, ma rispettavo i suoi segreti, ed era anche affascinante usarli senza saperne troppo circa la loro costruzione. Mi propose sia i valvolari che i nastro. Ne comprai subito la coppia, due valvolari e due nastri. Iniziai a usare i nastri per la ripresa degli ambienti della batteria, lo strumento più articolato da riprendere e che ogni volta mi costringe a trovare soluzioni nuove di ripresa!

Li ho accoppiati con due Neumann U87, che non sono mai mancati nel mio setup. Se li avessi messi frontali avrebbero ripreso parte della sala e parte del muro. Decisi di posizionarli paralleli alla batteria, almeno avrei ripreso tutto quello che girava in quella stanza! E via, iniziò il mio viaggio col nastro! La figura polare a 8 mi metteva un dubbio: come posizionarli?

Il nastro e me

Da molti anni i microfoni a nastro erano andati in disuso, sostituiti dai bei condensatori e valvolari. Avevano perso la loro fondamentale caratteristica o, semplicemente, era tutto meglio con i microfoni a condensatore o valvolari. Ero in contatto nel 2006 con Francesco Borsotti, presidente Midiware, il quale mi propose, dopo un seminario su Reason a Milano, di provare una nuova linea di microfoni. Perché no? Goloso come sono di novità, accettai subito: erano gli sE Electronics. Mi mandò diversi modelli tra cui gli R1, i primi ribbon del marchio. Sapevo che molti ingegneri li usavano anche per le riprese di chitarre elettriche. Subito con Massimo Varini provammo ad aggiungere sulla cassa della chitarra il microfono a nastro. Rispetto agli Shure SM57, R1 si comportava come un vecchio e brutto microfono, ma la magia c’era e arrivava quando lo sommai agli altri spavaldi microfoni: fungeva da legame tra tutti i microfoni e produceva un suono unico. Sembrava quasi di essere in saletta, davanti alla cassa. Sommavo il tutto con un Thermionic Fat Bustard, non poco.

 

Da quel momento, la somma di due Shure SM57, un AKG D112 e un sE Electronics R1 mi ha fatto ritrovare un suono che cercavo da molto tempo. Gli R1 sono ancora miei fedeli alleati.

Iniziai allora ad appassionarmi al suono del nastro e perché non provarne altri? Comprai a scatola chiusa il Coles, la così detta saponetta. Lo posizionai davanti ad una Martin di Massimo Varini, preamplificato da un Dude DM1 e passato in un equalizzatore API. Dovevamo riprodurre un’acustica strumming molto particolare. Era molto pestata, e cercavamo un suono scrauso. Avvicinai molto il microfono al dodicesimo tasto ed aggiunsi 2 kHz a + 12 dB, e anche 8 kHz. Provare per credere, il suono era quello che volevo!

Mi piace anche mettere il Coles sopra al rullante a circa un metro di distanza. Rende molto reale la ripresa dello stesso. La particolarità di essere scuri permette di limitare i rientri delle alte frequenze dei piatti, anche nella ripresa degli ambienti. Posso così comprimerli senza avere quello sgradito aumento delle alte frequenze.

Dal Røde NT5 all’NTR

Ogni fonico si contorna dei suoi ferri del mestiere, ognuno fa quello che deve fare. Ci sono delle eccezioni oltre a must come i miei DPA 4011 che ho sempre amato. Molti mi chiedono un microfono da consigliare per registrare la voce, ma che sia economico. Beh, almeno un eccezione esiste tra i microfoni di basso costo, tra tutti i microfoni che ho usato fin ora. Costa davvero poco ma è decisamente soddisfacente. Røde NT5: l’ho provato inizialmente su chitarre acustiche. Per caso mi sento con Beppe Isgrò, mio collega. Mi propose parlando di microfoni a nastro i nuovi NTR sempre di Røde. Ha insistito per farmeli provare, mi sono arrivati da circa una settimana. L’oggetto è professionalmente interessante, bello massiccio. Le caratteristiche costruttive si presentano bene.

Comincio da subito a usare il Røde NTR, che si differenzia immediatamente dai classici e sempre professionali microfoni a nastro. Se non lo paragoni con un Brauner o al NT5 potrebbe essere usato subito come microfono principale. La sua risposta in frequenza è più aperta, per cui di riproduce la gamma delle frequenze nel modo più fedele possibile, ma con la caratteristica di un ribbon. Anche l’effetto prossimità, per esempio sulla voce è caldissimo. Mi ha davvero sorpreso. Amo continuamente rimanere aggiornato con tutti i prodotti che escono, non si finisce mai di imparare e conoscere tecnologie e concetti funzionali nuovi e diversi. E il tutto grazie ai colleghi, che ringrazio ed apprezzo per i loro consigli, oltre oltre che a farmi testare le loro attrezzature.

 

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