Roland è stata maestra nel produrre library di campioni in forma di espansioni hardware per i suoi synth ed expander. ciò che una volta richiedeva soldi per espandere, oggi si ottiene con poche decine di euro, e il parco dei suoni ne guadagna!
La passione per un preciso strumento può esplodere anche da elementi di contorno o assolutamente marginali: in questo caso, tutto nasce da una card di espansione della serie SRX di Roland ricevuta in dono da un amico. Rilasciate a partire dall’anno 2000, le card SRX contengono ciascuna fino a 64 MB di forme d’onda per Patch e Drumkit; queste schede sono compatibili con un’ampia gamma di strumenti Roland realizzati nell’ultimo decennio, tra cui alcuni pianoforti digitali della serie RD-700, i sintetizzatori delle serie Fantom, XV, Juno i moduli SonicCell e le tastiere V-Combo, G-70 ed E-80. Questa scheda mi ha spinto a esplorare quel mondo di Roland di un tempo, fatto di expander con una palette timbri generalista e di qualità, da tenere in studio per una composizione al volo o per un live improvvisato con gli amici. La mia ricerca si è focalizzata sui due expander l’XV-5080 e Fantom XR; ampio parco di slot per le card SRX in entrambi e altri plus quali le uscite digitali, ma soprattutto un sampler player per impiegare forme di onda desunte dall’esterno. Scartato l’XV per alcuni motivi che spiegherò in seguito, ho concentrato le mie attenzioni sul Fantom XR: l’architettura della generazione di sintesi in PCM ricalca quanto già proposto da Roland a partire dai synth della serie JV: quattro Multisample Tone mono/stereo combinabili all’interno di una Patch e per ciascuno un menu di editing che comprende parametri per intervenire sugli inviluppi del Pitch, i classici stadi TVF e TVA del marchio nipponico, più una coppia di LFO, nonché tre blocchi effetti rispettivamente per riverbero, Chorus e MFX, più un blocco Master a valle del mix. La polifonia è di 128 note. Il sampler del Fantom XR è in grado di leggere file nei formati S-700 di Roland, WAV e AIFF; lo strumento dispone inoltre di alcuni plus quali il modo Matrix nell’editing del timbro, per la gestione dal mondo esterno di una serie di parametri liberamente assegnabili, e di modalità Chord e Rhythm Pattern a supporto di una performance live. Il Fantom XR è espandibile con una RAM DIMM PC133 fino a 1 GB, reperibile oggi a poche decine di euro, mentre frontalmente è presente uno slot per ospitare una card in formato PCMCIA in tagli fino a 1 GB, dove memorizzare in modo permanente Patch, Performance e sample. Nelle connessioni troviamo una coppia di ingressi audio per integrare segnali esterni, impiegabili anche per gestire il segnale di un secondo strumento del proprio setup; agli ingressi è associato un blocco effetti dedicato.
La scelta
Ho sempre amato la pasta sonora restituita dalla serie Fantom X, non eguagliata secondo me con la successiva e ultima gamma G: nel carattere spiccano pulizia, profondità e dinamica, con quel pizzico di boost in gamma medio-alta che consente alle timbriche lead di emergere in un mix affollato. Molte patch acustiche a corredo sono ancora ampiamente utilizzabili, tra cui gli archi in sezione, le chitarre o l’ottimo pianoforte multilayer, mentre l’ampio arsenale di waveform sintetiche consente di riprodurre con buona approssimazione diverse sonorità storiche dei sintetizzatori Roland. Ho scartato l’XV-5080 per motivi tecnici ed economici: il sampler supporta anche la lettura di sample in formato Akai, ma obbliga a doversi poggiare su un’unità esterna SCSI per la lettura, limitandone la portabilità: inoltre, la ridotta RAM a disposizione (fino 128 MB), basata su obsoleti banchi SIMM, e il costo odierno delle Smart Media Card per lo storaggio delle waveform ne hanno fortemente sconsigliato l’acquisto. La valutazione sull’usato è a favore del Fantom XR, reperibile anche a cifre intorno ai 350 euro per un esemplare in buone condizioni non espanso, mentre per un XV-5080 si può arrivare a spendere un centinaio di euro in più: vale la pena? Un cenno anche alle quotazioni della serie di card SRX: benché alcune siano di ottima qualità, sono proposte dagli appassionati a prezzi improponibili, e in alcuni casi pari quasi alla metà del valore dello strumento per una singola unità; grazie a software come Sample Robot o converter da poche decine di euro come Awave, oggi potete attingere materiale dai vostri virtual instrument preferiti, oppure da librerie di sampler storici reperibili gratis su internet, arricchendo la palette del Fantom XR con timbriche originali.
Conclusioni
Se siete interessati a un Fantom XR, andate alla ricerca di un modello full optional, dotato dell’ultimo aggiornamento alla versione 2.0.2; i software editor e gli applicativi per il sampler si sono fermati al supporto di piattaforme basate su Windows XP o un Mac con un OS X non recente (fino al 10.3), però vanno seriamente considerate se volete compiere dell’editing approfondito, perché consentono di bypassare una procedura analoga attraverso i pochi controlli dal pannello e il piccolo display. Come sempre, buona caccia!