L'uomo del pianeta accanto, che visse tante volte e che visse sempre prima degli altri.
Una carriera incredibile di cinquant'anni, David Bowie il trasformista, Ziggy Stardust, Aladdin Sane, l'algido Duca Bianco, insomma un riferimento assoluto per tutti i musicisti di ogni tempo. Non ha mai potuto adagiarsi sulla propria gloria e sul proprio passato, come sempre fu concesso a Bob Dylan, Leonard Cohen o Neil Young ad esempio. Forse perché da lui ci si aspettava una rivoluzione a ogni disco, che puntuale è sempre arrivata. Bowie non era un suono ma tanti suoni, universi differenti con una voce unica a legare sempre il tutto ma soprattutto a giustificare e prendere per mano ogni ascoltatore ammaliato o diffidente e a portarlo nel proprio iperuranio. The Show Must Go On cantò per l'ultima volta Freddie Mercury prima di lasciarci, niente può fermarsi mai e niente invecchierà mai davvero. Passaggi di testimoni e testimonianze, luci accese sull'ultima scena, dissonanze e voci impetuose travolgenti. Blackstar è il passaggio di testimone di Bowie, il sinistro e inquietante Lazarus è il testamento artistico. Consapevole di una fine imminente, ha addirittura programmato l'uscita coincidente dell'artista con la dolorosa fine dell'uomo. Già il video che lo accompagna è un passaggio tra un mondo e un altro, tra il bianco e il nero. Guardare oggi questo ultimo video di David Bowie, Lazarus messo online il 7 gennaio 2016, è ovviamente difficile. Quasi un collegamento con un malato terminale che lotta contro un male insormontabile. Il duca bianco si traveste da Lazzaro, un moribondo, un corpo in disfacimento di un cadavere ancora non cadavere, che sta morendo e implora la risurrezione come effetto catartico e purificatore. Morire per risorgere. Lazarus, una vena rock bues contaminato da atmosfere noir.
Il suono del disco
Blackstar è realizzato da Bowie con l'aiuto di un gruppo di musicisti newyorkesi, strappati al jazz e guidati dal sassofonista Donny McCaslin. Una strana alchimia concepita da un artista electro, da sempre attento a tutte le contaminazioni. Il risultato è un album estremamente intenso e ispirato che tiene insieme il soul con il jazz, il trip hop col rock sperimentale e un sapore alla Massive Attack. Niente di già sentito, niente di scontato a cominciare dal brano che dà il titolo al lavoro, una piccola suite con un ritmo nervoso a tinte scure. Parole fredde, consapevoli e amare quelle del testo di Lazarus; una forzata e annunciata dipartenza, lenta e inesorabile, come lente e inesorabili sono certe sentenze. Ecco un estratto del testo: Guardate qui, sono in paradiso, ho cicatrici che non possono essere viste... guarda qui amico, io sono in pericolo... non ho niente da perdere... con il tempo ho avuto modo di andare a New York, vivevo come un re, poi ho usato tutti i miei soldi... sai, io sarò libero, oh sarò libero...
Lazarus al microscopio
L'inquietante e ipnotico Lazarus è un insieme di piccole cose che riescono a incastrarsi in un suono e in un'atmosfera unici. Chitarra clean con un piccolo delay, un'altra chitarra leggermente distorta e lontana che si fonde al sax di Donny McCaslin. Batteria piuttosto avanti nel mix, una sonorità jazz molto groovy a pattern con dei fill contenuti e decisi, un basso (sicuramente un Fender d'annata) suonato col plettro. La voce con un consueto ADT, che vedremo più avanti, in un piccolo ambiente. Da destra a sinistra, arrivano da lontano note disperanti di sax e di chitarra. Il groove continua incessante, monotono e inquietante. Sale la pressione e il drumming diventa più intenso. Il mix sale tutto. Il sax a un certo punto si sostituisce alla voce, come a dire che è finita.
La ripresa della voce
Racconta Tony Visconti, il produttore di tanti dischi di Bowie, che registrare la voce di David è sempre stato molto semplice, grazie al grande controllo che l'artista ha sempre avuto della stessa, di fronte al microfono senza riscaldamento con talento e intuito. Un grande cantante che aveva anche smesso di fumare, ritrovando nella voce anche alcune frequenze alte e una maggiore estensione che erano andate perdute. Il microfono usato è una scoperta dello stesso Bowie, un vecchio microfono stereo Manley Gold di una ventina di anni, mandato dentro a un preamplificatore Avalon VT737SP o a un Universal Audio 2-610. La voce è processata o meglio caratterizzata da una ADT (Abbey Road Studios Artificial Double Tracking) il più leggendario di tutti gli effetti a nastro di Abbey Road che può essere ascoltato su innumerevoli produzioni. Nel corso degli anni, molti tecnici di registrazione hanno cercato di replicarne l'effetto con parziale successo, anche perché una descrizione definitiva del processo esatto utilizzato in Abbey Road è finora un segreto gelosamente custodito, come l'inimitabile formula della Coca Cola. ADT nasce agli Abbey Road Studios nel 1960 per le esigenze innovative di registrazione dei Beatles; la band era sempre alla ricerca di effetti vocali nuovi a più strati. Per risolvere il problema, l'ingegnere di Abbey Road di allora, Ken Townsend, creò l'Artificial Double Tracking: collegando il registratore primario a una seconda macchina con una velocità controllata e variabile, si riproducevano due versioni dello stesso segnale contemporaneamente. Modificando poi delicatamente la frequenza con un oscillatore per variare la velocità della seconda macchina, il segnale riprodotto poteva essere spostato di quel minimo che rendeva il suono come una traccia separata. L'introduzione di ADT è stata una pietra miliare nella storia di registrazione sonora e di questo strumento hanno beneficiato moltissime produzioni registrate ad Abbey Road. ADT divenne una parte così importante e integrante del processo di produzione dei Beatles, che il cambio epocale di Abbey Road da quattro a otto tracce per la registrazione fu rinviato di diversi mesi, fino a quando le nuove testine M3 del registratore a otto tracce poterono essere modificate per consentire l'uscita di sincronizzazione indipendente necessaria per il funzionamento dell'ADT. John Lennon, soprannominato Mr. ADT, influenzò il modo di registrare le voci di tutto il mondo; uno degli esempi storici è sicuramente Instant Karma, divenuto un must.
La ripresa della batteria
Un suono morbido e incisivo allo stesso tempo, molto presente, registrato con tutti preamplificatori vintage per un suono retro in un box dry senza forme di ambienti. Una microfonazione abbastanza convenzionale per la batteria, un AKG D12 per la cassa insieme a un Electro-Voice RE20 collocato appena dentro la pelle vicino al battente per ottenere più attacco, in input nello stesso canale e mescolati tra loro. Il rullante è ripreso con due Shure SM57 sopra e sotto, mentre per l'hi-hat sono stati usati dei piccoli AKG a clip che si utilizzano solitamente in live sui tom. Gli stessi tom microfonati con Sennheiser MD421 e un paio di Calrecs come panoramici. Un paio di piezo o PZM vecchio stile a rinforzare l'ambiente, anche se Tony Visconti afferma che si sarebbero potute usare solo quelle due tracce come ripresa dell'intero suono di batteria. I piezoelettrici erano posizionati in alto negli angoli della stanza, raccogliendo abbastanza grancassa e rullante. Devo dire che adoro anche io i microfoni piezo, li ritengo molto duttili e adatti ad esempio per riprese di pianoforte per enfatizzare l'attacco o anche come ambiente. Sicuramente una buona compressione è stata utilizzata su rullante e cassa, un po' di meno sui PZM.
Altri strumenti
Oserei dire, chitarre descrittive, insinuanti e liriche. Vari piani sonori e stereofonie che in cuffia si apprezzano ancora di più. Davanti all'amplificatore uno Shure SM57 e all'occorrenza sempre pronto un PZM dalle mille sorprese. Un terzo microfono nella parte posteriore dell'ampli, un Sennheiser MD421, posizionato così per dare più basse. Per il sax un microfono valvolare Neumann U47 che molto lega con le chitarre e quasi si insegue. Tutto qui e tanto qui, per consegnare al mondo l'ultimo capitolo di una storia infinita e immortale di un uomo che frequentò la terra, consumò piedi e anima, vestito da rockstar fino al midollo.
Outboard, pre-produzione e produzione
Alcuni dei propri dispositivi esterni di Tony Visconti: preamplificatori Focusrite Red, Universal Audio 2-610, Avalon VT737SP (utilizzato per la voce di Bowie), MPA Pro; compressori PreSonus ACP88, ART Pro VLA, dbx 166a, dbx 163x, Alesis 3630, BBE Sonic Maximizer; equalizzatori Aphex 109, Alesis graphic. Ascolti Genelec e KRK. Il disco è stato registrato su DAW Logic Pro con una scheda MCI utilizzata solo per il monitoring.