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Test: Soyuz SU-017, un microfono spaziale

Rapporto qualità/prezzo8
Costruzione9.5
Suono10
Facilità d'uso10
9.4

Anche la Russia per ragioni storiche analoghe a quelle tedesche, ha un’antica tradizione nello sviluppo e produzione di microfoni: in chiave moderna si presenta il marchio Soyuz, che coniuga sapienza tecnologica sovietica e un design che ricorda le cupole delle chiese ortodosse russe. Soyuz SU-017 è un microfono stupefacente da tutti i punti di vista: condensatore valvolare a diagramma largo, dall’estetica mozzafiato e suono sopraffino.

Mi aggiro nell'immenso padiglione del Musikmesse 2016 dedicato al settore pro-audio, guardandomi intorno alla ricerca di uno stimolo visivo o acustico, con la intima determinazione di non voler cedere all'indifferenza o peggio ancora alla sensazione che questi castelli di outboard e questi campi di fader, superfici di controllo e schede audio oramai non riescano a trovare una loro sincera identità, schiacciati dalla perfezione di tanti illustri predecessori che sembra non aver senso rimpiazzare o migliorare: troppi marchi, troppi prodotti che ripropongono lo stesso schema e che servono solo ad appagare un narcisismo del proprio produttore. In questa visione marxista in cui comincio a pensare che basterebbe un Neumann U67, un Neve 1073 e un UA1176 per fare qualunque cosa nel mondo della musica e tutto il resto è sovrastruttura, il mio sguardo incrocia un oggetto che mi sradica dalle derive anticapitalistiche e dalle astruse critiche all'economia politica, per farmi tornare nel mondo reale: si tratta di un microfono dal design inusuale, un bellissimo cilindro bianco con le sommità in ottone e con la capsula staccata dal corpo. Sarà solo fumo negli occhi? Grazie al gentilissimo titolare di Tedes, il distributore italiano, riesco a farmi recapitare il pregiato oggetto presso il mio studio e così a fare conoscenza di questo relativamente nuovo prodotto.

Alimentatore, shockmount e il case di legno in cui alloggia SU-017

Nella botte piccola...

Il microfono si presenta in un piccolo case in legno e non so perché – forse l'essenza palpabile del legno venato o il logo impresso a fuoco - lo associo ad una piccola botte dove riposa il migliore dei vini. Apro lo scrigno e appare lui, uno zar sostanzioso (il peso è di circa un chilo) dall'eleganza che ricorda i vecchi fasti dell'impero russo. In sua compagnia ci sono l'alimentatore esterno, il relativo cavo a sei pin e lo shockmount elastico, tutti coordinati dalla verniciatura bianco panna. Nella confezione sono presenti i documenti d’identità, ovvero un foglio che rappresenta la risposta in frequenza specifica del microfono e le firme autografe del personale che si occupa del controllo di qualità. Date le premesse, è deludente che la confezione non offra una valigetta di trasporto, considerato anche l'alto target del prodotto in oggetto. Il microfono è un valvolare cardioide a diaframma largo: la capsula da 34 mm a doppia membrana anodizzata in oro è a figura fissa e può essere sostituita con differenti capsule per ottenere direzionalità e figura otto. È prodotta internamente a Soyuz e, stando a quanto dichiarato dal produttore, si ispira al progetto della capsula K67 della Neumann (ecco nuovamente i corsi e ricorsi storici...) che diede vita al superbo U67. Come si può osservare, la capsula è posta esternamente al corpo ed è in ottone, come la sommità e la parte inferiore del corpo stesso. All'interno del cilindro è ben visibile la valvola, a pentode in circuito triodo tipo 6J1P, anch'essa realizzata in Russia da una società esterna a Soyuz, attiva sin dagli anni sessanta e specializzata nella produzione di valvole di alta qualità. Tutto il circuito passivo interno è realizzato a mano, con cura e precisione maniacale. La risposta in frequenza presenta linearità su tutto lo spettro fino ai 5 kHz, laddove è ravvisabile un boost di un paio di decibel e successivamente un'altra campana tra i 10 e 20 kHz. Il rumore del microfono è trascurabile (20 dB (A)), e rientra nella media dei rumori generati da microfoni valvolari, con una impedenza uscita di 270 Ω, cosa di cui tener conto nella scelta del preamplificatore.

Il grafico della risposta in frequenza risultato dei rilevamenti eseguiti da Soyuz in camera anecoica

In prova

Il tempo di far scaldare la valvola e Soyuz SU-017 si appresta a compiere una serie di test nello studio. Il peso di un chilo impone una certa attenzione nel maneggiare aste, accompagnato dal timore di andar fuori dal baricentro e far cascare il gioiellino per terra. Quindi aste robuste e avvitamenti saldissimi per evitare brutte sorprese. Preamplifico il Soyuz con il Rupert Neve Design 511, anche perché mi interessa osservare la risposta all'aumentare della distorsione armonica, consentita dal pre tramite il controllo Texture. Avvio Pro Tools e schiaccio Rec: dall'altra parte del vetro un mio collaboratore suona una chitarra acustica; dopo di lui passeranno i cantanti e un batterista che frequentano lo studio, implorando loro di prestarsi al test. L'ascolto rivela sin da subito una pienezza, un dettaglio e un colore travolgenti e ci facciamo prendere dall'entusiasmo. Il microfono denota un proprio carattere, una solidità sulle basse frequenze, un focus preciso sulle medie e un appagante senso di presenza e aria sulle alte. IUn particolare della valvola interna del microfonol confronto con il Neumann U87A di studio è di rigore, giusto per avere un riferimento di alto profilo. Ebbene, sulle voci e sulla chitarra acustica il Soyuz sembra avere un colore più brillante e preciso, tanto da sorprenderci più volte considerata la qualità dell'U87A. L'aria e la presenza non diventano mai acide ma riescono a enfatizzare nel miglior modo possibile la caratteristica naturale della fonte. La ripresa vocale merita davvero un discorso a parte, tanto è eclatante la miglioria che il Soyuz è in grado di regalare. Non stiamo parlando di sottili confini psicoacustici, parliamo di un fattore evidente anche a orecchie non esperte: è come scoprire che la vetta raggiunta (l'U87) nascondeva una vetta ancora più alta (il Soyuz): certo, ricordandomi il timbro dell'U67 che per me resta il santo graal microfonico, trovo che il confronto con Soyuz decreti il microfono russo come vincitore. Al momento dei test ancora non sapevamo che nel frattempo il produttore dei Coldplay Rik Simpson dichiarava che nell'ultimo album A head full of dreams la scelta nel registrare la voce di Chris Martin era ricaduta proprio sul Soyuz, che era risultato il migliore tra tanti competitor. In ogni caso sul sito http://www.soyuzmicrophones.com è possibile ascoltare un po' di esempi audio in cui viene proposto un confronto diretto tra SU-017 e U67 (oltre che un AKG C12): il timbro, la risposta sui transienti e il carattere sembrano gli stessi.

I circuiti interni di Soyuz SU-017 con la valvola

Conclusioni

Il Soyuz SU-17 ha in breve tempo incontrato il favore di produttori di fama mondiale, sedotti da una qualità eccellente e un carattere ben preciso, colorato, paragonabile all'U67. C'è il calore della valvola ma anche un dettaglio altissimo e un'ariosità delicata, mai aspra. Il microfono è impegnativo in termini economici ma è il prezzo da pagare per portare a casa uno dei migliori microfoni valvolari a diagramma largo attualmente in produzione e che, una volta provato, conquista il cuore di cantanti, produttori e fonici che popolano questa valle di emozioni. Complimenti a Soyuz!

 

PRO

Suono di qualità superba

Design

CONTRO

Mancanza di pad

 

INFO

Tedes

Prezzo: € 3460,00 + IVA

Allegati

FileDescrizione
pdf Test - Soyuz SU-017

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