Dopo essersi guadagnata il rispetto della comunità mondiale dei producer e sound engineer, Acustica Audio presenta a sorpresa un paio di plug-in che non emulano grandi nomi del passato: un filtro HPF e un filtro LPF con due modalità circuitali, e due peak a +2 e +6 dB di risonanza. Indispensabili per iniziare il mix e caratterizzare le tracce.
La storia dei due plug-in Fire Filter, un filtro passa alto (HP o HPF) e un passa basso (LP o LPF) è singolare: malgrado Acustica Audio abbia un bagaglio di campionamenti di decine di filtri HP e LP di console ed equalizzatori, la scelta è andata contro corrente. Giancarlo Del Sordo, il guru informatico di Acustica Audio, ha incaricato Stefano Dall’Ora di produrre un hardware il più possibile flessibile e pulito per campionare, elettrone dopo elettrone, il lavoro dei classici filtri che si trovano in equalizzatori e console.
Non esiste in natura un unico modello di filtro: schemi circuitali differenti hanno caratteristiche differenti che possono essere più o meno udibili. Nel caso di Fire Filters, il circuito elettronico è stato creato secondo i filtri Bessel e Butterworth, con pendenze selezionabili tra 12, 24 e 36 dB ma, soprattutto, con un range di frequenze molto esteso, così da poterli usare anche in situazioni di mastering. Oltre ai due modelli di filtro, sono stati inclusi anche due filtri Peak con una risonanza di +2 e + 6 dB, che ovviamente risulta più o meno pronunciata in base alla pendenza del filtro.
Come per tutti i filtri, anche per questi vale la regola aurea che per modificare il meno possibile la fase occorra mantenere bassa la pendenza, intorno ai 12 dB per capirci ma anche meno. Al contrario una pendenza molto alta, proporzionalmente più selettiva, introdurrà una distorsione di fase importante nel punto di taglio. L’equilibrio sta nel scegliere la giusta pendenza e il giusto modello: Bessel è più trasparente e delicato sui transienti, al contrario di Butterworth che è più selettivo e invasivo; 12 dB/Oct è un valore più cristallino di 36 dB/Oct. Il grande vantaggio di questi filtri è l’estensione del range di frequenza. Il filtro HP scende a 10 Hz partendo da 6,3 kHz, consentendo in mastering di tagliare le frequenze infrasoniche sotto i 20 Hz, mentre il filtro LP parte da 40 kHz e arriva a 63 Hz, diventando molto creativo usando i filtri Peak su frequenze superiori ai 10 kHz. L’unica eccezione è lo slope a 6 dB, cioè un polo, basato sul classico schema condensatore resistenza.
Come sono nati
Stefano Dall’Ora ha costruito e campionato i Fire Filter su progetto di Acustica Audio. Fin da giovane Stefano aveva due grandi passioni: la musica e l'elettronica. Ha scelto la prima come sua professione, tuttavia dopo aver conseguito il diploma al Conservatorio ha sempre continuato a lavorare nel campo della registrazione audio e dell'elettronica ad esso applicata. Ha incontrato Acustica Audio sul suo cammino circa sette anni fa e da allora si occupa di campionamento e progetti analogici per l’azienda di Lodi, con alcuni plug-in proprietari, per Acqua e Nebula, che si trovano sul suo sito Soundrops. Ha costruito il prototipo dei filtri basandosi sui classici circuiti utilizzando operazionali discreti e una serie di condensatori con tolleranza al 5%. Ogni filtro è realizzato in software con circa trenta campionamenti così da mantenerlo leggero sulla CPU, campionando sia la risposta in frequenza che la risposta in fase.
In prova
Entrambi i filtri pesano poco sulla CPU ed è un gran bene, perché ne serviranno più di uno per le tracce di un mix. Non sono stati campionati con livelli d’ingresso differenti, perché lo scopo questa volta era la massima linearità in campo analogico senza cercare la distorsione. Il controllo del knob è continuo, non ci sono infatti scatti nelle frequenze. La semplicità è estrema: si sceglie lo Slope e il Mode (assente su 6 dB): un giro alla manopola e si arriva al risultato. Lo scambio di modalità purtroppo prevede un momento di stacco dal suono processato, con un brevissimo fade in/out, prima di caricare la modalità o la nuova pendenza: la conseguenza maggiore è che un confronto A/B è poco pratico, ma non impossibile. Il fatto di aver campionato questi filtri ha un significato preciso. Tutte le DAW hanno i propri filtri HPF e LPF, basati su algoritmi, ma c’è una bella differenza tra il suono di algoritmi digitali e questi due piccoli Fire Filter, che mantengono una organicità e un controllo sui transienti che non si può non notare: gli attacchi sono sempre più puliti, più precisi rispetto a semplici HPF e LPF programmati in digitale, e ci sono sfumature anche sul colore del suono che sono evidenti rispetto alla controparte digitale. Inizialmente ci siamo chiesti il motivo per cui investire risorse di sviluppo su dei semplici filtri, ma dopo aver provato i Fire Filter la ragione è chiara: i Fire Filter suonano meglio, più naturali, più pieni e vivi rispetto a semplici filtri digitali, rispettando sempre il materiale di partenza.
Non ci sono distorsioni armoniche importanti e la trasparenza è conservata, anche se un minimo di colorazione, probabilmente dovuta dal comportamento più analogico sui transienti, viene aggiunta sulla traccia in senso benevolo e più piacevole all’ascolto. Oltre al classico uso che se ne può fare per pulire le basse frequenze sulle tracce per l’HP, ci sono alcune applicazioni non scontate lavorando con entrambi i filtri in serie in modalità Peak, che sono quelli più interessanti per l’equalizzazione. Per dare un po’ più di punta sulle basse e alte frequenze, senza incidere sul mix, si può usare l’LP su P2 a 12 dB/Oct intorno ai 16 kHz e l’HP a su P2 a 12 db/Oct a 40 Hz. Un’altra applicazione facile da realizzare con Fire Filter è l’esaltazione della voce per farla uscire dal mix: due filtri LP in serie, dello stesso tipo Peak a + 2 ma con frequenze differenti, con il primo filtro sempre con frequenza più alta del secondo, o il secondo non avrebbe nulla da processare…
Per esempio per le voci femminili funzionano bene le frequenze di 12 e 9 kHz. Si può essere più gentile con questo schema, inserendo prima un filtro LP a 12 dB sui 13 kHz e poi un Peak a + 2dB intorno ai 12 kHz. Usando una pendenza più elevata sul primo filtro rispetto al secondo, si arriva a creare una equalizzazione musicale, in grado di tirare fuori le formanti della voce. Le cose si fanno ancora più interessanti se una configurazione simile si inserisce prima di un compressore: le formanti più alte creeranno una patina sulla voce che la renderà contemporaneamente vellutata sul corpo e più intellegibile, senza quell'effetto enhancer così spiacevole sulle consonanti fricative sibilanti. L’LP su P2 e P6 è eccellente anche per trovare aria sopra i 10 kHz per tracce un po’ spente. L’HP in modalità Peak può aiutare molto una traccia di basso poco aggressiva, trovando il punto giusto di frequenza con il P2. Anche i dj producer troveranno molto musicale l’HP in modalità P2 e P6, perché hanno un carattere molto musicale per realizzare i classici effetti sweep. Come sempre accaduto per tutti gli eq di Acustica Audio, anche questi Fire Filter non hanno alcun difetto agli estremi di banda, con una headroom che mette in sicurezza anche il più inesperto tra i sound engineer.
Conclusioni
I filtri HPF e LPF sono spesso vissuti come mattoncini indispensabili per le prime azioni sulla traccia di un mix, al fine di lasciare spazio alle altre tracce e caratterizzarle dove serve. L’HP è da sempre indispensabile per ripulire le tracce di voce o strumenti musicali troppo invadenti. Il mondo dell’analogico conosce bene le differenze tra i vari filtri, per esempio l’eccellente HP del preamplificatore Neumann V402 di recente introduzione. Acustica Audio ha scelto una strada unica nel suo genere con Fire Filter: campionare i diversi filtri con un circuito hardware flessibile in grado di produrre differenti curve e generi. Mattoncini indispensabili, più analogici ma anche più precisi rispetto alle versioni digitali basate su algoritmi tipici delle DAW. I sound engineer più esperti noteranno immediatamente la differenza nei risultati e la maggiore flessibilità di Fire Filter rispetto alle controparti digitali. Per chi scrive, i Fire Filter rientrano nella categoria dei plug-in indispensabili nel lavoro quotidiano, che possono passare inosservati ma senza i quali non si può affrontare un mix correttamente.
Pro
Efficaci e più organici rispetto ai filtri solo digitali
Trasparenti
Peak musicalmente interessanti
Contro
Nessuno
Info
Prezzo: € 39