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Acustica TH8 recensione

ACUSTICA AUDIO THING 8: TH8 E TH5 review

Suono9
Facilità d'uso9.5
Rapporto qualità prezzo8
Acustica Audio Thing 8 merita di essere provato da chiunque sia appassionato di sintesi e di analogici: ripropone il suono degli anni '80 in veste migliorata, senza i difetti del digitale e con potenzialità di nuovi suoni adatti a questi anni.
8.8

Acustica Audio Thing 8 cambia le carte in tavola tra i produttori di synth virtuali, con un inedito motore timbrico che unisce modellazione, convoluzione non lineare e la serie di Volterra.

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Questa storia parte da lontano: conosciamo da tempo Giancarlo Sordo, la mente dietro ad Acustica Audio, che ha reinventato il sistema di emulazione dell’outboard analogico in software.
Da tempo Giancarlo pensava di affrontare il mondo dei synth, essendo un vero appassionato della prima ora. Dopo aver esplorato in lungo e in largo quasi ogni compressore, preamplificatore, processore, limiter, clipper, equalizzatore, processore e console, anche le più rare, ha finalmente deciso di prendere per le corna il toro dei synth. Quale synth emulare per iniziare la nuova serie Marea, la linea di prodotto per i synth? La risposta è piuttosto semplice e si trova su qualsiasi sito di strumenti vintage in vendita: il più ambito, apprezzato e iconico synth degli anni ’80 che, vista la grafica, richiama Roland Jupiter 8!

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La tecnologia

Prima di affrontare Thing 8 nei dettagli, occorre una breve introduzione che spieghi perché Thing 8 suoni così organico, ricco, profondo e potente. Acustica Audio ha analizzato le emulazioni più famose di Jupiter 8, considerando non solo il suono ma anche l’impiego delle risorse. Una prima disanima ha portato a una semplice conclusione: molte software house preferiscono impiegare poche risorse a discapito dei risultati. Molti di questi synth non pesano neanche tanto, ma quando si paragona il suono con l’hardware, i risultati lasciano a desiderare. Da qui, si sono ripromessi di creare un synth senza guardare troppo alle risorse, concentrandosi maggiormente sulla qualità sonora e dell’emulazione. Ne è nato un sistema ibrido, chiamato MUST (Modular Unified Synthesis Technology) che amalgama la convoluzione non lineare, la serie Volterra, la modellazione delle variabili temporali, la valutazione dei singoli punti di distorsione armonica lungo la catena del synth, l’analisi dettaglia del comportamento degli oscillatori e relativa distorsione armonica, con un sistema di programmazione proprietario.
Acustica Audio ha studiato a fondo le differenze tra le singole voci dei synth, i trimmer di calibrazione della risonanza e del filtro, nonché le differenze di fase, livello, bilanciamento di ogni singola voce. Una volta ottenuti i dati, almeno su due hardware differenti (un primo synth hardware prima versione, più vecchio ma tenuto bene, e un secondo invece più recente) è riuscita a interpretare la sorgente di quelle discrepanze che rendono unici i synth analogici polifonici degli anni ’80. Per esempio, il Jupiter 8 ha una modalità Poly che ridistribuisce le voci in stereo, creando un effetto unico grazie alle minime differenze.
Dietro le quinte, però, Acustica Audio ha deciso anche di compiere una scelta anomala in questo settore: ha coinvolto i maggiori esperti italiani di sintetizzatori per un confronto diretto sul progetto e sui risultati ottenuti fino a quel momento, mettendo a disposizione non solo l’hardware, per una comparazione in tempo reale tra i parametri e il suono, ma anche delle postazioni per provare i synth concorrenti. Ne è nato un gruppo di beta tester che non si è affatto limitato a suonare e programmare Thing 8, ma ha dato una serie di indicazioni importanti che hanno definito quello che oggi è Thing 8. Quali? Il sub oscillatore indipendente, il controllo Age che permette di aumentare le differenze tra le singole voci, sia in intonazione ma anche di calibrazione per filtro, risonanza e bilanciamento del VCA, e un piccolo knob per variare costantemente i due trimmer interni alla scheda voci che definiscono la risonanza. Non solo: TH5, che è una versione semplificata, utilizzava anche diversi tipi di filtro oltre a quello originale. I beta tester italiani hanno chiesto e ottenuto che fossero riportati anche in TH8, e così è stato. Thing 8 è quanto di più Made in Italy ci sia oggi nel mondo dei sintetizzatori virtuali.
Thing 8 è anche una piattaforma pronta a essere riplasmata, nella grafica e nei contenuti sonori, per i prossimi progetti dedicati ai sintetizzatori. E’ il futuro della linea Marea e, a giudicare dai risultati, del suono dei synth virtuali dei prossimi anni!

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TH8

La versione più potente di Thing 8 è TH8, che richiama la classica interfaccia utente di Jupiter 8 o synth derivati, non c’è bisogno di nasconderlo. Se avete avuto l’occasione di suonarne uno, qui vi ritrovare subito a casa, con un dejavu non da poco visto la qualità dei dettagli grafici. Non ci sono menu nascosti: tutto quanto è sul pannello, pronto per essere usato e assegnato ai controller MIDI grazie alla funzione MIDI Learn.

VCO e LFO

TH8 è basato su due VCO indipendenti, con possibilità di sync tra loro e di Cross Modulation, in grado di fornire anche timbri metallici e molto vicini all’FM ma nel dominio analogico. Entrambi i VCO mettono a disposizione una triangolare, una pulse modulabile (PWM) e una dente di sega, con l’eccezione di Noise e sinusoide per VCO 2 e di quadra fissa per VCO 1. Il secondo VCO può funzionare anche come LFO a bassa frequenza. VCO 1 ha un selettore di ottava, mentre VCO 2 ha un controllo continuo con range da 16’ a 2’ a passi di semitono assieme a Fine Tune. Il Master Tune consente di trasporre l’intero synth di +/-1 semitono.
Il sub oscillatore, non presente sull’originale, si trova al piano sopra con livello programmabile, indipendente dai VCO e con forme d’onda sinusoidale e quadra, non modulabile ma con detune. Vedremo come il sub sia un elemento per spremere i filtri verso nuovi territori inesplorati.
L’intonazione dei VCO può essere modulata dall’unico LFO o dall’Env 1, scegliendo se assegnare la modulazione a entrambi o a uno solo di essi. La modulazione PWM ha uno slider dedicato e può essere agganciata anche all’LFO oppure a Env 1.

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L’LFO ha due modalità: Freerun oppure Every, cioè un unico LFO per tutte le note allo stesso tempo oppure 8 LFO differenti, uno per ogni voce. Oltre al Rate, che ne determina la durata del ciclo, ha un delay time per creare un fade in, e un selettore per la forma d’onda tra sinusoidale, triangolare, quadra e random.

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La sezione centrale a destra ospita il Source Mix tra i due oscillatori: spesso ci siamo ritrovati a usare il VCO 2 come modulatore, escludendolo dall’uscita audio grazie al bilanciamento tra i due. Mettendo il mix a ore 12, cioè entrambi gli oscillatori, si può suonare una singola nota per minuti interi quando Age è al massimo ma non solo: qui si apprezza il freerun degli oscillatori, le discrepanze tra le voci e quel suono che si può ascoltare solo su un polifonico analogico come il Jupiter 8 (noi aggiungiamo alla lista anche gli altri classici Prophet 5, Memorymoog, Matrix 12).

 

VCF

La sezione filtro comprende il classico HPF, seguito dai controlli di Cutoff e Resonance, con selettore del filtro a 12 o 24 db/Oct. A richiesta, Acustica Audio ha aggiunto anche una piccola manopola che controlla direttamente i trimmer di calibrazione per quanto riguarda il clipping della risonanza. Non solo, i beta tester hanno chiesto anche di inserire gli stessi filtri di TH5, che si possono selezionare sotto Mode: un ladder in stile Moog, un OMX che richiama il classico Curtis impiegato sui synth polifonici Oberheim, un SVF ispirato a Oberheim SEM e il più preciso VCF8 derivato dal Jupiter. Tutti funzionano a 12 e 24 dB/Oct ma è sul controllo di Resonance che accadono cose misteriose, per creare i classici suoni gutturali e variabili con il filtro ladder. Una flessibilità incredibile, mai sentita prima e sempre molto analogica nel comportamento. Se aggiungete un po’ di Sub OSC il filtro letteralmente danza su distorsioni modulari, senza avere un sapore digitale.

Il cutoff può essere modulato dall’LFO o, a scelta, dal primo o secondo inviluppo con relativa intensità di modulazione, ed è dotato di key follow su slider.

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Inviluppi

Gli inviluppi, realizzati con chip custom su Jupiter 8, sono stati modellati come sull’originale: tempi di attacco, decadimento, sustain e rilascio, key follow indipendenti e inversione di polarità su Env-1. L’Env-2 è collegato sempre al VCA con slider per l’intensità. Come si fa a realizzare un drone? Si azzera ENV-2 Level, si mette al massimo Volume e si attiva Hold. Da qua si può lavorare direttamente sul pannello, dopo aver suonato le note. Non è esattamente come il classico VCA dell’Oberheim OB-MX ma ci si avvicina. A differenza dell’originale, TH8 include anche due controlli di Velocity Sens per il cutoff del filtro e il VCA. Il VCA, infine, può essere modulato su tre intensità differenti dall’LFO.

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Espansioni ed effetti

La parte superiore di TH8 è quella aggiunta all’emulazione e permette di arrivare a suoni pronti per il mix. Comprende l’indispensabile controllo di Age, che tiene conto delle differenze tra intonazione, calibrazione dei VCA e dei filtri delle otto schede, aumentandone la discrepanza e cogliendo quindi l’essenza del suono analogico polifonico che cerchiamo tutti. Accanto c’è il controllo di Superstereo, che da solo cambia le sorti della patch rendendo quasi tridimensionale il suono, e infine i controlli del sub oscillatore compreso il detune.

La sezione effetti comprende un saturatore, un chorus, un delay con modalità ping pong e un riverbero. Ognuno di questi, con tre parametri programmabili, raccoglie a mani bassi il lavoro precedente di Acustica Audio, con una serie di modelli che già conosciamo dagli ottimi plug-in. 15 modelli per il saturatore, 20 per il delay e altri 20 per il riverbero. Abbiamo molto apprezzato la possibilità di richiamare i delay che erano in auge negli anni ’80. Acustica Audio non ha affatto lesinato sulla qualità, anzi! Il Chorus è quello che ci si aspetta da un Jupiter, con le sue tre modalità, ma a differenza dell’originale, qui si può programmare la quantità di rumore e il bias, oltre che al mix con il suono originale. Il riverbero ha una modalità Dark, grazie a un filtro LPF, per ambienti ancora più scuri. Ogni effetto può essere attivato o meno cliccando sul nome, oppure è possibile bypassarli tutti con cliccando su Effects On.

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Per chi ama vedere il suono, Acustica Audio ha inserito anche la modalità oscilloscopio che si sovrappone alla curva di equalizzazione, generata da Tone (un shelving per basse frequenze, uno per alte frequenze e un peak) e modificabile anche da questa finestra. Il controllo di Quality è l’arma nascosta di TH8: ai tre valori corrisponde un altrettanta qualità di elaborazione e di suono. Solo quando si seleziona Mega, che richiede un bel po’ di risorse su computer vecchiotti (e ce ne sono tanti in giro), si ottiene la vera e più autentica emulazione: Mega è esattamente il TH8 come deve suonare nelle intenzioni di Acustica Audio e la differenza si sente molto bene, rispetto a Normal. Provate i preset in Mega, prima di giudicare in Normal o Eco.

Arpeggiatore e controlli

TH8 suddivide il pannello in tre zone: la parte inferiore è dedicata ai pulsanti di controllo dell’arpeggiatore e delle modalità Solo (con priorità Low o Last), Unison e Poly 1 e 2 per la distribuzione delle voci in uscita, chiudendo con il pulsante Hold per l’arpeggiatore. I controlli che erano accanto alla tastiera originale sono stati spostati in alto e comprendono l’assegnazione al Bend di VCO 1 e 2, l’uso del Bend per il cutoff del filtro, e infine l’assegnazione del pitch del VCO o del Cutoff alla ruota di modulazione. Tutti questi parametri hanno uno slider. In questa parte sono presenti anche i controlli di Volume, Balance e Master Tune, oltre a un selettore per la suddivisione metronomica dell’arpeggiatore, del tempo (Rate) e della sincronizzazione al tempo della DAW.

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TH5

Il piccolo è la versione semplificata, anche nel risparmio di risorse, adatto a chi comincia o ha fretta. Riorganizzato il pannello, ha le stesse specifiche di TH8, con più possibilità per l’LFO, meno controlli sugli effetti e un singolo inviluppo con però tre modalità. Anche il numero di preset è inferiore e non sono compatibili con quelli di TH8. Nelle intenzioni, probabilmente, TH5 è nato per avvicinare i più giovani a TH8, che richiede già una buona conoscenza dei parametri di sintesi. Dato che è in bundle con TH8, lo prendiamo come un’aggiunta adatta a chi smanetta sui synth e cerca un risultato più veloce.

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In prova

Abbiamo un conflitto d’interessi in questa recensione, avendo partecipato alla fase di beta testing e agli incontri con Acustica Audio per confrontare il plug-in con la versione hardware. Lo diciamo non solo per onestà, ma anche perché abbiamo assistito e confabulato a lungo con Acustica Audio per TH8.
Dal punto di vista della piattaforma, ci sembra che Acustica Audio abbia impresso una bella sterzata a tutto il settore dei virtual synth: aver accomunato e integrato una serie di tecnologie, ottimizzandole tra loro (cosa non da poco), ha permesso di avvicinarsi maggiormente all’originale, più di qualsiasi altra riproduzione software o hardware in digitale dei giorni nostri. TH8 stacca la concorrenza per qualità timbrica: non c'è mai la sensazione di marmellata digitale, di nasalità, di suono piccolo e sterile. La parte inferiore dello spettro rimane nitida e pulita, le medie sono ben distribuite e vivaci, la parte superiore dello spettro non mostra aliasing e rimane corposa e analogica, senza quelle armoniche spurie che rendono il digitale... così digitale. Il filtro VCF8 è elettronico nel miglior senso della parola, con quel movimento tra frequenze che è tipico dei synth analogici veri. TH8 ha una buona dinamica, anche se avremmo preferito avere a disposizione curve differenti per l'inviluppo, come su TH5.

La flessibilità di Thing 8 è qualcosa che abbiamo sentito solo in hardware: cambiare i filtri, agire sulla calibrazione della risonanza, inserire un sub oscillatore per mandare in distorsione analogica il filtro e la cross modulation migliore di sempre sono tutti aspetti innovativi in questo ambito. Thing 8 si impossessa subito delle nostre orecchie e, a detta di molti, è quel synth, come l’originale, dove si comincia da un punto e si arriva a infiniti altri punti, tutti sempre musicali. Questo engagement, che ti fa programmare per ore e non te ne accorgi fin quando non guardi l’ora, è tipico solo dei migliori synth analogici o digitali, strutturati non solo in potenza ma anche in qualità. Thing 8 è soprattutto questo: cercate un timbro, lo programmate ma scoprite che modificando un paio di tacche di slider cambia tutto, con nuove sonorità che ispirano a suonare e comporre.

I preset sono molto vari, ma non del tutto ottimizzati: il rischio è di non aver tempo per sentirli e capire le potenzialità. Gli effetti sono senza alcun dubbio di grande qualità, grazie al lavoro di Acustica Audio per i plug-in da cui derivano. Come sull’originale hardware, che non aveva un limite di costi di produzione per raggiungere l’obiettivo di costruire il miglior synth possibile, così anche Thing 8 non risparmia sulla potenza di calcolo, con l’ovvio prezzo da pagare del consumo di risorse. Un computer recente assicura buone performance, ma quelli più vecchi (e ce ne sono tanti) potrebbero costringere a lavorare in modalità Normal e freezare in Mega, dove la differenza si sente. Ci sono ancorauna serie di bug da risolvere, alcuni più fastidiosi di altri come l’uso del pedale di Sustain, e qualche cosa da sistemare per specifiche DAW, ma non abbiamo dubbi che nei prossimi mesi Acustica Audio rimedierà come sempre. Intanto Thing 8 è già pronto per suonare: non ci stupiremmo che entrasse presto in diverse produzioni musicali, perché il suo suono fa la differenza nel mix e il primo che arriva vince. La malleabilità è tale che Thing 8 oltrepassa il mare del classico polifonico analogico per espandersi nell’oceano dell’EDM, anche grazie al suo saturatore, agli effetti e ai diversi filtri, che reagiscono in modo sorprendente quando la calibrazione di Resonance viene spinta al limite ed entra il sub oscillatore. Per la prima volta, è possibile definire più personalmente un synth, grazie a questo controllo e ad Age: la calibrazione non sempre perfetta è la causa della differenza di risposta timbrica di synth analogici identici.

Di Thing 8 abbiamo apprezzato la grande qualità degli oscillatori e le loro interazioni, che sono sempre state presenti sull’hardware. Da pad ai brass, dai suoni percussivi agli arpeggi, Thing 8 rimette in discussione tutto quello che avete provato fino a oggi in software, alla ricerca delle amate caratteristiche del suono analogico. La differenza è il nostro analizzatore stereo psicoacustiche che abbiamo impiantato fin dalla nascita: l’udito ci trasmette le stesse emozioni dell’hardware, e non è poco. Preso come pura emulazione di synth polifonico, Thing 8 racconta la storia degli anni ’80 e lo sviluppo che può avere oggi. Usando gli effetti e i parametri aggiunti, come i diversi filtri, diventa un synth di grande potenza, senza perdere per strada il carattere analogico. Conosciamo la domanda: può sostituire l'hardware? La risposta è sempre la stessa: avere sotto mano un synth hardware analogico di grandi dimensioni, i cui controlli lavorano in modo continuo, è un'esperienza diversa dal synth virtuale. Thing 8 ha i parametri assegnabili ai CC MIDI per cui è possibile, per esempio, associarlo a un Roland JP-08 come controller esterno. E il suono? La risposta non è semplice. L'hardware analogico di questi sintetizzatori rimarrà sempre un passo più avanti per quelle minime interazioni nel dominio del voltaggio, ma a oggi Thing 8 suona meglio di molte altre emulazioni e non si allontana dall'originale. Thing 8, però, ha il vantaggio di avere filtri differenti e una serie di opzioni non presenti sull'hardware originale, per cui è di fatto più potente e flessibile rispetto ai suoi ispiratori. C'è spazio sia per i nostalgici che per i più giovani, magari alla ricerca di sonorità elettroniche differenti dal passato. Thing 8 non è quindi solo emulazione, ma getta le basi per timbri inediti come se fossero stati realizzati un un vero analogico.

Thing 8 ha un trial di 30 giorni da scaricare su Aquarius. Provatelo personalmente per almeno mezz’ora e poi passate a qualche altro synth virtuale che conoscete bene. Noterete la differenza!

 

Conclusioni

Acustica Audio Thing 8 cambia tutto nel mondo dei synth virtuali su computer: è quel salto di qualità che da tempo non si sentiva e, soprattutto, si avvicina più di altri all'hardware che lo ha ispirato inizialmente.
Acustica Audio ha una piattaforma che può essere espansa a piacere, sia partendo da Thing 8 che rielaborando l’interfaccia grafica per offrire altre emulazioni analogiche. A noi, che abbiamo partecipato al progetto, non rimane che un sogno nel cassetto: un synth hardware vero con lo stesso motore di Thing 8!

 

Pro
Suona meglio di altri soft synth
Il carattere del classico synth anni '80
Controlli di calibrazione molto efficaci
Timbri ampi e potenti
Effetti di pregio
Cross Modulation molto vicino all'originale

Contro
Diversi bug ancora da sistemare
I preset non sono tutti ottimizzati
Su alcune DAW ci sono instabilità

Info
Acustica Audio
Prezzo: € 179 (€229 dal 27/12)

Hanno dato il loro contributo al progetto Thing 8: Andrea Di Giorgio, Danilo Ballo, Stefano Dall'Ora, Enrico Cosimi, Gianni Proietti, Cesare Marocco, Carl Fath, Sven Miracolo, Roberto Maffioletti, Christian Maffioletti, Frankie Tedesco, Raffaele Stefani, Marco Zanoni, Simone Bertolotti, Alex Trecarichi, Luca Pilla, Alessandro Buggio, Luca Martegani.

 

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