Tra tutte le emulazioni di synth vintage realizzate con algoritmi DSP, ne manca una importante: Moog Memorymoog, il polifonico a tre oscillatori con filtro ladder che fu prodotto tra il 1982 e il 1985 in pochi esemplari. La complessità dei circuiti e un comportamento audio vivace, per non dire sregolato, lo hanno reso un mito irraggiungibile per i programmatori di synth virtuali, fino a oggi.
Quant’è il prezzo da pagare per un Memorymoog in studio? Se riuscite a trovarlo in ottime condizioni, aspettatevi cifre ben al di sopra dei 6.000 euro, fino anche a 15.000 euro per un esemplare rimesso a posto. Il Memorymoog rientra nella ristretta cerchia dei polifonici analogici degli anni ‘80 e la sua rarità, il prezzo originale molto elevato e una buona instabilità generale dovuta alla velocità di realizzazione del progetto lo hanno reso un mito per molti sound engineer. Ognuna delle sei voci dispone di tre oscillatori e del classico filtro a 24 dB Moog, tanto da arrivare fino a 18 voci in modalità monofonica unisono, ma non può essere considerato come un polifonico costituito da sei Minimoog insieme. Il Memory, infatti, ha una architettura con oscillatori basati sui Curtis 3340, mentre il filtro è ancora a componenti discreti come il Minimoog. C’è un solo LFO con cinque forme d’onda che si può associare alla frequenza del VCO, al PWM e al cutoff del filtro in qualsiasi combinazione. Presente anche un arpeggiatore e banchi di memoria, oltre che a una interfaccia MIDI nella versione Plus.
Come diavolo suona un Memorymoog? Mentre la qualità del filtro è riconoscibilissima e gli inviluppi sono sufficientemente veloci, il comparto VCO è quello che più si distacca dal Mini, entrando però nel campo delle distorsioni armoniche e del suono elettronico più potente tipico dei synth polifonici dell’epoca. Lead, tappetoni, bassi potenti, suoni vicino all’FM come campanelli e droni inarmonici, timbri vetrosi sono parte del repertorio del Memorymoog, che ha una personalità spiccata mai imitata fino a oggi. E poi è bellissimo da vedere, con quella combinazione di legno e alluminio e che lo hanno reso indimenticabile. Il Memorymoog è riservato a chi sa programmare ed è il progenitore per il Moog One, anche se sono due synth molto differenti tra loro, dove il Memorymoog è senz’altro più spartano nel suono ma anche sorprendentemente veloce nel fornire dei risultati utili in programmazione. Fino a oggi pochissimi hanno potuto usarlo, ma da oggi c’è un’alternativa di grande qualità come Memorymode per chi cerca una versione virtuale basata su algoritmi e non su campioni. Esistono infatti almeno altre due emulazioni basate su campioni, che richiedono diversi GB di spazio, come UVI PX Memories e IK Multimedia Syntronik Instruments Memory V.
Il progetto Memorymode
Il programmatore Dan Goldstein di Cherry Audio possiede due Memorymoog, di cui uno appartenuto a Chick Corea e che è stato alla base del progetto. Invece che creare pedissequamente una virtualizzazione dei circuiti, Dan ha analizzato ogni possibile comportamento anomalo del Memorymoog, a partire dalle distorsioni armoniche che si creano per esempio nel mixer, dall’architettura e dall’analisi degli inviluppi, degli oscillatori e del filtro. Non solo: dopo aver stabilito un primo progetto, Dan ha comparato ogni singolo aspetto della virtualizzazione con l’originale, scoprendo diversi comportamenti mai descritti prima, come per esempio il fatto che usando il VCO 3 per voice modulation esso genera una dente di sega invece che una ramp. Sono tutti comportamenti mai descritti sul manuale, ma che fanno la differenza quando si crea il timbro.
Memorymode
Viene fornito in versione standalone con finestra ridimensionabile a piacere (con una opzione di pannello di controllo bianco) e con zoom, o come plug-in VST, VST3 3 AAX, con una versione demo perfettamente funzionante (previa registrazione) che introduce un (piacevole) rumore bianco durante l’uso, sia per Mac che per PC.
L’interfaccia grafica rappresenta i controlli del pannello di Memorymoog a cui è stato tolto il tastierino numerico con cui si richiamavano funzioni che ora sono a portata di click o che hanno un pulsante dedicato. Il piccolo display è stato spostato a sinistra ma non lo userete mai, perché Memorymode di fatto si programma direttamente con i controlli.
Non essendoci più limiti hardware, Cherry Audio ha immediatamente espanso il synth a 16 voci, invece che sei, mantenendo la catena a tre oscillatori più un noise generator inviato al mixer a cui segue il filtro, con inviluppo dedicato ADSR, e quindi il VCA, sempre con inviluppo dedicato ADSR, ma aggiungendo alla fine della catena un phaser, seguito da un effetto ensemble, da un echo e da un riverbero, ovviamente assenti sulla versione originale. I quattro effetti sono sempre in serie tra loro
Ogni oscillatore, con pulsanti per l’ottava, dispone forme d’onda ramp, triangolare e pulse, con controllo di PWM. E’ possibile sincronizzare i primi due oscillatori. Il secondo e terzo oscillatore hanno il controllo Frequency per il fine tune. Il terzo oscillatore può diventare un LFO con la funzione Low e può essere staccato dal controllo di tastiera al fine di utilizzarlo come sorgente di modulazione.
I controlli per il filtro e VCA sono ben conosciuti, per cui sorvoliamo, mentre gli inviluppi per Filter e VCA dispongono di funzioni comuni a entrambi come Return To Zero quando si ripete una nota prima che sia conclusa la fase di attacco riportando la fase a zero per la nota successiva, Unconditional Countour per trasformare l’ADSR in un AR, Keyboard Follow per accorciare i tempi suonando le note più alte e Release per eliminare questa fase dagli inviluppi.
E’ presente un LFO monofonico con cinque forme d’onda, controllo di Rate, Sync per il tempo, Keyboard Reset e Initial Amount che si applica a tutte le voci. Si può scegliere una sola forma d’onda che però può essere applicata a più destinazioni che comprendono Osc 1, Osc 2, Osc 3, PW1, PW2, PW3, Filter e VCA con controllo di Modulation Wheel Amount che si sposa con la funzione DC, dove la forma d’onda è sostituita direttamente dal segnale generato dalla Modulation Wheel a voltaggio costante e non più bipolare come l’LFO.
Intelligentemente, Cherry Audio riduce proporzionalmente il livello della fase di sustain dell’inviluppo del VCA secondo il valore di Modulation Wheel Amount, così da trovare il livello corretto del VCA da sottoporre alla Modulation Wheel in modalità DC. Voice Modulation utilizza il terzo oscillatore e l’ADSR del filtro come sorgenti, ognuno con livello d’intensità indipendente. Mettendo a zero il Contour Amount del filtro, di fatto l’ADSR del filtro diventa una sorgente indipendente. E’ possibile modulare con questo inviluppo, usando Cont OSC 3 Amount, la modulazione dell’OSC 3, per effetti di fade in e out. Il pulsante Invert inverte l’effetto di entrambe le modulazioni. Le destinazioni possono essere multiple e comprendono OSC 1, OSC 2, PW 1, PW2, Filter e VCA.
Come sull’originale troviamo i controlli di Glide, Unison Detune e Bend Depth, le quattro modalità Poly e sei Mono originali, che comprendono tre modalità Unison, con le opzioni del numero di voci e di Multi trigger per l’inviluppo richiamate da un menu a tendina, la modalità Chord per memorizzare un accordo e i pulsanti di trasposizione per ottava.
L’arpeggiatore è standard, con controlli di On/off, Hold, Syncm Rate, Range fino a quattro ottave e Mode con sei modalità richiamate dal menu a tendina.
Oltre agli effetti, Memorymode permette di scegliere la pendenza del filtro tra 12 e 24 dB/Oct, include un limiter audio, una modalità Modern con una curva di equalizzazione più consona ai giorni nostri e un controllo di Drift che modifica l’intonazione casuale delle singole voci.
I controlli del plug-in
La barra superiore di Memorymode permetti di accedere al richiamo e alla gestione dei preset, categorizzati e con keyword, programmati da un team di noti esperti del settore tra cui Huston Singletary, James Terris e Dave Polich. Ogni azione sul pannello di controllo può essere richiamata o annullata con i relativi comandi. I controlli su pannello possono essere associati facilmente a un CC MIDI con il MIDI Learn e tali associazioni sono poi riassunte ed editabili nel tab MIDI, dove troveremo il parametro, il tipo di parametro MIDI associato (CC, MMC, Pressure, Key) e relativo valore, il range di minimo e di massimo, e la modifica della curva di risposta quando si utilizza Pressure o CC (non male davvero!). Presente un pulsante Panic e il valore del Tempo nella versione standalone, necessario per il sync dell’LFO e di alcuni parametri degli effetti. Usando il plug-in, il valore di Tempo è ripreso dalla DAW. Utile la piccola tastierina musicale, con controlli di Velocity, Bend, Modulation e Sustain, che è associata ai tasti della tastiera del computer, così da poterlo suonare anche senza key controller connessi. La tastierina rimane però all’interno della finestra di Memorymode.
MPE
Capitolo a parte per MIDI Polyphonic Expression, che si utilizza per controller multidimensionali come Roli Seabord. Il canale MIDI 1 è usato come master channel per global pitch bend, aftertouch e altri controller classici, mentre a MPE sono assegnati i canali da 2 a 15 per la i dati. L’abilitazione avviene da Setting e sarà mostrata sul panello di controllo nella sezione Key Mode. Oltre a una serie di raccomandazioni per l’uso, su Memorymode è possibile creare il mapping dei controller per X (Pitch), Y (Timbre) e Z (Pressure) da assegnare ai parametri di programmazione di Memorymode riportati in questa tabella
In prova
Ci sono più motivi per cui siamo stati molto incuriositi da Memorymode, a partire dal prezzo di soli 39 dollari che sono irrisori rispetto ai risultati. Intanto in studio abbiamo un Memorymoog Plus ben tenuto, che da sempre è un synth a parte rispetto agli altri. Il suo timbro è unico e particolare, forse per l’accoppiata CEM con filtro ladder Moog, e l’ondata di musica elettronica di questi anni lo ha reso ancora più interessante rispetto ad altri synth polifonici forse più musicali ma meno personali. Mettere un Memorymoog in in a produzione significa distinguersi subito dai suoni fino a oggi sentiti. La comparazione quindi è a portata di mano e così è stato. Memorymode non ha una ventola, non pesa, non si stona, si accende sempre all’istante e non fa tremare i polsi se qualcosa non va nell’autotuning che, ovviamente non ha. La sua interfaccia, ispirata al Memorymoog, porta a programmare molto velocemente. Un ascolto diretto dei soli oscillatori ci ha lasciato a bocca aperta: è il Memorymoog che conosciamo, elettrico ed elettronico, tagliente ma mai freddo, armonico all’infinito!
Un colpo sul filtro ed eccolo lì: lo spettacolare filtro ladder, che qui sembra più legnoso, morbido e così piacevolmente distorto. Azzeriamo il sustain e riduciamo il Decay per spostarci sui bassi elettrici: il filtro schiocca senza creare click e i bassi ci sono tutti anche con un po’ di risonanza. Molto bene. Reimpostiamo il filtro per uno sweep lento con risonanza e le orecchie ringraziano: è il colore Moog, assolutamente Moog. E stiamo lì ad ascoltare l’arpeggiatore per dieci minuti, portando il drift al massimo. Si sta lì come ipnotizzati dal suono, che continua a cambiare e a parlare alla parte più profonda dell’udito. Non c’è freddezza, ripetitività, durezza digitale. Memorymode si muove senza soluzione e noi lì ad ascoltarlo come sulla macchina reale. Qui però è tutto più semplice e rapido, grazie anche agli eccellenti preset. Una buona parte la fanno anche gli effetti che si embricano perfettamente con la pasta sonora di Memorymode creando una dimensione tridimensionale e spaziale tra le migliori di sempre. Scaricate la demo e andate subito a sentire il preset Glisten, un classico del Memorymoog e ancora così meravigliosamente analogico nel sound. Poi passate ai preset originali del Memorymoog e arriverà la lacrimuccia anni ‘80, rimanendo sorpresi da quanto una analogico possa avvicinarsi al digitale. Erano tempi diversi, ma hanno prodotto qualcosa di inaspettato sul Memory.
Non abbiamo niente da criticare sulla qualità timbrica di Memorymode come sintetizzatore, che è semplicemente bellissimo e più di una volta lo abbiamo preferito alla versione hardware per avere un suono più pieno! Mentre Ensemble e Phaser sono effetti molto interessanti, il riverbero è un po' meno brillante come risultati perché tende a impastare senza dare ambienza profonda. L’unico vero neo, se vogliamo, è la finestra del plug-in che si sviluppa in orizzontale (come sull’originale), che richiede uno schermo bello lungo per poter essere apprezzato al meglio. Un 27 pollici è il minimo, lasciando però che la tastierina copra la prima fila dei nomi dei parametri se si vuole visualizzarla in toto. Si può, però, criticare un soft synth di questa qualità con un prezzo così basso?
Conclusioni
Che botta! Cherry Audio Memorymode ha fatto il colpo dell’anno con la riedizione virtuale del leggendario Memorymoog, migliorandone gli aspetti della programmazione con una emulazione timbrica certamente credibile e inedita. Considerando il prezzo, praticamente regalato, se producete musica elettronica, dance, EDM, pop e rock correte a prenderlo. Il primo che lo utilizzerà in una produzione professionale avrà un suono che da decenni non si ascolta più e che, soprattutto, è più attuale e nuovo di quanto si creda!
Pro
Emulazione eccellente
Facilità di programmazione
Effetti
Integrazione MPE e MIDI
Filtro a 12 dB/Oct aggiuntivo
Contro
Finestra orizzontale larga
Riverbero migliorabile
Info
Prezzo di lancio: 39 dollari