Coles si cimenta nel primo microfono a nastro stereo e lo fa nel suo stile, molto inglese e creativo: due singoli corpi tenuti assieme da un interessante meccanismo magnetico.
Articolo estratto dal nostro archivio
Il Coles 4050 non è un vero e proprio microfono stereo, ma una coppia di microfoni ribbon strettamente derivati dal 4040. Le origini di Coles affondano le loro radici all'inizio degli anni '60, periodo in cui Colin e Les (da qui proviene la denominazione CoLes), progettisti di STC, ereditarono la produzione di ribbon poi progressivamente abbandonata dal gigante inglese, fino a creare un marchio indipendente alla metà degli anni '70. Da qui parte una lunga storia, segnata da pietre miliari che costellano l'elenco dei memorabili microfoni a nastro che hanno raccontato la musica fino ai giorni nostri.
Costruzione
I due microfoni che compongono il 4050 sono una coppia matched, ognuno ha un'uscita indipendente posta sulla testa del corpo microfonico, utilizzabili sia in configurazione stereo che dual mono. Sono due classici ribbon a figura di otto, con banda passante che si estende dai 20 ai 20 kHz, impedenza a 300Ω e sopportano pressioni fino a 125 dB SPL, con una distorsione armonica inferiore all'1%. La sensibilità è bassa (65 dB), come consueto per i ribbon, ma comunque di tutto rispetto per questa classe di trasduttori che richiedono preamplificatori di ottima qualità, molto silenziosi e con un ampio guadagno. La banda passante dichiarata è reale e costante all'interno dei lobi anteriore e posteriore, che non presentano alcuna differenza. Ogni microfono misura 5 cm di diametro per circa 10 di altezza, con un peso di 362 grammi.
L'aspetto costruttivo più degno di nota è il supporto, che consente di applicare i due microfoni al centro del meccanismo tramite un inserto magnetico che aggancia i corpi, permettendo loro di ruotare attorno all'asse centrale per modificare l'angolo d’incidenza rispetto alla fonte sonora. Sul supporto sono presenti le scale dei gradi per ogni microfono, il quale presenta un segno in corrispondenza dell'asse centrale di fuoco del lobo anteriore. Con questo sistema è possibile ruotare i due microfoni intorno al loro asse centrale, mantenendo la lettura degli angoli di rotazione sul supporto di solidità eccellente. L'intero sistema è abbastanza ingombrante, arrivando a un’altezza (o larghezza, a seconda della posizione scelta) di quasi quaranta centimetri, per un peso complessivo di oltre un chilo. La confezione, contenuta in una valigetta protettiva, contiene i due microfoni, due sacchetti protettivi, il supporto e due clip plastiche per fermare i cavi microfonici che escono dai corpi.
In prova
Una volta montato l'insieme, che richiede un fissaggio e un supporto ben piazzato, la prima tentazione alla quale non si può resistere è fare una ripresa Blumlein su ogni fonte sonora possibile. La regolazione dell'angolo con il supporto fornito in dotazione è comoda, considerando anche la facilità di rotazione consentita dall'aggancio magnetico. Gli angoli scritti in chiaro sono 45° e 90° che consentono, facendo qualche calcolo, di fare la somma dell'angolo di incidenza totale rispetto alla fonte sonora: è quindi possibile riprodurre anche in momenti diversi condizioni di ripresa identiche con una precisione quasi assoluta. Il suono dei Coles è esattamente quello che ci si aspetta da un ottimo ribbon: grande presenza sulle medio-basse, alte frequenze dolci e vellutate. Fin qui nessuna sorpresa, a parte la netta tendenza a produrre un suono trasparente, senza eccessive colorazioni.
Per chi si aspetta una timbrica particolare, sicuramente i Coles non sono una scelta primaria: la banda passante è ampia ed equilibrata e non si identificano tinte forti in nessun range, al punto da percepire il suono in modo sostanzialmente lineare. Questo comportamento, simile a quello di un microfono a condensatore, lascia intuire che il target principale del progetto non sia tanto quello di fornire uno strumento capace di dare una sfumatura intensa, ma di consentire riprese stereofoniche nel modo più neutro possibile, magari lasciando a una rielaborazione successiva variazioni più drastiche. Il vero congegno killer del set è senz'altro il sistema di montaggio, che consente di spostare gli angoli di incidenza a piacimento, trasformando i due microfoni in un potente strumento di registrazione.
Le possibilità offerte dalla collocazione dei due ribbon sono infinite, creative, divertenti ed estremamente gratificanti: cambiare la natura di un suono spostando di qualche grado la posizione dei microfoni è un'esperienza che appaga oltre ogni aspettativa. Sotto questo punto di vista la trasparenza dei Coles diventa un pregio sostanziale: gestire un suono neutro è molto più facile e produce effetti macroscopici di grande rilevanza, rendendo giustizia a una scelta produttiva che concede poco alle nuances timbriche, ma tutto alla gestione della ripresa. Fin da subito si avverte quanto lo spostamento degli angoli in una sala sufficientemente ampia sia un vero utensile creativo, tanto da riuscire da solo a determinare scelte altrimenti impensabili.
Sulle chitarre elettriche, avvantaggiati da un’invidiabile reattività ai transienti, i Coles sono semplicemente perfetti. Non esiste un suono né un blending con l'ambiente circostante che non si possa raggiungere con facilità e senza compromessi di sorta: la stessa cosa vale per tutti gli altri strumenti elettrici, che trovano nei Coles il mezzo ottimale per la ripresa. Su strumenti più ricchi di armonici, come il pianoforte o le chitarre acustiche, si rende necessario sempre qualche tocco di equalizzazione per smorzare le medio-basse (dai 250 ai 400 Hz) ed esaltare le superacute (un paio di dB a 12 kHz saranno quasi sempre indispensabili); va detto comunque che il suono dei 4050 è facile da ritoccare, rendendo semplice qualsiasi intervento di equalizzazione in fase di mix.
I Coles, usati come overhead o come microfoni d'ambiente sulle batterie, non hanno rivali nel mondo ribbon: proprio la loro sensibilità ai transienti consente riprese ravvicinate senza perdere definizione; si possono effettuare interventi di compressione estrema tipo squash, ma anche trovare il suono della stanza con estrema fedeltà, per poi passarlo in mix senza troppi ritocchi. Agendo sull'angolo d’incidenza è possibile dosare la quantità di ambiente come con un fader e i risultati predetti prima degli spostamenti trovano sempre una corrispondenza effettiva nella realtà, rendendo la sperimentazione facile e rapida, caratteristica impagabile in circostanze in cui il tempo è tiranno. Purtroppo, per riprese distanziate (tipo Faulkner) il supporto in dotazione non è sufficiente e ne è richiesto uno opzionale che consiglio vivamente.
Con queste nuove possibilità di collocazione non c'è niente nel campo della ripresa stereofonica che non possa essere fatto in modo scientifico e creativo al contempo, lasciando al fonico tutti i margini necessari a sperimentare la soluzione migliore. L'interazione con i preamplificatori è un altro esempio dell’eccellenza di questi microfoni: personalmente ho trovato ottimi tutti i pre trasparenti come Millennia, FCF o GML, che aiutano ulteriormente a evidenziare la linearità del microfoni stessi. Le accoppiate vincenti sono da sperimentare a seconda del genere e della sorgente sonora, purché si disponga di processori sufficientemente silenziosi da consentire al basso livello d'uscita dei 4050 di essere degnamente amplificato senza introdurre rumore di fondo a livelli fastidiosi.
Conclusioni
I 4050 sono perfetti per chi intende effettuare riprese stereofoniche di qualità assoluta e vuole conservare in ogni situazione il controllo sulla collocazione precisa dei microfoni. Sono uno strumento affidabile e prezioso per chi è nuovo alla sperimentazione di tecniche stereofoniche ma anche per chi già le padroneggia, a patto di avere spazi sufficientemente ampi per poterli sfruttare al meglio: usare i 4050 in un iso-booth di un metro quadrato sarebbe un’eresia, oltre che uno spreco. Per le chitarre elettriche e gli ambienti in generale sono i migliori ribbon che conosco, oltre a essere i più versatili sotto tutti i punti di vista. Qualsiasi studio che disponga di una sala anche di medie dimensioni non dovrebbe farne a meno.
I 4050 troverebbero ampi margini d'uso anche per riprese di complessi sinfonici o cameristici in sale da concerto o teatri. Non sono probabilmente la scelta migliore per chi cerca un suono vintage e colorato, ma in questo caso cercare un kit stereofonico sarebbe già una palese contraddizione. Il prezzo sarebbe già competitivo per un microfono solo, ma per una coppia match più supporto si tratta di un affare da non perdere.
PRO
Supporto eccellente
Suono trasparente
Reattività ai transienti
CONTRO
Suono poco caratteristico per un ribbon
Assenza di un supporto (opzionale) per un solo microfono
Info