Quanti anni ci sono voluti al mercato per riconoscere dignità agli strumenti musicali elettronici? A conti fatti, se partiamo dal primo Moog Minimoog, oggi rinato tale e quale nella nuova edizione, ci sono voluti quasi quarant’anni per assegnare la stessa dignità di strumenti musicali acustici ai sintetizzatori. Siamo nel 2016 ma sembra di essere all’inizio degli anni ’80: ricompaiono i sintetizzatori analogici come il Minimoog e l’Odissey, ritornano le incarnazioni digitali delle classiche drum machine, e i modulari sono l’equivalente hardware dei synth software. In questi quarant’anni è nato il vintage, che è stato precursore intelligente del recupero di strumenti elettronici dal suono unico. Parallelamente assistiamo da anni anche al vintage dell’outboard analogico, dove però è sempre esistito un mercato di produttori molto attenti, pronti a riproporre il meglio dell’outboard analogico in riedizioni o variazioni sul tema. Se ai tempi aveva cominciato Universal Audio con le sue reissue dei classici analogici, primo su tutti l’LA2A, oggi non si contano più gli esempi di clonazione di equalizzatori Pultec, bus compressor SSL, compressori 1176 e microfoni valvolari. Non c’è mai stata così tanta abbondanza di prodotti hardware, in un periodo in cui tutti avrebbero scommesso solo sul successo del software che, però, è indispensabile e inevitabile. Possiamo affermare che le fondamenta delle produzioni audio e musicali siano completamente software, lasciando però all’analogico il compito di abbellire in maniera personale e unica l’intero ambiente. In mezzo ci sono i plug-in di emulazione e non solo, la cui utilità è indiscutibile e proporzionale al budget del progetto, alla velocità di consegna del “Non c’è mai stata prodotto e alla necessità di automatizzare il lavoro da condividere. C’è spazio per tutti oggi, sia che si arrivi da vecchie scuole completamente analogiche o che si abbia appena completato il primo corso sulla produzione audio. Per questa ragione crediamo che i dibattiti analogico contro digitale, giusto per citare il più classico, non abbia più ragion d’essere: l’importante è la qualità del risultato, che può essere ottenuta perseguendo vie anche molto differenti nella loro filosofia iniziale. È il bello di questi anni ’10 del 2000!
Luca Pilla