Il futuro del project studio è dei plug-in? Si direbbe di sì ascoltando il piccolo Liquid Mix, rielaborazione del precedente Liquid Channel ma con un prezzo da far gola a tutti. E il DSP è all’interno del controller, così la CPU del computer è libera!
Il mondo sembra dividersi in due: schede interne o esterne dotate di potenti DSP, come Universal Audio UAD-1, SSL Duende e anche Digidesign Pro Tools HD nelle sue varianti, e DAW che concentrano il lavoro sulla CPU del computer. Ognuna delle due soluzioni ha dei pro e dei contro: quando esiste una scheda dedicata si può star certi di non aver problemi di sovraccarico di calcolo, fino all’esaurimento delle potenzialità dei DSP esterni, ma si paga il probabile scotto di avere un prodotto hardware dedicato con plug-in dedicati (o se volete una chiave hardware di grandi dimensioni) con maggiori costi di investimento da verificare a lungo termine. Se invece ci si basa sulla CPU interna, come per molte DAW popolari, l’investimento è tutto sul computer ed il sistema è più flessibile. Allargando l’orizzonte, però, non possiamo non notare come tutti i sistemi di elevata caratura si sono sempre affidati a DSP proprietari. Pensate solo a SADiE o Pyramix, due workstation di altissimo lignaggio che usano il PC quasi solo come interfaccia grafica. Quindi quella che sembra essere una tendenza per il mercato prosumer o del project studio, è in realtà una derivazione dal settore più professionale. L’innovazione non è la scheda DSP ma piuttosto il controller e i plug-in, e in questo Liquid Mix è un esempio di innovazione dedicata a tutti i fonici del project studio.
Che cos’è
Liquid mix è un controller esterno che integra un DSP dedicato ai plug-in proprietari per l’emulazione di compressori, limiter ed equalizzatori vintage. Lo scambio di informazioni avviene tramite connessione FireWire che, per Mac, è anche la fonte dell’alimentazione. Tutta la gestione dei plug-in avviene direttamente su controller e qualsiasi cambiamento è riportato sulla DAW grazie a un plug-in che visualizza i parametri attivi al momento. Al momento Liquid Mix è disponibile solo per Mac ma è imminente il lancio per Windows XP. Non ci sono pagine di programmazione nascoste e tutto il processo è trasparente: scegliete l’eq e il compressore, e quindi modificate i parametri. L’emulazione è in grado di lavorare da 44.1 a 192 kHz e il DSP interno gestisce un massimo di 32 plug-in contemporaneamente a 44.1 (che si riducono proporzionalmente aumentando la frequenza di campionamento), intendendo per plug-in l’accoppiata compressore/limiter più equalizzatore. La comunicazione tra controller e plug-in è costante: dovunque venga apportata una variazione, essa sarà riportata alla controparte.
Il controller
Inizialmente ci si può trovare disorientati dall’elevato numero di controlli su pannello, di fatto il sistema è intuitivo tanto che ci sono bastati cinque minuti per capirne il funzionamento. Il pannello è diviso in quattro zone.
A sinistra si incontra una barra di 12 led che segnalano il livello d’ingresso digitale di derivazione della traccia a cui si applica il plug-in, cioè il livello non processato. Già a questo punto è possibile applicare un gain digitale per aumentare il livello del segnale in ingresso, che risulta utile per applicare al meglio il processing successivo.
La parte centrale del pannello è occupata dal display che visualizza alternativamente le singole bande dell’equalizzatore, con la grafica relativa a tutto lo spettro, o il compressore. Le bande e il compressore sono richiamati con la manopola Data, che funziona anche da switch per confermare alcune scelte. Le impostazioni possono essere salvate e richiamate come Snapshot, con l’uso dei pulsanti Save/Load che creano e leggono i file da una directory predefinita sul computer (al momento non disponibile su PT). Al di sotto del display sono presenti anche i pulsanti Emulation Select, per richiamare il menu dedicato alla scelta dell’algoritmo per comp/limiter ed equalizzatore, Go Back/Compare per tornare alle impostazioni precedenti, favorendo quindi l’ascolto non solo di impostazioni di parametri differenti ma dello stesso algoritmo, ma anche l’ascolto di algoritmi differenti. Pensiamo per esempio a due setup molto differenti: un eq Pultec con un compressore 1176 in confronto a un eq API 550 con un compressore Tube Tech. Impostati i due setup sulla stessa traccia, sarà sufficiente usare Go Back/Compare per passare da un setup all’altro e ascoltare la differenza.
I controlli del compressore/limiter e dell’equalizzatore sono divisi. Per il compressore è presente una barra a 12 led che indica il valore di riduzione del gain con cinque potenziometri per gestire la soglia di intervento del compressore (Threshold), il rapporto di compressione (Ratio), i tempi di attacco e rilascio (Attack e Release) e il guadagno finale (Gain Makeup). Non tutti questi controlli sono inizialmente disponibili per tutti i plug-in. Per esempio nel caso di Teletronix LA2A, che dispone di soli due controlli, è possibile selezionare il funzionamento in compressione o limiter, la soglia di intervento e il gain finale. Tuttavia i programmatori hanno pensato bene di inserire anche un pulsante Free, che riattiva anche quei controlli che non erano presenti sul modello originale emulato e allarga il range dei parametri.
La gestione dell’equalizzatore è affidata a tre controlli rotativi per specificare il gain, la frequenza e il Q, con un quarto controllo per gestire il livello d’uscita dell’equalizzatore. Come per il compressore, non è detto che tutti i controlli siano attivi e, nel caso di eq più complessi, il pulsante Shape consente di richiamare parametri addizionali, come il tipo di filtro o il range di frequenze quando disponibili nell’originale.
Sia il compressore sia l’equalizzatore devono essere attivati per funzionare con i relativi pulsanti EQ On , Band On e Compressor On, che permettono di sentire al volo l’effetto dell’uno o dell’altro. Da notare che per l’equalizzatore è necessario un passaggio in più con Band On, perché sono richieste le singole attivazioni delle bande che compongono l’eq. Un pulsante Bypass disabilita l’istanza attiva al momento, ossia bypassa tutto il processing sulla traccia al momento selezionata. A tale proposito esiste il pulsante Track Select, che richiama la lista delle istanze attive numerate in sequenza che possono essere rinominate dal plug-in.
Per il controllo del livello d’uscita, sempre nel dominio digitale, esistono due barre di 12 led. La prima barra, chiamata Mid, mostra il livello del segnale tra il compressore e l’equalizzatore, in base alla posizione del compressore che può essere anche successivo all’equalizzatore (di default, il compressore anticipa l’equalizzatore ma la sua posizione può essere invertita con l’apposito pulsante Compressor Post EQ), la seconda è incaricata di visualizzare il livello in uscita dopo il processing. Un led clip segnala il superamento dello 0 dBFS.
Sempre da pannello è possibile linkare il sidechain stereo del compressore (attivo di default) e ascoltare solo il canale di sidechain. Quest’ultima opzione è utile quando si usa il compressore per effetti di pumpimg per monitorare il tipo di segnale che gestirà l’attivazione del compressore/limiter, sebbene al momento Liquid Mix non consenta di utilizzare un segnale esterno come sidechain.
L’interfaccia grafica del plug-in
Il plug-in esplode tutti i parametri disponibili e visualizza la curva di risposta del compressore e dell’equalizzatore, riportando anche le barre led. Ritroviamo quindi tutti i controlli e i parametri presenti sul controller, più una nuova serie dedicati all’equalizzatore, compresi pulsanti per la selezione del tipo di filtro. Non ci soffermiamo su tutti i parametri e la loro disposizione, perché sono un duplicato del controller. Ci sono però alcuni particolare di cui tenere conto che facilitano l’interazione con il controller. Il plug-in riporta infatti il nome della Track (da non confondere con il nome della traccia della DAW), così da poter modificare il nome per un più facile riconoscimento (cosa non possibile sul controller), il nome del compressore e dell’equalizzatore usato, e il nome dello Snapshot. Quando si seleziona con il mouse un controllo sul plug-in, è possibile modificarlo direttamente da controller. In altre parole il controller diventa uno strumento veloce per impostare i parametri del compressore e dell’equalizzatore, e ci si può dimenticare di guardarlo, lasciando fisso lo sguardo sul plug-in. Soprattutto per l’eq, il controlli rotativi semplificano la vita ma avrebbero potuto trovarsi in una posizione più comoda o riconoscibile.
Al momento non è possibile lavorare sul plug-in con DP 5.1 e la versione AU, mentre non abbiamo avuto alcun problema con PT, Cubase e Logic.
Liquid Mix Manager
Ultimo elemento software di Liquid Mix è il pannello di controllo per scegliere la frequenza di campionamento (44.1, 48, 88.2, 96, 176 e 192 kHz), il numero di istanze mono (da 2 a 32). A 88.2/96 si arriva a un massimo di otto istanze, a 176.4/192 sono disponibili solo due istanze. È possibile attivare il led clip allo 0 dBFS e abilitare l’eventuale scheda di espansione. Tutte le impostazioni modificate devono essere trasmesse al controller attraverso il pulsante Do It. Da tenere a mente che la frequenza di campionamento non cambia in automatico secondo quella della DAW, ma deve sempre essere impostata manualmente per coincidere. Altri due tab consentono di visualizzare la lista degli algoritmi (senza però mostrare il modello che li ha ispirati) e le info generali.
Compatibilità
Liquid Mix include nello stesso DVD d’installazione i plug-in in formato VST, AU e RTAS, quest’ultimo in versione wrapped grazie al wrapper VST fornito di serie (funziona solo a partire dalla versione 7 di Pro Tools), che lavora solo per Liquid Mix. La compatibilità con Pro Tools HD è garantita grazie all’inclusione della compensazione del delay (fino al limite di 4.095 campioni e non oltre, usando in genere la metà della compensazione disponibile). Tutte le tracce, comprese quelle MIDI e Aux, sono quindi ritardate di conseguenza. La situazione è meno flessibile con Pro Tools LE, dovuta ai limiti della versione LE, che per esempio ha un set di compensazione del delay ridotto, il quale tra l’altro viene escluso quando si utilizza il wrapper. Pertanto gli utenti LE devono ritardare manualmente le tracce MIDI e audio, che non usano Liquid Mix, di almeno 2.056 campioni per ottenere la corretta compensazione. Liquid Mix è piuttosto affamato di delay e il motivo nasce dal continuo scambio di informazioni e dati via Firewire, sebbene il DSP principale sia inserito nell’unità esterna.
Casi speciali
Liquid Mix non si limita a caricare un algoritmo, ma permette anche di combinare elementi di sette diverse emulazioni. È il caso dell’equalizzatore ibrido, dove a ognuna delle sette bande disponibili può essere associato un filtro ripreso da uno qualsiasi degli algoritmi di eq disponibili. È così possibile, per esempio, costruire un eq con i medi di un Pultec, le alte di un Neve 1073 e i bassi di un Avalon. L’operazione si rivela più facile con il plug-in che con l’hardware. Per il compressore ricordiamo l’opzione Free, che riattiva quei controlli non presenti sulle unità originali e visualizza i valori su scale assolute di millisecondi e dB.
In prova
Il punto forte e il punto debole di Liquid Mix è la connessione Firewire. Fino a che non si condivide alcunché sullo stesso bus, i lavori procedono bene. Nel momento in cui sul bus è collegata un’interfaccia audio Firewire o un hard disk usato per il recording, e le istanze aumentano, qualcosa può cominciare a non funzionare e il sistema inizia a diventare instabile, tanto che la manopola Gain Makup, con 32 istanze attive, richiama la pagina dell’eq! Abbiamo voluto stressare il sistema, facendo andare otto tracce di audio da DP su Prism collegato via FireWire e, contemporaneamente, affidando a Pro Tools HD2 con interfaccia 192 I/O la gestione di sedici tracce stereo, ognuna con un plug-in Liquid Mix (versione 1.1.1). Risultato degli esperimenti: un crash di Pro Tools causato dal plug-in, comportamenti anomali del controller, display del controller molto rallentato ma nessun particolare difetto di rilievo sull’audio processato. Con un numero così elevato di istanze è meglio dimenticarsi di usare il controller, e affidarsi completamente al plug-in per la programmazione, che tuttavia risulta anch’esso leggermente rallentato. Naturalmente con una decina di istanze non accadono questi inconvenienti. Da sottolineare che PT HD è andato in crash una sola volta, in tutte le altre prove ripetute non ci sono stati problemi di stabilità.
Altri limiti intrinseci sono per forza di cosa nel pannello di controllo. Chi è abituato a lavorare con i modelli hardware si trova inizialmente spaesato e, soprattutto per il professionista, è necessario un periodo di apprendistato per imparare quali impostazioni sono state usate. La posizione dei tre controller per l’eq non è molto ergonomica, soprattutto per il Q che si trova tra due controlli importanti come il Make Up Gain e il livello dell’eq.
Focusrite ha avuto un’attenzione filologica al prodotto originale, anche se i parametri non sono scalati esattamente come negli originali. È questo un altro potenziale limite dell’interfaccia, perché non consente di emulare immediatamente la controparte analogica, in pochi casi. Tuttavia riteniamo che non sia questo l’atteggiamento corretto per cominciare a lavorare con Liquid Mix. Cercare l’emulazione a tutti i costi del prodotto originale non porta agli stessi identici risultati dell’hardware, come avvisa giustamente anche Focusrite e Syntefex, il vero sviluppatore del software. Si trovano in questo caso molto avvantaggiati tutti coloro che non hanno lavorato con gli originali, perché non hanno schemi mentali preformati sul suono e sull’uso del compressore o dell’eq e, proprio da loro, ci si può aspettare una fantasia nell’uso della modalità Free e nell’equalizzatore ibrido tale da sviluppare nuovi colori timbrici. Per essere proprio cattivi, l’emulazione del Liquid Mix è legata all’uso del compressore e dell’equalizzatore. Fino a che non si muove un parametro o entrano in azione, il suono che entra è identico a quello che esce. Sappiamo bene che per alcuni compressori ed equalizzatori hardware basta il passaggio nei circuiti per modificare il suono. Il caso più eclatante è certamente l’LA2A. In questo caso i programmatori avrebbero dovuto prevedere più controlli, ma basta saperlo. Liquid Mix è un perfetto compagno per chi vuol tirare fuori un timbro o caratterizzarlo a tal punto da non impastarlo nel mix. Il gioco sta nel controllo di gain in ingresso, nell’uso di equalizzazione pesante e nel compressore. Si va da delicate modifiche fino a pesanti tagli nella dinamica e nelle armoniche, con una facilità estrema. Il carattere dei modelli hardware è stato certamente rispettato, anche se dobbiamo ammettere che in un confronto A/B le differenze si possono ancora sentire, tuttavia Liquid Mix costa una frazione di uno solo di questi hardware. Ci sono piaciute soprattutto le emulazioni dei compressori SSL e Neve, che rispettano le armoniche aggiunte dall’hardware, mentre i modelli valvolari soffrono di una minore definizione in campo medio rispetto agli originali. Gli equalizzatori sono ancora più interessanti: se non si esagera spingendo sulle alte, dove a livelli di gain eccessivi compare la tipica granulosità del digitale, è possibile arrivare a risultati veramente degni di nota che, nel mix, possono essere facilmente confusi con l’originale. Il prezzo di Liquid Mix vale da solo per tutti gli equalizzatori, che hanno un suono musicale e interessante, lontanissimo dai modelli inseriti come standard nelle DAW di classe media, e producono un’equalizzazione sui medi veramente molto piacevole e caratteristica. A questo punto vorrete sentirlo. Vi offriamo nei prossimi mesi qualcosa di più che una semplice demo. Insieme a Mauro Abbatiello partirà infatti una rubrica parallela su Liquid Mix e UAD-1, confrontando lo stesso file audio processato con le medesime emulazioni dei plug-in, cosicché potrete giudicare voi stessi non solo la qualità dell’emulazione, se conoscete gli originali, ma anche la sonorità. Non è detto infatti che un’emulazione sfalsata debba per forza suonare male, anzi!
Conclusioni
Liquid Mix è un tool perfetto, anche per rapporto qualità prezzo, per sperimentare sonorità differenti e, con ottime orecchie, è in grado di arrivare a risultati molto buoni, sovente diversi dall’originale ma non per questo peggiori. Siamo di fronte a una naturale evoluzione del suono, così com’è stato per i synth VA che volevano emulare l’analogico ma di fatto hanno creato un altro suono. Cosa vuol dire? Significa che con Liquid Mix potete aggiungere al suono quegli aromi vintage tanto ricercati, ma che sono appunto aromi e non l’intera ricetta o il prodotto originale. Da qui si può partire per trovare nuove strade sonore inedite. Rimane però fondamentale la qualità della sorgente da processare. Più il preamplificatore e il convertitore sono di qualità, più è difficile distruggere il suono con Liquid Mix. Al contrario con una ripresa effettuata con pre e convertitori di bassa qualità si rischia facilmente di non avere grandi risultati dopo il processing. Quindi il suggerimento, per chi volesse costruire un buon project studio da zero, è di dotarsi di un ottimo pre e dei migliori convertitori che potete permettervi oltre ai microfoni, e affidare a Liquid Mix il compito di realizzare equalizzatori e compressori, rimandando al futuro la scelta di un modello hardware molto più costoso. Gli utenti Pro Tools LE possono avvantaggiarsi notevolmente dalla qualità degli algoritmi, mentre gli utenti HD hanno potenzialmente una libertà maggiore grazie alla compensazione del delay, tuttavia il mercato HD può offrire plug-in differenti e altre soluzioni e, tutto sommato, chi compra un HD non desidera certo comprare altro hardware per far girare plug-in proprietari. Qui Focusrite potrebbe veramente pensare a plug-in dedicati all’HD. Vogliamo aggiungere un’altra considerazione, per orientare meglio il lettore: Liquid mix è un prodotto molto interessante per tutti gli studi che richiedono una preproduzione molto veloce su computer, come accade per chi fa dance, elettronica o preproduzioni pop e rock, rimandando a uno studio professionale l’eventuale processamento del segnale con hardware di grande qualità. Lo stesso studio professionale può trovare in Liquid Mix uno strumento per allestire una sala di preproduzione. A dirla tutta, con i risultati che si ottengono è probabile che molti decideranno di tenere il risultato così com’è.
C’è ancora un po’ di strada da fare per migliorare l’integrazione tra hardware, software e DAW, per esempio cercando di integrare il pannello di controllo all’interno della DAW o richiamando una schermata con l’immagine e i controllo dell’hardware emulato (dateci i nomi delle macchine, non nomi di fantasia!). Il plug-in non funziona ancora al 100% sotto DP, mentre come VST funziona bene sotto Cubase e Logic, e non ci sono problemi con Pro Tools, a parte le opzioni di salvataggio. Non sappiamo invece dare un giudizio sull’obsolescenza dell’hardware e del software, perché non conosciamo i piani futuri di Focusrite. Aumenteranno il numero degli algoritmi? Sarà possibile trasformarlo anche in processore d’effetti? Ci saranno nuove funzioni? Sono tutte domande che al momento non hanno risposta, ma dato il prezzo ragionevole per ogni project studio, Liquid Mix può essere un investimento sicuro per chi non vuol cambiare la CPU ogni anno e, grazie alla qualità dei risultati, è adatta a lavori professionali in ambito elettronico e di autoproduzione. Chi cerca il suono puro per ora deve passare ancora dall’hardware in particolare per i compressori, ma paga un prezzo altissimo che potrebbe non valere il ritorno economico e l’investimento.
Gli esempi audio
Per questo primo test di Liquid Mix abbiamo deciso di provare un paio di combinazioni di compressori ed equalizzatori su una registrazione di chitarra elettrica ripresa con l’ingresso Hi-Z di un Sutera QuadraPre con scheda a componenti discreti. Il file Esempio 01 è relativo alla chitarra ripresa direttamente. Per inciso noterete la morbidezza del suono e come ci siano alcuni colori scuri. L’obiettivo è di comprimere per ottenere un livellamento dei picchi ed equalizzare per aprire il suono e far emergere le note più acute.
L’Esempio 02 è realizzato usando l’emulazione di compressore Avalon VT-737sp con l’equalizzatore di un Neve 1073. L’immagine XX illustra chiaramente i valori utilizzati.
L’esempio 03 è realizzato con l’emulazione di un compressore Tube Tech CL1B e un equalizzatore API 559. Noterete il carattere diverso del suono che risulta. Le impostazioni sono relative all’immagine XX.
L’esempio 04 utilizza l’emulazione di un Empirical Lab Distressor e l’equalizzatore Pultec EQP1. Anche qui il carattere del Pultec esce fuori con una buona decisione. L’immagine XX corrisponde alle impostazioni.
La lista dei compressori
Flat Comp/Clean Sound Free Controls Focusrite Liquid Mix Dsp
Trany C/US Classic Discrete 1c API 2500
Trany A/US Classic Discrete 1a API 2500
Silver 2/US Modern Tube 1 Avalon VT-737sp
Live Sound/Brit Live Sound 1 BSS DPR402
London/Brit Boutique Tube 1 Chiswick Reach
Wasp 2/Brit Classic Solid State 1 Drawmer DL221x
Wasp 1/Brit Classic Tube 1 Drawmer 1960
Big Blue A/Us Modern Solid State 1a Dbx 160s
Big Blue B/Us Modern Solid State 1b Dbx 160s
Us Radio/Us Classic Solid State Dbx 165
Copy Cat/Us Modern Copy Cat Empirical Labs El8 Distressor
Vintage/Us Vintage Tube 1\Fairchild Model 670
FF Isa 115/Focusrite Classic Isa 115 Focusrite Isa
FF Green 5/Focusrite Green Channel Strip Focusrite Channel Strip
FF Red 7/Focusrite Classic Red 7 Focusrite Red
Dunk A/Us Modern Fet 1 Manley Slam!
Dunk B/Us Modern Optical 1 Manley Slam!
Primitive/Us Classic Tube 2 Manley Stereo Variable Mu
Big Green/Brit Classic Optical Joe Meek SC2
New Age 2e/Us Modern Hybrid 2e Millennia Stt-1
New Age 2a/Us Modern Hybrid 2a Millennia Stt-1
Class A 1 /Brit 70's Class A 1 Neve 2254/A
Class A 2/Brit 70's Class A 2 Neve 33609/B
Brit Desk1/Brit Classic Desk 1 Neve Vr Console
Meat Pie/Brit 60's Class A Pye 84 4060
Grinder A/Brit Modern Desk Copy A Smart Research C2
Grinder B/Brit Modern Desk Copy B Smart Research C2
Mix Buss/Brit Classic Buss Solid State Logic FX G384
Brit Desk2/Brit Classic Desk 2 Solid State Logic Sl 4000 G+
Brit Desk3/Brit Modern Desk 1 Solid State Logic Sl 510
Acme 1/Us Modern Tube 3 Summit DCL-200
Acme 2/Us Modern Tube 4 Summit TLA-100a
Leveller/Us Classic Tube 3 Teletronix Model LA-2A
Brit Tube/Brit Modern Tube 1 TL Audio C-1
Viking 1/Danish Classic Tube 1 Tube Tech CL-1b
Viking 2/Danish Classic Tube 2 Tube Tech LCA 2b
Stellar 1/Us Classic Solid State 1 Universal Audio 1176LN
Stellar 2/Us Classic Solid State 2 Urei Model 1176LN
Stellar 3/Us Classic Solid State 3 Urei/Teletronix
Stellar 4/Us Classic Optical 1 Urei LA-4
La lista degli eq
Digi-Filter Focusrite Digital Low-Pass And High-Pass Filter
Class A 2 Neve 1073
Trany 4 API 550b
Trany 5 API 559
Old Tube 1 Pultec Eqp1
Old Tube 2 Pultec Meq5
Platinum 1 Focusrite Voicemaster
Isa115 Focusrite Isa 115
Class A 4 Neve 1058
Trany 3 API 550a
Silver 3 Avalon VT 747sp
Old Tube 3 Pultec Eqh2
Vintage 3 Ear 822q
Brit Desk 4 SSL E-Series
Brit Desk 5 SSL G-Series
Huge Tube Manley Massive Passive
Brit Desk 6 Amek Angela
Silver 2 Avalon VT 737sp
Silver 4 Avalon 2055
Platinum 2 Focusrite Bass Factory
Zebra 2 Chandler Limited Emi Passive TG Channel