Lou Reed, Les Paul, John Patitucci, Nick Cave, Laurie Anderson sono solo alcuni dei nomi con cui ha lavorato Marco, italo svizzero che ha abbandonato l’Italia per gli USA. Nominato più volte ai Grammy Award, vincendone tre, è molto attivo anche come live sound engineer, spaziando per progetti musicali molto eterogenei tra loro.
24 anni di esperienza, tre Grammy Award e cinque nomination, attività di producer, mastering, live, registrazione di concerti e, ovviamente, di mixing. Poche altre volte abbiamo incontrato una persona così eclettica!
Luca Pilla Partiamo da 20 anni fa quando hai abbandonato l’Italia: come è successo? Cosa hai trovato che non funzionava in Italia e come ti sei inserito all’estero?
Marc Ursell Non sarebbe più semplice elencare cosa invece funziona in Italia? In Italia per me non ha mai funzionato nulla!!! Forse è perché sono cresciuto al Sud Italia, ma l’Italia che ho conosciuto io è piena di ostacoli, burocrazia, provincialismo, campanilismo, bigottismo, ottusità e assoluta mancanza di voglia di fare. Ogni cambiamento è visto come una minaccia. Se uno ha delle ambizioni gli vengono messi i bastoni fra le ruote e si tende a scoraggiare chi abbia idee, invece di incoraggiare e supportare, questo sia nel piccolo che a livello socio-politico e burocratico. È una realtà in cui non mi sono mai sentito a mio agio. New York invece è l’esatto contrario: chi ha idee viene invogliato a svilupparle, non contano titoli di studio e raccomandazioni (almeno non nel mio settore) e la meritocrazia regna sovrana. Inserirsi ovviamente non è semplice perché c’è molta concorrenza e ci sono mille persone che fanno quello che fai tu e lo fanno meglio di te, ma caparbietà, perseveranza, duro lavoro e sacrificio producono risultati.
LP Quali sono state le tue esperienze più importanti per arrivare a essere uno dei numeri uno al mondo?
MU In Italia la prima esperienza formativa è stata fare uno stage al PureRock studio di Nanni Surace a Brindisi. Nanni è un bravo fonico studio e live tuttora attivo e io ho imparato da lui a essere versatile e flessibile. Poi con i consigli di Nanni e l’aiuto dei miei genitori ho aperto il mio primo studio di registrazione nel seminterrato di casa dei miei genitori, dove ho registrato un sacco di punk/hard core della scena locale dei metà anno ‘90.
Indubbiamente la cosa che ha più delineato il mio percorso professionale è l’aver scelto EastSide Sound di New York come lo studio dove poter fare uno stage formativo e in particolare l’essere andato a New York per fare un'esperienza lavorativa diversa. Ho iniziato lì come assistente/stagista e per quasi due anni ho lavorato senza percepire stipendio, anche 18 ore al giorno, vivendo di risparmi e riducendo le mie spese al minimo (vivevo in una stanza in un seminterrato di una casa in periferia che si allagava ogni volta che pioveva).
LP Ti occupi di registrazione: è cambiato il tuo approccio in questi anni? E come, se è cambiato?
MU Certo, è cambiato molto per via delle esperienze acquisite. Per fare un esempio stupido, quando lavoravo ancora in Italia ascoltavo ogni canale in solo ed equalizzavo meticolosamente affinché suonasse bene da solo. Con l’esperienza ho imparato a equalizzare poco e niente e a ottenere il suono desiderato con il posizionamento del microfono e la scelta dello stesso e del pre. Ho anche imparato a equalizzare più nel contesto di ciò che succede all’interno del brano e non come se il canale in questione sia l’unico canale che verrà ascoltato.
Il mio approccio è anche più orientato al “less is more” e al catturare i suoni nella maniera più pura e naturale possibile in fase di registrazione per avere più opzioni in fase di missaggio e per assicurarmi che i suoni siano rappresentativi e autentici.
Alcuni dei miei microfoni preferiti in questi anni sono quelli fatti da HUM Audio Devices (Polonia), Ehrlund (Svezia), JZ Microphones (Lituania), Remic (Danimarca). Ho anche scoperto un pre della Sym Proceed (Giappone) che mi piace molto e si abbina benissimo con molti dei microfoni che uso e con la mia filosofia di registrazione citata prima (è un pre molto trasparente e realistico).
LP Con tutte le possibilità di correzione in digitale, ha senso spendere migliaia di euro per un microfono, anche vintage?
MU Dipende da cosa uno vuole. Io non sono dell’opinione che i suoni vadano “corretti” ma che invece vanno registrati giusti sin dall’inizio. Giusto però non vuol dire necessariamente microfoni costosissimi. Un SM57 fa il lavoro suo in quasi ogni situazione lo si mette. È la mano (o in questo caso l’orecchio) che fa la più grossa differenza. Bisogna sempre adattarsi a quello che c’è a disposizione e usarlo quanto meglio possibile. Detto tutto ciò, se si vogliono fare registrazioni seriamente è bene avere dei buoni microfoni e preamplificatori che però non devono necessariamente costare migliaia di euro. Basta spendere bene i soldi e scegliere con attenzione in base alle proprie necessità.
LP Quali sono i tuoi microfoni preferiti per un setup rock per la registrazione della batteria e quali preamplificatori preferisci?
MU Per batteria rock di solito uso un Sennheiser e602 per la cassa insieme a un Yamaha SubKick. Oppure un Neumann FET47. Rullante di solito Shure SM57 e Shure SM81. Hihat con Microtech Gefell M940 oppure Beyerdynamic M160. Tom sempre con Sennheiser MD421 vintage e overhead di solito con AKG 414 o se sono in uno studio che ha due Coles uso volentieri quelli (io purtroppo ne ho solo uno). Come pre di solito uso quelli del mio banco Harrison o se sono in un altro studio uso i Neve 1073 preferibilmente o quello che sia il Neve a disposizione nello studio.
LP Cosa preferisci usare sulle voci come microfoni e preamplificatori?
MU Per voci uso sempre il JZ BH-1 oppure Ehrlund EHR-M e accoppio con pre Neve 1073 oppure Sym Proceed SP-MP4.
LP Hai una tua idea del suono che possono avere mic con preamp sul risultato finale? Qualche esempio?
MU Certo. Più che un'idea ho usato molte combinazioni di mic e pre e quindi uso ciò che conosco e ho provato e ottenuto buoni risultati. Per esempio suo piano uso degli Shure KSM32 e degli API 512c, accoppiata non molto ovvia o che trovi spesso, ma dopo aver provato tante combinazioni di microfoni e pre ho scelto quella.
LP Come utilizzi i microfoni ReMic e cosa trovi di utile rispetto a soluzioni più standard?
MU Sto ancora provando tutti i microfoni della loro linea. Ho usato molto in studio quello per basso e quello per violoncello e mi sono piaciuti, specialmente quello per basso. Offre un suono molto diretto ma comunque microfonico quindi nel suono c’è molto legno e anche attacco e definizione. É come avere un suono che ha la definizione di un pickup ma l'aria e la sofisticazione di un microfono. Ho anche provato le versioni live dei loro microfoni per archi. A Londra ho mixato un concerto della violinista polacca Alicja Smietana: la line up comprendeva contrabbasso, batteria, pianoforte, quartetto d'archi piú la violinista principale quindi ho avuto modo di provare le versioni live di tutti e 4 i microfoni (violino, viola, cello, contrabbasso) e sono rimasto molto contento della definizione e dal colore dei microfoni ReMic. É come usare un microfono ma senza i rientri dei microfoni tradizionali. In particolare il contrabbasso si trovava proprio affianco alla batteria ma nonostante tutto potevo spingerlo senza feedback e senza sentire troppa batteria nel suo segnale. Il quartetto d'archi era molto presente e definito e potevo spingere quanto volevo il microfono di Alicja. Penso che questi microfoni troveranno il loro spazio dal vivo piú ancora che in studio perché sono ottimi, suonano bene e sono il perfetto compromesso di suono e direttività che si presta per un concerto.
LP Quali convertitori hai trovato più adatti al tuo suono?
MU Sinceramente non ho mai fatto molti paragoni perché ho sempre usato i convertitori di Avid Pro Tools HDX che mi sembrano di ottima qualità. Ci sono alcune marche come Mytek, Lynx o Apogee che fanno ottimi convertitori e quando ho registrato gli U2 ho usato Burl perché è ciò che era presente nello studio che abbiamo scelto, ma non credo che ci sia nessun problema a registrare con i convertitori di Avid e credo che i miei dischi ne siano prova.
LP Giri molti studi di registrazione professionali, ognuno con un suono diverso: hai dei riferimenti per capire come adattare al mix al suono dello studio?
MU La maggior parte delle volte io faccio i miei mix a New York all’EastSide Sound dove sono capo ingegnere e dove c’è un bellissimo banco analogico Harrison con controllo digitale e monitor Adam Audio e Focal. Quando giro il mondo in altri studi, è spesso per registrare e quindi le cose che mi interessano di più sono: che banco c’è, che microfoni e preamplificatori hanno, che tipo di stanze ci sono, quanti iso booth, quanti canali di I/O ecc. Quelle poche volte che invece faccio un mix in un altro studio scelgo in base al banco (preferisco somma analogica), ai monitor e chiaramente devono avere Pro Tools. Ascolto sempre qualcosa che conosco bene e che ho missato io per sentire come suona la stanza. Poi installo i miei plug-in, porto il mio iLok e il mio mouse e sono pronto a lavorare.
LP Parlando di mix, quali sono i principi a cui ti ispiri nel bilanciamento delle tracce?
MU Beh ovviamente il principio di base è che si deve sentire tutto e bene. Poi ci sono principi meno spiegabili a parole, tipo che “feel” o che “vibe” deve avere il mix, se deve essere pulito e pristino o un po’ più sporco e rozzo. Per un tipico mix rock, di solito inizio un mix da batteria e basso e lo faccio ad alto volume per assicurarmi che i bassi si muovano bene e non impastino o facciano casino. Una volta che il tutto gira e suona bene abbasso il volume al minimo e aggiungo tutto il resto degli strumenti assicurandomi che tutto si senta e si incastri bene sia a livello di volumi che di equalizzazione. Quando ho una buona versione strumentale aggiungo le voci e solo allora rialzo il volume e ascolto se il mix funziona bene.
LP Analogico e digitale: dove l’analogico è ancora insostituibile al digitale e dove il digitale ha superato l’analogico nei plug-in?
MU L’analogico è ancora insuperabile per la somma ma il digitale ovviamente ha i suoi mille pregi per velocità, versatilità e possibilità di salvare e richiamare un mix. Agli EastSide Sound abbiamo il meglio dei due mondi: un banco analogico (non ci sono convertitori di nessun tipo) ma con controllo digitale e total recall. È un Harrison Serie 10B ed è fatto a mano a Nashville. Tutto ciò vuol dire che posso automatizzare tutti i paramenti del banco (non solo fader ma anche equalizzazione, mandate, insert ecc.) sulla timeline e posso salvare e richiamare istantaneamente l’intero missaggio in qualsiasi momento. Anche però non avendo un Harrison preferisco comunque una somma analogica di un Neve e quando mi trovo in quelle situazioni utilizzo i miei plug-in preferiti (McDSP, Melda Productions, SoundToys, iZotope, IK Multimedia) per ottenere i suoni che voglio e faccio tutte le automatizzazioni in Pro Tools ma mando tutto al banco analogico per ascolto e somma. Questo metodo ibrido per me è il massimo dei due mondi unito per acustica, suono, flessibilità e versatilità.
LP Quali sono i singoli plug-in a cui non rinunci e quali sono quelli più originali che hai trovato fino a oggi, magari anche poco diffusi o conosciuti?
MU Quello che uso sempre è il Channel G della McDSP perché mi piace il compressore e mi piace avere tutto lì in una channel strip. L’unica parte che mi piace meno di quello tool è il gate e sto ancora cercando un gate fenomenale. L’altro che uso sempre è il Melda Productions MAuto Align (per allineare la fase) e il MDynamic Eq che offre molto controllo come equalizzatore e ha anche un’ottima interfaccia utente. Poi ho l’ML4000 e l’ML8000 della McDSP come compressori multi banda mentre come riverbero uso spesso Little Plate della SoundToys. Per rimozione di fruscii analogici, rumori vari e ronze di ampli uso iZotope Spectral Denoiser RX6. Per varie librerie di suoni uso SampleTank 3 e Total Studio Max di IK Multimedia. Ci sono anche tanti altri plug-in che uso ma se ho questi faccio un disco senza problemi e se non ci sono e devo missare un disco in un altro studio spesso chiedo all’assistente di installarli prima che io arrivo.
LP Veniamo ai delay e i riverberi che preferisci maggiormente: anche qui, ha senso usare ancora riverberi hardware?
MU Certo. Amo i riverberi hardware e il mio preferito è il Master Room 2 che a abbiamo in studio e uso so quasi ogni disco per voci, archi, fiati ecc. Uso spesso anche il Lexicon 480. Poi fra i plug-in uso Revolver della McDSP per quasi tutto. Se invece voglio un plate uso il Little Plate della SoundToys oppure se voglio qualcosa di più creativo o e avventuroso uso l’Effect Rack della SoundToys che amo e che uso anche molto come delay creativo (se invece voglio un delay che fa solo delay uso quello della Avid).
LP Quali sono i tuoi ascolti di bassa qualità (smartphone, cuffiette, piccoli speaker) che utilizzi per capire la compatibilità finale? Sono utili?
MU Forse dirò un'eresia...ma non faccio ascolti di bassa qualità. Non mi interessa per niente fare mix per chi ascolta male la musica. Io faccio i mix per chi apprezza la qualità e ascolta musica con e per passione. La maniera in cui mi assicuro che il mio mix suoni bene su vari sistemi e quella di ascoltarlo su vari sistemi, ma questi sistemi non sono altro che svariati modelli di buone casse. Utilizzo principalmente Adam Audio S5H e Adam Audio A7X con Sub 10 per i miei ascolti. Quando faccio qualcosa in cuffia uso Etymotics oppure Jays (modelli dai $ 250-300 in su) ma non mi metto mai ad ascoltare con le cuffiette Apple (quelle le butto insieme alla confezione dell’iPhone appena comprato). Se sono con un cliente che insiste per un ascolto inferiore attacco un radiolone che abbiamo in studio; quando lavoravo con Lou Reed lui si portava una piccola cassa Bose da casa per ascoltare con una cassa che conosceva, ma per il resto io mi trovo a mio agio con buoni ascolti e nessuno si è mai lamentato dei miei mix!
LP Quali errori ascolti più spesso nei mix più recenti che vanno oltre alle scelte artistiche e puoi definire come un vero e proprio errore?
MU Non credo esistano errori. Nella musica non ci sono regole e se non ci sono regole non può esistere l’errore. Quando una cosa non mi piace a livello sonico, credo che si possa semplicemente ricondurre il tutto a scelte artistiche o a mancanza di esperienza (come per esempio quando si tratta di un missaggio di una persona poco esperta, magari di un musicista che cerca di fare il fonico per risparmiare soldi, che è sempre un errore secondo me). Esiste quindi gusto ed esiste conoscenza tecnica. Quando le due cose coesistono, fuoriesce arte sonica.