Prendete un ottimo chitarrista con ampie capacità di programmazione in C++, mettetelo in uno studio e fategli programmare un plug-in gratuito che emuli un ampli da chitarra. Ora aspettate al telefono. Igor è stato chiamato nientedimeno che da Dirk Ulrich, il boss di brainworx che produce per Plugin-Alliance e per Universal audio UAD.
Luca Pilla: dalle campagne del pavese alla California di Universal Audio grazie a Brainworx, com’è nata questa storia?
Igor Nembrini: è una storia molto lunga che nasce come credo per tutti quelli che lavorano in questo ambiente, per la passione per la musica fin da ragazzino, che poi mi ha portato a suonare la chitarra e farmi una grande esperienza sia live che in studio. Nel frattempo ho continuato a studiare ingegneria elettronica all’Università di Pavia, per arrivare alla laurea: il discorso live ha iniziato a calare a causa del lavoro di ingegnere nell’ambito dell’automazione industriale come sviluppatore in C++. Il destino aveva una sorpresa per me: la ditta per cui lavoravo era in crisi e ho dovuto licenziarmi. Avendo del tempo libero ed essendo stato sempre un utilizzatore di amplificatori virtuali sia live che in studio, ho deciso di combinare le mie conoscenze e realizzare un plug-in con cui registrare delle demo, per poi metterlo come free download su internet. Dopo due settimane mi contatta Dirk Ulrich, boss di Brainworx/Plugin-Alliance, facendomi la proposta di andare da loro in Germania per parlare del prodotto. Da quel primo incontro in Brainworx, mi occupo dello sviluppo dei loro plug-in di amplificatori virtuali che sono distribuiti da Plugin-Alliance e Universal Audio.
LP: quale background informatico occorre per arrivare a programmare plug-in?
IN: ottima conoscenza di programmazione C/C++ e la teoria sui segnali digitali sono gli strumenti fondamentali per iniziare, poi c’è tutto quello che non ti insegna nessuno cioè la creatività con cui trovare soluzioni. Il background musicale è anch’esso fondamentale perché se non sai come suona l’hardware difficilmente riesci a capire come migliorare il tuo algoritmo.
LP: essendo chitarrista, perché hai trovato la necessità di scrivere tu i plug-in di emulazione degli ampli?
IN: sono stato sempre un utilizzatore di simulatori di amplificatori fin dalla loro uscita perché mi semplificavano il lavoro in studio ed erano leggeri come peso rispetto ai vari combo e testate/cassa. Nell’utilizzo live mi è sempre piaciuta l’idea di poter avere un suono creato da me, così è nato il primo plug-in. La mia fortuna è che sono troppo pigro per prendere in mano un saldatore e costruirmi un ampli reale!
LP: tra impulsi, DSP e modeling ognuno ha la propria ricetta. Cosa puoi dirmi della tua?
IN: dunque, entriamo in un territorio minato. Come tutti parto dallo schema elettrico per poi focalizzarmi sulle parti che ritengo più rilevanti in termini di suono, che poi sono modellate componente per componente. Ho sviluppato un mio modello di valvola perché quello che avevo trovato nelle varie pubblicazioni scientifiche non mi soddisfaceva e, ovviamente, ogni tipo di analisi possibile in un dominio totalmente non lineare come un amplificatore per chitarra/basso. Quello che cerco, essendo chitarrista e avendo suonato decenni con ampli valvolari, è la ricerca nella risposta al tocco e la dinamica più fedele possibile all’hardware.
LP: come realizzi il plug-in, soprattutto in fase di analisi?
IN: essendo l’amplificatore per chitarra qualcosa di completamente non lineare e organico, l’unica cosa a cui credo realmente sono le mie orecchie. Il plug-in viene comparato con l’hardware in diversi punti del circuito fino al confronto finale A/B con ampli e plug-in collegato a finale lineare e cassa. Questo procedimento viene eseguito alla fine, ma ritengo sia una delle cose più importanti, anche perché la casa produttrice di ampli che mi commissiona il plug-in, alla fine lo testerà in questo modo e non con dei monitor da studio, quindi c’è un discorso di microfonazione delle casse e una conseguente modellazione di esse con algoritmi che tengono in considerazione l’interazione altoparlante e trasformatore finale, cosa molto importante e che rende viva la modellazione.
LP: come ti sei attrezzato in studio per realizzarli?
IN: in verità nel mio studio non c’è niente di particolare che non puoi trovare in altri studi, il tutto viene realizzato prevalentemente con strumenti informatici. La ripresa delle casse e microfoni è realizzata in Germania dal Brainworx Studio, dove poi sono eseguiti ulteriori test.
LP: quali plug-in hai realizzato fino a oggi?
IN: distribuiti da Universal Audio ci sono ENGL, Friedman, Ampeg e Chandler mentre distribuiti da Plugin Alliance ci sono bx_rockrack, bx_megasingle, bx_megadual, bx_bassdude e una serie di stomp box.
LP: hai dei consigli da dare per utilizzare al meglio questi plug-in?
IN: è molto importante la qualità dello stadio di accoppiamento elettrico tra chitarra/basso e convertitore AD. Universal Audio ha aggiunto di recente alla sue interfacce dedicate a chitarra/basso la tecnologia Unison che, adattando l’impedenza in ingresso a seconda dell’hardware modellato, fornisce un notevole valore aggiunto nella simulazione del modello. Per quanto riguarda il livello del segnale, l’ideale è sempre avere un buon rapporto segnale rumore ma bisogna poi tenere conto che alzando troppo il guadagno in ingresso è come amplificare il segnale tra strumento e ampli e di conseguenza si potrebbe avere un pickup single coil con gli steroidi! Poi consiglio di aggiustare il livello in dominio digitale con dei trimmer. Per avere un buon suono, che ovviamente è relativo al gusto del produttore/musicista, consiglio di ragionare il più possibile come quando si utilizzano ampli/stomp box reali. Non ci sono regole, dipende dalle esigenze del brano, dal tocco del chitarrista etc... Ad esempio, nel mio ultimo album di musica strumentale guitar oriented prodotto da Dirk Ulrich e interamente realizzato ITB, ho registrato una sola chitarra e per dare una maggiore apertura abbiamo messo il bx_stereomaker prima degli stomp box e dell’ampli e con la funzione Mono Maker ho ridotto problemi di fase e mono compatibilità; ovviamente questo è solo un esempio, ma dà un’idea di come si possono avere più possibilità di manipolazione del suono usando il plug-in.
LP: cosa vedi nel futuro dei plug-in?
IN: è un futuro molto roseo, c’è ancora molta diffidenza in questo tipo di tecnologia anche se so di molti produttori big che li stanno utilizzando e, non a caso, grandi realtà come Universal Audio e Plugin Alliance hanno la loro serie di prodotti. Oggi stiamo replicando nel dominio digitale quello che è stato fatto ieri in analogico, un domani credo che si adotteranno soluzioni più DSP oriented per creare nuove sonorità chitarristiche, un po’ come si fa nei synth.