La compressione negativa è un processo dinamico per cui si crea una proporzionalità tra l’incremento del livello del segnale in ingresso sopra la soglia e la sua riduzione in uscita, il cui livello diminuisce però negativamente partendo dal valore della soglia impostata
La definizione di un rapporto di compressione negativo può indurre ad errori di interpretazione, ma bastano un paio di grafici a chiare la questione. Il primo è il rapporto infinito:1 della serie dbx 165 e seguenti.
I rapporti di 1:1, 2:1, 4:1 e 20:1 sono classici rapporti di compressione audio. All'incremento del segnale, corrisponde una riduzione proporzionale che, però, si trova sempre lo 0 dB di valore. Impostando invece il rapporto di compressione infinito:1 si entra in una nuova condizione, oltre al quale si entra nei rapporti negativi. Nel caso di infinito:1 indipendentemente dal valore di livello del segnale in ingresso sopra la soglia (qui posta arbitrariamente a 0 dB), il segnale esce sempre a 0 dB. Cosa succede se oltrepasso questa soglia e mi addentro in valori di rapporto di compressione negativi? La risposta è fornita da un grafico del comportamento di Elysia Mpressor.
I valori di rapporto negativi corrispondono alle quattro curve dove il segnale, sopra la soglia, non solo viene solo ridotto, ma si decrementa in territori negativi più si alza il livello sopra la soglia. L'effetto, con la curva marrone, è quello di ridurre il livello d'uscita di ben 30 dB quando il livello sopra la soglia supera solo gli 0,5 dB!
Vediamo un terzo caso, ancora più recente: Solid State Logic The Bus + ha tre valori di compressione con rapporto negativo. Qui vedrete la differenza tra il valore 1:-0.5 e 1:-2.5
Il rapporto di compressione 1:-0.5 corrisponde alla curva azzurra, mentre quello di 1:-2.5 corrisponde alla curva viola. In giallo punteggiato il segnale in ingresso. Come si vede bene, a differenza della compressione normale, nella compressione negativa più il valore negativo del rapporto di compressione si avvicina allo zero, più si applica una riduzione del segnale in uscita di diversi dB. La compressione con rapporti negativi non è l'upward compression, dove il segnale sotto il livello della soglia viene aumentato.
La prima evidenza della compressione negativa è la facoltà di tenere sotto controllo segnali che esplodono improvvisamente in dinamica.
Sono pochissimi i compressori con ratio negativa, anche se è una tecnica conosciuta da decenni. Tra i più antichi troviamo Eventide Omnipressor (qui potete leggere il nostro test), con veri e propri rapporti di compressione negativa e dbx 165 con il rapporto di compressione infinito che ritroveremo anche nei successivi 160, di cui abbiamo già visto la curva. Nel caso di dbx, il rapporto infinito nasceva come la possibilità di bloccare il livello del segnale sopra la soglia, seguendo la regola che un dB di incremento di segnale sopra la soglia corrisponde a un dB in meno in uscita.
Tra le realizzazioni recenti, non si può non citare l’eccellente Elysia Mpressor, che include anche diverse funzioni accessorie per definire il processamento della dinamica, da cui sono derivati Xpressor 500 e Mpressor per serie API 500, e il più recente Xpressor Neo rack.
Alla nostra lista si aggiunge anche Solid State Logic The Bus+ (vedi il nostro approfondimento) con tre valori negativi e le possibilità di essere utilizzato in Mid Side, una rarità assoluta nell’hardware quando si parla di compressione con rapporti negativi.
Va meglio nel comporto plug-in, dove sono diversi i processori di dinamica con compressione negativa, anche con Mid Side. Il punto di partenza migliore è probabilmente il plug-in Brainworkx Elysia Mpressor, ma funzionano benissimo anche le emulazioni di Arturia, tra cui l’intrigante Bus Force. L’effetto che si ottiene è però diverso da compressore e compressore, soprattutto in analogico, anche in base ai parametri a disposizione.
Usare la compressione negativa
Giocando sul tempo di attacco, di rilascio e sulla soglia, si possono facilmente intercettare i transienti che possono essere separati dal segnale originale. La svolta nell’uso della compressione negativa si ha quando è possibile miscelare questo segnale processato con quello originale. Se per esempio The Bus + non avesse il controllo di Mix Wet/Dry, la compressione negativa potrebbe essere usata per effetti triggerati dal segnale sopra la soglia o per processare i transienti, ma con questi controlli è possibile aggiungere più transienti. La presenza del controllo Mix, o la compressione parallela, è quindi indispensabile per scopi musicali: con il giusto tempo di attacco si possono salvare i soli transienti dal resto del segnale, che possono poi essere aggiunti successivamente al segnale originale. Se state pensando al transient designer non siete affatto distanti dalla realtà!
Il tempo di decadimento è fondamentale per evitare effetti di pumping o distorsioni, ma può essere usato per creare effetti speciali. Il pumping può essere evitato trovando il valore di rilascio che si sincronizzi al tempo del brano; le distorsioni indotte da tempi di attacco rapidi possono essere utili in alcuni contesti di suono volutamente spappolato. Le distorsioni si ottengono con tempi sotto gli 0,2 ms e sono una costante. Sbagliate i tempi di attacco e rilascio e la compressione negative non contribuirà a un suono naturale. Una nota: se diventa difficile capire quale possa essere il tempo di rilascio giusto in fase di compressione, si può trovare facilmente il tempo con una compressione con rapporto negativo vicino allo 0, perché l'effetto è così evidente che si intuiscono subito i tempi di attacco e rilascio.
Un altro effetto facile da realizzare è abbassare la soglia a livelli minimi, con tempi di attacco minimi e rilascio brevi, con rapporto di compressione negativa appena inferiore allo zero, per esempio 1: -0.5. Si possono così creare degli effetti di reverse sui piatti, perchè viene eliminato il transiente e recuperato, con il tempo di rilascio, solo il corpo cambiando di fatto l'inviluppo. Funziona bene anche sul rullante in fase di mix. Non è una tecnica da adottare sul bus stereo, ma per singola traccia.
Con rapporti di compressione inferiori a 1:-1,5 si possono tenere sotto controllo improvvise note che esplodono in dinamica, ribilanciando un mix con tracce registrate da musicisti o cantanti con poco controllo.
La compressione negativa in mix e mastering
Un po’ meno evidenti, ma utilissimi, sono alcuni particolari della compressione negativa, che possono sfuggire a un primo sguardo. Come ogni processore dinamico, anche la compressione negativa produce distorsione armonica che si innesca quando il segnale è sopra la soglia. Questa distorsione armonica riguarda l’intero segnale, e non solo quello sopra la soglia. Come sempre, la quantità di distorsione armonica dipende dall’hardware, dalla quantità di compressione eseguita e dai tempi di attacco, particolarmente sensibili per le basse frequenze.
Immaginiamo quindi il nostro brano come un flusso di transienti che, musicalmente parlando, coincidono con un timbro più ricco di armoniche. Innescando la compressione negativa subito dopo i transienti, ci troviamo con un segnale che si arricchisce di armoniche nei passaggi più intensi! Aggiunto questo segnale distorto al mix, in parallelo, cambia la percezione dell’equalizzazione, il brano diventa maggiormente di impatto e più vivace. Il risultato si avvicina, e secondo noi supera, quello di un Gyraf Infundibulum, che è un clipper passivo che produce, però, distorsione armonica attorno alla banda audio su cui si sta lavorando. Provatelo in compressione parallela sul bus stereo.
L’ultima applicazione è piuttosto inedita: usare la compressione negativa in fase di mastering sui canali Mid/Side, ma di questo parleremo in un tutorial dedicato al bus compressor SSL The Bus +. Sappiate solo che è la chiave per ottenere dei mix tridimensionali, puliti e radiofonici che avrebbero richiesto più passaggi, tra eq e processori di dinamica.