Il mondo dell’analogico si divide in passivo e attivo, in digitale e analogico, in componenti discreti o integrati, in operazionali o valvole. Da più di mezzo secolo un equalizzatore continua a trovare spazio nelle produzioni, nella sua versione originale, nei cloni analogici e nei plug-in. Pultec EQP-1A è il capostipite di tutti gli equalizzatori passivi e da sempre il migliore
Se fino a qualche tempo fa era necessario sperare di trovare questo equalizzatore sul mercato dell’usato, con quotazioni da puro vintage o accontentarsi della versione digitale di una bella manciata di plug-in, oggi il ritorno di Pultec segna un momento importante nella storia degli studi di registrazione. Le giovani generazioni lo conoscono solo per le emulazioni digitali, molte delle quali si discostano non poco dall’originale; qualche fortunato professionista usa l’originale o si è affidato a cloni piuttosto simili, ma non uguali. La possibilità di provare e analizzare un vero EQP-1A ci ha indotti a sviluppare uno speciale su questo equalizzatore, con comparazioni che vedremo più avanti tra alcuni modelli hardware e i migliori plug-in nelle DAW. Non tutto, vedremo, è così scontato come si pensa.
Attivo o passivo
Un equalizzatore può essere realizzato in analogico con uno schema passivo, senza necessità di alimentazione per il circuito stesso, o attivo usando operazionali e componenti che richiedono l’alimentazione. Come sappiamo, la qualità della rappresentazione dinamica di un qualsiasi outboard audio dipende direttamente dalla qualità e quantità di alimentazione, molto importante per valutare le specifiche. Non a caso, i migliori equalizzatori attivi sono dotati di circuiti di alimentazione in grado di fornire voltaggio e amperaggio elevato.
Nel caso di un equalizzatore passivo occorre ricordare che il suo circuito può solo attenuare, cioè togliere livello al segnale in ingresso. L’enfatizzazione di una frequenza si ottiene riducendo ciò che non serve. Per questa ragione, il Pultec ha un amplificatore valvolare dopo il circuito di equalizzazione o il segnale rischierebbe di avere un livello troppo basso. L’interazione tra equalizzazione e amplificazione è tale che non occorre controllare manualmente l’amplificatore per mantenere livelli di lavoro accettabili. Avendo inoltre un circuito passivo per l’equalizzazione, non si rischiano potenziali oscillazioni che, per esempio, possono essere udite su equalizzatori attivi.
Componenti interni
Non sono però solo rose, le spine sono la necessità di induttori di grandi dimensioni (rispetto a un integrato) per gestire le basse frequenze, che per loro natura non sono così stabili nel tempo come condensatori e resistenze e l’alta permeabilità del core magnetico per ottenere un buon Q sempre alle basse frequenze, che significa aprire le porte alla saturazione ad alti livelli con conseguente distorsione.
Uno dei maggiori elementi infatti che possono introdurre distorsione o comportamenti anomali è l’uso di un componente in modo improprio, al di fuori del suo campo di linearità di risposta. Il caso più evidente è quando usiamo un segnale di ingresso molto alto in un outboard analogico per indurre distorsione armonica.
I più scaltri avranno senz’altro notato che un Pultec è quindi un equalizzatore che può essere particolarmente lineare e silenzioso anche con livelli d’ingresso mediamente bassi, o diventare più aggressivo e ricco di distorsione armonica alzando il livello d’ingresso. Il grande vantaggio è che il circuito di equalizzazione non presenterà particolari problemi di clipping.
Usare il Pultec
I controlli di un EQP1A non sono quelli che ci si aspetta da un equalizzatore. Lavora infatti con la selezione di una frequenza e due potenziometri che determinano la sua attenuazione o il suo boost. Il controllo delle frequenze Low include il selettore della frequenza (20, 30, 60 e 100 Hz) e i potenziometri Boost e Atten; questi controllano i due filtri shelving per le basse frequenze (da 0 a +13,5 dB e da 0 a -17,5 dB). Si può pensare di usare solo il boost o solo l’attenuazione, per esempio se vogliamo esaltare o tagliare intorno alla frequenza selezionata; ma il bello arriva quando si usano entrambi: si creano curve più complesse che permettono di esaltare meglio la frequenza quando si usa un livello di attenuazione minore del boost.
Sulle medio alte, con il selettore a 3, 4, 5, 8, 10, 12 e 16 kHz, c’è un peak boost con il potenziometro di Boost (non c’è Atten) da 0 a +16 dB; un secondo potenziometro Bandwidth controlla l’ampiezza della banda a cui sarà applicata l’equalizzazione. Tutto a sinistra, su Sharp, significa che l’equalizzazione sarà piuttosto selettiva. Tutto a destra con Broad avremo una curva molto ampia che ricoprirà un range di frequenze esteso. L’ultimo selettore è un filtro shelving per le alte frequenze (5, 10 e 20 kHz) che lavora assieme al potenziometro Atten alla sua sinistra, esclusivamente in attenuazione da 0 a -16 dB.
Dove usarlo
Quando si decide di usare un EQP-1A per l’equalizzazione si sa già dove intervenire. La distorsione generata al di sotto dei 125 Hz è eccellente per dare corpo tracce ricche di basse frequenze, senza ingolfarlo sulle medie basse. Le curve sempre molto dolci, con un Q basso e una risonanza quasi assente; si interviene ampiamente sulle tracce stereo, sulla voce per il boost delle medio alte, e su strumenti musicali di cui si voglia tracciare il profilo in mix senza alterarne troppo il carattere.
In particolare sulle voci si ottiene una grande aria mai frizzante o artificiale, perfetta per ampliare lo spazio della voce e schiarirla senza eliminare il corpo. L’equalizzatore è molto flessibile in fatto di dinamica e transienti, quindi rispetta ampiamente la dinamica originale anche con equalizzazioni evidenti. È questo il vantaggio maggiore rispetto a qualsiasi emulazione software: il comportamento dinamico del Pultec originale è ineguagliabile ancora oggi. I cloni gli si avvicinano ma non lo superano, probabilmente per il disegno dell’alimentazione a valvole. Il suo pregio maggiore è rimanere trasparente pur applicando l’equalizzazione, che apparirà molto musicale e naturale.