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Stefano Civetta: dagli Abbey Road ai School Farm Studios - L'intervista


Abbiamo sempre seguito le gesta di Stefano Civetta, sound engineer italiano molto conosciuto che ha lavorato per anni agli Abbey Road. Stefano decise di abbandonare i prestigiosi studi nel 2020 e oggi lo ritroviamo ancora in Inghilterra, questa volta in un contesto che prevede anche la produzione musicale.

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Gli School Farm Studios sono studi di registrazione e produzione costruiti letteralmente in una vecchia fattoria nell'Essex in Inghilterra, su volere di Andrew Sunnucks, produttore musicale con oltre trent'anni di esperienza e che, non da poco, è anche fondatore di Audio Network assieme a Robert Hurst, presente anche in Italia oltre che in tutto il mondo. Audio Network è un gruppo indipendente di autori e produttori che offre i propri servizi di produzione e composizione a terzi, licenziando musica per televisione, social, advertising e corporate. Che siate a Hollywood per un film o a Milano per un adv, Audio Network è in grado di fornire la soluzione immediata quando si tratta di musica. La lista di compositori è davvero corposa e comprende anche compositori italiani. Lo stesso Stefano Civetta ha oltre 650 tracce musicali già disponibili in catalogo. Aprite il vostro browser e ascoltate le nuove release di Audio Network, mentre leggete l'articolo, e capirete al volo di quale livello qualitativo stiamo parlando per le produzioni, la registrazione e il mix. Qual è l'anello di congiunzione tra Stefano e Andrew? Gli Abbey Road, naturalmente, durante le riprese orchestrali! La loro amicizia e il loro rapporto professionale è nato in quegli studi e si è consolidato definitivamente negli School Farm Studios.

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La regia principale di School Farm Studios ph Mike Banks

Luca Pilla Cominciamo con la scelta della posizione, dei lavori di ristrutturazione e di chi ha fatto il progetto acustico. Volevate dare un'acustica adatta alle riprese orchestrali?

Stefano Civetta La posizione deriva dal fatto che Andrew, il socio e la parte del leone economica, abita in questa fattoria, School Farm appunto, e il suo sogno era di trasformare uno dei fienili in uno studio. Da questo punto di vista la ristrutturazione è stata complicata, in quanto vincolati alle Belle Arti inglesi (il fienile è "listed"). Per non perdere superficie né volume interni, i progettisti hanno avvolto l'esterno del fienile invece che costruire dalle pareti verso l'interno. Tutte le superfici esterne hanno ora lo spessore di quasi un metro, proteggendoci da ogni rumore esterno e anche dagli sbalzi climatici. L'unica parte completamente nuova è la regia, costruita come un'estensione del vecchio fienile. Per quanto riguarda l'acustica, l'unico ambiente dove c'era la proverbiale carta bianca era appunto la regia, per quanto riguarda il resto abbiamo dovuto mantenere travi a vista, materiali, grandezza porte/finestre come erano nella struttura originale. Ci siamo quindi affidati alla buona sorte e, fortunatamente, le cose sembrano andare bene. Finora l'acustica si è rivelata molto versatile, abbiamo fatto sessioni con una trentina d'archi, big bands, strumenti soli (il piano che abbiamo qui è veramente eccezionale), progetti pop/rock, di tutto. La stanza tiene molto bene, restituisce un bel feedback ai musicisti ma non diventa mai troppo invasiva, risponde molto bene ai riverberi e non si intromette mai.

LP Sembra quasi che siate due transfughi dagli Abbery Road. Cosa avete visto che si poteva fare meglio rispetto agli Abbey Road per buttarsi in questa idea?

SC Sia Andrew che io andiamo spesso ancora agli Abbey Road. L'idea non era di fare meglio, ma di fare in aggiunta. School Farm è la perfetta via di mezzo tra (per usare come riferimento Abbey Road) Studio 2 e Studio 3. La costruzione dello studio è iniziata nel periodo Covid, dove limitazioni e regolamenti rendevano alle volte impossibile avere accesso agli studi che abbiamo sempre usato. La compagnia di cui Andrew è chairman e fondatore, Audio Network, si occupa di produzione di musica per TV e film, e hanno enormi quantità di produzioni con una media di 20 album al mese, per cui poter offrire loro uno spazio aggiuntivo in cui registrare dalla media orchestra d'archi, al piano solo, alle batteria, al coro da 24 persone, è un valore aggiunto non indifferente. Audio Network non è il cliente esclusivo, facciamo anche progetti per terze parti, di tutti i tipi, dal pop indipendente, al quartetto d'archi, sia registrazione che mixaggio, o qualsiasi fase del lavoro il cliente ci voglia assegnare.

LP L'outboard non è molto ed è classico. Puntate più sulla ripresa che sul mix finale per la qualità timbrica?

SC Per quanto riguarda le riprese orchestrali, non uso praticamente mai nessun outboard, se non riverberi, o a meno che ci siano esigenze di suono particolari. Per quanto riguarda sessioni pop, o non classiche, uso sempre macchine esterne, in aggiunta all'SSL. Tendo a processare in ingresso, e proprio per questo mi sono affidato a macchine che uso e che conosco, grazie ai sei anni a Abbey Road. Sono felice della scelta, abbiamo ottimizzato gli spazi, e utilizziamo macchine in quasi ogni sessione. A chi non è capitato di andare in studi e vedere pile e pile di outboard in disuso, dimenticato, o non funzionante? Quello che volevamo qui è avere delle belle chicche, sempre tenute al meglio delle condizioni, e di cui conosciamo il suono e il comportamento.

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L'outboard al School Farm Studios ph Mike Banks

LP Anche i microfoni non sembrano moltissimi: li noleggiate alla bisogna?

SC Anche lì, ho scelto microfoni che conosco e che sapevo avrei usato. Al momento ne abbiamo circa un'ottantina, con grande predilezione per condensatori e nastri. Non sono un grande amante dei dinamici, ma questa è forse un'altra storia. Adoro visceralmente i condensatori, come si può vedere dalla lista. Abbiamo anche la fortuna di avere alcuni degli immancabili, tra cui coppie di Neumann U47, U67 e AKG C12. Fondamentalmente è lo stesso discorso che si è fatto per l'outboard, non ha senso comprare microfoni che restano sullo scaffale.

LP Quanto del lavoro, dopo la registrazione, è fatto ITB rispetto OTB?

SC Per quanto mi riguarda, mi trovo molto meglio a mixare in the box. Soprattutto se sono cose che ho registrato io, so che mi ero già avvicinato al suono che desideravo (dopo essermi assicurato che piacesse al cliente!) in fase di registrazione. Ma anche qualora fosse solo mixaggio, preferisco di gran lunga lavorare in the box, per tutta una serie di motivi, tra i quali, per esempio, recall e possibilità di saltare da un brano all'altro in un paio di click (abbiamo più o meno costantemente tre o quattro progetti in parallelo, e il fatto di mixare in the box ci aiuta a sfruttare al massimo ogni ritaglio di tempo per fare aggiustamenti o modifiche). A questi motivi va aggiunto il fatto che ora spesso ci viene richiesto di mixare in Dolby Atmos, per cui essere già nel dominio della DAW rende tutto molto più snello e semplice da gestire. Negli ultimi anni, affronto ogni mix che mi viene chiesto, che sia stereo o surround, già con l'ottica che potrebbe andare a finire in Atmos.

LP Avete investito su Dolby Atmos: è una richiesta pressante nelle nuove produzioni oppure no?

SC Costante forse no, ma di certo volevamo essere pronti ad offrire Atmos sin da subito, invece che trovarci a installare Atmos ad opera compiuta. Abbiamo fatto diversi lavori in Atmos, siamo sulla lista degli studi approvati da UMG, e facciamo lavori in Atmos per chiunque. Ora ovviamente Atmos non è solo prerogativa della musica per media, anzi. Paradossalmente ora sono sempre di più le situazioni pop che sono interessate ad affrontare i mix in Atmos.

LP Quali sono le possibilità che sfruttate di Dolby Atmos in fase di ripresa nella posizione dei microfoni?

SC Per quanto riguarda registrazioni pop, non uso tecniche particolari per Atmos. Dopo aver provato diverse posizioni di microfoni su ogni cosa in passato, preferisco riempire il panorama Atmos in altri modi, ad esempio con riverberi, delay, o semplicemente posizionare in maniera diversa gli elementi del brano. Per quanto riguarda riprese classiche, abbiamo quattro microfoni fissi al soffitto, sono quattro DPA 4006c, piccoli, discreti, e silenziosi che utilizziamo per dare il senso di altezza che, grazie al soffitto naturalmente alto, possiamo catturare.

LP A parte le ATC, quali ascolti ci sono per nearfield?

SC Devo ammettere che amo e conosco talmente tanto le ATC, che quasi mai sento il bisogno di comparare ascolti, anche perché la regia è tarata sulle ATC (e viceversa). Quelle volte che voglio un ascolto diverso, al momento abbiamo le iLoud di IK Multimedia. Sono casse perfette per quello che cerco io, ossia un ascolto diverso da ATC, a basso volume. Scendendo ulteriormente di dimensioni, tengo sempre con me una JBL mini.

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Un'altra prospettiva della regia di School Farm Studios ph Mike Banks

LP Evidentemente c'è ancora spazio per grandi studi di registrazione, una scelta in controtendenza. E' più passione o business?

SC Un po' entrambi credo. Andrew è un ottimo businessman, e non investe denaro in cose che non rendono. Ha sempre lavorato nella musica e ha sempre avuto il sogno di avere uno studio. Per cui quando mi è stata fatta la domanda "vieni in campagna, costruiamo uno studio e ci lavori?" come potevo rifiutare? Cosa fondamentale è anche il fatto di essere in Inghilterra, sono convinto che un posto del genere funzionerebbe in pochissime altre parti del mondo. L'industria musicale qui, soprattutto per musiche per media, è una macchina enorme, non si è nemmeno fermata durante il Covid. Come per quanto riguarda Abbey Road, dove il 95% della musica che si registra è musica per film o TV, lo stesso vale per noi. Se non ci fosse una domanda così forte da parte di quell'industria, un posto così non avrebbe né senso né men che meno vita lunga.

LP Cosa hai amato agli Abbey Road e cosa ti ha portato fuori dai loro studi, a parte la mancanza di luce naturale?

SC Alla mancanza di luce naturale ci si abitua anche, purtroppo! Con un po' di vitamine ci si rimette in regola. Agli Abbey Road ho amato tantissime cose, lavorare con orchestre, colonne sonore, la possibilità di essere spalla a spalla con persone (sia tecniche che artistiche) di cui vedevo i nomi su album che compravo sin da bambino... Paradossalmente ho amato (e a questa cosa devo praticamente tutto) quanto fosse difficile lavorare lì: le sfide tecniche, la sfida del problem solving, e ahimé gli orari. Dopo aver fatto sei anni con una media di 350 ore al mese, di certo tutto viene messo in prospettiva. Adoro tornare a lavorare lì, è uno dei posti più belli in cui io possa desiderare di fare il mio lavoro. Sono però anche contento di avere un po' più tempo per me, di avere la possibilità di scrivere musica, e di coltivare altre passioni per cui purtroppo il tempo mancava.

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La sala di ripresa realizzata in quello che era un fienile, al School Farm Studios. Ph Mike Banks

LP Qual è il tuo ruolo qui?

SC Sono co-fondatore: nel periodo di costruzione ho disegnato l'infrastruttura audio/video (affidandomi poi a mani molto più esperte delle mie), e ora sono il fonico residente. Siamo un team efficiente di tre persone: Andrew come produttore (produce tutte le sessioni per Audio Network, e se richiesto dà volentieri una mano anche per clienti esterni), io come fonico e Hester, la nostra adorabile assistente senza la quale saremmo persi!

LP Perché hai deciso di seguire questa avventura e cosa ti aspetti?

SC Avevo voglia di qualcosa di nuovo, di una nuova sfida, ed ero un po' stanco di Londra. Pur fantastico che fosse lavorare agli Abbey Road (luogo cui devo ogni singola cosa che faccio al momento, tra cui l'incontro con Andrew!), mi ero avvicinato all'età in cui 18 ore al giorno in studio, letteralmente, e 25 giorni di fila senza fine settimana o giorni off stavano diventando un po' troppo. Inoltre, mi stava venendo un po' a mancare il lato musicale del mio lavoro, nel senso che ad Abbey Road il 99.9% del lavoro è tecnico. Nel tempo libero mi piaceva scrivere musica, cosa che purtroppo ad Abbey Road non mi era possibile fare. Ora invece, se ci capitano dei giorni liberi, Andrew e io scriviamo musica che registriamo e mixiamo qui, per poi andare a finire su trasmissioni televisive. Quindi oltre allo studio, abbiamo un'altra fonte di guadagno che ci permette di non essere preoccupati se per due giorni non abbiamo sessioni. È uno stato mentale meraviglioso, non sono mai stato così sereno e felice, senza avere la preoccupazione di dover necessariamente riempire il calendario in ogni singolo minuto. Dove lo trovo un altro studio in cui i weekend sono liberi? Me lo tengo stretto!