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Classici in Studio: Shure SM7B, il mic dinamico dal passato


SHURE SM7B

Davvero serve scrivere un’articolo su un microfono così iconico e famoso?
Non si ricade sul già detto, sul già scritto piuttosto che sull’ovvietà?shure sm7b recensione review prezzo microfono per voce fabrizio barale audiofader

 

A giudicare dalle diverse inserzioni che popolano i vari mercatini direi di no perché spesso le motivazioni della vendita ricadono sul “non soddisfa le mie aspettative e/o esigenze” .. ed io mi domando: ma come, il microfono che usava Michael Jackson per incidere le sue Billie Jean o Thriller davvero non soddisfa le tue aspettative? E quali sarebbero dunque queste aspettative?

Ed ecco che, forse, raccontare un po' di questo microfono potrebbe ritornare utile a chi non ne conosce (bene) le caratteristiche. Allacciatevi le cinture! Si parte.

Shure SM7B è il figlio dell’SM5B. Stiamo parlando degli anni ’60 quando Shure stava cercando di entrare negli studi di registrazione con i propri prodotti (SM sta proprio per Studio Microphone). Il 5B venne ideato come microfono boom e quindi destinato ai film ed agli studi televisivi. Il fatto che fosse dinamico però ne precluse presto l’utilizzo in quanto la sua efficacia in quel campo rispetto ad un microfono a condensatore era decisamente ridotta. Il caso però volle che qualcuno introducesse il 5B all’interno degli studi radiofonici e qui ottenne ottimi apprezzamenti diventando un must, nonostante le sue dimensioni generose. Le vendite del microfono andarono comunque male perché negli studi vi era una particolare cura degli strumenti e quindi poco deterioramento degli stessi. Da questa esperienza Shure si determinò, negli anni successivi, a creare un microfono delle dimensioni più contenute, con un prezzo abbassato e con tagli di frequenza regolabili.

Il microfono che venne fuori era l'SM7 ed eravamo nel 1973! La B fu introdotta molti anni dopo (nel 2002) per renderlo, sotto richiesta pressanti di coloro che conoscevano le straordinarie qualità, nuovamente simile all’ SM5B. Prima di esso è esistita anche una versione A che di fatto schermava meglio il microfono negli ambienti broadcast sempre più rivoluzionati dall’immissione di tecnologie digitali al loro interno.

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L’SM7B aveva ed ha alcune caratteristiche costruttive che di fatto lo differenziavano dall’SM57. Ad esempio è privo del trasformatore di uscita il quale ha come compito anche quello di aumentare il livello di uscita (oltre al variarne l’impedenza). L’aumento di avvolgimenti sulla bobina (per compensare questa mancanza) rendono il microfono meno sensibile alla pressione. Altra caratteristica è l’aver indietreggiato la capsula per contenere l’effetto prossimità dello stesso. Tutti questi fattori rendono l’SM7B un microfono che abbisogna di livelli di guadagno importanti o comunque superiori alla normalità, oltre al fatto che deve essere sempre vicino alla sorgente che si vuole riprendere. E’ anche vero che è un microfono che sente poco le sorgenti sonore che gli stanno intorno rendendolo super efficace nelle riprese live in studio.

Anche se potrà sembrare strano l’SM7B per molti anni è stato un microfono poco soddisfacente in termini di vendite. Potrà sembrare ancor più strano ma nemmeno la spinta che ne derivò dal suo utilizzo sulla voce di Michael Jackson sull’album più venduto nella storia della musica fu, sempre in termini di vendite, così efficace. Rimase utilizzato negli studi radiofonici e in qualche studio di registrazione ma poco di più. D’altronde stiamo sempre parlando di anni pre-internet e pre-YouTube dove le in informazioni bisognava conquistarsele con estenuanti ricerche e dove il sapere non veniva così facilmente diffuso.

La chiave di volta avvenne agli inizi degli anni 2000. Più precisamente attorno al 2007 quando una nuova attività decollò a livello mondiale. Era l’alba del podcasting. Ebbene fu grazie ai podcast e a YouTube, che dava l’opportunità di vedere il microfono che i podcaster utilizzavano, che l’SM7B decollò in termini di vendite e di diffusione capillare. La stessa Shure dichiara che, rispetto a vent’anni prima, il microfono ora vendeva anche cento volte di più!

Insomma, per assurdo potremmo affermare che il successo dello Shure SM7B si è consolidato cinquant’anni dopo la sua uscita!!
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La storia invece ci dice che è da sempre un microfono con caratteristiche uniche. Un dinamico cardioide privo di effetto prossimità, un suono con delle alte decisamente controllate e con una parte media precisa ma mai invadente e soprattutto un suono facilmente lavorabile in fase di definizione. E’ vero che non tutte le sorgenti sono adatte a questo microfono, quelle che poco muovono l’aria sono probabilmente le meno efficaci ma è anche vero che, nella fase di sperimentazione, tutto è possibile. A tal proposito, se posso consigliare, adotterei un piccolo upgrade al set up procurandomi e portandomi sempre in tasca un booster (scegliete voi il modello .. il mercato ne è pieno!) per aumentarne il guadagno in ingresso sul pre-amplificatore, soprattutto quando siete costretti a lavorare con pre-amplificatori di fascia medio-bassa. In questo caso vi eviterete del fastidioso rumore di fondo ottenendo anche più controllo generale sul suono.

Le conclusioni sono semplici: l'SM7B è un microfono che bisognerebbe avere nel proprio arsenale perché in alcuni contesti regala uno standard di livello unico (broadcast, podcast etc etc) oltre ad essere molto efficace su riprese di voce in studio piuttosto che su elementi percussivi. E’ davvero piacevole trattare il suo suono che, proprio per le sue caratteristiche generali, risulta essere unico!

Parola di Michael Jackson … o Bruce Swedien?

SHURE