Leggenda vuole che il processore di dinamica inserito nella consolle serie 4000, nato per controllare il ritorno del talkback (listen mic compressor, da cui il nome lmc) diventò l'arma segreta per una serie di produzioni rock e pop per le sue caratteristiche estremamente aggressive, soprattutto se usato per le batterie.
Tra le molte invenzioni di Solid State Logic c’è anche il Listen Mic Compressor, nato per schiacciare il segnale proveniente dal ritorno del talkback in sala per evitare il classico effetto Larsen. Nato come processore analogico, con tempi di attacco e rilascio fissi, non impiegava un VCA classico ma un circuito più semplice ma molto efficace, che si ritrova sull’LMC+. Solo dopo la Serie E, l’LMC fornì ingressi e uscite dedicate, lasciando a una modifica nella consolle della serie 4000 il compito di spostare ingresso e uscita sulla patch bay.
Da quel circuito, che per il suo suono ha caratterizzato soprattutto il mix di batteria ma non solo, nasce questo modulo API, con ingresso e uscite nominali a + 4 dBU, a cui sono stati aggiunti un paio di filtri da utilizzare anche per la modifica del segnale di sidechain, un trim per il segnale wet, un controllo di blending e una funziona Scoop che inverte la polarità del segnale da mixare con il blending.
I controlli
LMC non è un modulo intuitivo ed è necessario leggersi l’unico foglio che costituisce il manuale d’istruzione per capire alcuni concetti fondamentali. Trim non gestisce per esempio il gain in uscita dal compressore, ma bensì controlla il livello d'ingresso del compressore, esattamente come si fa con un 1176. Trim, inoltre, influenza anche il gain dei filtri, pertanto sposta il punto di annullamento del segnale dry e wet quando si usa Scoop. Ne deriva che non sempre il punto centrale a scatto di Mix corrisponde alla somma a zero tra segnale originale e segnale wet invertito. Giocando su Trim, ovviamente, si gestisce diversamente anche la soglia di LMC con alcune conseguenze importanti.
Più si comprime, più i tempi di rilascio sembrano allungarsi leggermente. Cambiano anche le curva di compressione, che sono minime per pochi dB di compressione ma che diventano più ripide con compressioni elevate. Trim e Threshold permettono quindi di gestire più facilmente l'intervento del compressore, ricordando che LMC utilizza un circuito di auto gain per mantenere costante il livello d'uscita indipendente dal livello di compressione. La sezione High e Low Pass Filters è tipicamente SSL come colore, con un HF da 30 kHz a 3 kHz e un LF da 15 Hz a 500 Hz. È un gioco da ragazzi esaltare la cassa e farla uscire dal mix.
Il routing del filtro è flessibile: con In si inseriscono i filtri nel segnale Wet, da mixare quindi con quello dry, ma è possibile utilizzarli anche per creare una sezione di banda da inviare al compressore con il pulsante switch, che sarà automaticamente rimossa dal segnale Dry, così da comprimere solo quella parte di banda selezionata. In questo caso il potenziometro Wet determina la quantità di banda compressa da aggiungere al segnale Dry a cui è stata rimossa. Una terza modalità è l'uso dei filtri per modificare il segnale di sidechain, potendo usare il compressore come de-esser con il filtro HF o come compressore dipendente da un range di frequenze. Non male per un modulo così piccolo!
In prova
Abituarsi ai controlli di LNC+ richiede un po' più tempo del solito, obbligando a sperimentare i controlli per capire l'effetto finale. Il compressore è piuttosto veloce nei tempi e ha una curva di release che sembra avvicinarsi a quella di un 1176. I tempi di rilascio sono condizionati dalla quantità di compressione applicata: più si comprime, più i tempi di rilascio si allungano. I filtri rispecchiano le impostazioni di SSL con un lavoro preciso e non troppo morbido. Dopo aver preso confidenza con i controlli, LMC+ si è rilevato un modulo interessante per chi cerca maggiori finezze nell'elaborazione del segnale, soprattutto grazie all'uso dei filtri in sidechain.
È difficile predirne il risultato, anche se lo schema mentale è chiaro, perché comunque non ci sono controlli relativi alla compressione. Quando usato sulla batteria, ci sono risultati a volte insperati, a volte sorprendenti, a volte casuali. C'è sempre da provare e ascoltare. L'effetto LMC c'è come qualità di compressione, anche se ci è sembrato che l'originale fosse più sporco rispetto alla pulizia e alla dinamica del modulo LMC+. C'è da dire che SSL ha riunito in pochissimi controlli una miriade di funzioni, per cui basta un minimo movimento di un potenziometro per cambiare completamente il risultato. Non è un modulo per principianti, che si perderebbero velocemente nei parametri.
Per chi invece ha lavorato su console SSL o elabora il segnale con routing paralleli o filtri sul sidechain, con l'uso anche di segnali in controfase, LMC+ racchiude un grande potenziale sonoro e una personalizzazione del risultato che non può essere realizzato in software, a meno di moltiplicare le tracce e creare routing complessi tra plug-in. Utile averne due nel rack API, per il processing di tracce stereo, anche se è difficile impostare parametri identici per i due moduli.
Conclusioni
Di tutti i moduli SSL, LMC+ è quello più particolare, sperimentale e curioso. Occorre uscire dai classici schemi della compressione ed entrare in un mondo dove la combinazione di più parametri comporta risultati molto diversi. Da consigliare a chi cerca nuovi spazi creativi per la compressione, con il classico suono Solid State Logic.
PRO
Suono SSL
Filtri SSL
Creativo
CONTRO
Non del tutto intuitivo
INFO
Prezzo: € 499 +IVA