È uno dei pochi studio che si trovano sul portale di Miloco, ed è completamente analogico. E Paride Lanciani ha idee molto precise su quanto un nastro aiuti la musica, invece che l’editing spinto delle DAW.
Tutto quanto è analogico o quasi, una filosofia di produzione o una necessità per distinguersi dagli altri studi? Lo abbiamo chiesto al suo proprietario Paride Lanciani, che ha le idee molto chiare sulle nuove potenzialità del mix integrato.
Paride Lanciani Oxygen è uno studio prettamente analogico, come hai notato. Non si tratta di una necessità di distinzione; ancora oggi anche qui in Italia possiamo godere di vari e bellissimi studi analogici. Direi piuttosto che ha influito molto la mia crescita formativa di musicista, le esperienze fatte in vari studi nel passato, in Italia e poi all’estero sino a giungere a Chicago agli Electrical Audio di Steve Albini. La mia formazione di sound engineer è nata e maturata sempre a fianco di hardware concreti, macchine sulle cui sonorità si sono basate intere discografie ascoltate e riascoltate da varie generazioni. Scoprirne le caratteristiche dinamiche, le prevalenze in fase di ripresa e missaggio, le particolarità timbriche e le potenzialità espressive, sono emozioni a cui non ho mai rinunciato, che sono alla base di tutto il lavoro che sto costruendo e che continuano a essere stimolo di crescita per me come per molte delle bands che arrivano qui. Non manca, tuttavia, la parte digitale di ultima generazione (Avid Pro Tools e decine di plug-in), che offriamo su richieste specifiche; qualità sonore impeccabili offerte da sistemi ormai portatili. Personalmente, però, tendo a farne un uso minimo, dove posso la evito.
LP Chi ha elaborato il progetto acustico e con quali finalità?
PL Una delle caratteristiche che ho meno amato in alcuni studi che ho avuto modo di frequentare in passato, è quella di soffocare gli ambienti in modo preponderante. Nella costruzione di Oxygen, quindi, ho sempre tenuto in forte considerazione l’idea di chiudere il meno possibile gli spazi sonori. La dominanza d’uso del legno è molto evidente e chiaramente non ha bisogno di troppe spiegazioni; oltre ad una isobooth che nasce per le necessità di riprendere strumenti acustici in presa diretta, amplificatori potenti, ma anche voci guida, etc etc. le due sale di ripresa, live e window, sono state costruite per dare tempi di reverbero RT60 differenti ma non eccessivi, adatti per progetti e formazioni di vari generi musicali. Alcune rifiniture e particolari costruttivi sono infine basati su ricerche sonore già adottate da Albini nei suoi studios. Infine, nella control room, siamo riusciti a ottenere un perfetto ascolto fronte console tale da garantire una risposta flat 20-20000 Hz con una flessione che non supera mai +/- 3 db. Sono state adottate in pratica un po’ tutte le regole costruttive utili per migliorare ed eliminare i classici problemi acustici di stanza. Dimensioni, bass trap, risonatori, fonoassorbenze, diffusori acustici. Attualmente uso le KRK 9000b come near monitor, oltre a due stupende Avantgarde Solo supportate dai relativi subwoofer.
LP Dove hai trovato la consolle e che storia ha avuto? Come definiresti il suo suono?
PL Si tratta di una rarissima console costruita da un ingegnere di nome Gunther Loof, verso la fine degli anni ‘70. Sono a conoscenza di un unico secondo esemplare gemello ancora in funzione tutt'oggi in un noto studio di Parigi chiamato CBE studio. Gunther al tempo dirigeva la Studer/Revox in Svizzera e costruiva console su ordine speciale di studi e clienti. La mia GL2112 fu commissionata dai TOTA studios di Parigi (broadcast studios) e fu operativa fino a metà anni ’90, per poi essere sostituita da un nuova console SSL. Su consiglio di un noto ingegnere inglese, di nome Tony Arnold, la comprai per riadattarla successivamente agli Oxygen. È un mixer piuttosto semplice ma molto efficace: 32 canali, 8 ritorni effetti, ulteriori 8 line in channels. Negli anni ha subito vari upgrade per renderlo più efficace e comunicativo con i tempi attuali, senza però modificarne assolutamente il design audio. Particolarità: un doppio eq 80-16.000 Hz in cascata e un utilissimo limiter su ciascuna stripe di canale. È un desk la cui sonorità è piuttosto aggressiva e richiede un controllo attento, ma qualitativamente realizzato con componenti di alto livello che rendono con efficacia i suoni che ricerchiamo.
LP Hai scelto di lavorare su Ampex ATR, perché?
PL Bè, un mix analogico su un Ampex ATR100 è una garanzia. Rimane a oggi la macchina standard per eccellenza usata e ricercata nei maggiori studi del mondo. In particolare il mio mi fu meticolosamente restaurato proprio da Tony Arnold, che era uno dei tecnici ufficiali Ampex in Europa. L’Ampex MM1200 venne di conseguenza, su successivo incarico; in realtà è una macchina che adoro per la spinta sui bassi capace di donare alle parti ritmiche. È indubbiamente uno dei migliori registratori su cui abbia mai lavorato, pur se richiede attenzioni costanti. La macchina è controllata e tarata prima di ogni singola session.
Il registratore a nastro Ampex
LP Come usi Pro Tools in uno studio così orientato all’analogico?
PL Tendo a mixare la maggior parte delle sessions che seguo in analogico, quindi nemmeno ad accenderlo il Mac, sono sincero. Però, se per questioni tecniche è necessario il passaggio delle tracce analogiche in digitale, a quel punto l’uso degli hardware viene spesso sostituito dai vari plug-in. Sono decine, emulano praticamente tutto, molto utili, ma non indispensabili. Abbiamo confrontato i plug-in di alcune attrezzature qui presenti, come DBX 160 o EMT Plate 140. Pur se valide, le sonorità non sono uguali, per cui il risultato sarà un mix alla fine che nulla mai avrà a che fare con un vero lavoro analogico. Chiaro, lavorare in digitale significa avere un maggior potenzialità in termini di editing tracce. Il nastro offre meno spazi in tal senso. Come puoi immaginare è chiaramente possibile correggere ogni traccia con sufficiente precisione, ma la manipolazione audio che offre un DAW è del tutto diversa. Tale evoluzione, laddove diventa indispensabile in certe produzioni il cui montaggio risulterebbe oggi troppo complicato se pensato su un registratore analogico multi tracce, a mio giudizio oggi è abusata. Buona parte degli album cui mirano le band che si rivolgono a studi di categoria, non dovrebbero essere concepite su tali possibilità elaborative. È inutile, perché ogni musicista è sempre in grado di riprodurre parti anche migliori di quelle da correggere; è una perdita di tempo perché alla fine sia un editing corretto con precisione, sia l’enorme scelta di varianti offerte nella ricerca dei suoni, richiedono puntualmente tempi di applicazione decisamente più lunghi di quanto in realtà ne occorrano. È deleteria, in quanto smonta ogni volta quella magia che la band trova ad un certo punto in session, per lasciar posto ad un unico fuoco di attenzione che è il computer. Infine, è irrispettosa, laddove dei trigger con suoni campionati vogliono dare a strumentisti un suono migliore di quello cui essi stessi da anni stanno dedicando la propria ricerca. Reputo che vari sound engineer lavorino con grande capacità in merito all’uso di tali opportunità offerte in DAW, per cui il sistema diventa strumento controllato e non di controllo (per esempio Jack Douglas o Michael Wagner). Oggi però i sistemi di registrazione digitale dilagano e spesso tale equilibri non sono rispettati. Il risultato è che sul mercato finiscono produzioni audio che per evoluzione tecnologica vorrebbero essere qualitativamente migliori rispetto ad anni fa, ma che non ne raggiungono neanche lontanamente il livello qualitativo.
LP La sala di ripresa è molto calda, segue la filosofia dello studio. Come si trovano i musicisti?
PL Sono certo che tutti gli artisti che hanno lavorato agli Oxygen fino a oggi potrebbero riportarti una serie di positive sensazioni ed emozioni, circa le esperienze vissute qui. Le stesse trasmesse a me durante le registrazioni, i mix, nel vedere nascere e prendere forma i loro lavori compositivi. Amo riprendere le band il più possibile in presa diretta, per esaltarne il vero sound; le sale di ripresa in effetti donano in breve tempo una sensazione di ambiente live confortevole, sembrano quasi mutare a ogni session interpretando l’esigenza intima di sala prove, che ogni artista cerca e costruisce per trovare il feeling esecutivo perfetto. Un sistema Aviom 16 dona, infine, un maggior confort negli ascolti in cuffia. Ogni musicista autogestisce gli ascolti secondo le proprie esigenze, i tempi sono ottimizzati al meglio per tale fase di preparazione alla ripresa.
L'elegante sala di ripresa di Oxygen
LP Cosa hai appreso lavorando tutti questi anni in analogico che ancora ritieni indispensabile?
PL La cosa principale a cui non riuscirei a rinunciare è il rapporto psicologico con il suono e il contatto fisico con le macchine. L’assenza del fattore audio visivo su video è, per me, un valore aggiunto nelle fasi di ripresa: la percezione uditiva del suono rimane meno contaminata. Il controllo della console, dei percorsi dei mic, i settaggi degli hardware… ogni operazione necessita di una fisicità che è impagabile rispetto a una seduta fronte video, tramite mouse, pur se su desk controller. I fattori che influenzano il nostro ascolto sono molteplici e spesso non facilmente decifrabili: credo che l’impostazione del nostro corpo in tali delicate fasi, implichi scelte differenti; le mie sensazioni mi confermano sempre che le migliori takes rimangono quelle prese durante questo tipo di approccio lavorativo, rispetto a quello sui supporti digitali. Continuiamo a parlare di confronto analogico/digitale sulla base di suoni e procedure: si spendono ore e ore a difendere opinioni tecniche basate sulle esperienze, gusti ed affinità. Personalmente credo che a oggi il progresso digitale applicato all’audio abbia notevolmente ottimizzato certe soluzioni e abbia raggiunto un altissimo livello qualitativo, ma che richieda un approccio completamente differente da quello utile per l’approfondimento artistico di una produzione discografica. In parole povere, si tratta di un’evoluzione informatica che non ha ancora la forza per portare le tecnologie analogiche al tramonto.
LP Sei uno dei pochi studios associati al network di Miloco: come funziona e cosa ti ha portato questa partnership?
PL Ci siamo confrontati un paio di anni fa. Miloco era interessato allo studio per varie caratteristiche, tra cui chiaramente l’approccio analogico, ma anche la location e altri fattori. Considero Miloco un sito prestigioso e quindi è un onore essere stato inserito nel loro roster di studi internazionali. L’inserimento dello studio ha richiesto una lavorazione attenta di preparazione sulla loro scheda biografica di presentazione. Si tratta di un sito di booking specializzato in recording studios; artisti da varie parti del mondo che ricercano una session in un particolare contesto e località, trovano in Miloco il supporto organizzativo e le garanzie per la loro produzione. Chiaramente non è vincolante, quindi artisti e clienti possono sempre contare sull’accoglienza agli Oxygen tramite contatto privato.
INFO
Oxygen Studio
Via S. Crisitina 23,
Località Pian Fioraito, Verzuolo (CN)
Web: https://milocostudios.com/studios/oxygen-recording-studios/
FB: https://www.facebook.com/oxygenrecording/
Email: info@oxygenrecordingstudio.com
Photo Credit: Raimondo Cusmano