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Test: Ableton Live 10, più veloce, più effetti, più suono

Rapporto qualità/prezzo8.5
Suono8.5
Facilità d'uso9
8.7

Finalmente è qui. Dopo mesi di attesa possiamo toccare con mano le novità della versione 10, rilasciata il 6 febbraio, quasi cinque anni dopo il rilascio della versione 9. Un nuovo sintetizzatore, nuovi suoni, nuovi effetti audio, una grafica rinnovata e molte funzioni aggiunte per un workflow ancora più rapido ed efficiente.

Quando si tratta di major updates, specie per le DAW, ci si aspetta, a ragione, una vasta gamma di migliorie e di aggiunte, volte a rendere ancora più fluido il workflow, a enfatizzare le potenzialità del prodotto, ad adattarlo, ma, val la pena di ricordarlo, senza stravolgerne l’identità: le DAW, almeno per chi scrive, hanno un che di personale, il produttore sceglie quella che meglio si adatta alle proprie esigenze e opera la propria scelta in base a moltissimi criteri diversi, come la semplicità d’utilizzo, l’accessibilità e disponibilità delle funzioni, o il parco di strumenti e suoni che mette a disposizione. L’identità del prodotto è dunque legata a doppio filo con l’identità di coloro che la hanno selezionata per i suoi punti di forza, fattore che dovrebbe stimolare gli update a insistere in quella direzione, confermando la propria fisionomia, le proprie peculiarità e, chiaramente, cercando di allargare il bacino di utenza migliorando il prodotto su tutti i fronti.

Le novità investono davvero ogni campo: dall’interfaccia, al parco di suoni, nuove funzionalità, shortcut, nuovi strumenti e tool per il mixaggio, migliorie nel campo del workflow e in Push 2. Live 10 è disponibile solo a 64bit e in tre versioni, Intro, Standard e Suite: la versione Intro, adatta a muovere i primi passi sul software, si limita a 16 tracce audio e MIDI; la versione Standard non è soggetta a limitazioni, mentre nella Suite avremo a disposizione più di 70 GB di suoni e Max for Live.

Interfaccia

IMG_01 Interfaccia

 

L’interfaccia ha subito un cambiamento molto importante, sebbene sia rimasta intatta nella sua sostanza. È stato introdotto il carattere Ableton Sans, che, insieme al nuovo design e ai colori rinnovati, rende le forme ancora più morbide e dà una ventata di novità.

Sono stati introdotti ben 10 nuovi colori nella tavolozza, e ora, cliccando sull’header del canale, è disponibile la comodissima funzione “Assegna colore della traccia alle clip” (dal momento che assegnare un colore al canale non modificava quello delle clip). Il comando è anche disponibile per i gruppi, offrendo la possibilità di assegnare alle tracce e alle clip contenute, il colore del gruppo.

 

IMG_02_Palette

 

Il restyling grafico non si ferma qui: abbiamo ora a disposizione cinque diversi “Temi” (le vecchie “Skin”) tra cui scegliere (compare qui anche un nostalgico “Live 9”), con le classiche tonalità di grigio a cui siamo abituati, ma rivisitate e meno faticose per la vista. Tra le altre piacevoli novità, abbiamo una migliore visualizzazione della forma d’onda: se lo zoom è abbastanza generoso, vedremo comparire dei punti in corrispondenza dei singoli sample.

 

IMG_03_Sample

 

Le note MIDI, ora, saranno dello stesso colore della clip.

 

IMG_04_MIDIColor

 

Infine, è stato introdotto un sistema di tag dei file e di collections: il sistema è molto semplice, basterà cliccare con il tasto destro e assegnare un colore o tag tra quelli disponibili (purtroppo solo sette) al file o alla cartella desiderato, per richiamarlo in tutta comodità dalla parte superiore del browser. Potremo dunque organizzare meglio i nostri campioni preferiti per categoria, senza dover navigare tra centinaia di cartelle per ritrovarli.

 

IMG_4.1_Collections

 

Strumenti ed effetti

Le novità investono il parco strumenti di Live, che finalmente vede la famiglia allargarsi con l’inserimento di un nuovo sintetizzatore, Wavetable, e nuovi effetti, come DrumBuss, Pedal ed Echo.

Wavetable

IMG_05_Wavetable1

 

Sull’onda del successo dell’omonima tecnica di sintesi, Ableton, con Wavetable, segue la corrente, con un tool dalla veste grafica molto curata e dal suono convincente, affiancandosi agli ormai collaudati Analog e Operator.

Il synth presenta un’interfaccia molto accattivante, di cui si apprezza sicuramente l’ordine, specie nella doppia possibilità di visualizzare parametri diversi a seconda che il device sia espanso (come Spectrum o EQ Eight) o rimanga sul canale senza invadere l’arrangement view. L’architettura del sintetizzatore è molto semplice (considerando i cugini Massive e Serum): un sub oscillatore con controllo di intonazione, volume e armoniche (in buona sostanza, con il parametro Tone allo 0% avremo una sinusoide, progressivamente arricchita di armoniche a seconda del valore impostato), in modo da poterne controllare il timbro in base alle necessità, e due oscillatori con una nutritissima selezione di tabelle fornite di forme d’onda che variano dalle più classiche vintage alle più moderne onde distorte e ricche di armoniche. Wavetable offre la possibilità di utilizzare fino a otto voci di polifonia e otto di unisono, disponibile in ben sei diverse modalità e il cui peso sulla CPU non è superiore ai concorrenti.

 

IMG_06_Wavetable2

 

I sintetizzatori a wavetable di cui abbiamo sicuramente esperienza, sono dotati di un Warp menu, con il quale possiamo modificare ulteriormente i cicli memorizzati nella tabella in vari modi (principalmente cambiandone la velocità di lettura), e questa funzione non manca in Wavetable, ma con alcune differenze e semplificazioni: non troveremo i classici Bend + e Bend - o la possibilità di modificare manualmente la forma d’onda, come con la modalità Remap di Serum, ma tre semplici modalità, Classic, FM e Modern. La prima applica il classico comportamento della Pulse Width Modulation o del Sync, FM aggiunge armoniche con la modulazione di frequenza, mentre Modern utilizza la distorsione di fase. In base alla modalità selezionata, avremo a disposizione due diversi parametri su cui intervenire. Proseguendo, disporremo di tre inviluppi, di cui due assegnabili e il primo legato, di default, al Main Amp, e due LFO con una contenuta selezione di forme d’onda. Possiamo scegliere tra due modalità di visualizzazione della wavetable: Linear, in cui vediamo i cicli muoversi avanti e indietro mentre spostiamo lo slider della Wavetable Position, e Polar, in cui sono disposte circolarmente attorno a un centro.

 

IMG_07_WavetablePolar

 

Wavetable ospita una sezione filtri in cui mancano gli esoterismi a cui siamo abituati con gli ormai noti sintetizzatori, ma che dispone di una interessantissima sezione di configurazione: seriale, parallelo e split, che permette di assegnare il primo filtro al primo oscillatore, il secondo al filtro due, e divide il segnale del sub oscillatore a metà. La matrice di modulazione permette di modificare dinamicamente i parametri con le sorgenti di modulazione a disposizione. È una tabella in cui, fatta eccezione per Pitch, Amp, Wavetable Position e Volume, saranno mostrati solamente i parametri su cui avremo cliccato, ad esempio, per poter rendere visibile e, dunque, modulare la Cutoff del secondo filtro, sarà necessario averla selezionata nella sezione filtri (la matrice mostra, insomma, soltanto quanto necessario, sul modello di Zebra2). Non è comoda quanto il sistema di drag and drop dei concorrenti, e servirà un po’ di pratica per abituarsi.

 

IMG_08_WavetableMatrix 

 

Il sintetizzatore è sicuramente pensato per un approccio alla sintesi semplice, con pochi ed essenziali parametri e controlli, organizzati in pochissime pagine, proprio come accadeva con Analog e con Operator, e, pertanto, mantiene un’identità piuttosto riconoscibile, in linea con gli altri synth di Ableton. La chiarezza grafica è sicuramente un punto di forza, e si sente poco la mancanza (almeno per chi scrive) della possibilità di disegnare le proprie tabelle, mentre, invece, qualche filtro più particolare avrebbe aggiunto qualcosa in più al prodotto, specie se si pensa alle mostruose potenzialità offerte dagli standard nel mercato. Di seguito, alcuni esempi audio di patch create con Wavetable (di cui forniamo anche il rack). 

Drum buss, Echo, Pedal

Ed ecco i tre nuovi effetti audio di cui si è molto parlato e che, sicuramente, avranno destato molte curiosità sin dalle prime rivelazioni. DrumBuss è un plug-in che accorpa diverse opzioni di processing dedicate ai suoni di batteria e, proprio per la molteplicità dei tipi di intervento, è stato definito come una piccola workstation per scolpire il proprio suono.

DrumBuss offre due moduli di distorsione, Drive, con selettore di intensità (Soft, Medium e Hard), e Crunch, un Transient Shaper per modellare l’attacco dei suoni, e un parametro Boom, che permette, con selettore di frequenza, di enfatizzare il low end. Abbiamo a disposizione un controllo di Dry/Wet e, inoltre, un compressore disattivabile e di cui non possiamo controllare alcun parametro, che agisce prima della distorsione.

In prova, regala subito soddisfazioni: una leggera distorsione e un boost sui transienti riescono a migliorare il suono. Anche settaggi più estremi, specie per il parametro Crunch, risultano molto interessanti per loop più sperimentali.

 

IMG_09_DrumBuss

 

Pedal è il nuovo multiforme tool di distorsione, capace di aggiungere del semplice calore al suono, o di trasformarlo completamente, diventando estremamente aggressivo. È composto da tre diverse unità di distorsione, Overdrive, Distort e Fuzz, disposte in ordine di aggressività. Pedal presenta poi un equalizzatore a tre bande per intervenire in varie aree dello spettro dopo la distorsione e per rifinire il suono, e un parametro per il boost delle basse frequenze, Sub (in basso a sinistra), che possiamo, purtroppo, semplicemente attivare o disattivare, senza intervenire sull’amount né sul range di frequenze interessate.

 

IMG_10_Pedal

 

Infine Echo, decisamente il plug-in più interessante dei tre. Lo abbiamo testato senza porci troppe domande sui controlli, semplicemente modificando alcuni parametri, e suona divinamente. Echo è molto più di quanto dica il nome, è più di un semplice delay: la possibilità di inserire un riverbero, di controllarne l’apertura stereofonica e di modulare il carattere dell’effetto con oscillazioni del tempo di ritardo, che, come nel caso del vecchio nastro, provocherà delle variazioni di Pitch, lo rende un tool unico e perfetto sia per aggiungere interesse ai nostri suoni, sia come strumento adattissimo al sound design per atmosfere e soundscapes. Si compone di tre sezioni: nella prima, Echo, possiamo modificare il tempo di delay (in link o indipendenti per i canali Left e Right), filtrare i ritardi e inserire il riverbero; nella seconda sezione, Modulation, possiamo modulare, come dicevamo, la frequenza dei filtri o i tempi di delay; nell’ultima sezione, Character, potremo scolpire ulteriormente il suono aggiungendo imperfezioni e movimentando il tutto con parametri come Noise, con un Gate, Wobble oppure Ducking.

 

IMG_11_Echo

Max for Live

L’acquisizione della Cycling’74 da parte di Ableton è ormai nota da molto tempo. L’arcinoto ambiente di programmazione a oggetti è ora parte integrante di Live: mentre prima si potevano utilizzare i device creati con patch di Max (software a sé stante) nell’apposito formato Max for Live, ora incluso nel software c’è anche MaxMsp, che ci permette di programmare qualsiasi tipologia di strumento o effetto audio (ma non solo, MaxMsp non si limita a questo, potremmo creare patch utili ad interfacciare hardware e software, ad esempio, per ulteriori informazioni e per una attenta descrizione delle potenzialità di Max: https://cycling74.com/products/max). È possibile acquistare Max separatamente per chi non fosse utente di Live, anche se Cycling ’74 non ha ancora rilasciato ufficialmente la versione 8 di Max slegata da Live. Max è stato ottimizzato per avere meno peso sulla CPU e sono stati aggiunti nuovi strumenti ed effetti audio, come l’Envelope Follower, l’LFO e uno Shaper, che ci permettono di modulare qualsiasi parametro di un altro device, e una serie di tool per la Drum Synthesis: DS Kick, DS Snare, DS Clap, DS HH, DS Cymbal, DS Tom, DS FM e DS Sampler. Nell’immagine, la patch di un semplicissimo effetto che abbiamo creato per questo articolo, a scopo puramente illustrativo: del segnale audio che arriva da Live, il canale Left viene inviato a un modulo di Overdrive, mentre il canale destro a un Degrader, che ne riduce frequenza di campionamento e bit depth.

 

IMG_12_MaxEffect

 

IMG_13_DSSnare

Nuove funzioni 

Vediamo ora, in una rapida rassegna, le principali novità, possibilità e funzioni inerenti a workflow, arrangiamento, esportazione, canali e automazioni. Per prima cosa, è ora possibile esportare in formati audio compressi, come MP3 e FLAC. In Arrangement mode, il reverse e la possibilità di disattivare la clip sono ora possibili anche per porzioni di clip limitate, e non più solamente per l’intera clip. Per il reverse, inoltre, è stato introdotto il comando rapido “R”. Le automazioni sono state rivisitate: ora con il comando rapido “A” è possibile accedere al Global Automation Mode, che mostra o nasconde ogni linea di automazione presente (non dovremo più chiudere manualmente le linee di automazione). In Automation mode è anche possibile dividere le clip, disattivarne porzioni o metterle in reverse. Per creare una MIDI clip, non è più necessario il menu di contesto o la scorciatoia “CMD/CTRL + SHIFT + M”, basterà un semplice doppio click direttamente sulla griglia. Le tracce audio saranno automaticamente rinominate con il nome della clip audio importata, agevolando l’ordine del progetto notevolmente. Una novità riguarda anche Fade In e Fade Out: addio al vecchio “CMD/CTRL + Alt + F”, i Fade sono ora sempre disponibili e visibili disattivando la modalità automazione (controllo rapido “A”), e la loro gestione è migliorata notevolmente, sia per quanto concerne la grafica, ora più chiara ed efficace, che per l’introduzione di una nuova maniglia, posta nel lato inferiore della clip e che permette di modificarne la durata, rendendo l’editing più confortevole.

 

IMG_14_Fades

 

È stata finalmente introdotta la possibilità di avere il controllo del Pan in Stereo Split Mode, funzione che attendevamo e che, almeno per chi scrive, più che una novità, è da considerarsi come una lacuna colmata, così come la attesissima possibilità di creare subgroup, ossia gruppi nei gruppi, che rende più semplice il routing interno e il mixaggio, anche se la sua introduzione, come già detto, non fa altro che raggiungere qualcosa che da tempo ormai esisteva nella maggior parte delle DAW.

 

IMG_15_StereoPan

 

La velocità di caricamento dei campioni dei progetti è stata migliorata, rendendo molto più veloce il caricamento dei Live Set. È possibile ora assegnare nomi ai singoli input e output, mono e stereo, nella finestra di configurazione di Input e Output del menu preferenze, e scegliere un suono diverso per il metronomo direttamente dal menu di contesto.

 

IMG_16_In_Out

Capture, MIDI e Push

Le migliorie investono anche il campo del MIDI e nuove possibilità con Push, il controller dedicato a Live. Capture è la nuova funzione che meglio esprime l’attenzione di Ableton alla spontaneità del processo creativo: quante volte è capitato di suonare un pattern con il nostro controller, o un giro particolarmente interessante, ma sfortunatamente non avevamo attivato la registrazione? Non tutto è perduto, anzi, ora Live ricorderà ciò che abbiamo suonato: basterà premere il pulsante Capture dopo aver suonato (il simbolo del riquadro tratteggiato in alto, nella transport bar) perché Live crei una clip MIDI contenente la nostra idea, con match di tempo e timing.

 

IMG_16.1_Capture

 

Come già menzionato, le note MIDI hanno ora lo stesso colore della clip, ma, più importante, è il multi-clip editing: possiamo visualizzare il contenuto di più MIDI file nello stesso pianoroll ed editare le singole parti senza perdere di vista l’insieme. Per quanto concerne Push, è ora possibile convertire i file audio in file MIDI con il comodo pulsante “Convert”; lo stato del pulsante Repeat è memorizzato per ogni traccia, e possiamo, inoltre, ritagliare le clip MIDI direttamente dalla clip mode di Push. Le altre novità riguardano la visualizzazione degli strumenti sui display: è possibile, ad esempio, visualizzare gli oscillatori e i filtri di Wavetable, lo spettro di frequenze di EQ Eight e gli inviluppi di Operator e Simpler.

 

IMG_17_MultiClipEditing

 

I nuovi packs 

Una delle novità più interessanti della versione 10 di Live è l’estensione della libreria di suoni, prima piuttosto ridotta, punto debole già sottolineato da molti, ora notevolmente allargata. La versione Suite di Live 10 (più di 70 GB di suoni), comprende moltissimi nuovi pacchetti, composti da loop e campioni audio, MIDI clip, rack di effetti e kit di suoni di batteria organizzati in Drum Rack. Colpisce in particolar modo la qualità e la varietà degli One Shot di batteria, molto vari in quanto a tipologia e molto più che sufficienti per costruire le proprie ritmiche. Esulerebbe dal nostro scopo analizzare ogni singola collezione nel dettaglio, forniremo un elenco dei pacchetti, rimandando al sito ufficiale di Ableton per la loro descrizione e per le tracce demo: https://www.ableton.com/en/packs/

  • Build and Drop
  • Chop N Swing
  • Drive and Glow
  • Drum Booth
  • Drum Essentials
  • Electric Keyboards
  • Glitch and Wash
  • Punch and Tilt
  • Skitter and Step
  • Synth Essentials

In prova

La nuova versione di Live si presenta molto bene dal punto di vista grafico: le migliorie si fanno immediatamente vive sin dal primo impatto, che non è comunque stravolgente. Live mantiene la sua identità con un leggero ma avvertibile e piacevole restyling. Il colore pieno delle clip, i canali più grandi e i nuovi colori sicuramente contribuiscono ad un’esperienza visiva molto più ordinata e intuitiva. L’intero test corre senza alcun intoppo, nessun crash e nessun problema di compatibilità: tutti i precedenti plug-in sono al loro posto, così come i packs esterni e le librerie personali. L’introduzione di migliorie nel workflow è di vitale importanza, dal momento che Ableton ha sempre fatto della rapidità e dell’immediatezza dei punti centrali: il nuovo sistema di automazioni è davvero comodo e intuitivo, le linee di modifica ora sono a portata di shortcut. L’introduzione di nuove scorciatoie e funzioni, come il reverse, la possibilità di disattivare porzioni di clip e il nuovo sistema di fade migliorano notevolmente l’editing, rendendo Live un software ancora più completo e preciso in questo senso. La velocità e l’immediatezza nel workflow sono tutto e le nuove funzioni, sebbene non modifichino radicalmente il modo di lavorare dal momento che quasi tutte le operazioni di base rimangono invariate, rendono decisamente il prodotto sia più completo e profondo che più immediato. Capture, ad esempio, è una funzione molto utile, che gli strumentisti apprezzeranno notevolmente. Degna di nota è sicuramente la possibilità di editare più clip MIDI contemporaneamente, opzione che sveltisce non di poco le operazioni di editing. L’integrazione di MaxMsp merita sicuramente menzione, dal momento che rende anche il processo della programmazione e, specialmente, dell’implementazione dei plug-in molto più rapido. I nuovi pacchetti di suoni rappresentano una aggiunta molto attesa e ben congegnata: i pack hanno una specifica identità di genere e stile, la qualità dei suoni è molto alta e i rack degli effetti sono molto flessibili, non sarà dunque difficile utilizzarli fuori dal contesto dello specifico pacchetto. Inoltre, la quantità dei nuovi campioni è molto generosa e può tranquillamente far perdere diverse e piacevoli ore nell’ascolto. I tre nuovi effetti audio sono sicuramente da annoverare tra le più importanti novità. DrumBuss, Pedal ed Echo suonano magnificamente, si adattano molto bene ad ogni tipo di utilizzo diverso, che si tratti di mixaggio o di sound design, di processing gentile o estremo. L’upgrade è consigliatissimo: una versione già piuttosto stabile grazie alla lunga fase di beta testing, con nuove possibilità sonore e un workflow ancora migliore. L’organizzazione dei file tramite le Collections convince, anche se la possibilità di utilizzare solo sette tag lascia un po’ perplessi. Il nuovo sintetizzatore allarga la famiglia degli strumenti di Live, sebbene ci sia spazio per futuri upgrade, specie nel comparto di filtri, di cui tuttavia si apprezza moltissimo la possibilità di configurarli in serie o in parallelo, e delle modulazioni. L’editing è sicuramente migliorato, specie nel comparto di automazioni e di editing MIDI, anche se risulta ancora perfettibile, specie per quanto riguarda la precisione della griglia, si avverte infatti la mancanza di opzioni di visualizzazione del righello in samples o frames, anche se, come abbiamo ricordato, tutto ciò rappresenta una scelta consapevole di semplificazione mirata a rendere ancora più agevole il workflow.

Conclusioni 

Un attesissimo aggiornamento che conferma la direzione presa da Ableton: workflow semplice e veloce dove molte delle nuove funzioni, infatti, si muovono in questa direzione. L’interfaccia, che rappresentava già un punto di forza di Live, è ulteriormente migliorata. I tre nuovi effetti e il sintetizzatore Wavetable sono aggiunte importanti per creare un ambiente produttivo più completo rispetto alla versione precedente. Con Live 10, Ableton intende mantenere la sua supremazia ottenuta sul campo da quando è nato.

 

PRO

Workflow e interfaccia utentr

Nuovi suoni, device e plug-in molto ben costruiti

Immediatezza e velocità nell’utilizzo

Funzioni intelligenti come Capture

Pan in Stereo Split Mode

Subgroups

CONTRO

Alcune nuove funzioni colmano il gap con altre DAW

Synth Wavetable migliorabile

 

INFO

BACKLINE

Prezzo: Live 10 Suite Full Version € 639, download € 599

Live 10 Standard Full Version € 389, download ≤€ 349

Live 10 Intro Full Version € 94, download € 79

Suite 10 Upgrade da Suite precedenti € 249

Suite 10 upgrade da Live € 399

Live 10 upgrade da versioni precedenti € 109

 

 

Allegati

FileDescrizione
pdf Ableton Live 10

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