Le due linee di compressori API sono sempre state divise: da una parte il modulo 225L, per serie 200, da cui è derivato il compressore stereo 2500, dall’altra il 525, basato sul disegno degli anni ’70. Il problema dei moduli 225L e 525 è il limitato controllo dei parametri. Il 527 è stato immediatamente accolto con grande curiosità da chiunque volesse un compressore API per serie 500 più potente e più flessibile del 525.
API 527, compressore/limiter a singolo canale, è un progetto derivato dal modulo 225L e dal compressore stereo 2500, di cui conserva molti principi di funzionamento. È un compressore VCA con modalità feedforward (New) e feedback (Old, come su 525), circuito tipico di compressori come l’UA 1176. Oltre al tipo di circuito, è possibile selezionare la risposta Soft o Hard e attivare il circuito Thrust (che evita di comprimere quando nel segnale appaiono basse frequenze) sul sidechain. Thrust si comporta quasi come un fultro HPF sul sidechain. Il metering, realizzato con 10 LED rossi, indica la quantità di riduzione del gain o il livello in uscita, con un LED Overload per uscita superiore ai +27 dBu. Più unità 527 possono essere linkate, dopo aver saldato un ponticello sul PIN 6 del rack che lo contiene. A differenza del 2500, non ci sono opzioni per definire il comportamento del link tra compressori e API è piuttosto avara di informazioni circa i parametri che sono linkati. I controlli comprendono il Gain Out no a + 10 dB, la soglia (da-20dBa+10dB), il tempo di attacco (da 1 ms a 25 ms) e di rilascio (da 0.3 secondi a 3 secondi) realizzati con potenziometri continui concentrici a brevi scatti e il rapporto di compressione da 1:1 a 1:Infinito (Limiter). Come per 225L e 2500, anche il 527 ha la compensazione del gain automatica quando si interviene sulla soglia: maggiore è il grado di compressione, maggiore il gain applicato all’uscita: raramente vi capiterà di usare il potenziometro di Gain Out. Nella maggioranza dei casi, potrete fare comparazioni dirette tra segnale trattato e compresso, grazie al pulsante retroilluminato In. La funzione di gain automatico è simile al concetto di Ceiling del 525. La distorsione armonica è pari allo 0.2% (un valore alto in tempi di pulizia assoluta) e il rapporto segnale rumore è di -100 dB. Il voltaggio di alimentazione, su due piste, accetta +/- 15-18 VDC. Il livello massimo d’ingresso è di +26 dBu. L’hardware include il trasformatore custom API, due operazionali API 2520, un detector THAT 2252 e cinque trimmer, di cui due accessibili dall’utente. Non abbiamo smontato completamente l’unità, ma si intravede la presenza di un altro chip su zoccolo. Mancando il manuale di istruzione, non sappiamo se è previsto un ingresso sidechain.
Analisi
Non appena si introduce il circuito, senza compressione e con valori di ingresso inferiori ai +18 dBu come livello massimo, compare la seconda e terza armonica, con un livello inferiore a -80 dB. Tuttavia si può giocare sporco: se entriamo con un livello pari a +24 dBu per lo 0 dBFS, ecco che la seconda armonica prende il sopravvento. Il livello d’ingresso è un parametro fondamentale per decidere se usare il 527 in modo trasparente o entrare nel regno della distorsione armonica. Il controllo di Gain Out aggiunge una certa quantità di seconda armonica, che può venire utile entrando con un livello basso e uscendo a un livello alto per colorare. Entrando a +4 dBu (pari allo 0 sul VU di 527), il contenuto armonico è trascurabile. La scelta determinante è tra Soft e Hard, dove Soft ha un contenuto armonico leggermente maggiore di Hard. La modalità Old+Hard ha un contenuto di terza armonica superiore alla seconda, mentre le altre combinazioni vedono la presenza quasi paritetica della seconda e terza armonica. A compressioni estreme, prevale la terza armonica sempre con livelli bassi, che può essere ridotta di qualche dB incrementando di qualche scatto il tempo di attacco, come si conviene alla teoria dei compressori. Se entriamo con un segnale molto alto, la proporzione si inverte con un contenuto maggiore di seconda armonica rispetto alla terza, evidente per rapporti di compressione inferiori a 1:1.5. La combinazione Old+Soft è quella che più esclude la terza armonica, entrando con un livello molto alto. La presenza del trasformatore è forse la causa del comportamento della fase, che si apre no a un massimo di 20° a 20 kHz, valore trascurabile ai fini del mix. Le curve di compressione possibili sono molte: si passa da comportamenti simili all’1176 con Old+Hard e attacco e rilascio al minimo, a compressioni più morbide in Old+Soft con tempi di attacco e rilascio brevi, a curve inedite aumentando il tempo di attacco (5 ms) e di rilascio (.5 sec) in Old+Hard. Siamo di fronte a un compressore versatile, un vero camaleonte della compressione.
In prova
Finalmente il compressore API! Chi lavora con il 2500 e il piccolo 225L, sa bene che sono sempre stati questi i veri compressori dal suono API. Il problema è che il 225L è poco programmabile (è il suono delle console API vintage), mentre il 2500 è troppo per chi fa solo mix. Mancava quindi l’anello di congiunzione. Parlare di 527 vuol dire pensare a un suono cremoso, mai troppo aggressivo o da stato solido, in grado di passare dal trasparente con quel carattere caldo di suono API, all’effetto di compressione dettagliato e tagliato su misura per un suono, senza eccessi. È un compressore veloce quanto un 1176, se lo si desidera, o più morbido nelle curve in Soft e con tempi di attacco che possono scontornare il transiente e farlo uscire nel mix senza toccare il livello della traccia. Sorprende l’apertura sulle alte di New, che non soffoca mai il suono ma anzi quasi lo equalizza e lo rende eccitante all’orecchio e il calore di Old con Soft che è più intimo e chiuso, più vintage. Sono pochissimi i compressori che hanno una tale flessibilità da poter essere usati su qualsiasi traccia: grazie alle combinazioni Soft/ Hard e Old/New, si trova sempre il suono giusto e quasi non ci si accorge che il suono è stato compresso anche di 10 dB. Cambia il tono, cambia l’inviluppo del timbro e sempre acquista quel suono eufonico proprio di API. Ottimo sulle voci per estrarre le formanti e gli attacchi, pieno sui bassi, preciso e netto sulle casse e rullanti, indispensabile per le chitarre elettriche e acustiche quando si cerca il suono bruciante, analogico e pieno nel mix stereo con pochi dB di compressione. È un compressore facile da usare, grazie al gain out automatico. Non è ben chiara la funzione di Link, mentre Thrust, con il suo filtro sul sidechain, è sempre da tenere inserito. Mancano le finezze del sidechain del 2500, ma considerato il prezzo e le funzionalità, la scelta dei parametri è bilanciata.
Conclusioni
Il 527 è destinato a soppiantare il 525, non abbiamo dubbi. Il 527 ha l’eleganza del suono API con una flessibilità che raramente abbiamo incontrato nei compressori. Pensatelo come a un compressore che vi offre il suono API con quattro facce diverse, ognuna di carattere e con un comportamento unico. Non ci sono alternative concorrenti a un 527 e il formato 500 è perfetto per chi vuole un sistema modulare da costruire nel tempo o da espandere. Un bel passo avanti nella tradizione di API. Diventerà un classico!
PRO
Suono API
Programmabile
Flessibilità elevata
Metering
Filtro su sidechain
CONTRO
Nessuno
Info: Funky Junk
Articolo pubblicato nel marzo 2010