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Test: Applied Acoustics Systems Lounge LizArd EP-3 Virtual electric piano


Lounge Lizard EP-3 è un virtual instrument a modelli fisici dedicato alle sonorità dei pianoforti elettrici ed è basato sugli esponenti più noti di questa categoria di strumenti musicali, Fender Rhodes e Wurlitzer.

I primi studi sui modelli fisici risalgono agli anni ‘70, ma è solo nel decennio successivo, con l’avvento di DSP sempre più potenti, che le teorie trovano applicazione. Bisogna però attendere gli anni ‘90 per avere le prime costosissime applicazioni musicali. Prima di allora l’unica strada per emulare strumenti reali era quella del campionamento, tecnica che deve il suo successo allo sviluppo tecnologico delle memorie digitali. Al giorno d’oggi gli strumenti possono caricare librerie di alcuni gigabyte, ma continua la ricerca nell’approccio alla simulazione via modelli fisici. La potenza di calcolo dei moderni processori ha dato infatti modo ai produttori di creare algoritmi capaci di emulare degnamente i circuiti elettrici dei sintetizzatori analogici. Ma non solo, tale tecnica ha raggiunto la maturità necessaria per simulare incredibilmente organi elettromagnetici, pianoforti elettrici e molti strumenti acustici. Forse nessun clone Hammond riesce a eguagliare la bellezza dello strumento originale, ma il realismo dei modelli fisici è superiore a quello di un multi-campionamento. La strada da percorrere è tutt’altro che chiusa e l’evoluzione è continua. AAS presentò qualche anno fa Lounge Lizard con l’intento di simulare pianoforti elettrici con la tecnica dei modelli fisici. Ora, disponibile come parte del pacchetto Modeling Collection, Loung Lizard EP-3 è giunto alla versione 3.1.3.

 

 Schermata 2017-07-18 alle 18.03.53

Come si presenta il pannello A

Panoramica

Lounge Lizard EP-3 si installa con un programma di 5 MB. La registrazione avviene tramite codice macchina e codice seriale, con i quali si ottiene il codice di sblocco via connessione Internet. L’interfaccia è molto semplice e intuitiva: a sinistra c’è una struttura ad albero che permette di accedere a tutti i contenuti salvati, ai preset e alle impostazioni MIDI. La finestra di destra è composta da due pannelli, A e B, selezionabili alternativamente e che condividono solo alcune informazioni. Il pannello A mostra i parametri generali di intonazione e di transpose, di sincronismo, il nuovo registratore audio e la catena del multieffetto. Il pannello B invece è dedicato alla generazione sonora e mostra tutti i controlli che agiscono sugli algoritmi di emulazione. L’aspetto grafico è chiaramente retrò. Tutti i controlli sono pilotabili via MIDI con procedura di Learning e con possibilità di definire limite minimo e massimo dell’escursione, nel caso dei potenziometri. Le configurazioni possono essere salvate come MIDI Link e richiamate all’occorrenza.

 

Schermata 2017-07-18 alle 18.03.59

Come si presenta il pannello B

In prova

I preset sono divisi in gruppi. Il primo gruppo di program si chiama Guided Tour ed è un biglietto da visita dello strumento. Ovviamente il caricamento è istantaneo perché non richiede l’accesso a librerie di campioni. Si rimane subito impressionati dal realismo e dalla vitalità dei suoni. Ci si rende conto di quanto siano statici e freddi i preset delle più blasonate workstation. Anche le librerie per campionatori, se da un lato riescono a cogliere le sfumature dello strumento originale, non reagiscono alla dinamica come un virtual instrument a modelli fisici. Non si percepiscono passaggi tra layer differenti quando si suona con diversa dinamica, perché il suono si modifica con continuità. Gli altri gruppi di preset sono dedicati a emulazioni di Rhodes, di Wurlitzer, di pianoforti elettrici generici, di pezzi storici (Queen, Doors, Supertramp, ecc), o sono suoni sperimentali che sfruttano impostazioni estreme. In ne vi sono i preset Signature, programmati da Christian Halten e Martin Walker. Guardiamo ora i parametri del pannello B. I controlli replicano i componenti meccanici ed elettrici di un pianoforte elettrico, pertanto per poter modificare il suono con cognizione di causa occorre conoscere la generazione sonora di un Rhodes o di un Wurlitzer, che avviene attraverso martelletti, lamelle, pickup, ecc, caratterizzati da un certo tipo di materiale e funzionamento nonché posti in una catena particolare per la generazione del suono elettrico. Ciascuno di questi componenti ha diversi parametri modificabili che influenzano il suono. Occorre osservare che queste modi che non sono di facile attuazione su uno strumento reale: provate a pensare di modificare la posizione di 73 pickup o il materiale della testa dei martelletti. Con uno strumento virtuale è invece sufficiente ruotare un potenziometro e il gioco è fatto. In particolar modo agendo sui parametri dei moduli Noise, Damper e Stiffness è possibile ricreare la singolarità del singolo strumento, dovuta all’invecchiamento o alle personalizzazioni. I potenziometri sono dei pennelli con i quali è possibile definire il suono in ogni sfumatura. Per migliorare l’emulazione sono stati implementati i modelli fisici di due tipologie di pickup: elettrodinamico per Rhodes e elettrostatico per Wurlitzer. I controlli input e output del modulo pickup sono importantissimi per gestire la distorsione in uscita e consentono ottimi risultati in combinazione con la dinamica di esecuzione. È importante imparare a gestire bene questi livelli, mantenendo alto l’ingresso e bassa l’uscita per avere un suono saturato e viceversa per ottenere un suono morbido e pulito. Molti parametri possono essere gestiti in modo differenziato lungo l’estensione della tastiera, per esempio per variare la forza di impatto dei martelletti o la rigidità dei feltri, evitando che il suono diventi stridente nel registro acuto o sordo nel registro grave. Alcuni parametri possono anche essere controllati dalla dinamica, per raggiungere maggiore realismo. Peccato che non sia possibile gestire delle mappe di dinamica. Il modulo Tremolo è indispensabile per questa tipologia di strumento e aggiunge la caratteristica oscillazione ciclica dell’ampiezza di segnale. È presente un semplice equalizzatore a tre bande, shelf per alti e bassi e semiparametrico per i medi. Più interessante invece la catena degli effetti, i classici abbinati ai pianoforti elettrici: Chorus, Flanger, Phaser, Delay, Vibrato, distorsione e due effetti di filtraggio, Wah e Notch Filter. Un modulo di sincronismo permette di agganciare a un clock gli effetti ciclici, che possono essere posizionati in serie o in parallelo, prima di entrare nel modulo di riverbero. Sono indispensabili per caratterizzare e rifinire il suono. Comodo il triangolino in posizione zero dei vari controlli rotativi: cliccandoci sopra il parametro è resettato. C’è la possibilità di editare manualmente la mappa dei Program Change, in modo da richiamare facilmente i suoni preferiti. La sezione di Tuning permette sia l’intonazione ne nel range ±1/4 di semitono che la microintonazione, per ottenere accordature diverse dal temperamento equabile.

Conclusioni

Lounge Lizard EP-3 è sicuramente un’emulazione ben riuscita ed è esemplare quando si parla di superiorità dei modelli fisici sul campionamento. I preset sono numerosi, coprono gran parte dei generi musicali e sono molto evocativi, sia che si voglia riprodurre fedelmente uno dei tanti suoni storici della musica leggera, sia che si voglia sperimentare perché è possibile creare suoni derivanti da configurazioni non realizzabili con uno strumento reale e i preset Experimental ne sono solo un esempio. Il consumo di risorse è molto moderato, sia in termini di CPU che, ovviamente, di spazio su hard disk. La ciliegina sulla torta è che il manuale, sebbene disponibile solo in inglese, è ben scritto e interessante. Lounge Lizard EP-3 è uno strumento virtuale che vi farà amare ancora di più il suono dei pianoforti elettrici.

PRO

Realismo eccellente Basso consumo di risorse

CONTRO

Mancanza delle mappe di velocity

 

APPLIED ACOUSTIC SYSTEMS

 

Articolo pubblicato nell'aprile 2010.

 

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