Pochi centimetri per avere tutto l'occorrente per allestire un piccolo studio di qualità a supporto della DAW e su qualsiasi piattaforma: l’interfaccia audio francese ridefinisce il rapporto tra spazio, funzioni e I/O nel settore delle interfacce portatili
Presentata da Arturia al NAMM del 2015 la sua commercializzazione è avvenuta solo due anni dopo, perché – a detta dei tecnici di Grenoble - volevano la garanzia di “rilasciare un prodotto che fosse il migliore possibile, anziché qualcosa che non è perfetto”. L’ambizioso progetto ha richiesto del tempo, perché Arturia in questa interfaccia con risoluzione 24 bit 192 kHz propone fino a 14 I/O analogici e digitali, con il plus di impiegarla non solo con piattaforme canoniche quali Mac, Windows o Linux, ma anche con device portatili iOS o Android. AudioFuse può fungere da interfaccia per un semplice ascolto, oppure per la cattura di un segnale proveniente da un giradischi o da un device digitale, fino alla registrazione multitraccia di diverse sorgenti esterne, grazie a una porta Adat che consente di interfacciarsi con un convertitore AD/DA esterno a otto canali. AudioFuse offre inoltre una sezione di monitor controller per gestire due coppie di speaker, sezione Talkback, due bus Cue per il monitoring, I/O SPDIF, un hub USB e porte MIDI I/O. Come avrete intuito la carne al fuoco è tanta, quindi esaminiamo nel dettaglio tutte le caratteristiche.
Caratteristiche generali
In un cubo di robusto alluminio e disponibile in tre colorazioni (Classic Silver, Space Grey e Deep Black), troviamo frontalmente due ingressi Mic/Line/Instrument basati sulla tecnologia DiscretePro, con ingressi su prese in formato XLR Combo, più due prese jack stereo da 6,3 mm duplicate su prese minijack da 3,5 mm per collegare altrettante cuffie. Il pannello comandi dispone di una serie di LED e switch retroilluminati in tre modalità: se spenti indicano che la funzione correlata non è disponibile, se accesi debolmente indicano che la funzione è disponibile ma non attiva, viceversa, se illuminati da un bianco vivace indicano l’attivazione della funzione. Nella parte bassa del pannello sono ospitati i controlli per le due coppie di cuffie, con sezioni distinte per attivare la modalità Mono o indirizzare il segnale a uno dei due bus Cue disponibili; accanto ai due potenziometri per la regolazione del volume delle cuffie troviamo infine lo switch Talkback. Ai lati del pannello sono posti i controlli dei canali 1/2, che comprendono il potenziometro per la regolazione del Gain, quattro switch per attivare rispettivamente l’alimentazione Phantom, l’inversione di polarità, l’attenuazione Pad (-20 dB), infine la selezione dell’alta impedenza per strumenti come chitarre o bassi; oltre a tre LED indicanti le modalità Mic, Line o Instrument, i due canali dispongono anche di un Vu-Meter dedicato a otto segmenti LED. Nella parte centrale del pannello troviamo la sezione di monitor controller, dove troneggia il Big Knob dedicato alla regolazione a scelta del volume generale o dei bus Cue 1/2; il controllo è circondato infine da una corona di LED che mostrano il livello del potenziometro in fase di regolazione, mentre al rilascio si tramutano in indicatori Vu-Meter dei canali Left/Right. La sezione è completata dal selettore e gli indicatori dedicati all’assegnazione dei bus Main/Cue, gli switch Mono, Dim e Mute, infine il selettore per veicolare il segnale verso una delle due coppie di uscite speaker A/B. Nella parte alta del pannello sono posti rispettivamente il pulsante di accensione (a sinistra) e il potenziometro per la regolazione del Direct Monitoring (a destra). Il parco connessioni sul pannello posteriore è affollato: oltre a due punti di Insert per gli ingressi 1/2, troviamo una coppia di ingressi Line 3/4 su prese in formato jack TRS, duplicate su due prese Phono in formato Pin RCA, due coppie di uscite Speaker A/B su prese Jack TRS, un hub con tre porte USB, la presa per l’alimentatore a corredo, la vite per collegare la massa di un giradischi collegato alle prese Phono, la porta Mini USB per collegare AudioFuse a un device esterno, mentre nella parte alta sono disposte una coppia di porte MIDI I/O su presa minijack, più porte I/O digitali in formato SPDIF/Wordclock e ADAT. Rimarchevole la possibilità di impiegare l’uscita Speaker B Left per compiere una sessione di reamping con tracce chitarristiche. L’interfaccia può operare anche svincolata dal suo alimentatore a corredo, ma per preservare la durata della batteria del device collegato, Arturia ha studiato precise modalità operative: se collegata alla porta USB di un computer si può scegliere di moderare i livelli di ingresso e uscita di circa 6 dB, mentre nel modo Low Power collegata a dei dispositivi portatili è possibile solo riprodurre audio sul Main Out a un livello massimo di 18 dB. Il software Control Center disponibile per piattaforme Mac/Windows consente di intervenire in modo fine su tutti i parametri di AudioFuse, tra cui la gestione dei controlli riguardanti gli ingressi 3/4, il livello e l’assegnazione del Talkback, le opzioni riguardanti la risoluzione e la selezione delle porte digitali, nonché l’area mixer per gestire nel Direct Monitoring tutti i livelli dei canali. Questi i requisiti di sistema per l’impiego in associazione con il Control Center: su piattaforma Windows è richiesto Win 7 o superiore, mentre su Mac un sistema operativo 10.8 o superiore; i requisiti comuni sono una CPU Intel i5 o superiore, 4 GB di RAM, 1 GB di spazio libero sull’hard disk e una GPU compatibile OpenGL 2.0. Riguardo al collegamento con altri dispositivi, per un device iOS serve il camera Kit di Apple, mentre per Android è richiesto un cavo USB di tipo OTG. Tra gli accessori a corredo, oltre ai manuali e l’alimentatore di rete, troviamo i due cavi adattatori per le porte MIDI, il doppio cavo USB per il collegamento a device esterni, infine il certificato che attesta le prestazioni dei preamplificatori DiscretePro degli ingressi 1/2. Per usufruire di tutti gli aggiornamenti software dedicati ad AudioFuse è necessario registrare il prodotto sul sito di Arturia; a tal proposito, durante il test è stato rilasciato un importante aggiornamento firmware per l’interfaccia francese: nella versione 1.10 è stata introdotta la modalità di standby, attivabile tramite la pressione prolungata del piccolo pulsante di accensione posto in alto a sinistra sul pannello. Un altro importante aggiornamento riguarda l’hub USB, ora impiegabile anche quando l’interfaccia è alimentata solo tramite USB da un computer, rendendo possibile anche in contesti mobile l’impiego di pen drive Dongle o di quelle contenenti le licenze di software e/o plug-in acquistati dall’utente.
In prova
Occorre una premessa perché la filosofia insita in un progetto come AudioFuse va inquadrata correttamente, altrimenti il rischio è di paragonarla erroneamente con interfacce concorrenti di prezzo analogo, ma idonee ad altri impieghi. In ambito strettamente musicale, AudioFuse va considerata una piccola regia portatile dotata di tutti gli I/O necessari per consentire all’utilizzatore di registrare ovunque e con qualsiasi musicista, allestendo una sessione che comprenda quest’ultimo e il fonico, e questo spiega alcune piccole semplificazioni nel routing che vedremo in seguito. Passiamo al test: tolta dall’elegante imballo, sollevando AudioFuse ci si accorge immediatamente che non è un peso piuma, ma va considerato che lo chassis in robusto alluminio – oltre a dissipare il calore di ben sette schede ospitate al suo interno – è stato scelto per prevenire eventuali danni accidentali provocati da urti o cadute. Arturia ha posto particolare attenzione anche a una serie di dettagli estetici e il risultato mi piace: nell’esemplare ricevuto per il test in colorazione Classic Silver, il coperchio protettivo è rivestito all’interno da un morbido materiale di colore blu, mentre all’esterno spicca la striscia in vinile marrone a far da contrasto cromatico. In così poco spazio trovare così tante connessioni può disorientare, però le prese sono ben fissate allo chassis e in grado di resistere alle sollecitazioni di una dura vita on the road. L’organizzazione dei controlli sul pannello è ben studiata: la risposta del Big Knob è buona, ma il plus è rappresentato dal doppio ed elegante Vu-Meter che lo circonda, mentre impiegando i piccoli switch non mi è mai accaduto di attivarne involontariamente qualcuno operando sul pannello. La modalità scelta per la retroilluminazione degli switch è azzeccata, e consente di monitorarne lo stato con un colpo di occhio, anche in condizioni di forte luminosità dell’ambiente. Nell’installazione del Control Center su piattaforma Windows, è doveroso segnalare che Arturia installa anche i suoi driver ASIO per abbattere ai minimi termini la latenza; la GUI del software è ben studiata e snellisce concretamente il workflow in momenti strategici come – per esempio – la configurazione dell’interfaccia al volo per particolari situazioni musicali. A volte sono i piccoli dettagli a fare la differenza, e un esempio nel Control Center riguarda la visualizzazione dei livelli del volume nei Vu-Meter del software, che mostrano il livello del mix generale, mentre la variante fisica presente nell’interfaccia indica il livello indirizzato ai bus Speaker; viceversa, il controllo del volume generale è sempre sincronizzato con il Big Knob sul pannello. Il routing interno merita un piccolo approfondimento, perché di default la configurazione delle uscite audio è la seguente: il bus principale è indirizzato alle uscite Speaker A/B, mentre la coppia Cue 1/2 sono assegnati alle uscite cuffie, ma ricordate che ogni bus può essere liberamente assegnato a ciascuna delle uscite analogiche; per esempio, si può anche scegliere di duplicare il segnale di un Bus Cue indirizzandolo a un’uscita Speaker, arrivando a ottenere fino a quattro uscite analogiche indipendenti. La regolazione del Direct Monitoring è globale in AudioFuse, ma questa semplificazione è giustificabile se rimaniamo nel range di impiego indicato nella premessa. In termini di resa, sottolineo l’ottima silenziosità generale, segno che la parte elettronica di AudioFuse sarà pure affollata di schede, ma tutte ben curate. Nei preamplificatori è rimarchevole l’ampio range del Gain, che consente di collegare all’interfaccia francese anche dei microfoni dinamici piuttosto spenti: ho provato AudioFuse con diverse capsule a condensatore del mio piccolo parco microfoni e devo ammettere che con alcuni come il Røde M3 sulle chitarre acustiche o il modello NT2 per la voce l’esperienza è stata gratificante. Oltre alla silenziosità, i canali DiscretePro forniscono un suono privo di sgradite colorazioni, restituendo con ottima approssimazione la resa di ciascuna capsula impiegata. La scelta di mantenere una porta ADAT nel parco connessioni riceve il mio personale plauso, perché oggi un convertitore AD/DA a otto canali di qualità può costare poche centinaia di euro e anche l’home recorder con un piccolo budget può puntare a estendere il proprio parco di I/O (e il range di impiego) senza grossi sacrifici economici. Nella sala prove della band di amici con cui collaboro è presente un vecchio convertitore Behringer ADA8000, con cui ho allestito un mini studio portatile per catturare singole sorgenti quali un drumset, il basso, due chitarre (sfruttando anche il modo Reamping) e una voce: una volta tornati in studio, gran parte di quella sessione è finita nel mix finale della demo, e tutto questo non è poco se anche per voi il tempo è denaro. Le porte MIDI e l’hub USB possono ingolosire il tastierista amante del virtuale in studio ma soprattutto sul palco, perché AudioFuse consente ripulire il computer condensando le pen drive contenenti le licenze dei vostri software preferiti in un unico (e piccolo) device, da poggiare all’occorrenza anche sopra una tastiera per gestire in tempo reale i controlli sul pannello: una bella comodità. A mio modesto parere, dove AudioFuse si distingue ulteriormente dai concorrenti è nel proporre l’uso in abbinamento con smartphone e tablet, e collegando il mio iPad, la sorpresa: come potrete vedere nella foto dedicata, sfruttando una DAW come GarageBand e mantenendo collegato il convertitore Behringer alla porta ADAT, mi sono trovato a disposizione fino a 14 In/Out analogici selezionabili mono/stereo! Con un tablet di ultima generazione si può seriamente pensare di allestire uno studio mobile davvero compatto. Tra i canali disponibili troviamo anche la coppia di Talkback L/R, che si rivelano utili per fissare dei commenti durante la sessione di registrazione, o in ambito video, dei promemoria per fasi successive come il montaggio. Sempre in ambito video, le uscite Speaker si possono indirizzare per esempio agli ingressi audio delle videocamere, per velocizzare la sincronizzazione audio/video per snellire la post-produzione: cosa volere di più? Last but not least, alimentando l’interfaccia con un accumulatore USB per cellulari da 10.000 mAh (e € 15 circa di costo) e approfittando della nuova funzione di standby introdotta nell’ultimo aggiornamento, AudioFuse on the road è rimasta operativa per oltre due ore: ottimo. In conclusione, a dover trovare proprio un difetto a tanto ben di Dio, avrei scelto un’altra soluzione per la dissipazione del calore, perché toccando lo chassis qualche utente potrebbe allarmarsi dopo un lungo periodo di utilizzo.
Conclusioni
Devo ammettere che ho fatto fatica a restituire AudioFuse a MidiWare, il distributore italiano di Arturia, perché questa interfaccia si è rivelata il classico coltellino svizzero utile anche in ambiti che vanno ben oltre a quello prettamente musicale: dal computer fino allo smartphone, AudioFuse è una mano tesa per supportarvi nella registrazione e l’ascolto di qualità, magari alimentandola con un economico accumulatore per la ricarica di un cellulare! L’ampio range di impiego va messo sul piatto ragionando sul prezzo di AudioFuse, perché di interfacce audio compatte che offrano così tanto in poco spazio sul mercato c’è poco, e il parco di potenziali utilizzatori può comprendere non solo dei musicisti o fonici in cerca di una piccola regia portatile, ma anche gli odierni YouTuber che vogliono incrementare la qualità audio dei loro filmati, una web radio che si sposta all’aperto o più semplicemente il musicofilo in cerca di una soluzione per l’ascolto e la digitalizzazione del suo archivio di dischi in vinile: queste sono solo alcune fasce di utenza che con una AudioFuse possono trovare soddisfazioni per tanto, tanto tempo. In ogni caso, gli anni passati a perfezionare il progetto sono stati spesi bene: un bell’esordio quello di Arturia in questo settore, avanti così.
Maurizio Campo – L’Audiofuse a Sanremo
Maurizio Campo è un tastierista che fa parte da anni dell’organico dell’orchestra ritmico-sinfonica di Sanremo, e quest’anno ha integrato nel suo setup l’interfaccia audio di Arturia: ecco le sue impressioni di uso.
Riccardo Gerbi: In primis, descrivi il setup in cui hai inserito l’Audiofuse…
Maurizio Campo: lavoro abitualmente con Mainstage su Mac, con cui gestisco i virtual instrument ed il resto del setup. Grazie a Midiware, quest’anno in occasione dell’ultima edizione del Festival ho potuto integrare l’Audiofuse al centro del mio setup, composto oltre che da Mainstage e una serie di virtual instrument anche da macchine hardware come il Nord Stage 3, lo Yamaha Montage 7, il Moog Sub37 e il DSI Prophet 6.
RG: Hai utilizzato qualche configurazione di routing particolare?
MC: l’Audiofuse dispone di più porte USB e questo elemento si rivela molto pratico, perché con Mainstage si trasforma in un HUB MIDI, cosa estremamente utile quando hai un setup corposo. Per inciso, una delle porte l’ho destinata ad una vecchia ma ancora validissima interfaccia Emagic MT4, con cui ho aggiunto ulteriori IN/OUT al network. Prima dell’Audiofuse utilizzavo un HUB MIDI alimentato che di tanto in tanto generava qualche problema nel riconoscimento di tutti i device all’avvio, viceversa con l’interfaccia di Arturia tutto è filato liscio. L’affidabilità degli strumenti e dei setup in una produzione come il Festival di Sanremo è un aspetto rilevante.
RG: Pregi e difetti dell’Audiofuse nell’uso sul palco…
MC: Inizialmente ne segnalo la compattezza, cosa che consente di collocarla facilmente sul pannello di una tastiera – nel mio caso la Nord Stage 3 – tenendo così sott’occhio i Vu-Meter e all'occorrenza intervenire dove serve; inoltre, lo chassis dell’Audiofuse è molto robusto e ha un coperchio che protegge il pannello quando non utilizzata, e a chi fa vita “on the road” farà sicuramente comodo. Onestamente non ho avuto la possibilità di valutarne la qualità in registrazione, cosa su cui peraltro si sono espressi in modo estremamente positivo altri miei colleghi, ma per quanto concerne la qualità della conversione dell’audio in uscita non posso che parlarne bene. Sintetizzando, si tratta di un’interfaccia compatta ma dotata di una quantità di funzioni e controlli che la rendono perfetta oltre che nell’utilizzo live anche in quello home studio.
RG: Hai utilizzato anche la libreria V-Collection 6 di Arturia?
MC: Si, ti confermo che la V-Collection è tra i miei virtual instrument preferiti, perché propone una vastissima scelta e grande qualità anche in termini di emulazione. Durante il Festival può capitare che siano le produzioni degli artisti a indicarti quali virtual instrument utilizzare per riprodurre un particolare preset del brano, ma possono esserci anche indicazioni più generiche per cui ti metti alla ricerca del suono più adatto, a volte con tempi molto limitati, per cui disporre di una palette di grandi classici come quelli della V-Collection può rivelarsi estremamente utile.
PRO
Flessibilità d'uso
Qualità dei preamplificatori microfonici
Elettronica curata
CONTRO
Leggero surriscaldamento nell'uso prolungato
INFO
Prezzo: € 599,00 +IVA