Le abbiamo inseguite per un anno e finalmente le abbiamo portate in studio per capire cosa abbiano di così differente dagli altri monitor, per capire perché ai Blackbird, nel celeberrimo studio di Massenburg, siano il punto di riferimento assoluto.
È piuttosto anomalo presentare al pubblico italiano il marchio ATC (Acoustic Transducer Company), nato nel 1974 grazie all’ingegno di Billy Woodman, emigrante australiano in terra inglese ancora oggi a capo dell’azienda. Inizialmente la produzione era mirata ai driver (il primo fuil 12” PA75-314). Nel 1976 arrivò il driver Soft Dome per i medi da 3”, in grado di gestire un range di frequenze da 300 Hz a 3 kHz con minima distorsione ed elevati livelli di pressione sonora, costruito a mano. Il primo sistema di monitor nasce due anni più tardi, con il bass-reflex S50, passivo e con un disegno particolare del crossover che permetteva una vera triamplificazione. La fama arriva nel 1985 quando la BBC, gli Abbey Road, i Sony Music Studio, la Sydney Opera House, la Paramount e la Warner Bros diventano clienti di ATC. La svolta vera e propria è però opera della radio danese che chiede ad ATC di costruire un monitor attivo. Entra in gioco Tim Isaac, che già aveva disegnato alcuni schemi di crossover per ATC e realizza le prime SCM 50 A, triamplificate. All’epoca i sistemi attivi non erano ancora così in voga e quindi ATC produsse varianti passive per il mercato Hi Fi, come le SCM 10 e le SCM 20. La collaborazione con i Sony Music Studio a New York e i primi studi con registrazione e mix multicanale conduce ATC a sviluppare, tra i primi, sistemi surround completi e dedicati, dal C1 al C7. I monitor SCM 300 e SCM 150 sono diventati negli USA dei punti di riferimento assoluti. Lo studio C di Massenburg ai Blackbird usa un sistema surround basato su SCM 150. La filosofia di ATC è rimasta la stessa nel tempo ed è molto chiara: i sistemi Hi Fi tendono a essere dettagliati e accurati ma con un range dinamico limitato, a differenza dei monitor professionali che all’epoca avevano una grande escursione dinamica ma poca fedeltà. I monitor ATC sono disegnati per fornire il meglio da entrambi i settori. Il problema affrontato da ATC riguarda il dettaglio e l’accuratezza che richiedono parti mobili leggere e delicate, mentre i monitor professionali sono usati ad alti livelli e devono avere componenti robusti. L’unica soluzione, secondo ATC, è un progetto la cui classe e qualità segua una precisa scelta dei materiali e gli stessi criteri rigorosi usati nei componenti aerospaziali, senza compromessi sul costo. I sistemi professionali di ATC hanno oggi tutti crossover attivi e multi-aplificazione per sostenere alti livelli d’ascolto.
LA TECNOLOGIA SUPER LINEAR MAGNET
Come trovare un miglioramento nelle prestazioni del moving coil di un altoparlante? ATC ha sviluppato la tecnologia Super Linear Magnet System per rimuovere l’ostacolo dell’isteresi magnetica, conosciuto fin dagli anni ’30. In parole povere, un magnete ha una performance non lineare che introduce una distorsione nel segnale e quindi una degradazione che porta a una colorazione timbrica. La soluzione di ATC è l’uso di un materiale nuovo che ha la proprietà di una elevata permeabilità magnetica e un alto livello di saturazione, con una conduttività elettrica bassa. ATC chiama questo materiale Super Linear Magnetic Material (SLMM). Alcuni altoparlanti di ATC hanno un anello di SLMM che sostituisce la regione concentrica di ferro attorno alla bobina. Le misurazioni dimostrano una attenuazione della terza armonica di ben 10/15 dB tra i 100 Hz e i 3 kHz. Il beneficio maggiore di questa tecnologia è il netto miglioramento della qualità del suono, con riduzione del livello di distorsione e la comparsa di informazioni sonore prima nascoste, come i rumori ambientali e le articolazioni timbriche più fini. In altre parole un maggiore realismo e naturalezza della riproduzione.
SCM 50 ASL PRO
Dopo una faticaccia (il singolo monitor pesa infatti quasi 49 kg), abbiamo installato i monitor in studio. Le SCM 50 ASL Pro hanno un tweeter a cupola morbida da un pollice (25 mm), un driver a cupola da tre pollici (75 mm) per i medi e un woofer da nove pollici (234 mm). Noterete dalle immagini che il tweeter e il driver per i medi sono alloggiati in una guida d’onda, mentre non lo è il woofer. La linearità di ampiezza a ± 2 dB va da 70 Hz a 17 kHz, la risposta in frequenza (- 6 dB) è di 38 Hz/20 kHz con una risposta matchata della coppia di ± 0.5 dB. La dispersione orizzontale è di ± 80 gradi coerente, quella verticale di ± 10 gradi coerente. L’SPL massima a un metro è di 112 dB e le due frequenze di crossover sono poste a 380 Hz e 3.5 kHz. Il trim per la sensibilità consente un aggiustamento di ± 6 dB. Il secondo trim permette un incremento massimo di 6 dB a 40 Hz. Il manuale avverte chiaramente di evitare di spostare i trim se non si ha la possibilità di misurare successivamente i monitor, per mantenere la coerenza del livello e dell’amplificazione della coppia. L’amplificazione è composta da tre ampli in classe A/B da 200 W RMS per i bassi, 100 W RMS per i medi e 50 Watt RMS per le alte. Interessante osservare che l’amplificazione è identica, come potenza, per i modelli 50, 100 e 150, che variano solo per le dimensioni del cabinet e quella del woofer, rimanendo inalterati il tweeter e il driver per i medi. All’interno dell’ampli sono presenti due circuiti distinti che proteggono tutti gli amplificatori, a cui si aggiunge una protezione per il solo tweeter. I due LED verdi sul frontale diventano rossi ogni volta che scatta distintamente la riduzione del gain per bassi e medi. Le dimensioni sono 716x351x400 mm a cui vanno aggiunti tre pollici in profondità per lo spazio occupato dall’amplificatore integrato. La garanzia è estesa a cinque anni.
IN PROVA
I monitor a tre vie sono il passo obbligato verso il professionismo puro perché un sistema simile è molto più equilibrato di un due vie. Ovvio. Chiunque abbia lavorato con monitor a tre vie o con dei midfield sa che l’aria intorno al suono c’è tutta, sparisce l’effetto scatolone e tutto quanto trova una collocazione più naturale nello spettro. I monitor a tre vie sono anche molto piacevoli da ascoltare, perché non sono mai piccoli come suono e così pesanti come un sistema a due vie. Uno studio di registrazione non può che considerarlo come step necessario, tuttavia anche un project studio, di adeguate dimensioni per poter sviluppare l’onda sonora sulle basse, è un candidato importante. Detto questo, passiamo all’ascolto delle SCM 50 ASL Pro. La loro collocazione si è rivelata più facile del previsto. Non c’è nulla da regolare e nulla di cui preoccuparsi nel futuro perché non richiedono manutenzione o controlli periodici. La costruzione è perfetta e robusta, non ci sono parti male assemblate o apparenti problemi di stabilità dei componenti. Sono solide come rocce ma anche facili da smontare se occorresse intervenire su un componente. Cominciamo con una prima prova di pezzi che ben conosciamo e ci si aprono le orecchie! Compaiono timpani e percussioni che non avevamo mai sentito, copriamo il dettaglio del riverbero dietro agli archi, riusciamo ad avere chiara la disposizione dell’orchestra. Tutto scorre in modo naturale e portando il livello a emulare una sessione dal vivo non si può che rimanere stupiti dalla veridicità, tanto che trovando l’hot spot a qualche metro dalle casse l’impressione è di avere davanti i singoli musicisti. Di monitor ne abbiamo ascoltati e provati molti, ma questa volta c’è una sensazione di fluidità nel suono che ci lascia attoniti per la sua bellezza. Le armoniche degli strumenti acustici si evidenziano in combinazione con quelle degli altri. Impressionante la qualità della dinamica e del microdettaglio, che si esprime nei rumori ambientali e degli strumenti musicali, nei respiri dei cantanti e nelle unghie dei chitarristi. Le nostre impressioni sono confermate dalla prova di un mix. Improvvisamente ci rendiamo conto, senza fatica, della quantità di compressione applicata alla traccia, il lavoro sugli attacchi, la mancanza o meno di definizione sul suono. Prendiamo in mano una produzione precedente e conclusa, che suonava bene, per scoprire che avremmo ora ridotto di qualche dB la compressione e modificato di qualche dB anche l’equalizzazione. Mentre l’equalizzazione appare coerente con il lavoro svolto sui nearfield, se si esclude una maggiore visibilità di picchi, è la dinamica che è il vero asso delle ATC. Riprendiamo quindi in mano il mix, spegniamo i nearfield e rifacciamo tutte le compressioni, per arrivare a un suono più armonioso e naturale. Lo passiamo sulle PCM AML1 per scoprire che ora il mix suona più vero e naturale. Eppure abbiamo modificato di soli pochi dB, ma che erano evidentissimi sulle ATC! Prendiamo allora in mano la colonna sonora di Delovely, guarda caso mixata da Massenburg con le ATC, per avere il confronto e scoprire, ormai senza sorpresa, che con le ATC sembra di avere tutti i componenti davanti a noi, con voci bellissime e vere. Difficile staccarsene. E il timbro? Questi sono monitor chiari, non regalano molto e non suonano rock o hip hop, semplicemente sono veri e non equalizzati per dare impressioni di corpo e punch che non ci sono. Il punch qui si crea nel mix delle singole tracce e se lo ascolterete sulle ATC sarà presente ovunque. Dopo ore di ascolto a tutti i livelli (forse proprio l’amplificazione è un po’ sotto dosata rispetto alle dimensioni), nessuna stanchezza o mal di testa, ma solo una precisa attenzione verso il suono, facilitato anche dal quel driver a cupola per i medi che permette di spostarsi orizzontalmente di molti gradi focalizzando sempre in centro il campo sonoro. Si è detto, infine, che le ATC siano un po’ scarse sui bassi. In realtà dobbiamo evidenziare che mentre tweeter e driver per medi sono inseriti in una guida d’onda che permette di allargare l’hot spot, il woofer è il componente più direzionale di questi monitor (dovrebbe essere il contrario in genere). È importante essere allineati ai woofer per avere le stesse sensazioni di modelli con guida d’onda. Il nostro dubbio, però, è che siano gli altri monitor a esaltare artificialmente le basse. Infatti ascoltando i mix su questi monitor si ha la netta percezione di un lavoro naturale del basso e degli strumenti musicali ricchi di basse frequenze, al contrario di altri monitor dove i bassi sembrano un muro poco definito. Le SCM 50 arrivano a 38 Hz senza problemi, e questo è quello che conta.
CONCLUSIONI
Non tutti potranno permettersi queste ATC nello studio, ma noi volevamo partire da questo classico per introdurre un produttore conosciuto e molto apprezzato all’estero di cui si parla meno di quel che in realtà si dovrebbe. Le SCM 50 sono una garanzia assoluta quando si vuole lavorare con musica acustica e rock, quando gli strumenti musicali sono suonati e le voci o i timbri devono essere studiate nei minimi dettagli, come anche gli ambienti. Nel caso di musica elettronica le loro qualità sono quasi sprecate.
La loro forza immensa è nel dettaglio dinamico, che non compare mai così evidente su altri monitor e questa differenza è fondamentale nelle fasi di mix e di mastering per portare a casa un lavoro veloce e perfettamente calibrato. Il prezzo è il loro limite, ma se
cercate una Ferrari sarà improbabile che il cartellino del prezzo sia la vostra prima preoccupazione.
INTERVISTA CON BOB POLLEY
Tra le curiosità che aleggiano intorno ad ATC c’è anche la gentilezza dei loro responsabili, confermata dalla velocità delle risposte alle nostre domande. Ci sono infatti molte voci incontrollate circa i componenti che ATC venderebbe ad altri produttori e noi abbiamo voluto vederci chiaro.
LP Fughiamo ogni dubbio, le SCM 50 sono o non sono sistemi bass reflex?
BP Sono monitor bass reflex ma con una particolarità: la porta è intonata molto in basso, verso i 30 Hz, per controllare il movimento del cono e ridurre la distorsione. La porta non è progettata per incrementare il livello d’uscita dei bassi.
LP I tweeter sono gli stessi usati da PMC?
BP Non ho idea se PMC usi gli stessi tweeter che loro costruiscono su nostre specifiche. Tra l’altro lanceremo più avanti nell’anno il nostro tweeter proprietario.
LP Ci sono componenti interni di SCM50 che sono venduti anche separatamente ad altri produttori?
BP No, non ci sono componenti di SCM50 venduti come OEM. C’è stato un periodo in cui fornivamo il driver a cupola di SCM 150 ad altri produttori, ma ora
non accade più. Continuiamo, tuttavia, a fornire il nostro driver a cupola standard e le unità short coil. Il driver a cupola standard è usato per esempio da Proac e PMC le ha usate qualche anno fa. Non forniamo i nostri driver SLMM ad alcun produttore.
LP Gli amplificatori sono in classe A?
BP Gli amplificatori lavorano in classe A per gran parte del circuito e solo all’uscita sono in Classe B.
LP È possibile montare le ATC 50 in orizzontale?
BP È possibile montare orizzontalmente la versione Pro di tutti i monitor ATC spostando il tweeter nella seconda posizione, coperta da un cerchio di metallo. Tuttavia si tratta di un compromesso ed è sempre preferibile usarli in verticale.
LP In quali driver è usata la tecnologia SLMM?
BP La tecnologia SLMM diventa importante solo nei driver per medi e bassi superiori ai 150 mm di diametro.
LP Quali sono le differenze tra gli altri monitor a tre vie di ATC?
BP Le uniche differenze sono nella dimensione, nell’efficienza e nel range dinamico. Il tweeter e il driver per medi, oltre che all’amplificazione, sono identici per tutti i modelli.
Articolo pubblicato nel giugno 2008
Info