Il mondo dei moduli audio non è mai stato così ricco di proposte come oggi. Da una parte il vintage, che tira sempre forte, dall’altro il successo del formato API, che appare quasi incontrastato. In tutti i casi, i prezzi sono alti. Ed ecco l’eccezione. Audient ha introdotto la serie Black: completamente in Classe A a componenti discreti, con moduli e rack proprietari e un prezzo che è davvero alla portata di tutti.
l mercato dell’audio professionale è spesso frutto anche di strategie di marketing, dove il prezzo alto vuole garantire la qualità. Più spesso, i componenti interni non giustificano prezzi così elevati, tanto da chiedersi quale sia la differenza tra valore oggettivo e qualità dei risultati. La premessa è d’obbligo, perché si potrebbe essere indotti a credere che, se la qualità è proporzionale al prezzo, la serie Audient Black sia destinata al mercato entry level. Nulla di più sbagliato. Per una volta, c’è un prodotto che ha un costo bilanciato a favore dell’utente finale. L’intero sistema è stato ideato e progettato da David Dearden, progettista e fondatore della DDA.
Il sistema
Sono disponibili due modelli di rack. BR10 può accogliere fino a dieci moduli (purtroppo tutti solo in formato proprietario Audient) con connessioni formate da due ingressi A e B e un’uscita per ogni slot disponibile, la cui funzione dipende dal modulo inserito consentendo, per esempio, di avere anche un ingresso per sidechain sul compressore. Proseguendo troviamo Word Clock In/Out con terminazione, ingresso per l’alimentatore esterno dedicato, connessione D-Sub per i moduli 1-8 dedicata all’ingresso B e un secondo connettore D- Sub per i moduli 1-8 dedicato alle uscite, entrambi in standard DA88.
BB4 può accogliere fino a quattro moduli e include anche lo stadio di alimentazione interno. Troviamo i due ingressi A e B e l’uscita per ogni modulo, la connessione BNC per Word Clock con switch per la terminazione e, infine, l’interruttore posteriore. Questo mese prendiamo in considerazione il preamp e l’equalizzatore. La prossima volta parleremo del compressore e del convertitore.
Black Pre
Fa decisamente piacere scoprire che il preamplificatore, con ingresso Instrument ad alta impedenza sul pannello frontale e ingresso Line bilanciato su Input B, include solo componenti discreti. Bilanciato con trasformatore custom PWL in ingresso, con dimensioni maggiori rispetto agli altri moduli, impiega una serie di transistor BPS 129 per tutti gli elementi che lo compongono. L’unico operazionale è impiccato sul metering ed è un TL072. Non c’è quindi l’uso di operazionali nella catena audio e la costruzione è di qualità eccellente. Il pannello accoglie 12 LED per il metering, con un punto a 0 dBU posto a -18 dB e due LED per indicare l’overload e lo 0 dBFS (pari a + 18 dBU).
Segno dei tempi: la serigrafia sarà di grande aiuto per chi sta imparando la struttura del gain. Dall’alto verso il basso troviamo il pulsante per l’alimentazione Phantom (con LED blu quando è attivo), l’inversione di fase (giallo), il selettore a scatti per il gain microfonico o DI da 10 a 60 dB (a scatti di 10dB) e il pulsante per attivare l’ingresso Line (con LED giallo) che esclude gli altri due ingressi. Seguono il selettore a scatti per il gain Line da -10 dB a + 15 dB (passi di 5 dB) e un potenziometro Trim per la regolazione fine del gain, con escursione da 0 a +10 dB. I selettori del gain sono gestiti con i relè interni. Il filtro passa alto a 12 dB/Oct con switch (LED giallo) ha un potenziometro per la selezione continua della frequenza, da 30 a 225 Hz.
L’ultima sezione è uno stage di distorsione armonica che mima un triodo per incrementare le prime armoniche del segnale. Il clip analogico è di circa 4 dB sopra i +18 dBu, lasciando a Over l’indicazione che è rimasto solo un dBFS prima del clipping digitale.
La prova tecnica
L’installazione dei moduli è facile, tuttavia sul BB4 non c’è una guida per inserirli. I moduli Black sono, infatti, tra i più lunghi e alti che abbiamo mai visto, tanto che la lunghezza dell’intero BB4 è pari a quella di una scheda dbx serie 900. Una volta ancorati al connettore, occorre molta forza per estrarli. La costruzione è certamente solida e curata in tutti i particolari. Peccato per il pulsante di accensione sul retro e per quelli dedicati all’alimentazione Phantom, alla fase e all’attivazione del Line In, che producono un fastidioso click tutte le volte che si agisce su di essi. Veniamo ai dati tecnici. L’analisi della fase dimostra che il Black Pre si trova quasi in fase intorno ai 20 Hz, quindi comincia costantemente ad aprirla fino ad arrivare a qualche grado intorno ai 20 kHz, non pericolo in mix.
Non è un preamplificatore in coerenza di fase e l’uso del filtro HPF, com’è normale, produce ulteriori scostamenti (fino a quasi 90 gradi). Il controllo HMX, invece, non modifica la fase a qualsiasi frequenza, ma solo l’ampiezza del segnale aggiungendo nuove componenti armoniche. Il preamplificatore introduce sempre la seconda e terza armonica. A -18 dBu compare solo la terza armonica a un livello pari a circa -90 dB rispetto al segnale, quindi praticamente assente. A + 18 dBu abbiamo la seconda armonica a circa -80 dB e la terza a –78 dB. L’attivazione del pulsante HMX incrementa immediatamente la seconda armonica a -44 dB e la terza a –70 dB. A ore 12, HMX produce la seconda armonica a -36 dB, la terza a -50 dB e la quarta compare a circa -90 dB. Al massimo del controllo, sono sei le armoniche successive prodotte, con la seconda posta a -27 dB. Il pre rimane molto silenzioso anche al massimo del gain.
La prova audio
Black Pre ha un suono particolare. Non è mai un pre aggressivo nel senso peggiore del termine, cioè con quei sapori acidi da transistor. Non possiede la lucentezza e la trasparenza dei pre ASP 008. È sempre elegante nella gestione della dinamica, controllata e mai esplosiva anche a livelli estremi e piuttosto morbido sui bassi. Le sue qualità migliori si colgono in strumenti ricchi di basse frequenze o centrati sui medio bassi, dove non ha difficoltà a scendere molto senza cedimenti. Sopra i 12 kHz perde aria senza essere ovattato e nasale, cosa che lo rende poco adatto a riprese trasparenti e iperdettagliate nell’ambiente e a strumenti percussivi ricchi di armoniche superiori. Nel caso della voce, i risultati sono vellutati e mai vetrosi, piuttosto chiusi sui timbri femminili, che perdono un po’ di presenza sulle formanti più alte e sono quindi portate un po’ indietro.
Sembrerebbe di avere a che fare con un preamp adatto a casse, bassi, tom e rullanti, non fosse che una volta inserito HMX le cose cambiano radicalmente. Non occorre arrivare a metà corsa per apprezzare i risultati: i bassi si riempiono, le medie prendono corpo e le formanti degli strumenti sono rese più nitide. Il sound si fa più grosso e acquista molto colore, tanto che si personalizza subito. In altre parole, HMX andrebbe lasciato inserito sempre per avere quella presenza e quella colorazione che rendono unico questo preamp, che a tratti ci ricorda il sapore dei Chandler Germanium, con i pregi delle armoniche valvolari, e la risposta del preamp Portico sui transienti. Anche con HMX inserito, il Black Pre rimane sostanzialmente dolce come suono, emulando il comportamento sui transienti di una valvola: c’è un certo grado di compressione del segnale che lo ricorda.
Audient afferma di voler offrire il suono anni ’70 delle console, noi preferiamo pensare al Black Pre come a un preamplificatore elegante nel comportamento ma figlio dei fiori come colore. Ci rimane l’impressione che sia un pre non del tutto universale: non lo useremmo sui piatti o sugli ambienti, a meno di volere un suono piuttosto chiuso e velato. Lavora bene su casse anche elettroniche (un’arma adatta anche all’Hip Hop) ed è eccellente per chitarre distorte rock e pesanti, ma sempre grosse e classiche. Ingrossa il basso a sufficienza, tanto da farci dimenticare di equalizzarlo su un mix. Se siete ancorati al suono anni ’70 ancora valvolare e al nastro, e non cercate la precisione e il dettaglio sulle alte, questo pre è da provare. Ultimo consiglio: più di una volta lo abbiamo apprezzato usando l’ingresso Line In per togliere la spiacevole granulosità del digitale in tracce eccessivamente compresse o con livelli troppo alti.
La curva di equalizzazione che impartisce sembra nata per ricomporre il suono e renderlo più omogeneo e profondo sulle medio basse, togliendo sì un po’ di aria ma al contempo eliminando la rigidità del digitale e la granulosità dell’uso di plug-in o limiter. Qualcosa di simile si apprezza spesso quando c’è di mezzo un trasformatore. Se dovessimo posizionarlo, diremmo di aver ascoltato qualcosa di simile, nella gestione dei transienti e nella risposta dinamica, al preamp di Portico, mentre per il colore timbrico, come detto, la mente corre ai preamp Germanium di Chandler.
PRO
Suono rotondo e colorato
Dinamica ben controllata
Headroom
HMX eccellente per colorare
Silenzioso
CONTRO
Rumori parassiti su alcuni switch
Fase non perfetta
Carica maggiormente sui medio bassi
A volte soffice sugli attacchi
Dati tecnici non dichiarati
Black Pre ADC
È un convertitore ADC stereo, fino a 192 kHz e 24 bit, con uscite digitali AES/EBU e S/PDIF (ottico o coassiale) poste sul pannello frontale. Il clock può essere generato internamente oppure ricevuto dall’ingresso Word Clock. I 12 segmenti LED, per il metering, controllano il livello d’ingresso analogico. Lo 0 dBFS è impostato di default a 18 dBu ma, con un jumper interno, è possibile scegliere tra + 20, +22 e + 24 dBu. L’Over s’illumina quando siamo a + 1 dBFS. Il pulsante Sample Rate consente di scegliere la frequenza di campionamento o la sincronizzazione al Word Clock. Dal punto di vista hardware, il modulo impiega due clock, uno a 12,2288 MHz e l’altro a 11,2896 MHz, un convertitore AKM AK5394AVS (fino a 123 dB di dinamica) con un Cirrus Logic CS8406CSZ per il digital out, combinati con tre operazionali 5532 e due micro-controller.
Presente uno switch, il cui significato non è riportato sul manuale e due trimmer per il metering. Le connessioni posteriori, una volta installato, permettono di ricevere due ingressi audio. L’uscita XLR è dedicata all’uscita digitale (replicata anteriormente e non isolata) in formato AES3. Si coglie fin da subito la linearità di questo convertitore, che non mostra alcun rumore al passaggio tra frequenze di campionamento differenti. Il metering è ottimo, peccato soltanto che non sia possibile modificare da pannello il valore in dBu dello 0 dBFS. Lo abbiamo confrontato con una serie di convertitori di alta qualità che stavamo provando (Benchmark e Universal Audio) per capire come se la cava.
Rispetto a qusti, la prova ha mostrato a 44,1 kHz qualche ruvidezza di troppo sulle sibilanti, che si è attenuata a partire da 48 kHz, per scomparire a 96 kHz.Non consiglieremmo di usarlo a 44,1 kHz, meglio passare subito a 48 kHz. A 44,1 kHz c’è anche qualche fenomeno di compressione globale che tende a compattare il suono e a far perdere l’ambiente. Passando a 96 kHz, invece, si riacquista tridimensionalità, anche se il suono, rispetto a un Prism, sembra avere una maggiore punta intorno ai 5 kHz senza mai essere nasale. Questa caratteristica porta fuori un po’ più di sibilanti, che non sono però vetrose. Un ulteriore cambiamento si ha usando l’ingresso di Word Clock. L’ADC si comporta ancora meglio e dipinge i microdettagli con migliore nitidezza.
Rimane qualche dettaglio nella dinamica che potrebbe essere meglio interpretato sui transienti velocissimi e sulle code più basse di livello degli ambienti ma, globalmente, l’impressione e i risultati sono molto buoni, tanto da consigliarlo senza remore a chi cerca un convertitore analogico digitale di qualità. Gli unici colori che possiamo cogliere, dopo ore di prove, sono minimi e orientati al Rock e al Pop. Se poi si guarda il prezzo, c’è da rimanere senza parole per il livello qualitativo di questo convertitore, che sbaraglia qualsiasi altro convertitore ADC che costi anche cinque volte tanto. A favore dei prossimi utenti, è bene ricordare che i risultati migliori si ottengono impiegando un generatore di clock esterno di alta qualità. Nei project studio con nearfield di medio livello potreste non cogliere queste differenze e potrete quindi evitare un generatore esterno lavorando, però, dai 48 kHz in su.
Conclusioni
Solo al termine del test abbiamo letto i prezzi di listino. Meno di 300 euro per un convertitore di questa qualità (cui va aggiunto come minimo un BB4) è qualcosa che non abbiamo mai visto prima. Se avevamo il sospetto che ci fosse molto marketing nel mondo dei moduli, pagando salato il prezzo della fama, con Audient Black Series abbiamo una conferma. Paradossalmente, il prezzo molto accessibile potrebbe indurre a credere che ci si trovi di fronte a prodotti di bassa qualità. Il convertitore ADC smentisce in pochi secondi di ascolto questo dubbio. Il pre è da valutare soggettivamente. Le sue caratteristiche timbriche e dinamiche non lo rendono universale, tuttavia, in un mondo sempre più colorato, potrebbe essere una carta da giocare per distinguersi dal già sentito, fermo restando che alcune peculiarità di questo pre saranno sempre presenti. È colorato e pertanto la linea guida è il gusto personale.
PRO
Ottimo dettaglio
Suono naturale sopra i 48 kHz
Ingresso Word Clock con terminazione
Livello 0 dBFS impostabile
Prezzo imbattibile
CONTRO
Jumper interni per livello 0 dBFS
Info: Leading Technologies
Articolo pubblicato nel settembre 2009