Cableguys presenta il nuovo tool: Driveshaper. Distorsione, controllo e molto, molto movimento.
Dopo qualche tempo, Cableguys torna sulle pagine di Audiofader con DriveShaper, l’ultimo arrivato. Lo abbiamo provato in anteprima per voi, ecco le nostre impressioni.
Cableguys
Dove eravamo rimasti? Qualche tempo fa mi era capitato di recensire i curiosi tool di Cableguys, allora assai meno popolari di oggi ma non meno potenti e interessanti, di sicuro. La tedesca Cableguys ha sempre voluto proporsi ai suoi utenti con due caratteristiche che pare traspaiano in maniera abbastanza chiara: semplicità di utilizzo e flessibilità. Tutti i loro plug-in condividono un’interfaccia simile in modo da risultare sempre comprensibili e riconoscibili, ma non per questo poco potenti o profondi. Processing multibanda, controlli avanzati e precisi, specie nella creazione di curve di LFO customizzate, queste alcune delle prove a supporto della flessibilità dei loro strumenti.
Oggi Cableguys ci presenta un nuovo arrivo nella collezione, DriveShaper, un distorsore dinamico, personalizzabile, e ritmico, se vogliamo, così come tutti gli altri membri della ShaperBox. Dopo Volume, Width, Filter, Crush e TimeShaper, non poteva mancare un plug-in dedicato a saturazione e distorsione. Ma a chi è rivolto? Che tipo di distorsione possiamo aspettarci e quando regalerà i migliori risultati? Nessuno spoiler, ma, per ora, basti pensare alla flessibilità che abbiamo descritto fino a questo momento, tipica e comune a tutti i membri della famiglia di Cableguys, unita a distorsioni in grado di accontentare “grandi e piccini”, da gentili e controllate sino alla distruzione del segnale.
Interfaccia e controlli
L’interfaccia di DriveShaper condivide con i suoi fratelli moltissime delle funzioni, che riprenderemo in questa sede per illustrare il funzionamento del distorsore e le caratteristiche che lo rendono molto controllabile. Il display centrale mostrerà, in trasparenza, la forma d’onda del materiale audio che entra in DriveShaper, mentre la linea rossa più netta segna il livello di intervento del distorsore, l’amount, o quanto drasticamente DriveShaper andrà a distorcere il segnale. Possiamo, esattamente come per tutti i membri di ShaperBox, disegnare a piacimento le nostre curve e decidere la lunghezza del loop di LFO.
La parte superiore dell’interfaccia, sopra al display, ospita invece i controlli relativi alla selezione dei crossover delle bande, i parametri di distorsione e ai settaggi relativi al comportamento dell’LFO. Oltre a tutto questo. Qui troveremo anche tutti i tool che ci aiuteranno a scolpire la nostra curva di LFO, come Snap to grid, forme, linee, e molto altro. Disegnare curve particolari è molto semplice e, se non sapessimo da dove partire, ci basterà dare uno sguardo alla schermata di help accessibile dall’icona “?” nella sezione più bassa dell’interfaccia.
Ma andiamo con ordine. Partendo dall’alto, a sinistra, troviamo un piccolo display (che possiamo ingrandire) per la gestione delle varie bande, fino a 3, in cui possiamo dividere il segnale ed intervenire, naturalmente, in maniera indipendente. Proseguendo, troviamo i controlli relativi alla distorsione. Il primo display ci mostra la funzione di trasferimento e pratici controlli di Input (con il quale consiglio di giocre per modificare, anche drasticamente, la distorsione) e di Output.
A seguire, Drive e Grip, e mentre il primo è un controllo piuttosto intuitivo, il secondo meno, ma è presto svelato grazie agli info hint che possiamo vedere nella parte inferiore dell’interfaccia se solo sostiamo con il cursore su di un parametro. In questo caso, Grip si rivela uno dei parametri più interessanti di DriveShaper, e in buona sostanza controlla la reazione del distorsore sulle parti più “calme”, per così dire della forma d’onda. Descriveremo il suo effetto a breve nella sezione dedicata al test. Ed eccoci alla sezione che, sicuramente, stavamo aspettando, quella dedicata ai diversi tipi di distorsione, o alle diverse funzioni di trasferimento. Clip, Square, Rectify e Wavefolding sono le sezioni in cui sono divise le varie tipologie di distorsione, dalle più semplici sino alle complesse evoluzioni e aggressioni del Wavefolding.
I controlli adiacenti ci permettono di limare il comportamento di DriveShaper in due modi. Accent andrà ad aumentare o a diminuire i picchi dell’LFO, ossia a controllare l’amount di distorsione, controllo utile per regolare il range senza dover ritoccare tutta la curva, punto per punto. Tone ci permette di controllare con filtri LP e HP lo spettro per scurire o alleggerire il risultato. Utile se unito alla divisione per bande. Il tool che più ci ha colpito, se unito alla distorsione, è l’Envelope Follower, attivabile a destra e con dei controlli nascosti che possiamo far comparire cliccando sulla freccia rivolta a sinistra. Possiamo impostare attacco, hold e rilascio, il link alle bande di frequenze oppure renderlo indipendente e impostare noi un range in cui lasciarlo agire. Chiaramente, potremo gestire la Threshold per far sì che solamente quando si eccede una certa soglia la distorsione venga attivata.
A proposito di LFO e curve, non dimentichiamo tutte le possibilità che abbiamo anche per scolpire creativamente il suono, a partire dal controllo dell’LFO (Beat, Herzt e, interessantissimo, Pitch), la lunghezza del segmento della curva che creeremo, e, a sinistra, appena sopra al display della curva, appunto, gli utensili per controllare meglio la forma del nostro LFO, come il tool linea, o curva, o Snap to Grid.
DriveShaper, al momento del test. ha pochi preset: Rhythmic, Dynamic e Multiband, ma molti di più per quanto riguarda le curve di LFO. Ovviamente potremo salvare liberamente le nostre curve per richiamarle comodamente.
In prova
L’installazione è semplicissima, infatti ci basterà un installer leggerissimo e un file di licenza che ci verrà chiesto la prima volta che apriremo DriveShaper nella ShaperBox. Malgrado i pochi preset, è semplicissimo da utilizzare. Testiamo immediatamente le diverse funzioni di trasferimento unite ai controlli su Input e Output per renderci conto della gamma piuttosto ampia di gravità dell’intervento, dal piacevole Soft Clipping sino a interventi più decisi con le funzioni della sezione Square e le più aggressive del Wavefolding. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Gestirne l’intervento, grazie alla pagina di consigli su come creare curve, punti e grazie ai tool come linee rette e curve, è altrettanto semplice ma, soprattutto, divertente e ci permette di creare modulazioni difficilmente raggiungibili con altri tool. Sound designer, fatevi avanti. Non siamo, tuttavia, costretti a creare movimenti esagerati: infatti ci basterà tendere una linea retta da un capo all’altro del display e regolarne il livello per avere un distorsore “statico”.
Ciò su cui DriveShaper ha concentrato la mia attenzione è la potenzialità nel controllo della distorsione, sia in termini di precisione dei breakpoint dell’LFO, che per quanto riguarda la possibilità di limitare l’intervento a una sola banda di frequenze grazie al display a sinistra. Inoltre, compare un ulteriore slider Mix per gestire Dry/Wet e una funzione Accent che mi ha permesso di regolare l’ampiezza della curva di LFO in un secondo. Davvero un valore aggiunto. I bassi sono candidati ideali per curve e controlli di precisione, ma non dimentichiamo anche tutto ciò che potrebbe riguardare applicazioni creative, come voci o strumenti acustici. Se siete fan di bassi aggressivi e in continuo movimento, siete nel posto giusto.
L’envelope follower, poi, si rivela un alleato essenziale per un nuovo livello di controllo, da dosare insieme a Grip e al Dry/Wet generale. Particolarmente utile se vogliamo limitare la distorsione in specifici punti del nostro materiale audio, o meglio, se vogliamo che particolari momenti la attivino. Mettiamo caso di voler distorcere un rullante, possiamo impostare una banda di frequenza precisa e indipendente dal controllo multibanda per attivare DriveShaper quando vogliamo, o quasi. Questa funzione, a parere di chi scrive, spinge DriveShaper un po’ oltre l’ennesimo tool con uno Shaper, perché permette controlli molto precisi sulle drums, ad esempio.
È un peccato che le poche funzioni di trasferimento non facciano eco a questa precisione in altri controlli, speriamo ne vengano aggiunte altre presto, o che, ancora meglio, ci venga data la possibilità di creare la nostra distorsione perfetta. Sento anche la mancanza di una saturazione più calda e tranquilla da utilizzare solo per scaldare il suono, magari senza utilizzare curve e movimenti di LFO. Un altro piccolo neo è il poco controllo sul filtraggio, che si limita ad uno slider. Utile come controllo del “colore” e sicuramente snello, anche se poter intervenire in maniera più profonda avrebbe giovato sicuramente.
Ma il controllo Grip è altrettanto sorprendente. Ci permette di rendere meno aggressiva la distorsione facendo in modo che le porzioni di audio più deboli non vengano distorte. Inutile dire che non resta che inserire un loop di batteria, attivare l’Envelope Follower e provare Grip per distorcere solamente le parti più forti del nostro segnale. DriveShaper, come abbiamo avuto modo di notare, fa parte di quella che viene definita ShaperBox, una sorta di rack in cui possiamo inserire a nostro piacimento tutti i tool di Cableguys per creare catene multieffetto, riarrangiandone l’ordine in pochissimo tempo. Unito a FilterShaper e a VolumeShaper sono certo che questo plug-in sia in grado di dare molto, sia nel campo del sound design che nel mix.
Conclusioni
DriveShaper ci ha assolutamente convinto, così come ci avevano convinto i suoi “predecessori”, ma qui il controllo che viene offerto ha, a parere di chi scrive, ancora più senso, sposandosi bene con il tipo di processore. Infatti, la distorsione, multibanda, parallela, dinamica e ritmica, risulta essere davvero utile in ben più di una situazione. Di particolare interesse l’Envelope Shaper che lo rende perfetto per controllare la distorsione sulle drums, unito al Dry/Wet e, se non bastasse, anche a filtri per concentrarci su di una singola banda.
Il valore aggiunto di questi tool è sicuramente il fatto di offrire un tipo di controllo totalmente nuovo, a distanza di anni ancora fresco e difficilmente sostituibile. Compressione, Distorsione, Filtraggio, e molto altro, così dinamici e semplici nell’utilizzo, si configurano come uno dei tratti precipui di Cableguys, a cui piace unire semplicità e creatività, specie nella creazione di movimento con gli effetti. Consigliatissimo per producer di ogni genere musicale e a sound designer per imprimere movimento e aggressività nello stesso momento. Un must per le drums.
PRO
Facilissimo da utilizzare
L’Envelope Follower è davvero interessante
CONTRO
Qualche funzione di trasferimento in più non avrebbe guastato
Filtri un po’ ridotti
INFO
Scopri il bundle di plug-in Cableguys nel nostro test che trovi qui 👇🏻