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Test Heritage Audio Successor, bus compressor a ponte di diodi

Rapporto qualità/prezzo8
Costruzione9
Suono9
Facilità d'uso10
9

Heritage successor è preciso, potente, caldo e versatile: affidargli la compressione di un bus stereo può ribaltare le sorti di un mix

Non sono tantissimi i bus compressor che nascono come tali. I due più famosi sono l’SSL G Bus Compressor, copiato e clonato da molte aziende, e il classico Neve 33609, con le diverse incarnazioni nel tempo. Se SSL è un progetto derivato dalle console impiegando dei VCA, il Neve è storicamente più antico e soprattutto utilizza un ponte di diodi che è il timbro di fabbrica di Neve. Heritage, produttore spagnolo, si è fatto un nome riproponendo i moduli serie ‘80, che hanno una qualità stellare e suono superiore rispetto a prodotti simili, scendendo poi nell’arena dei moduli serie 500 e nella nuova serie Elite. Tutta la sua produzione, in realtà, è legata ai progetti di Neve e, anche in questo caso, Successor è un compressore che riprende molto dagli schemi di Neve, aggiornandolo però alle necessità moderne e, soprattutto, con un prezzo molto abbordabile, data la qualità costruttiva.

 

Heritage Audio Successor hardware outboard rack studio comp bus midi music test audiofader Heritage Audio Successor hardware outboard rack studio comp bus midi music test audiofader

Il compressore a ponte di diodi non è un'idea nuova, anzi i primi modelli risalgono alla seconda guerra mondiale ma, da allora, non sono mai caduti completamente in disuso, per i vari motivi. Comincerò dicendo che questo tipo di compressione è piuttosto cattivo, con tempi di attacco tendenzialmente brevi e una curva di compressione decisamente marcata unita a una colorazione armonica che, anche grazie ai trasformatori Carnhill, rende il suono più brillante e presente senza fastidiosi artefatti. Il più conosciuto compressore limiter a ponte di diodi è il Neve 33609, che ancora oggi è un outboard fondamentale per molti.

Fondamentalmente il ponte di diodi lavora come un JFET ma con una minore distorsione armonica dovuta sia alla presenza del ponte stesso che minimizza la non-linearità della curva di compressione, sia al fatto che questo tipo di compressore lavora con un segnale molto più basso del normale: se infatti tutti gli altri tipi di processori lavorano con un segnale di linea (+4 dBu), il ponte di diodi per non incappare in distorsione deve lavorare su un segnale attenuato di ben 25 dB, quindi a -21 dBu. Questa è la teoria, ma chiunque abbia lavorato con un limiter o un compressore Neve, sa benissimo quanta meravigliosa distorsione armonica si possa ricavare dai suoi circuiti.

Hardware

La costruzione e i controlli stessi sono essenziali, non c'è niente di più di ciò che serve e quello che c'è è di altissima qualità. Tutti i controlli sono a step, per facilitare il richiamo di una sessione di utilizzo e sul pannello posteriore, oltre agli ingressi e uscite L e R, sono presenti due I/O per collegare un sidechain esterno. C'è molto da sentire, perché ogni componente è al servizio del suono e ognuno di essi fa la sua parte insostituibile nella catena audio. I trasformatori Carnhill e l'Output Stage in classe A tipo '73 danno quel tocco vintage che, mescolato alla moderna versatilità dei parametri e dei controlli, crea un ibrido devastante tra passato e presente (ma forse anche futuro) con veramente pochi limiti, se non quelli di un uso improprio che può diventare anche arte. Una particolarità di questo compressore è la modalità Oxford Mode, ossia il segnale più alto comanda la compressione rispetto alla somma dei canali sinistro e destro. Il pannello frontale riporta il pulsante per l’inserimento del circuito di compressione, oltre al VU Meter per il livello di compressione, il potenziometro per la soglia di intervento, i selettori di Ratio ( 1.5:1, 2:1, 3:1, 4:1, 5:1, limiter), Attack ( da 50 microsecondi a 20 millisecondi), Release (da 25 a 400 millisecondi, con due posizioni per release automatico) e filtro sul sidechain, che può lavorare come HPF a 80 e 160 Hz, come Peak a 1 o 3 kHz e infine come LPF a 5 kHz, seguito dal Gain Makeup a passi di 2 dB fino a 10 dB. Accanto troviamo il pulsante per attivare gli ingressi posteriori di sidechain e quello per attivare il blend, seguito dal potenziometro da Dry a Wet per la compressorione parallela. L’alimentatore è esterno. Da notare che i due ingressi posteriori di sidechain utilizzano uno schema Send Return per il segnale, sbilanciato, così da poter processare il sidechain prima di utilizzarlo nel compressore.

 

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In prova

Successor è molto, ma molto, ma molto aggressivo, lo si capisce già dai tempi di attacco presenti sul relativo knob: il minimo è di 50 µs, il massimo di 20 ms, che la dice lunga sul carattere di questo modello. Si può passare da una compressione delicata e quasi impercettibile a una talmente estrema e veloce che il suono viene letteralmente disintegrato, sgranato, fatto a pezzetti. Questo non è un difetto, è una delle particolarità dei compressori a ponte di diodi, velocissimi per natura ma dotati anche di un suono che i normali transistor non riescono a restituire. Nei vari sample audio che ho allegato ho trattato sia un master bus che un bus di batteria in differenti modi, dal più delicato al più estremo passando per delle vie di mezzo rese possibili anche dal controllo Blend che permette di eseguire una compressione parallela direttamente da Successor, una trovata che fa risparmiare molto tempo e imprevisti. Può essere a mio parere utilizzato sia in mastering che in mix su un bus qualsiasi, anche se devo dire che eccelle nel trattamento di voci e batterie, sempre considerando la natura e lo scopo per il quale Successor è stato costruito. Non va infatti considerato come un normale compressore, ma come un bus compressor, e quindi per sua natura si comporta in un modo che deve essere capito: il ruolo di un bus compressor non è certamente quello di rendere un suono più punchy, al contrario deve far si che tutto il bus suoni più omogeneo, ritagliandosi il suo posto nel mix e cercando di rimanerci sempre, senza improvvisi picchi o oscillazioni dinamiche che diano la sensazione di un suono incoerente e frammentato; deve essere a tutti gli effetti una specie di colla che unisce tutti i pezzi in modo gradevole e quasi impercettibile. Ciò però è solamente una linea guida, per cui ogni utilizzo, purché consapevole, è assolutamente permesso, anche quelli più creativi e strani. Il limite di Successor è che non può rendere più incisivo l'attacco di uno strumento o simulare un compressore ottico. Se la cava benissimo anche come compressore da mastering, grazie alla funzione di limiting, ma bisogna tenere presente che non è appositamente studiato per questo quindi non è un limiting brickwall, anche perché se da un lato il tempo di attacco può essere impostato sulla velocità giusta (0,5 ms/2 ms) quello di release è un po' troppo lento per essere utilizzato come vero e proprio peak limiter. Tuttavia, se viene posto anche solo un limiter digitale in catena dopo di esso per evitare il clipping, facendolo lavorare in modo non troppo aggressivo si ottengono interessanti risultati anche in fase di mastering per cui, se ne avete già uno, perché non provare? La funzione SideChain interna è molto versatile e permette di gestire, per esempio, la compressione solo sullo spettro di frequenza che ci interessa, escludendo le basse o le alte quando non ci interessa processarle oppure facendo agire Successor solamente sulle medie o medio alte frequenze. La distorsione armonica è piuttosto marcata sia a bassi che ad alti livelli di compressione del segnale, e ovviamente cresce proporzionalmente a quest'ultima, creando numerose armoniche tutte rigorosamente pari, caratteristica già annunciata nelle istruzioni d'uso e quindi una promessa mantenuta. Tendenzialmente le armoniche pari tendono ad essere più gradevoli per l'orecchio, dando una minore sensazione di harshness e rendendo oltremodo il suono più naturale trattandosi per lo più a tutti gli effetti di ottave, quinte e terze maggiori rispetto alla frequenza fondamentale.

Conclusioni

Poche settimane fa, Heritage ha presentato il suo clone HA 609A della serie Elite, ripreso chiaramente dal Neve 33609, che però non scalfisce il posto occupato da Successor, il quale si affianca ai classici bus compressor in stile SSL ma con un suono molto diverso. Il progetto è perfettamente riuscito e racchiude il meglio del suono Heritage con ottima componentistica e un prezzo adatto agli studi di registrazione. Se ancora non avete avuto modo di lavorare con un compressore limiter a ponte di diodi, Successor è l’occasione giusta per esplorare questo territorio, ricco di distorsione armonica e molto musicale. Le funzioni accessorie, come il filtro sul sidechain e il blend, lo rendono adatto a qualsiasi situazione di lavoro sul mix bus. Il suo timbro aggressivo e talvolta arrogante, che può saltare fuori facendolo lavorare molto, sono un tratto importante nei colori del rock e nel pop.

 

PRO

Facilità di utilizzo

Suono

Sidechain esterno

Filtri sul sidechain interno

Blend

CONTRO

Funzionamento solamente in modalità stereo

 

INFO

MidiMusic

Contatto diretto

Info@midimusic.it

Prezzo: 1.520,00 € +IVA