Nell’anno 1972 ARP Instruments, una delle prime aziende produttrici di strumenti musicali elettronici, lanciò ARP Odissey Mark I che, insieme al suo rivale Moog Minimoog, diede origine a uno dei momenti più creativi, spensierati e prolifici della storia musicale moderna.
Se avessero già inventato qualche sorta di teletrasporto spazio temporale come nel film Ritorno al Futuro o in Star Trek, potremmo pensare, da buoni sognatori, che nel 2015 qualcuno si sia preso la responsabilità di riportare ai giorni nostri un oggetto musicale di culto che ha percorso la storia musicale di un decennio abbondante. Ragionando pragmaticamente dobbiamo invece ringraziare Korg, la quale, con la supervisione di David Friend co-fondatore di ARP insieme ad Alan Robert Pearlman, ha riportato questo gioiello ai giorni nostri, una replica con qualche accorgimento della gloriosa versione Mark III di ARP Odissey. Giusto per farci venire un po’ di brividi, menzioniamo su due piedi qualche nome che ha utilizzato strumenti ARP: Richard Wright, Brian Eno, Tony Banks, Stevie Wonder, Herbie Hancock, Davide Bowie, George Duke, Jean Michel Jarre, Trent Reznor, Elton John, Oscar Peterson, Steven Spielberg per Incontri Ravvicinati del terzo tipo... ARP Odissey è stato fondamentale per queste leggende, in quanto ha rappresentato uno dei primi synth duofonici, considerato uno strumento per i tempi stabile e in grado di produrre suoni estremamente taglienti, presenti e anche all’occorrenza dalle caratteristiche morbide.
Colpo d’occhio
L’apertura del package che contiene l’ARP Odissey è quasi un rito, assaporando la sorprese sonore che avremo. Una volta aperto e scartato l’involucro, è un piacere osservare che il synth è stato collocato all’interno di un’elegante e robusta valigia semi-rigida e portatile su cui campeggia lo splendido logo cromato ARP in rilievo: tenendo conto che in commercio non ci sono molti synth di questa specifica forma, gli ingegneri di Korg e ARP, probabilmente insieme al team di responsabili del marketing, hanno pensato di fornire una custodia per il trasporto che in caso contrario sarebbe stato necessario farsi costruire da laboratori specializzati, comportando un ulteriore investimento. All’interno della custodia troviamo l’Odissey, un trasformatore per l’alimentazione, un cavetto phone jack e un mini phone jack (i cavi patch). Nel caso in cui si voglia utilizzare lo strumento come processore di effetti, è possibile collegare una sorgente audio esterna attraverso il VCF (Voltage Controlled Filter) e il VCA (Voltage Controlled Amplifier) utilizzando un cavo jack mono collegato all’Ext Audio Input del pannello posteriore.
Tre generazioni di amplificatori filtri e parametri
ARP e Korg hanno condensato nel nuovo Odissey il sapere e le caratteristiche dei tre diversi modelli hardware costruiti negli anni ’70, ciascuno dei quali differiva dagli altri per data di produzione e per i circuiti del filtro. Per questo motivo i due produttori hanno riunito i tre filtri di ciascun modello in una sola macchina. Un singolo switch (VCF Type) permette di passare dall’uno all’altro. Type I/Rev I è un circuito a 12 dB/oct che produce un suono tagliente e punchy come esattamente dichiarato dal sito (http://www.arpsynth.com). Aprendo e chiudendo la frequenza di Cutoff tramite lo slider VCF, contemporaneamente a una progressiva variazione del VCF Resonance, è immediatamente possibile apprezzare la potenza e l’apertura sonora che offre il primo filtro. Un’ulteriore possibilità sonora è l’autoscillazione del circuito risonante quasi a fine corsa dello slider VCF Resonance, il quale aggiunge ulteriore grinta e acidità senza però perdere in potenza come succede spesso quando si porta ad enfatizzare le frequenze che stanno intorno alla frequenza di cutoff aumentando il parametro resonance nei synth digitali. Type II/Rev II ha pendenza 24 dB/oct e si mostra particolarmente adatto per i suoni di basso synth; restituisce infatti un sound più chiuso e che non mantiene la stessa potenza del primo filtro quando il parametro di risonanza entra in auto oscillazione; in questo caso infatti il suono perde completamente le fondamentali. Un’ulteriore applicazione di questo filtro è riscontrabile nella realizzazione di effetti particolari unitamente all’utilizzo delle sorgenti di modulazione. Type III/Rev III è il filtro del modello che esteticamente più assomiglia all’ultimo nato. Il suono restituito dal VCF III si concentra su frequenze più mediose e nasali con un’eccellente stabilità al crescere della risonanza. È un filtro che si adatta molto bene a essere complementare al timbro degli altri due. Per quanto riguarda gli altri controlli, tutto funziona egregiamente a partire dal dual ADSR e AR che rispetto alle simulazioni digitali hanno un carattere decisamente più definito e vivo. I circuiti di generazione del suono seguono il classico flusso di segnale Osc, VCF, VCA a cui si aggiunge uno schema di modulazione a due inviluppi e un LFO. I due oscillatori si possono intonare reciprocamente attraverso la coppia di slider e due selettori permettono di scegliere come forme d’onda una quadra regolabile in sonorità tramite lo slider PWM e una triangolare. Il segnale generato passa attraverso un classico circuito mixer sample/hold per poi arrivare ai filtri e alla sezione Amp a cui è stato aggiunto l’apprezzabilissimo Drive Switch. Sempre in questa sezione troviamo lo Switch Noise (White o Pink), Ring mod entrambi in quantità regolabile tramite il rispettivo slider.
Novità e confronti
Odissey dal punto di vista costruttivo si presenta assemblato con uno chassis compatto di metallo che ospita il pannello dei controlli montato su un secondo chassis di materiale simil plastico zigrinato. I fader del pannello di controllo restituiscono un ottimo feel allo scorrimento, fluidità migliore rispetto al modello del 1976, contemporaneamente a una sensazione di leggero gioco laterale simile a quello che si poteva trovare nella versione originale. Per contro, il materiale in gomma che ricopre la parte metallica della linguetta è sicuramente migliore del passato anche esteticamente; i vari switch in plastica nera presenti sul pannello principale sono solidi e sicuri allo scatto. La tastiera è un modello slim a 37 tasti con una synth action più limitata (se confrontata con altri fratelli analogici compreso l’ARP originale), pesatura leggerissima, facile e piacevole da suonare ma nel contempo poco confortevole nel caso in cui a mettere le mani sul synth sia una persona con le mani molto grandi. Nel caso del musicista che improvvisi in maniera aggressiva e molto grooveggiante, alla Stevie Wonder per intenderci, il comfort e le dimensioni non sono sufficienti e sarà gioco forza cercare una tastiera più adatta allo scopo, magari in altri modelli storici e nel più possente modello originale (sempre che Korg non decida di produrre anche un Odissey con tastiera standard). Nel complesso ritengo comunque che la dimensione ridotta del tasto unitamente alle dimensioni compatte del synth siano un buon compromesso per la portabilità e il peso molto contenuto, punti a favore. Le aggiunte portate dall’evoluzione delle tecnologie si esplicano in un connettore MIDI In, una porta USB-MIDI, un ingresso jack headphone con volume regolabile. Il connettore XLR in uscita è stato tramutato in bilanciato. Sul pannello di controllo è stato aggiunto il nuovo Drive Switch che impostato su On manda il VCA in distorsione restituendo all’Odissey un suono analogico ancora più grezzo e potente. Infine, collegando con il cavetto patch in dotazione l’headphone jack all’external input, si manda il synth in feedback raggiungendo il massimo della cattiveria al limite dello screaming sound.
In prova
Aldilà di qualsiasi elucubrazione tecnica e scolastica, ciò che ci interessa maggiormente sono la resa sonora e il comportamento sul campo. Una doverosa premessa da fare è che per lavorare con Odissey occorre avere nozioni base di sintesi e soprattutto creatività e fantasia. Cominciando a smanettare sui tasti, di dimensioni ridotte rispetto all’originale, nonostante la tastiera non sia sensibile alla velocity e al channel pressure, il synth risponde con ripetuti pugni nei denti! Come basso synth è devastante, come lead solista estremamente tagliente e presente. Lavoriamo ancora un po’ sull’inviluppo aumentando il tempo d’attacco ed ecco che arriviamo ad un brass potente sia in modalità solista pura che nel contesto di un mix. Per divertirmi un po’ ho collegato il synth a tre differenti sistemi di riproduzione: scheda audio e monitor near field, ampli per basso e ampli per chitarra. Improvvisare sull’ampli, ad esempio con un lead appena creato, è una goduria, una sensazione emozionante e unica completamente diversa da quella che si può provare suonando un synth digitale. La soddisfazione in questo caso è ancora maggiore perché non ci sono preset o banchi, ma solo i parametri che ARP mette a disposizione. Ciò che crei e suoni quindi è immediatamente riconoscibile, tuo e personale (per forza di cose). Alla luce di questa considerazione, mi viene da pensare che, rimettendo in circolazione nelle produzioni musicali attuali strumenti come questo, ne gioverebbe l’estro creativo di tastieristi professionisti e non. Tornando al test sul campo, è stato sufficiente combinare i due VCO regolandone il rapporto di volume con l’Audio Mixer, settare il VCO su onda triangolare con il selettore e il VCO 2 su onda quadra senza quasi toccare altro, per ottenere un sound solista che immediatamente spettina parrucchini. Attivando il Noise o il Ring Mod, regolabili in quantità tramite il corrispettivo fader, andiamo ad aggiungere ulteriore personalità e cattiveria in quanto il segnale passa attraverso i circuiti che conferiscono carattere e particolarità. Sul pannello di controllo di ogni oscillatore, abbiamo a disposizione anche due sorgenti di modulazione FM (onda sinusoidale e quadra) con le quali ho aggiunto, sempre al suono solista, le caratteristiche componenti metalliche della Frequency Modulation. Last but not least, ho settato su On il nuovo Drive Switch, un graditissimo circuito di overdrive che aggiunge un po’ di distorsione e presenza allo stadio di uscita. ARP Odissey, così come il suo predecessore originale, permette di portare ancora più alla vita i propri suoni attraverso i controlli di performance, cioè tre proportional control pad, che fungono da pitch bend up/down e vibrato (proporzionali alla pressione in quantità di pitch e vibrato), l’octave switch, il portamento e gli input per i controlli a pedale. Avendo provato in passato un ARP Odissey Mark III originale, posso affermare che l’Odissey riportato ai giorni nostri da Korg e ARP suona come l’originale, ulteriormente migliorato nelle connessioni e miniaturizzato! A proposito degli elementi di upgrade rispetto all’originale: ho connesso la nuova uscita USB-MIDI alla mia DAW (iMac I7, Focusrite Liquid Saffire 56, Apple Logic Pro X come DAW) ed ecco che magicamente abbiamo a disposizione uno strumento analogico che invia e riceve ciò che suoniamo dalla tastiera... semplicemente fantastico per un puro analogico! Unico neo dal punto di vista MIDI è che il nuovo Odissey è in grado solo di inviare messaggi di note On e note Off e non CC controller in generale; movimenti dei fader o degli switch, velocity sempre costante, niente channel pressure e nessuna risposta ai proportional pitch control, quindi niente pitch bend e vibrato trasmissibili come dati MIDI. Nonostante questo, andando un po’ a fondo nella creazione di sound originali è impossibile non amare il suono dell’Odissey fermo restando che Korg e ARP possano effettuare scelte future sull’analogico che incontrino maggiormente le esigenze del musicista moderno, con l’implementazione ad esempio dell’invio da parte dell’Odissey di CC controller, messaggi performance e movimenti dei fader. Personalmente non riesco a comprendere a fondo l’idea di non aver realizzato tutto ciò a monte, ma potrebbe anche essere una scelta per contenere fortemente i costi.
Conclusioni
L’ARP Odissey del 2015 è un gioiellino che fa innamorare al primo ascolto. Facendo il confronto con altre simulazioni virtual analog e soft synth, si ha la consapevolezza di avere in mano uno strumento vivo e pulsante, cattivo e tagliente, diverso dallo standard di synth digitali a cui siamo abituati ormai da anni. Korg e ARP hanno fatto un ottimo lavoro miniaturizzando di quasi il 20% l’Odissey Mark III, aggiungendo un’implementazione MIDI semplice ma comunque apprezzabile, anche se l’assenza di compatibilità MIDI sui controlli come il picth bend è abbastanza incomprensibile. Il nuovo ARP Odissey è un vero e genuino Odissey con interessantissime migliorie. Partendo da questo presupposto e nonostante sia un bellissimo strumento, il prezzo di listino rimane abbastanza importante, considerate le caratteristiche di praticità e sicurezza che offre un synth moderno nella stessa fascia. ARP Odissey è da considerare un’esperienza edificante, uno strumento da avere almeno una volta nella vita. Visto l’ottimo lavoro svolto, rimane da chiedersi cosa ci riserveranno Korg e ARP per il futuro non solo per l’Odissey ma anche per futuri remake di synth analogici.
ARP Odissey Module
ARP Odissey Module è la versione di Korg ARP Odissey senza tastiera. Ha la stessa circuitazione analogica del modello a 37 tasti. Korg e ARP hanno collaborato per presentarne due versioni, una di colore arancione e nera come la versione originale Rev3 prodotta nel 1972 e l’altra con finiture grigio bianche caratteristica dell’ARP Odissey Rev 1. Per le sue dimensioni compatte, si presenta particolarmente adatto a essere integrato in un sistema DAW nel quale si potranno sfruttare suoni caldi e organici provenienti dalla circuitazione analogica del modulo in un ambiente prevalentemente digitale, soluzione molto interessante sia sul piano pratico che prettamente filosofico, come commistione tra passato e presente. Nonostante le dimensioni compatte del modulo, sono stati riprodotti fedelmente tutti gli slider, gli interruttori e le finiture del modello con tastiera, per non perdere il feeling di utilizzo. Anche per quanto riguarda le funzioni di editing e sound shaping vale lo stesso discorso. Una differenza importante rispetto al modello Korg ARP Odissey è che il modulo supporta il Pitch Bend via MIDI invece che unicamente messaggi di note on e note off.
PRO
Suono potentissimo, tagliente e presente in qualsiasi contesto
Peso molto contenuto
CONTRO
Dimensioni tastiera
Implementazione MIDI minimale
INFO
Eko Music Group
Prezzo: Tastiera 1.032 € + IVA, Modulo 606 € + IVA