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Test: Neumann M147, microfono valvolare cardioide


Trovarsi a provare un microfono della levatura del Neumann M147 è un vero piacere per ogni amante della ripresa microfonica. Usare l’erede designato degli storici U67 e dell’M49 è un’esperienza affascinante, di cui intendo rendere conto nella sua interezza tecnica ed emotiva, con la segreta speranza (e presunzione, magari) di collezionare qualche giovane discepolo.

Il Neumann M147 è un microfono valvolare che offre la sola configurazione cardioide. Il suo fratello maggiore M149 dispone della scelta dei diagrammi polari con un selettore a 15 posizioni, oltre ad un roll-off per le basse frequenze a 7 posizioni. A parte questo la capsula adottata è la medesima (K47), che discende direttamente dalla M7 degli esemplari storici U67 e M49. Difficile in questa sede fare dei confronti tra i celebri avi e la produzione attuale, anche perché trovare un vecchio U67 o, peggio, un M49 in condizioni perfette pari al nuovo è impresa impossibile. L’U67 risale ai primi anni ’60, l’M49 a qualche anno prima e nell’estetica il nuovo M147 richiama proprio la forma tozza e tondeggiante del lontano predecessore.

Lasciamo dunque perdere i paragoni improbabili, e passiamo alla descrizione tecnica dell’M147. La parte elettronica gode di una progettazione rinnovata a partire dalla valvola fino allo stato solido (senza trasformatori d’uscita) che garantisce maggiore silenziosità e affidabilità al microfono rispetto a progetti più datati. La valvola utilizzata è una Philips (triode) senza alcun riferimento scritto: impossibile dunque sapere di cosa si tratta con precisione. È alimentata dall’N149A, in dotazione. La valvola è saldata direttamente sul circuito, rendendo un po’ difficili eventuali future sostituzioni. All’interno del microfono ci sono due switch che regolano la sensibilità con un’attenuazione di 10dB e attivano un roll-off a 40Hz.

Essendo all’interno non sono raggiungibili con facilità, e sconsiglio a chiunque sia dotato di buon senso di aprire il microfono per toccarli. Aprire l’M147 è un’operazione estremamente delicata e va fatta fare ad un tecnico qualificato dotato di grande pazienza e manualità. La presenza degli switch non a caso è ignorata nel manuale, per evitare a improvvisati smontatori di danneggiare la capsula con maldestre operazioni. Mi rimane il dubbio circa l’effettiva necessità di questi due switch, ma non potendo sapere preferisco sorvolare. L’elettronica garantisce un’amplificazione di 10dB ed un eccellente rapporto segnale/rumore di 82dB, a fronte di una pressione in entrata di 94 dB. L’alimentatore, oltre ai +/-70V per la valvola, genera altre due tensioni (+32V e +5V) per tutta l’elettronica: il tutto viene indirizzato al microfono per mezzo del classico cavo a 7 pin in cui passa anche l’audio.

Neumann M147 hardware mic studio rec exhibo test audiofader

L’alimentatore ha il sensing relativo alla presenza del microfono: staccando il microfono la corrente d’alimentazione verso la valvola viene immediatamente interrotta. Comodo, soprattutto nel caso opposto: quello in cui ci si dimentichi l’alimentatore acceso e si connetta il microfono. La presenza dell’alimentazione è segnalata da un comodo LED sull’interruttore, che ci tiene informati sulla corretta alimentazione erogata e sulla presenza, a valle, del microfono acceso. La sezione di alimentazione è particolarmente curata per evitare shock alla valvola, allungandone così la vita e l’efficienza in modo considerevole. Il tempo necessario al raggiungimento della situazione ottimale per l’uso della valvola è nella norma: quando si deve registrare è bene lasciare 15-20 minuti il microfono acceso per consentire all’elettronica di arrivare alla temperatura ottimale d’esercizio.

Il rumore generato è veramente basso, il più basso che abbia mai sentito da un microfono valvolare, e la quantità di segnale in uscita è sorprendentemente alta. Questi due valori, accoppiati, rendono l’M147 uno strumento eccezionale anche per le riprese con pressione quasi nulla. Per quanto riguarda le pressioni elevate sopportate, se volete una risposta lineare dovrete limitarvi a 114 dB, mentre la pressione massima tollerata è di 134 dB, pagando i 20 dB in più con un aumento sensibile della distorsione, che sale dallo 0,5% al 5%. Naturalmente l’M147 non è uno strumento di forza ma di precisione, e dubito che sarete messi nelle condizioni di usarlo di fronte a pressioni sonore così elevate. Il range dinamico è di 102 dB, sempre considerando la distorsione minima. La banda passante va da 20 Hz a 20 kHz con una curva curiosa tutt’altro che lineare, che segnala una perdita di circa 2 dB già a 50 Hz (un roll-off naturale per nulla svantaggioso come vedremo) e una decisa esaltazione sopra i 2 kHz e intorno ai 10 kHz.

Analizzeremo meglio questi dati con l’uso sul campo e li confronteremo con le impressioni d’uso. Il peso dell’M147 è di 460 grammi, escluso lo shock mount o il supporto. Il microfono arriva in una splendida valigetta di alluminio con un gigantesco logo Neumann, insieme all’alimentatore N149A (lo stesso dell’M149), il cavo di collegamento e il supporto metallico. Il celebre ragno, che in realtà si chiama EA1 ed è un vero shock mount, non è compreso e in caso di utilizzo in situazioni poco isolate meccanicamente sarà una spesa dolorosa ma necessaria. Insieme a tutto questo c’è un cappuccio protettivo, ottimo per chi intende lasciare il microfono posizionato a lungo: il cappuccio proteggerà l’M147 dalla polvere e dall’umidità.

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Posizionamento

Bene, adesso è terminata la parte più tediosa, cioè quella dei numeri. Possiamo procedere col test vero e proprio, approfittando di una lunga sessione di registrazione con un cantante blues. Sembra la situazione migliore. Appena montato l’M147 incute un po’ di timore con le sue dimensioni ridotte, sebbene il peso non sia esattamente quello di una piuma. Direi piuttosto che l’estetica inganna: una volta preso in mano si sente tutto il peso di un’ottima costruzione meccanica dell’insieme: col suo supporto si supera il mezzo chilo. Dovendolo descrivere potrei affermare che il Neumann è un falso magro e nasconde dietro un aspetto contenuto la personalità di un manufatto d’altri tempi.

Montare l’M147 su un’asta comune richiede attenzione alla gestione del baricentro, soprattutto quando il microfono non è sistemato in posizione verticale. Per la registrazione di una chitarra acustica, ad esempio, vi consiglio di usare giraffe professionali con zampe larghe, in modo da non compromettere mai la stabilità dell’insieme. Il supporto in dotazione è appena sufficiente a tenerlo in posizione, e condivide con l’EA1 il sistema di avvitamento alla base del microfono che, personalmente, ho sempre odiato. In condizioni difficili, magari con un po’ di fretta, è facile considerare il microfono avvitato allo shock mount anche quando la filettatura è stata inserita in modo impreciso. In questi casi l’unica salvezza è la presenza di un cuscino morbido, o molta fortuna in caso di caduta accidentale.

Come vi ho già detto l’isolamento non è un punto di forza dell’M147 e il portamicrofono in dotazione non è certamente un aiuto in questo senso: niente a che vedere comunque con i pessimi supporti venduti insieme ai microfoni economici che si rompono subito. Il supporto Neumann è un oggetto di qualità, e si vede che è destinato a durare a lungo anche dopo diversi maltrattamenti. Purtroppo, per avvitarlo correttamente, il microfono deve essere girato intorno al suo asse, e trovare il perfetto posizionamento può diventare un po’ snervante: questo comportamento però è ripagato da un insieme compatto e robusto che non si muoverà più durante l’intera sessione di registrazione.

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Impressioni d'uso

La prima impressione che si ha usando l’M147 è di una certa difficoltà nel trovare l’asse ottimale, soprattutto lavorando con i cantanti. Per un microfono destinato principalmente alla ripresa della voce questo particolare può sembrare inquietante, ma dopo qualche minuto di pratica ci si accorge che la sensazione è profondamente sbagliata. Essa proviene da una diversa risposta polare rispetto alle frequenze. Sulle acute l’M147 è molto stretto, e risente in modo sensibile degli spostamenti del cantante. Il suo fuoco è talmente stretto che qualcuno lo giudica quasi un ipercardioide, con un po’ di esagerazione. Certo è che con un M147 davanti non ci si deve abbandonare a danze propiziatorie durante l’esecuzione, e il cantante di turno deve essere avvertito di questa peculiarità.

Dall’altra parte, com’è naturale, si avverte una propensione all’esaltazione dell’effetto prossimità tipico della capsula K47, che rende consigliabile non avvicinarsi troppo al microfono. Anche il posizionamento sulle chitarre acustiche deve tener conto di questa caratteristica, soprattutto in zone vicine alla buca dello strumento, che già di per sé portano roboanza sulle medio-basse. Proprio intorno alle zone più basse dello spettro delle frequenze l’M147 riacquista la sua forma cardioide che, in modo opposto a quella delle zone acute, è molto generosa. Se registrate una voce con questo microfono dovrete prestare attenzione ad avere campo aperto posteriormente: incuneare il Neumann in un angolo è un errore che si paga caro.

Questa sua generosità sui lobi posteriori rende l’M147 poco isolato da eventuali rientri sulle basse frequenze, siano essi eventuali onde stazionarie generate dalla voce e dalla stanza in cui si effettua la registrazione, siano altri strumenti che condividono la sala di ripresa. Sia chiaro che questi non sono difetti, ma solo comportamenti peculiari che non hanno nulla a che vedere con la resa del prodotto in sé, e che sono tipici di ogni microfono, anche se con caratteristiche diverse. Li elenco soltanto perché l’M147 non è uno strumento universale e potrebbe non essere adatto a tutte le situazioni, sebbene certe sue caratteristiche lo rendano unico e riconoscibile in mezzo a mille altri.

Suono

Parlare bene del suono dell’M147 è facile. Se cercate un suono vellutato oltre ogni vostra immaginazione bypassate tutti i plug-in e comprate subito l’M147. La sua sonorità è piacevolmente esaltata sulle frequenze critiche per la voce (tra 2 kHz e 4 kHz) lasciando flat le zone più sensibili alle sibilanti, per poi riacquistare energia intorno ai 10 kHz dove il Neumann vi darà tutto quello che si può trovare con l’elaborazione audio successiva e solo con strumenti costosi. Nonostante questo boost generoso, l’M147 non è un microfono particolarmente chiaro. Quando lo ascolterete assieme ad altri probabilmente sarà quello che risulterà più scuro di tutti. La sensibilità alle plosive e l’effetto prossimità è ottimamente mascherato dal roll-off gentile sotto i 100 Hz ed è talmente commisurato alle caratteristiche della K47 che non si può pensare che tutto questo sia casuale. In generale tutta la curva della risposta in frequenza presenta una non linearità dove saremmo andati a intervenire per le correzioni.

Naturalmente registrare delle voci senza un buon antipop è impensabile, ma questo vale in generale per tutti i microfoni a diaframma largo. L’intervento della valvola è sottile e mai invasivo, sebbene la tendenza a esaltare la distorsione armonica risulti a volte sgradevole su certe voci già ricche d’armonici. D’altra parte a una voce profonda dareste un boost sulle basse? Io direi di no, e come vuole l’ordine stabilito da Madre Natura non è il caso di esaltare quello che c’è già. L’impronta del Neumann M147 è personale, vibrante. Non è lo strumento adatto per le riprese lineari richieste da certi generi musicali, ma il suo carattere peculiare esce dal cavo e rimane fino in fondo al mix.

La parte bassa è ben pronunciata, a patto di mantenere una distanza accettabile (non meno di venti centimetri): se volete un boost sulle zone più profonde è sufficiente avvicinarsi un po’, e questo intervento è meglio di qualsiasi equalizzazione potrete fare in seguito. Sulle zone medie il suono è sempre ben presente, rendendo il carattere e la sonorità tipica dell’U87, anche se in modo più velato sulle acute e più profondo sulle basse. Tutto sommato durante il confronto tra M147 e U87AI il suono Neumann è sempre perfettamente riconoscibile. L’impronta è la stessa, fatte le debite proporzioni. Qualche considerazione a parte la meritano le acute, in cui si unisce brillantezza e cremosità: la curva generosa sulle alte è mitigata dal suono della valvola che, per i patiti del modding, consiglio vivamente di non cambiare se non per effettiva necessità.

Il microfono infatti è ottimamente bilanciato, e cambiare qualcosa potrebbe farlo risultare molto diverso da sé. Se non vi piace il suono dell’M147 dovete acquistare un altro strumento, non modificarlo... sarebbe come acquistare una Fender e modificarla per farla suonare come una Gibson! Come dicevo le acute sono trasparenti ma non invasive, sempre presenti senza dare sfogo alle sibilanti (caratteristica tipica di altri valvolari di nome). In mix non ho mai avuto bisogno di cambiare il suono di ripresa a parte un leggero boost sopra i 10-12 kHz, il che di per sé è un vantaggio enorme, se l’accoppiata microfono-preamplificatore ha già dato il risultato che si cercava. Questo pregio è anche il limite del Neumann: la sua impronta è talmente caratteristica che difficilmente si può ottenere un suono neutro, a parte qualche lieve ritocco da realizzare sempre con equalizzatori notch.

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L’unico difetto che si può trovare a questo capolavoro è il fuoco molto ristretto sulle medio-acute, il che impone sessioni molto statiche e tanta attenzione alla posizione dell’esecutore. Ciò vale soprattutto per la voce, situazione in cui talvolta è difficile trovare feeling e staticità. Anche sulla registrazione di chitarre acustiche la posizione dell’esecutore è determinante, fermo restando che non ci si può aspettare il suono cristallino di altri strumenti (penso ad esempio agli Schoeps). Vero è che se si cerca il suono apertissimo forse l’M147 non dovrebbe essere una scelta primaria, ma la sua dolcezza lo rende perfetto per strumenti con corde molto ni o con poca voce naturale in cui si debba mascherare un difetto timbrico invece che esaltare la natura delle cose.

Usato sul pianoforte non ha reso al massimo, mentre usato come microfono d’ambiente su delle percussioni ha restituito al suono una profondità ed una naturalezza introvabile con microfoni più algidi. Credo che a questo punto sia necessaria una precisazione. Sebbene l’M147 vanti avi e capsula con un’origine d’indubbio prestigio non va acquistato pensando di portarsi a casa un pezzo di storia passata: i microfoni vintage sono tutt’altra cosa, nel bene e nel male. Microfoni storici come i C12 AKG, l’U49, l’U47, il Telefunken ELAM 251 sono gioielli inarrivabili. D’altro canto si deve anche considerare che tutti questi oggetti hanno fatto la storia del suono in tempi in cui non esistevano compromessi commerciali tra qualità e prezzo. L’M147 è sì un buon microfono, ma ha sempre un costo che è una frazione di questi mostri elencati sopra, il cui valore, oltre che dal valore storico, è innegabilmente dato da un suono unico.

È vero che la capsula dell’M147 è una K47, ma le capsule di un tempo erano comunque diverse come costruzione, e chiunque può interpretare quest’affermazione col significato che preferisce. La parte elettronica è proprio un’altra cosa, e quello che si acquista in termini di silenziosità e di efficienza elettrica si può perdere valutando l’impronta timbrica di un microfono d’altri tempi. In generale è meglio pensare di portarsi a casa un pezzo di storia futura, quella cioè che potremo fissare con questo splendido strumento di ripresa, senza illuderci di avere un clone di un oggetto ormai passato dalle sale di ripresa alla storia della registrazione. Durante le prove ho messo a confronto l’M147 con dei concorrenti cinesi di minor prezzo, per fare una prova comparativa anche con strumenti di minor valore. Al primo ascolto l’M147 è il più spento di tutti, e la tentazione è sempre quella di usare il microfono col suono più pronto e che più si avvicina all’impronta definitiva che vorremo durante il mix. Dopo qualche switch A-B però ci si rende conto che lo spettro armonico del Neumann è molto più completo e che nella ripresa non manca nulla del suono originale. La differenza c’è, e si sente.

Conclusioni

Il Neumann M147 è un ottimo microfono, molto caratteristico e personale. Se è adatto alla vostra voce o al vostro strumento è perfetto, e nulla suonerà meglio di lui. Se non lo è, allora è meglio cercare qualcos’altro. Il suo campo naturale è la voce, con cui dà risultati impagabili. In tutte le situazioni in cui è necessario un microfono dal suono rotondo, caldo e gentile troverete difficile farne a meno. Anche se vi manca un certo carattere (qual certo non so che...) l’M147 potrebbe rivelarsi un alleato prezioso. Meno a suo agio è sembrato sugli strumenti più naturali tipo pianoforte, archi, certe chitarre acustiche, ma d’altra parte sarebbe stato fuori luogo cercare in un microfono valvolare come questo la linearità assoluta.

Sulle elettriche ha molta personalità, ma rischiare un microfono così costoso davanti ad un amplificatore con molta pressione è un’operazione che potrebbe risultare rischiosa, e non mi sento di consigliarla, sebbene non ci siano controindicazioni specifiche. Il confronto con un Tube AKG è stato abbastanza impietoso, e la somiglianza dall’M147 con altri modelli Neumann è un po’ troppo pronunciata. Chi acquista un valvolare si aspetta qualcosa di profondamente diverso dal suono dei fratelli allo stato solido, e forse in questo progetto l’impronta Neumann è un po’ troppo invadente.

Personalmente mi sento di raccomandarlo agli home o ai project studios in cui il materiale da registrare sia ben noto al fonico. Nel caso di studi commerciali è uno strumento che sarà amato da qualcuno e altrettanto odiato da altri, risultando difficile da scegliere come unico microfono di punta e di riferimento. A suo favore gioca sicuramente il prezzo estremamente concorrenziale per un oggetto di tale qualità, e l’indubbio richiamo che esercita una scheda tecnica in cui sia presente un valvolare Neumann, anche se non vintage. Se poi ci mettete anche il fascino di registrare col glio dei mostri storici di casa Neumann credo che di più non si possa pretendere.

 

Distributore

EXHIBO

Articolo pubblicato nell'ottobre 2008