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Test: Propellerhead Reason 9, il n° 9 ha segnato ancora!

Rapporto qualità/prezzo9
Suono9
Facilità d'uso9
9

L’ultima versione della nota DAW Propellerhead è matura, solida, potente e merita a pieno titolo un posto nella ristretta cerchia dei software professionali per la produzione musicale

Nel lontano anno 2000, la software house svedese Propellerhead, già nota per ReBirth RB-338, magnifica reincarnazione software di strumenti Roland dell’epoca vintage (oggi ReBirth è una bellissima applicazione per iPad), dopo una lunga roadmap annunciò l’uscita di quello che sarebbe stato per gli anni a venire la più efficace virtualizzazione di hardware musicale mai realizzata: sto parlando di Reason 1.0, programma che fin da subito, in termini puramente quantitativi (numero di strumenti e processori di effetti utilizzabili contemporaneamente, oltre alle note di polifonia effettivamente eseguibili) metteva in serio imbarazzo sistemi basati su costose schede equipaggiate con DSP. Una nota per chi fosse troppo giovane: a quei tempi i computer potenti erano i PowerMac con processori G3 e G4 e i PC/Windows con processori Pentium II e III (e IV), la velocità di clock era dell’ordine delle centinaia di MHz (superavano il GHz solo i giovanissimi Pentium IV) e la RAM si misurava in MegaByte. Reason 1 non era una DAW, ma solo un potente rack virtuale in cui si collocavano synth, sampler e processori di effetti, il tutto era controllato da uno spartano quanto efficiente sequencer e non vi era possibilità alcuna di registrare l’audio (per questo si sarebbe dovuto aspettare ancora alcuni anni). Quello che rendeva davvero speciale Reason, oltre alla interfaccia utente modulare e alla già menzionata efficienza, era la personalità (e la qualità) di alcuni suoi strumenti: chi faceva musica elettronica e non aveva necessità di funzioni audio, con Reason aveva davvero tutto ciò che serviva. Ma Reason non era unicamente un sistema solo MIDI: poteva essere un magnifico rack (virtuale) per performance dal vivo (la stabilità, essenziale nel live, è da sempre prerogativa di Reason) e, soprattutto, grazie alla tecnologia ReWire, poteva diventare una sorta di maxi plug-in in grado di veicolare fino a 64 stream audio in Cubase, Logic, Pro Tools e altre DAW, mettendo in questo modo il suo formidabile potenziale al servizio della programma host, il tutto con sincronizzazione sample accurate.

01 Vista generale del Mixer

Una lunga e costante rivoluzione

Fino alla versione 4 il programma ha mantenuto la sua filosofia originaria: rack solo MIDI (sempre comunque al servizio di altre DAW via ReWire) con nuovi device e sequencer via via migliorato. Nel 2009, precisamente il 9 settembre (dunque il nove del nove del duemilanove) e soprattutto nove anni dopo il rilascio di Reason 1.0 (il gioco del numero nove non è un caso: Propellerhead ha enfatizzato molto questo aspetto numerologico), nasceva Record: software solo audio in grado di lavorare in coppia con Reason (in pratica l’accoppiata Record + Reason costituiva la prima vera DAW del produttore svedese). Peculiarità di Record erano la modularità e la console di mixaggio virtuale chiaramente ispirata a leggendari banchi analogici. Reason era giunto alla versione 5 e non consentiva ancora di registrare l’audio in senso stretto ma permetteva di campionare con il suo sampler di punta (la registrazione audio vera e propria poteva essere fatta da Record o da una eventuale altra DAW in ReWire) e introduceva anche una versione potenziata del suo potente loop player. Il successivo step evolutivo ha sancito di fatto la nuova generazione della DAW: Record, dismesso come software a sé stante, venne incorporato in Reason 6 (applicazione a 64 bit) e finalmente ci si trovava di fronte ad una DAW completa, solida ed affidabile, anche se non ancora espandibile; a tal proposito furono molte le critiche per il mancato supporto dei plug-in VST, ma il produttore ha preferito seguire altre strade (ulteriori particolari tra poco) per non minare la proverbiale stabilità di Reason aprendo la strada ad una pletora di prodotti di terze parti, non sempre di eccelsa qualità. La versione 6.5 rendeva il programma finalmente espandibile ma solo con plug-in in un formato proprietario denominato RE, acronimo di Rack Estensions (ne parleremo in un capitolo dedicato in questo stesso articolo). Reason 7 si aprì agli strumenti MIDI esterni grazie ad un apposito device e introdusse funzioni di quantizzazione audio molto efficienti. Nella versione 8 fecero la comparsa plug-in della Softube dedicati a chitarra e basso destinati a soppiantare, in Reason 9, quelli di Line 6 introdotti con Record (e Reason 6). Siamo finalmente arrivati alla versione attuale, le cui più significative novità consistono nei Players, processori di eventi MIDI dal notevolissimo potenziale creativo e da ottime funzioni di pitch editing destinate a parti melodiche vocali o strumentali. La 9.1, versione oggetto di questa trattazione, introduce il supporto a Link, la tecnologia di Ableton che permette a più programmi di lavorare in perfetto sync all’interno di un network. Questa in sintesi l’evoluzione di quello che è certamente uno dei più affascinanti software di produzione musicale esistenti.

02 La parte frontale dei Rack

Concezione e struttura del software

In un’ottica tradizionale il software costituisce il cuore dello studio di produzione/registrazione; Reason cambia il paradigma, se non altro dal punto di vista dell’interfaccia utente, divenendo di fatto lo studio. Sequencer a parte (con il termine sequencer, in termini riduttivi ma convenzionalmente accettati, intendiamo la parte del programma che si occupa di registrazione ed editing del materiale MIDI e audio), le altre due parti centrali, ovvero mixer principale e Rack costituiscono una straordinaria trasposizione software (o virtualizzazione, se preferite) di quello che ci si aspetterebbe di trovare in un vero studio. Reason è strutturato in quattro aree: Browser, Sequencer, Main Mixer (da ora in poi Mixer) e Rack; vediamole brevemente, premettendo che a Sequencer e Mixer dedicheremo qualche parola in più.

Come si intuisce dal nome, il Browser è la zona in cui sono presenti tutti gli elementi per poter costruire una sessione. Dal Browser si scelgono le apparecchiature e si selezionano le patch per le stesse; il tutto è strutturato per consentire la navigazione nel sistema in modo rapido e intuitivo, il materiale può essere visualizzato per tipologia (ad esempio strumenti, effetti, utility) e per specie di strumenti, sono inoltre presenti filtri e funzioni di ricerca. L’operatività del Browser è esemplare: ad esempio un doppio click su uno strumento crea automaticamente un device corrispondente nel Rack e una traccia nel Sequencer; in alternativa possiamo anche trascinare l’oggetto desiderato nel Rack o nel Sequencer.

Il sequencer è la parte del programma dedicata alla creazione musicale e offre tutto quello che ci si aspetta in una DAW di fascia alta ma senza quella ridondanza di funzioni che spesso caratterizza i software della categoria e rende il loro apprendimento non proprio banale. Per quanto riguarda i dati MIDI, niente partitura o lista di eventi: visualizzazione esclusivamente grafica tipo Piano Roll ma esemplare in quanto a realizzazione. Semplicità, razionalità e attenzione esclusiva ai processi creativi sono le peculiarità del Sequencer di Reason (ulteriori particolari in seguito).

Il Mixer, ovvero la console principale di Reason, è ispirato per concezione e funzioni ai banchi SSL 9000 serie K, è quanto di più completo si possa desiderare in una DAW (le immagini parlano da sole). Ad esso fanno capo tutte le apparecchiature presenti nello studio e collocate nel Rack: la creazione di un device comporta l’automatica aggiunta di un canale nel Mixer dotato di tutte le connessioni che sarebbero presenti su di una console hardware. Unico difetto (si fa per dire…) è la visualizzazione completa della dovizia di controlli di una channel strip richiede una risoluzione verticale del monitor di quasi 2.000 pixel ma niente paura: l’azione col mouse in una apposita area consente di scorrere verticalmente il mixer mantenendo sempre visibile il fader di canale.

È nell’accoppiata Mixer/Rack che in Reason il paradigma dello studio di registrazione assume quella connotazione che rende il programma unico: tutte le apparecchiature di Reason trovano posto in un Rack (o in più Rack affiancati) che, anche in quanto estetica, sembrano proprio dei… rack, con tanto di viti e fianchetti in legno. La disposizione dei device è totalmente libera: questi possono essere trascinati verticalmente o orizzontalmente in modo da organizzare lo studio come più piace. Un colpo di tasto Tab ed ecco la magia: il Rack mostra il suo retro con tutti i collegamenti fisici, anch’essi liberamente modificabili secondo qualsiasi esigenza (anche se il programma propone sempre un cablaggio di default per non dover mettere necessariamente mano alle connessioni).

03 Le connessioni dei Rack visti da dietro

Un veloce sguardo ai device di Reason

Una descrizione anche sommaria dei device collocabili nel Rack porterebbe via troppo spazio, pertanto mi limiterò ad una breve disamina delle quattro categorie. Per quanto riguarda l’interfaccia utente delle apparecchiature virtuali di Reason, le immagini parlano da sole.

Categoria Instruments: il parco generatori di suono fornito a corredo comprende due strumenti dedicati alle percussioni, un sofisticato loop player ad otto canali, tre potenti sintetizzatori (tra cui uno semi modulare multi sintesi con step sequencer integrato), un sample player dedicato alle principali famiglie di strumenti, due campionatori e un device per il controllo di eventuale strumentazione MIDI esterna.

Categoria Effects: sotto il profilo effetti (oltre alle sezioni di equalizzazione e dinamica integrate al Mixer) troviamo riverberi, equalizzatori, processori di dinamica, delay, filtri (uno anche controllabile via inviluppo), chorus/flanger, distorsori, simulatori di cabinet per chitarra e basso, un vocoder, un processore per correggere l’intonazione; non mancano comunque anche device più creativi quali un paio di sound degenerator e un bellissimo multi filtro con gate capace di effetti sorprendenti. Da rimarcare la presenza di quattro processori espressamente dedicati al mastering: un equalizzatore, un compressore, un maximizer e uno stereo imager.

Categoria Utilities: in questo gruppo troviamo due mixer piccoli (retaggio delle vecchie versioni del programma ma utili in diverse situazioni), un device per combinare in un unico strumento più generatori sonori ed effetti, un pattern sequencer, un arpeggiatore, un modulo/canale per connettere strumenti al Mixer principale, un doppio LFO; completa la categoria una coppia di merger/splitter per mixare/dividere segnali audio e segnali di controllo.

Categoria Players: questa categoria raccoglie i tre processori di dati MIDI introdotti nella versione 9; fate riferimento al breve capitolo ad essi dedicato.

04 Il Sequencer in modalità Arrange

Il Sequencer

Il Sequencer di Reason è strutturato in un’unica area e ha due modalità operative principali: Song View ed Edit Mode. In Song View si opera a livello di song construction creando, assemblando e modificando le regioni (Clip) MIDI e audio, di automazione e di selezione dei pattern (per i d06 Particolare della Tool Windowevice che dispongono di pattern sequencer), mentre in Edit Mode si opera al microscopio. Per quanto riguarda i dati MIDI, in Edit Mode si ha accesso all’area tipo Piano Roll per la modifica dei dati di nota e alle corsie per la creazione/editing dei dati continui (Control Change, Pitch Bend) e di automazione. Oltre a Song View ed Edit Mode, il Sequencer di Reason dispone di una ulteriore modalità, denominata Block View, grazie alla quale possiamo creare musica con una logica pattern based assemblando più Block (fino a 32) in qualsiasi ordine per strutturare il brano; ciascun blocco può essere lungo a piacere (anche se l’utilizzo del Block Mode di solito prevede blocchi di 4 o 8 misure) e contenere qualsiasi numero di tracce MIDI e audio. Le tracce MIDI possono avere più corsie (Lane) indipendenti per i dati di nota, cosa molto utile per parti di percussioni; oltre alle corsie delle note, ciascuna traccia dispone di apposite Automation Lane per programmare l’automazione dei parametri (pressoché tutti i parametri dei device possono essere automatizzati). Esemplare la gestione dei pattern: sempre attraverso apposite corsie, per i device muniti di step sequencer, è possibile definire il richiamo automatico dei pattern memorizzati nonché la zona temporale in cui questi saranno eseguiti. Altra peculiarità delle tracce MIDI è che queste sono specie specifiche per ciascuno strumento: synth e campionatori possono contare su una struttura tipo Piano Roll con tutta l’estensione prevista dal MIDI, mentre i device dedicati a batteria/percussioni o loop hanno le corsie delle note coerenti con ciò che effettivamente suonerà lo strumento (per intenderci: una drum machine con dieci suoni avrà altrettante corsie per le note il cui nome corrisponde agli strumenti del kit percussivo). Tutti i comandi specialistici per l’editing MIDI sono accorpati in una apposita finestra (Tool Window), aspetto che rende l’ambiente operativo estremamente pulito. Efficiente quanto comoda anche la gestione del materiale audio: le Clip dispongono di maniglie per definire una eventuale modifica di livello e per Fade In/Out, di ottima qualità e semplicissime da utilizzare le funzioni di time stretching per correggere eventuali errori ritmici e/o allineare il timing tra audio e MIDI, registrando in loop su una stessa regione di tempo Reason crea più take i quali saranno montati tra di loro rapidissimamente con pochi click; un breve capitolo a parte merita invece la funzione di Pitch Edit introdotta in Reason 9. Tutte le operazioni di editing sia su MIDI che su audio vengono assistite da un riscontro numerico nella zona soprastante le tracce. Presente anche una funzione di Bounce in Place per Clip MIDI e audio, utile sia in ambito creativo sia nella improbabile ipotesi di un system overload (Reason è particolarmente rispettoso della CPU). In sintesi: un Sequencer esemplare in quanto a potenza e semplicità che permette di avere sempre il focus sulla musica.
05 L'Edit Mode del Sequencer

Il Mixer

Il Mixer è, come detto in precedenza, una virtualizzazione di una console chiaramente ispirata ai banchi SSL; non vi è di fatto limite ai canali i quali dipendono dal numero di device presenti nel Rack e dal numero di tracce audio (il limite di fatto dipende dalla capacità del computer). La channel strip di ciascun canale è particolarmente ricca, dall’alto al basso troviamo nell’ordine: modulo di ingresso con controllo di guadagno e inversione di fase, modulo con processori di dinamica (compressore e gate), modulo di equalizzazione parametrica con visualizzazione dello spettro, modulo degli effetti in insert (fino a quattro), modulo delle mandate (otto, tutte configurabili pre/post fader), fader di canale, pan, mute/solo e controllo della ampiezza stereo. Per ciascuna channel strip si può definire in quale ordine il segnale transiterà tra i moduli di dinamica, insert ed equalizzazione, nonché attivare il sidechain. Il canale Master dispone di un Master Compressor, di quattro effetti in inserzione e di una sezione di Control Room. È possibile salvare/richiamare preset per le channel strip e qualsiasi controllo può essere automatizzato. Per quanto riguarda le connessioni del Mixer, non potendo girare la console come il Rack, queste sono razionalmente collocate nel Rack stesso mediante appositi device: uno sempre presente per la sezione Master ed uno per ciascuna traccia/canale creata. La concezione del Mixer di Reason consente di fatto tutte le tecniche di routing e processing realizzabili su di una console vera (come ad esempio la compressione parallela, particolarmente cara a produttori e sound engineer d’oltre oceano).

07 Pitch Edit permette di intonare porzioni di audio

Pitch Edit

La funzione di Pitch Edit introdotta in Reason 9 permette di ottenere parti melodiche vocali e strumentali perfette. L’algoritmo analizza la Clip audio e la esplode in una finestra stile Piano Roll nella quale le singole note che compongono la melodia sono visualizzate alla stessa stregua di eventi MIDI e, proprio come per le note MIDI, è possibile intervenire su altezza e timing. L’intonazione può essere corretta con estrema precisione oppure radicalmente modificata per creare nuove linee melodiche dal materiale di partenza; è possibile intervenire su transizione tra le note, volume nonché su formanti (quest’ultimo aspetto consente di preservare la coerenza timbrica di parti vocali anche con significative variazioni di pitch). Intendiamoci, non siamo di fronte a nulla di nuovo: esistono da anni programmi che svolgono questi complessi compiti e tali funzioni sono inoltre presenti in altre DAW, va comunque rimarcata la elevata qualità (unita ad una notevole semplicità di utilizzo) dell’algoritmo di Pitch Edit di Reason.

08 La mitica drum machine Kong Drum Designer

Non solo connessioni audio

Osservando il retro degli strumenti, possiamo notare che i device dispongono, oltre che dei connettori audio, anche di altri tipi di connessioni denominate Gate, CV (Control Voltage), Sequencer Control, Modulation Input/Output: tutti i device di Reason possono infatti trasmettere e ricevere segnali di controllo i quali vengono generati sia dai Pattern Sequencer, sia dalle sorgenti di modulazione di tutti i generatori di suono (ad esempio inviluppi ed LFO). Questa particolarità di Reason, presente fin dalla versione 1.0, apre realmente un mondo di possibilità; ad esempio un synth può eseguire normalmente la sua parte e nello stesso tempo controllare aspetti esecutivi di altri strumenti. Le possibilità sono davvero infinite, in quanto il patching tra i vari device (ovvero il cablaggio virtuale dei segnali di controllo) può essere effettuato senza alcun vincolo. Reason coniuga la potenzialità degli strumenti tradizionali alla flessibilità totale dei synth modulari di una volta, in un perfetto connubio tra passato e presente.

09 Il synth polifonico Thor

Players

La versione 9 ha introdotto tre nuovi device denominati Players, semplici quanto potenti processori di dati MIDI da collocare a monte di qualsiasi generatore sonoro presente nel Rack. Scales & Chords, previa selezione della tonalità e della scala prescelta (tra le varie disponibili), consente di suonare sempre le note corrette nonché di creare istantaneamente situazioni accordali coerenti con la tonalità e con un efficace voicing. Note Echo è una sorta di MIDI Delay che consente di programmare, oltre che il tempo e il numero di ripetizioni, anche un eventuale grado di trasposizione ed una direzione dinamica, ottenendo anche da una sola nota situazioni particolarmente intricate. Dual Arpeggio è un doppio arpeggiatore polifonico; ognuno dei due moduli dispone di una pattern section con cui è possibile programmare la natura delle sequenze/arpeggio generate. L’utilizzo dei Players (sia come moduli singoli che combinati tra di loro) costituisce una notevole fonte di ispirazione in diversi generi musicali.

10 Il noto sampler avanzato NN-XT

Rack Extensions

Tecnologia ReWire a parte (e Link dalla 9.1), l’apertura a terze parti di Reason, in particolare per quanto concerne l’espandibilità, è (almeno fino ad ora) limitata al supporto del formato Rack Extensions (RE), formato di plug-in proprietario Propellerhead il cui nome è presto spiegato: le estensioni RE sono apparecchiature virtuali che vengono collocate nel Rack di Reason come i device già forniti col programma. La disponibilità di plug-in RE, seppur non paragonabile a quella del formato VST, è comunque piuttosto ampia e annovera anche diversi blasonati produttori; il formato RE inoltre non mette mai in pericolo la stabilità del sistema e, dulcis in fundo, il prezzo dei plug-in è sempre ragionevole, anche quello di synth col pedigree. La Propellerhead fornisce agli sviluppatori che ne fanno richiesta un apposito SDK (Software Development Kit) con cui è possibile sviluppare i plug-in. Per farsi una idea della disponibilità dei tool RE basta fare un giro nella apposita sezione del negozio virtuale di Propellerhead.

11 Il Loop Player Dr.OctoRex

Tecnologia Link

Con la versione 9.1 (aggiornamento gratuito per gli utenti della 9) Reason introduce il supporto alla tecnologia Link sviluppata da Ableton (il produttore del diffusissimo Live) e concepita per fare musica insieme tra musicisti connessi alla stessa rete locale, anche in WiFi. Link sincronizza le applicazioni compatibili inviando/ricevendo le informazioni di tempo; particolarità della tecnologia è che non esiste un device Master ma qualsiasi musicista, all’interno del network, può cambiare tempo e fermare/far ripartire la sessione: tutti i dispositivi connessi si comporteranno di conseguenza. Tra le applicazioni che supportano Link vi sono programmi per Mac, Windows, iOS e Android. Il supporto di Link in Reason è indubbiamente un interessante add on anche in considerazione della particolare adattabilità di Reason stesso ai generi musicali pattern based.

12 I Players, una delle più importanti novità di Reason 9

In prova

Reason consente due distinti livelli di approccio: uno classico e uno più creativo. Nell’utilizzo standard si apprezza la velocità e la semplicità con cui si crea la sessione e si aggiungono nuove tracce e strumenti: un doppio click su un qualsiasi oggetto nel Browser o il trascinamento dello stesso dal Browser al Rack e/o al Sequencer comporta la creazione di un device corrispondente già op13 La channel strip MClass sulla Master Sectionportunamente cablato col mixer principale e, se necessario, della traccia nel Sequencer; se si trascina su di uno strumento un'unità di effetti, quest’ultima viene collocata nel Rack già correttamente cablata con lo strumento stesso (in pratica ci si può dimenticare della questione cablaggi e lavorare come in qualsiasi altra DAW). Il secondo livello di approccio permette di costruire il proprio studio come si vuole, senza di fatto alcun limite nella interconnessione sia tra le apparecchiature virtuali, sia tra le stesse e il mixer principale, proprio come si farebbe se ci si trovasse in presenza di attrezzatura hardware. Il Sequencer è un perfetto equilibrio tra semplicità e razionalità: modalità esclusivamente grafica ma presenza di tutto quello che occorre; rispetto ad altre DAW, il sequencer di Reason necessita di una curva di apprendimento breve, grazie anche ad una razionalissima organizzazione dei comandi. L'efficace gestione dei pattern è fin da Reason 1.0 uno dei punti di forza del software nella creazione di musica pattern based. Sempre a proposito del Sequencer è particolarmente flessibile14 Spectrum EQ inserito sul Master la modalità Block View: se vengono create delle Clip sulle tracce, queste hanno la priorità sul contenuto dei Block, cosa che permette di realizzare velocemente variazioni rispetto al contenuto dei Block stessi. La navigazione all’interno del programma, anche in sessioni di particolare complessità, è resa agevole dalla possibilità di visualizzare/nascondere a piacimento le varie zone operative e dal poter avere in finestre separate il Rack e/o il Mixer; un click col tasto destro del mouse su qualsiasi elemento (device, Clip, strumento, eccetera) dà accesso ad un menù contestuale con tutte le possibili azioni relative all’elemento stesso, velocizzando buona parte del lavoro. Un software fisico come Reason non poteva non essere controllato in remoto: virtualmente qualsiasi oggetto (potenziometro, cursore, pulsante) dei device può essere mappato a controlli MIDI esterni con una procedura tanto semplice quanto veloce. Da non dimenticare infine la presenza (fin dalle antiche versioni di Reason) del ReGroove Mixer: particolare console accessibile direttamente dai controlli di trasporto che consente di agire in tempo reale con grande flessibilità sul timing della performance intervenendo su effetto Shuffle e allineamento degli eventi rispetto alla griglia del tempo.

15 Amp e Bass Amp, i due ampli virtual di Softube presenti in Reason già dalla versione 8

Conclusioni

Reason 9 è una DAW completa, potente e solida, rispettosa della CPU del computer anche con brani complessi; la qualità e la quantità di strumenti e processori di effetti a disposizione è in grado di soddisfare le orecchie più esigenti e l’ecosistema Propellerhead può contare su una grandissima mole di suoni, loop e patch aggiuntivi anche di terze parti (dal costo spesso irrisorio se non addirittura nullo), oltre ai plug-in nel formato Rack Extensions. Le funzioni MIDI, seppur non ridondanti rispetto a quelle di alcune DAW, sono tutte quelle che servono nelle svariate situazioni operative indipendentemente dal genere musicale in cui si opera; le funzioni audio, anch’esse improntate ad una pragmatica logica in cui è presente tutto quello che occorre veramente, da un punto di vista qualitativo sono al top (per credere provare il Pitch Edit e la quantizzazione audio, tanto facili da utilizzare quanto efficaci nei risultati). I vari livelli di approccio consentiti dalla modularità di Reason permettono possibilità di personalizzazione dell’ambiente di lavoro pressoché illimitate, in un perfetto connubio tra passato e presente: anche se possiamo ignorare del tutto le funzioni di costruzione e cablaggio dei rack virtuali, vi assicuro che il poter costruire il proprio studio è operazione divertente, gratificante e stimola a sperimentare e a ricercare in un modo impensabile con qualsiasi altro programma della categoria. Per chiudere, un’ultima considerazione: nonostante la diffusione di Reason nel nostro paese sia inferiore rispetto ad altre DAW (e rispetto a quanto meriterebbe), dopo quasi trent’anni di esperienza (anche didattica) nell’ambito delle tecnologie legate alla musica, posso tranquillamente affermare che ho conosciuto molti musicisti informatizzati che per generi musicali praticati, per approccio alla composizione, per tipi di sonorità che adoperano, sarebbero molto più felici con Reason piuttosto che con il programma che stanno utilizzando (solo che ancora non lo sanno!). Vale davvero la pena di scaricare la demo (che poi è il programma completo, senza limiti se non quello che non si possono aprire i file creati fino a quando non lo si acquista) e di fare una lunga e meticolosa prova su strada.

 

PRO

Concezione unica

Evoca benissimo le componenti hardware di un vero studio

Stabilità

Rispettoso della CPU anche con sessioni complesse

Totali possibilità di personalizzazione dello studio

Quantità e qualità dei device

Ottimo algoritmo di Pitch Editing

Sequencer essenziale rispetto ad altre DAW ma progettato splendidamente

I nuovi Players incrementano significativamente le possibilità creative

 

CONTRO

Device di terze parti solo in formato RE (Rack Extension)

Manca (ancora) una funzione di MIDI Step Recording

Un monitor di generose dimensioni, pur non strettamente necessario, è caldamente raccomandabile

 

INFO

Midiware

info@midiware.com

Prezzo: € 369,00

Upgrade: € 129,00 

Allegati

FileDescrizione
pdf Test - Propellerhead Reason 9

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