La serie Boutique di Roland continua ad espandersi e rinnova il precedente modello dedicato al Juno-106, con l’introduzione di JU-06A che include, oltre al già noto Juno-106, anche la replica del Juno-60, con arpeggiatore e step sequencer monofonico.
La serie Boutique rappresenta il primo gradino per entrare nel mondo dei sintetizzatori Roland e apprendere l’arte della sintesi. Basato su un chip proprietario, JU-06A ha due anime che si richiamano con un semplice switch: ciò che si programma con il pannello su uno non è riportato sull’altro, quindi esistono aree di memoria differenti. Il limite del progetto è anche il suo pregio: le dimensioni sono ridotte e i controlli continui hanno una corsa ridotta, con una evidente presenza di quantizzazione nel richiamo dei valori. Un JU-06A si acquista per la sua capacità di emulare il Juno-106, che non tramonta mai grazie a un timbro brillante che si è adattato in tutti questi anni a generi musicali differenti, e per scoprire il Juno-60, versione precedente leggermente differente. I controlli sono identici per entrambi, come anche la struttura di sintesi che, pur essendo particolarmente semplice, si è rivelata più che sufficiente per arrivare dove si vuole con la sintesi.
Hardware
JU-06A è alimentato a batteria o via USB (con facoltà di collegarlo USB ma non usare l’alimentazione del bus), può essere controllato via MIDI In, via USB o con la prima fila di pulsanti inferiori che funzionano per richiamare le note di un’ottava, utile soprattutto per controllare l’arpeggiatore a bordo o per programmare lo step sequencer. Come per la serie Boutique, anche questo modello può essere espanso con la piccola tastiera K-25M. L’installazione dei driver per usare l’interfaccia audio/MIDI USB avviene con un download per Mac e in automatico su Windows 10 che, in questo ultimo caso, ha dato dei problemi dovuti, stando a Roland, a Microsoft. Oltre alla porta USB A-microB 2.0, il pannello posteriore accoglie i mini jack per uscite cuffie, uscita stereo, ingresso audio replicato all’Output e alle cuffie, e le connessioni MIDI In e Out standard. Il pulsante di accensione è posteriore e l’altoparlante è posto inferiormente allo chassis. La polifonia è limitata a quattro note. L’unico ingresso di controllo si trova sul pannello anteriore ed è dedicato al segnale di External Clock In per sincronizzare lo step sequencer e l’arpeggiatore.
Controllo
Il pannello anteriore funziona come una superficie di controllo dedicata alla sintesi: i due ribbon sono stati sostituiti dai pulsanti Keyboard che permettono di mantenere attiva la nota (Hold), abilitare la modalità Chord Memory dove a ogni pulsante dello step sequencer è associato un accordo preimpostato utile per la composizione, e il l’attivazione della prima fila di pulsanti come tastiera musicale. A lato ci sono i semplici controlli di arpeggiatore, con modalità Up, Up & Down e Down su 1, 2 o 3 ottave e Rate per specificare la durata delle nota da ¼ a terzine di note da 1/64. Al di sotto troviamo i controlli per lo step sequencer con un encoder per inserire i parametri per oguno dei 12 step che includono l’altezza della nota, la durata (gate time) e l’eventuale Legato, assieme al Tempo.
Lo step sequencer, monofonico, ha a disposizione 16 pattern richiamabili. Quando è in riproduzione è possibile attivare i disattivare gli step premendo il relativo pulsante. Le impostazioni avanzate consentono di attivare lo Shuffle e specificare la modalità di avanzamento tra gli step del sequencer, per esempio scambiando gli step pari con i dispari, suonare solo i pari o dispari, suonare prima i pari e poi i dispari o accedere a un andamento casuale. È anche possibile definire se gli step spenti produrranno una pausa o sposteranno la riproduzione sullo step successivo, definire la lunghezza del pattern da 1 a 16 step e, infine, assegnare una durata a ogni step da terzine di note da ½ a trentaduesimi.
Il diplay a tre cifre permette di richiamare i preset e le memorie, selezionando il banco e il numero della patch (8 banchi da 8 memorie ciascuno, dei motori Juno-106 e Juno-60). Tutte le patch sono riscrivibili. Da notare che, nella pratica, dovrete stare attenti allo stato del pulsante Note e a quello del Sequencer, perché condividono la fila di pulsanti per il richiamo delle patch. Non è inusuale, per esempio, richiamare accidentalmente una patch mentre si passa da Note, per l’arpeggiatore, a Sequencer. Per fortuna JU-06A ricorda sempre le impostazioni del pannello, che sono richiamate con il pulsante Manual. Accanto a esso troviamo anche i pulsanti per richiamare la replica del Chorus, in due modelli con tanto di rumore analogico applicato, il delay digitale integrato e lo switch tra i motori 60 e 106. La fila inferiori di pulsanti serve anche per richiamare le modalità di Solo, Unison e Poly, l’ottava della tastiera virtuale e modificare gli accordi assegnati a Chord Memory.
Sintesi
La sezione sintesi riproduce il pannello di un Juno, con LFO dotato di Rate e Delay Time da applicare al DCO o al VCF, con relativi slider per l’intensità. La sezione DCO, dedicata all’oscillatore, consente di scegliere il range di ottava tra 16, 8 e 4, attivare il suboscillatore con relativo livello controllato da uno slider, selezionare la forma d’onda tra dente di sega e quadra con PWM, la cui modulazione può essere gestita, tramite selettore, manualmente con uno slider dedicato, oppure dall’inviluppo o dall’LFO con controllo di intensità degli stessi gestito dallo slider. È presente anche un generatore di rumore, con livello indipendente. La sezione dei filtri prevede il classico HPF, con frequenza di cutoff gestita da slider, e il VCF con controlli di cutoff, risonanza, che può andare anche in oscillazione automatica. Le modulazioni del cutoff lavorano in parallelo tra loro e comprendono keyboard tracking, modulazione con con LFO e inviluppo, che può essere usato con polarità invertita.
Il VCA include un controllo di livello, che può essere usato per equilibrare il livello della patch, e la scelta di applicare l’inviluppo o un semplice gate. Chiude l’inviluppo, basato sul classico schema ADSR. JU-06A include anche parametri generali da richiamare tenendo premuto Manual e il pulsante numerico dedicato: Portamento On/Off, Portamento Time, Bend Range da 1 a 24 semitoni, Tempo Sync per sincronizzare il rate dell’LFO e il tempo di Delay, LFO Waveform con selezione di onda triangolare, onda quadra, due onde a dente di sega, due random e sinusoide. Chiude LFO Key Trigger per agganciare l’inizio del ciclo a Note On. Anche il delay ha parametri programmabili: Level, Time e Feedback.
Parametri generali
Attraverso la combinazione del pulsante Arpeggio e i pulsanti numerati, si giunge alla programmazione dei parametri generali: Master Tune, canale MIDI in trasmissione e ricezione, sorgente del MIDI Clock tra USB, MIDI In, Internal, traposizione in semitoni, ricezione della velocity o inserimento di un valore fisso, scelta della curva di risposta alla velocity, spegnimento automatico dell’unità, tempo per modalità LED Demo, Chain Mode per collegare due JU-06A e raddoppiare la polifonia, livello del rumore generato dal Chorus con possibilità di azzerarlo e modalità di riproduzione dell’arpeggiatore con emulazione del Juno-60. Tutte le impostazioni e le patch di JU-06A possono essere trasferite su computer, attivando la modalità disk che vedrà JU-06A come una cartella che include Backup e Restore.
In prova
JU-06A è più complesso di quel che sembri. Cominciamo con l’installazione dei driver, che sono scaricabili per MacOS ma che si affidano alla ricerca automatica su Windows che, più di una volta, è risultata inaffidabile nel tempo tanto che Roland sembra si sia lamentata con Microsoft. Il motivo di questa scelta non ci è noto: ovvio che dovrebbe semplificare l’installazione, ma può anche complicarla a tal punto da rendere impossibile il collegamento di JU-06A al computer, per usare l’interfaccia USB come interfaccia MIDI e audio, dalla quale trasferire in digitale il suono del sintizzatore nella DAW, nel caso in cui si stia installando per la prima il driver e Windows si rifiuti di trovarlo. Speriamo che Roland riveda la sua politica, perché avere i file del driver a disposizione sarebbe più che opportuno. Superato lo scoglio del driver su Windows, ci si trova tra le mani il miglior Boutique, secondo noi, per qualità di suono e potenza. Avere due motori da richiamare all’istante raddoppia le potenzialità del prodotto a un prezzo che diventa più interessante.
Prima di parlare di synth, vogliamo sottolineare la capacità di automatizzare i parametri tramite Control Change sulla DAW, il che significa che tutte le operazioni più influenti sul suono gestite da pannello possono essere replicate: uno sweep del filtro in tempo reale, una modifica sul rilascio, un variazione dell’LFO sono modi di rendere interessante il suono in tempo reale. Non era scontato che si potesse fare anche via MIDI. La modifica dei valori con i cursori richiede parecchia attenzione in fase di programmazione: più volte abbiamo cercato il valore intermedio in meno di un millimetro, accorgendoci di quanto si modificava il timbro tra uno step e l’altro. La scarsa lunghezza dei cursori può essere un problema, ma è anche vero che è facile usare un tablet per creare un bel cursore lungo da cui gestire facilmente i 128 valori dei parametri via Control Change. La quantizzazione dei valori è evidente, nella programmazione più fine, ed è qui che si notano i limiti del motore di sintesi.
Da qualche parte Roland doveva risparmiare e, probabilmente, la scelta della polifonia e del range dei parametri rappresentava un modo per gestire i limiti del processore. Il bello di Juno-60 e Juno-106 sono le piccole sfumature tra cutoff e risonanza, per esempio, che cambiano drammaticamente il timbro. Le stesse sfumature sono presenti anche in JU-06A, ma bisogna avere pazienza e precisione per muovere quel minimo il cursore per trovarle. Dove Roland non ha tagliato è nella qualità del motore timbrico: già sentiamo le sirene di chi possiede le versioni analogiche, che non esiteranno a dire che il suono è diverso dall’originale, ma sfidiamo chiunque a riconoscere un JU-06A rispetto alla controparte analogica in un mix: per chi scrive è un’impresa ardua, se non impossibile. La differenza si coglie in fase di programmazione nel range dei parametri, qui quantizzati, ma ciò che si programma su JU-06A si replica fedelmente anche in analogico. Se proprio vogliamo cercare qualcosa ancora di più simile all’analogico, c’è il System-8 e il prossimo Jupiter-XM, che hanno una potenza ben maggiore rispetto alla serie Boutique.
C’è però un vantaggio di JU-06A sull’analogico che è incontestabile: il silenzio digitale vale oro! Provate a creare una patch di basso chiudendo quasi completamente il filtro tanto che il livello d’uscita sia molto basso: su JU-06A il livello è basso ma applicando la normalizzazione della traccia registrata non c’è segno di rumore. La stessa patch creata in analogico e normalizzata avrà tanto di quel rumore da renderla problematica. Ecco dove JU-06A supera nettamente l’analogico: c’è tutto un nuovo mondo da scoprire su timbri con filtro quasi del tutto chiuso che faranno tremare i subwoofer senza che il tweeter o il driver per i medi sparino del rumore. Il vantaggio c’è e si sente tutto: JU-06A consente di espandere la ricerca timbrica sulle armoniche più profonde e basse senza generare rumore. Il contrario accade per le note delle ottave più alte: potendo il JA-06A avere una estensione notevole, quando si arriva sulle note più alte con risonanze auto oscillanti o DCA impostato su ‘4, ecco comparire un minimo di aliasiang, ovviamente non presente sull’analogico, pur mantenendo il lavoro del filtro che riserva sempre sorprese a questi estremi di frequenze.
E qui entriamo nel dettaglio dei timbri: che Juno-106, più che Juno-60, fosse un camaleonte è cosa nota e anche JU-06A lo segue. Si va facilmente da bassi alla Minimoog a suoni percussivi sulle ottave più alte, da pad vibranti e profondi a lead incisivi grazie all’eccellente riproduzione del Chorus, da cui possiamo togliere anche il rumore originale tenendo forse l’effetto migliore di sempre sui synth analogici Roland. Parlando di qualità timbrica, i DCO sono quelli che ci si aspetta dai Juno: ricchi di armoniche, brillanti, mai cupi, vivi, perfetti per tagliare un mix o entrare in un arrangiamento. La replica digitale dei due filtri è senza dubbio riuscita, anche per i rapporti tra cutoff, risonanza e distorsioni armoniche. Nella loro semplicità, questi filtri urlano! La gestione del VCA è piuttosto anonima: è stato inserito quasi per controllare il livello tra le patch ed è antecedente al chorus. Entambi i Chorus, e la terza variazione proposta, sono eccellenti, in grado di cambiare definitivamente il destino di un timbro e renderlo completo e muscoloso.
L’effetto di modulazione, soprattutto per patch che hanno un inviluppo con decadimento rapido, si nota nel minimo cambio di intonazione, come accadeva anche sui modelli analogici, e può essere molto utile per mimare l’instabilità di intonazione. L’inviluppo è stato una piacevolissima sorpresa, perché rispetto alla controparte analogica ci è apparso più veloce e musicale nei tempi di decadimento brevi, per creare timbri percussivi e bassi alla Minimoog, che sono facilmente raggiungibili. Abbiamo preferito questo tipo di inviluppo ai quello presente su Juno-60 e 106, ma dopo oltre trent’anni il dubbio che ci sia qualche condensatore da sostituire è più che un sospetto. Più e più volte abbiamo sentito inviluppi che hanno curve poco musicali, quasi più dei controlli di livello che elementi di sintesi. L’arpeggiatore, pur essendo monofonico, è più che sufficiente per linee di basso o per interventi elettronici ripetitivi. Il sequencer, purtroppo sempre monofonico, è un aggiunta in più molto utile. Apprezzabile anche la modalità Chord, con accordi già registrati, che può aiutare nella composizione anche i meno abili.
Il piccolino suona sempre benissimo: ogni giro sul pannello ispira un pezzo musicale e dopo pochi istanti non si ha più l’idea di lavorare con un synth digitale. Roland ha fornito una serie di Patch classiche, a volte anche un po’ noiose rispetto alle capacità del synth. Tuttavia non è questo il synth dove andare ad usare i preset: fin dall’inizio dei tempi del Juno, chiunque lo abbia avuto in mano si è programmato velocemente le proprie patch da inserire nei pezzi, grazie alla flessibilità sonora e a una interfaccia semplificata ma maledettamente efficace. C’è quello che ci deve essere, senza tanti fronzoli. Roland ha in mano la migliore emulazione di sempre dei suoi synth analogici, superando qualsiasi plug-in dedicato, che per quanto bello avrà sempre il suono dei convertitori a cui si abbina. In questo caso JU-06A è un sintetizzatore a tutto tondo, dove ogni parte è stata studiata per suonare come l’analogico originale. JU-06A ci è dunque piaciuto? Tantissimo! Pur avendo gli originali a disposizione, l’idea di avere un prodotto portatile, silenzioso, sempre identico nel recall delle patch, con possibilità di registrare gli interventi da pannello, con uno step sequencer monofonico, arpeggiatore e Chord Memory è vincente anche sul vintage, considerando il prezzo.
Conclusioni
Ci sono una miriade di synth sotto i 500 euro, che hanno invaso il mercato. Molti di questi saranno dimenticati nei prossimi anni per le scarse qualità timbriche. L’analogico a basso costo sarà anche interessante, ma ha livellato verso il basso le pretese sonore di chi li acquista. JU-06A, pur presentandosi come un’eccellente emulazione di due synth classici come il Juno-106 e il Juno-60, ha dalla sua una flessibilità sonora, una qualità musicale dei timbri e una implementazione MIDI che lasciano al palo molti altri synth nella stessa fascia di prezzo. Quelle quattro note di polifonia sono più che sufficienti a farsi le ossa sulla programmazione, godere dei classici timbri del passato ed esplorare nuovi colori più adatti al mondo di oggi. Se dovessi consigliare il primo synth da acquistare e da tenere anche in futuro, JU-06A sarebbe in cima alla classifica. Brava Roland!
Implementazione MIDI
Molto intelligentemente, Roland ha implementato, via MIDI, la gestione di ben 39 parametri, compresi quelli raggiungibili con una combinazione di pulsanti su pannello, con semplici Control Change, sia in ricezione che trasmissione. Una DAW che permetta di creare un superficie di controllo virtuale con Control Change diventa immediatamente un editor e, assieme al file di backup delle pathc, è possibile salvare un progetto assieme a tutte le impostazioni di JU-06A. Ecco la lista dei parametri assegnati a Control Change:
- Modulation
- LFO Rate
- Portamento Time
- LFO Delay
- Expression Pedal
- DCO Range
- DCO LFO
- DCO Pwm
- DCO LFO/Man/Env
- DCO Sqr Sw
- DCO Saw Sw
- DCO Sub
- DCO Noise
- HPF Freq
- VCF Env Polarity
- VCF Env
- VCF LFO
- VCF Kybd
- VCA Env / Gate
- VCA Level Control Env Sw
- DCO Sub Sw
- LFO Wave
- LFO Trig
- Hold
- Portamento Sw
- VCF Res
- ENV R
- ENV A
- VCF Freq
- Env D
- Delay Time
- Delay Feedback
- Poly/(Poly)/Solo/Unison, Bend Range
- Tempo Sync
- Delay Sw
- Delay Level
- Chorus Off /I/II/I+II.
JU-06A può essere trasformato anche in una pura superficie di controllo autonoma per trasmettere Control Change, ma senza influire sul sintetizzatore interno. In questo caso saranno trasmessi i Control Change con i valori relativi a VCF Freq, VCF Res, Chorus Off/On, DCO Sqr Sw, DCO Saw Sw, DCO Sub, DCO Noise, DCO LFO, LFO Delay, VCF LFO, LFO Rate, DCO Range, DCO PWM, DCO LFO/MAN/ENV, Chorus I/II, HPF Freq, VCF Env, VCF Kybd, Env A, Env D, Env S, Env R, VCA Env/Gate, VCA Level.
Tra gli altri parametri, è interessante notare anche la ricezione dei 63 Program Change e la ricezione di Clock, Start e Stop
PRO
Eccellente emulazione
Integrazione con Control Change
Due motori timbrici
Qualità timbrica
CONTRO
Driver per Windows non scaricabile autonomamente
Quattro note di polifonia
INFO
Prezzo: 399 €