Sommate Siwei Zou della sE Electronics a Rupert Neve e avrete come risultato RNR1, il nuovo prodotto del prestigioso marchio cinese. Grazie all’importatore italiano abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima questo microfono a nastro dalla tecnologia rivoluzionaria, con molte sorprese di cui andiamo a rendere conto nel test.
L’RNR1 è un microfono a nastro dal classico diagramma polare a figura a otto. La costruzione è realizzata con un ribbon in alluminio spesso 2,5 micron. Le dimensioni del corpo microfono non sono contenute e il peso generale della struttura metallica che contiene il nastro è notevole. L’RNR1 è un microfono a nastro attivo, deve cioè essere alimentato con la Phantom Power come un comune microfono a condensatore. La tensione serve ad alimentare la sezione elettronica che, come vedremo, è la parte veramente innovativa del nuovo prodotto sE Electronics.
L’impedenza d’uscita è di 200 Ohm, il che apre molti spazi nella ricerca della migliore accoppiata microfono/preamplificatore, per chi ha la fortuna di possederne in quantità; la pressione che l’RNR1 può sopportare è impressionante: più di 135 dB, e questo particolare lo rende adatto alla ripresa di qualsiasi fonte sonora, anche la più estrema.
La caratteristica peculiare che distingue l’RNR1 dagli altri microfoni concorrenti è la progettazione di Rupert Neve di due trasformatori, secondo le specifiche dei suoi più celebri capolavori passati, utilizzati in ingresso ed in uscita. La presenza di questi trasformatori può togliere qualcosa alla naturalezza del diaframma a nastro, ma sicuramente consente voli estremi verso le frequenze acute, normalmente non consentiti da comuni ribbon in commercio.
La banda passante dichiarata, infatti, è di 20 Hz-25 kHz, proprietà che rende l’RNR1 molto più vicino a un microfono a condensatore che a uno a nastro, e capace di riprendere in modo ottimale gli armonici di molti strumenti acustici ed elettrici. Rimane sempre il dubbio di quanto la presenza di questi trasformatori, essenziali per la correzione della banda passante, sia in realtà un escamotage per consentire una non-linearità lineare, se mi consentite l’ossimoro, tale da trasformare l’RNR1 in un concorrente agguerrito più dei microfoni a condensatore che dei microfoni a nastro.
Una cosa un po’ inquietante è la possibilità, dichiarata dal costruttore, di apportare modifiche al nastro, consentendo così diverse possibilità di regolazione fine rispetto alla sonorità generale. Se posso darvi un consiglio, non cedete a questa tentazione: è vero che i moderni ribbon sono molto robusti, ma arrivare al punto di farsi il tuning casalingo mi sembra estremamente pericoloso, anche perché non è dato di sapere quale sia l’effettiva sensibilità e l’utilità pratica di queste regolazioni. Accontentatevi del suono standard dell’RNR1, che è già diversi passi avanti rispetto a tutto quanto avete ascoltato finora dal mondo dei ribbon in commercio.
Confezione
Che l’RNR1 sia uno strumento prezioso si capisce prima di tutto dalla confezione. Dentro una elegante valigia di alluminio stile flight-case, consueta per i prodotti cinesi di alto livello, è contenuto lo shock mount ed un manuale d’istruzioni generico, assieme al vero tesoro: una scatola di legno di dimensioni generose che contiene, dentro ad una busta di plastica, una elegante custodia in tela dentro alla quale, finalmente, si cela il microfono.
Una prima critica abbastanza severa: trovo poco utili tutte queste confezioni sicuramente costose, per poi rinunciare in modo incomprensibile ad un manuale d’istruzioni dedicato. Quello che si trova nella valigia è un manuale generico di poche pagine, che riporta sul frontespizio la figura di un microfono completamente diverso e al cui interno offre poche nozioni generiche sui prodotti sE Electronics.
Informazioni che non riguardano l’RNR1 in modo stringente o che non lo riguardano affatto, mentre rimane un mistero la frequenza di roll-off del passa-alto, nonché l’informazione essenziale circa la necessità di consentire un adeguato riscaldamento del microfono prima di iniziare a registrare, soprattutto dopo averlo alimentato: secondo i dati dell’importatore italiano bisognerebbe aspettare addirittura mezz’ora, un particolare non da poco.
Costruzione
Alla sE Electronics costruiscono microfoni da lustri e tutta l’esperienza maturata negli anni è contenuta nell’RNR1. Mai come in questo caso, rispetto ad altri prodotti della stessa marca che ho testato, posso parlare di un prodotto dal suono innovativo e dalla progettazione rivoluzionaria. Non ci sono dati precisi sulla qualità del nastro usato, che sembra abbastanza tradizionale. Com’è logico si insiste molto sulla specificità di progettazione della zona elettronica, di cui di solito tali microfoni sono essenzialmente sprovvisti.
Gli interventi di Neve nella realizzazione del progetto sono evidenti, e lo stile traspare dalla presenza dei trasformatori custom, di cui non è però possibile avere dati a riguardo. Dal punto di vista dell’utilizzatore finale queste informazioni sono poco rilevanti dato che alla fine è sempre l’orecchio che conta. La costruzione generale è solida, anche se la scelta di materiali metallici rende tutto il corpo microfono estremamente pesante. Lo shock mount in dotazione è di ottima fattura, anche se la qualità di certi accessori fondamentali va giudicata col tempo.
Molte volte ho trovato uno shock mount apparentemente robusto, solido e ben dimensionato, che si è poi sbriciolato nelle zone sensibili delle filettature dopo poche settimane d’uso. Anche se in questo sE Electronics non sembra prestare il fianco a critiche, dato che la struttura portante del supporto è realizzata in una lega molto forte. Le dimensioni di RNR1 sono veramente gigantesche, tutti i filmati presenti in rete non riescono a dare una reale percezione dell’ingombro del microfono.
Ma nonostante ciò il supporto è talmente ben realizzato che l’insieme non si sposta mai dal suo asse, nemmeno nelle posizioni più estreme rispetto al baricentro con l’asta di sostegno. Sul corpo è presente un roll-off passa-alto, ma sulla frequenza di taglio c’è il mistero più fitto: da una prova ritengo possa centrarsi intorno agli 80 Hz, lasciando a questa supposizione tutto il valore empirico del caso.
Suono
Come già avrete intuito il suono di RNR1 non ha nulla a che vedere con il tipico colore dei microfoni a nastro. È aperto in modo sorprendente, in modo sempre dolce e musicale, senza lasciare spazi alla colorazione scura dei microfoni a nastro né alla tipica asprezza di tanti condensatori anche di medio livello. Il risultato generale è molto equilibrato, con una presenza invidiabile sulle medio-basse e con una definizione accurata sulle medie, che non è però al livello dei concorrenti più agguerriti, tipo Royer.
Queste peculiarità atipiche lo rendono adatto a tutto quello per cui, in condizioni normali, non è indicato un microfono a nastro, se non affiancato da condensatori: ad esempio sulle voci, sulle chitarre acustiche, sul pianoforte e su tutti gli strumenti che richiedano in generale molta precisione sulle frequenze medio-alte. Direi che RNR1 è uno strumento multifunzione che trova sempre il suo campo d’applicazione nelle condizioni più disparate. Può essere usato indifferentemente su un cabinet per la ripresa di una chitarra distorta, sugli overhead di una batteria, e può anche riprendere in modo egregio strumenti a fiato.
Durante i test effettuati in studio ha dimostrato un’ottima risposta riguardo al diagramma polare, il che lo rende perfetto per le riprese d’ambiente, sebbene il fuoco laterale sulle frequenze basse sia molto stretto. Questo particolare rende poco agevole la ripresa di musicisti poco statici, dato che al minimo spostamento laterale il fuoco poco generoso tende ad assottigliare il suono.
In prova
Dato che l’ultimo nato di casa sE Electronics è un prodotto a sé, è veramente difficile confrontarlo con altri microfoni similari. Ritengo poco utile metterlo di fronte a ribbon concorrenti perché non ne ha le stesse caratteristiche, e dunque non ne condivide nemmeno il campo d’uso. È difficile, anche se più corretto, confrontarlo con microfoni a condensatore di ottima qualità, con cui si troverà inevitabilmente a dividere fette di mercato adiacenti se non addirittura coincidenti.
Rimane un dubbio di fondo sull’operazione di indubbio fascino commerciale che è stata messa in piedi con questo prodotto: quale sia la reale utilità di progettare e costruire un microfono a nastro che non suona come un microfono a nastro e che costa il doppio se non il quadruplo rispetto a tutti i microfoni concorrenti. Passati questi ragionevoli dubbi, e parlando in termini oggettivi, non si può che rimanere stupiti di fronte al passo in avanti epocale che si è fatto nella costruzione dei ribbon; passo con cui ogni costruttore di microfoni a nastro dovrà per forza fare i conti nel futuro.
Pensare ad un ribbon come ad uno strumento eclettico da usare in quasi tutte le applicazioni possibili è una svolta anche mentale che riguarda tutti i fonici (salvo poi lasciare al tempo l’inevitabile giudizio sui frutti di questa svolta). L’RNR1 è un microfono con un suono amabile e duttile che trova le sue applicazioni in ogni genere musicale e può essere usato con risultati egregi su tutte le fonti sonore.
In presenza di suoni flebili il suo rumore di fondo è avvertibile, ma messo alla prova in situazioni più violente racchiude in sé molti aspetti positivi dei due mondi cui virtualmente appartiene. Usato in accoppiata con un preamplificatore valvolare Summit Audio TPA- 200 ha mostrato carattere e corpo sulle basse, con una definizione notevole sui transienti più veloci. Con preamplificatori più trasparenti (Millennia, FCFAudio) ha concesso meno al colore e molto di più alla sorprendente banda passante di cui è dotato, svelando dettagli e armonici insospettabili per un ribbon.
Con Focusrite ISA115 è emersa una certa morbidezza, anche eccessiva, sulle medie, con una presenza però di frequenze estreme veramente eccellente. A parità di colore del preamplificatore ogni accoppiata ha dato risultati interessanti e, ironia della sorte, i peggiori sono stati quelli con un pre Neve della serie Prism, dove la spinta eccessiva necessaria ha tradito una quantità di rumore di fondo non trascurabile, unita ad un suono veramente poco ribbon: talmente poco caratteristico da farlo scartare in fase di registrazione a favore di un dinamico più ordinario ma pulito.
Come avete capito mai come in questo caso l’accoppiata tra microfono e preamplificatore è decisiva per giudicare il prodotto e ci troviamo di fronte ad un qualcosa di talmente nuovo da non offrire altri punti di riferimento al di fuori di se stesso. Purtroppo i limiti della tecnologia ribbon di RNR1 si fanno sentire nella ripresa dei transienti, situazione in cui la dimensione del nastro usato mostra tutti i limiti se paragonata con un comune microfono a condensatore.
La banda passante non è il solo parametro secondo il quale giudicare la fedeltà e la qualità di un trasduttore, l’RNR1 usato come microfono d’ambiente per la batteria, ad esempio, offre un suono molto poco realistico, consentendovi però grandi manipolazioni verso la direzione più Lo-Fi o per effetti particolari durante il mix. Rimane la considerazione generale: l’estrema apertura del suono ripreso da RNR1 è capace di farlo prediligere anche in registrazioni acustiche d’ambiente, in particolare con la tecnica Faulkner.
Conclusioni
Fermi restando i dubbi sopra espressi, rimane una considerazione di base che oltrepassa tutto il resto: RNR1 è veramente figlio di un progetto rivoluzionario. È tendenzialmente destinato a un’utenza molto esigente che si possa permettere di spendere così tanti soldi per un ribbon, o addirittura il doppio nel caso di riprese stereo. Dato il prezzo che sfiora i duemila Euro, IVA esclusa, capite che non si può parlare di un prodotto per tutti. Non esiste un vero campo d’impiego per questo microfono, anche se la sua presenza in un studio è giustificata sempre accanto ad un condensatore serio di almeno pari valore.
Non concordo col messaggio strategico lanciato da sE Electronics secondo cui l’RNR1 vale più di microfoni che costano il triplo: mi accontenterei che fosse in competizione con microfoni di pari valore, il che sarebbe già un ottimo risultato. E ritengo inutile addirittura paragonarlo ad altri prodotti secondo il solo parametro del prezzo, visto che si pone in una fascia talmente esclusiva che il paragone risulta, perlomeno, poco calzante. Marketing a parte, nei prossimi tempi l’RNR1 potrebbe diventare un microfono di riferimento e uno strumento di ripresa molto utilizzato un po’ ovunque. Per ora lasciamo le nostre impressioni molto positive come un primo tassello di esperienza in merito, aspettando possibilmente qualche concorrente che si affacci sul mercato con un proposta altrettanto interessante.
PRO
Suono molto aperto
Costruzione robusta
Confezione eccellente
CONTRO
Prezzo elevato
Mancanza del manuale d’istruzioni
Scarsa reattività ai transienti
Articolo pubblicato nel dicembre 2009