Omnisphere 2 si rinnova ancora. Un sintetizzatore pantagruelico in grado di accontentare i compositori più esigenti così come i sintetisti alla ricerca di un sintetizzatore con cui modellare completamente il proprio suono.
Sono in pochi, ormai, a non aver sentito nominare Spectrasonics Omnisphere, oggi alla versione 2.6 oggetto del nostro test. Potete leggere il test della versione 2.0 a questo link. La peculiarità di Omnisphere, sin dagli albori, è quella di unire al motore di sintesi, sorgenti sonore più o meno organiche, fondendo i due mondi per creare suoni al limite della nostra immaginazione. Tantissimi artisti e sound designer hanno contribuito alla sua libreria fornendo materiale per la creazione di patch davvero uniche. Già un compagno insostituibile per i compositori di colonne sonore, oggi sempre più apprezzato anche nel campo di produzioni moderne. E come potrebbe essere altrimenti?
Il parco di 14.000 suoni copre synth più classici, tastiere, cori, chitarre, texture, droni, e chi più ne ha, più ne metta. Quali sono le novità nella versione 2.6? Anzitutto un nuovo parco di ben 600 patch, moltissime migliorie per l’arpeggiatore, e un numero di Hardware Synth Profiles che ora arriva a 65. Cercheremo di illustrarne le caratteristiche principali e di dare uno sguardo alle novità della versione 2.6, ricordando che gli utenti di Omnisphere 2.0 possono usufruire anche dell'upgrade gratuito Keyscape Creative.
Struttura e motore di sintesi
Omnisphere ha una struttura davvero ampia e notevole, che ha senso considerare come una piccola gerarchia. All’apice della piramide abbiamo i Multi, che possiamo vedere come delle collezioni di patch. Un multi può contenerne fino a otto. Quindi, caricare un multi significa gestire un insieme che può arrivare a otto patch o parti diverse. Ognuna di queste patch è composta da quattro layer diversi. Pensiamo ai layer come alle diverse sorgenti che possiamo utilizzare per creare una patch. La sezione di sintesi, infatti, con i suoi layer e le sue pagine, è il cuore di Omnisphere e, di sicuro, quella più profonda. Qui possiamo scegliere se utilizzare dei sample come sorgente oppure se sintetizzare il suono partendo da 500 forme d’onda diverse. Ognuno dei quattro layer, nella sezione Oscillator, offre due switch, Synth oppure Sample. Selezionando il primo e cliccando sul display accederemo al Soundsource Browser, dove scegliere le sorgenti da caricare nel layer o dove potremo importare i nostri sample tramite drag & drop.
Selezionare la sorgente tra quelle possibili è molto semplice, dal momento che anche queste, come le patch, sono organizzate e taggate in maniera molto chiara e, con il meccanismo di preview possiamo renderci conto immediatamente di ciò che possiamo utilizzare come materiale da scolpire. Le wavetable, per la sezione “Synth” dell’oscillatore, sono divise in categorie diverse: Classic, Analog e Digital. Come ogni synth a wavetable, possiamo navigare tra i cicli d’onda che compongono la tabella con il parametro Shape.
Glossario: Wavetable
“Tabella” che contiene più cicli di forma d’onda campionati. Questi cicli vengono letti, naturalmente, molte volte in un secondo, in base alla frequenza desiderata. Il vantaggio delle wavetable consiste nel fatto che cicli anche diversissimi tra loro risiedano nella stessa tabella. Possiamo spostarci tra un ciclo e un altro grazie ad un parametro, solitamente chiamato Wavetable Position. Muovendo questo parametro saremo in grado di creare un timbro in continua evoluzione, proprio perché ci spostiamo da una forma d’onda ad un’altra.
Già solo la mole di forme d’onda potrebbe far perdere giornate nell’esplorazione delle sorgenti, ma abbiamo appena cominciato. Al di là dei classici controlli per il Pitch, abbiamo a disposizione un gran numero di filtri che spaziano dai comportamenti più classici sino a bizzarre combinazioni e risuonatori. Possiamo modificare il comportamento del synth manipolando la simmetria delle forme d’onda (una sorta di PWM) e regalandoci un po’ di imperfezioni squisitamente analogiche con il knob “Analog”.
Tutti i parametri possono essere modulati in una matrice (con ben 48 slot) oppure con un semplice click destro, selezionando Modulate e scegliendo la nostra sorgente di modulazione tra le moltissime disponibili (basti pensare agli otto LFO e dodici inviluppi). Così facendo, nella colonna di sinistra compariranno nuove opzioni per il fine-tuning della nostra modulazione, in cui possiamo regolare range e comportamento della sorgente. Particolare attenzione merita l’appariscente Orb, un modulatore particolare che ha una tab dedicata e che funziona come un controller circolare su cui possiamo agire muovendo il punto centrale modificandone angolo e raggio. Orb è associato di default ad un certo set di parametri, che possiamo cambiare in maniera rapidissima con il pulsante Dice, oppure selezionare manualmente nella matrice di modulazione.
Quindi, per ricapitolare, abbiamo a disposizione wavetable più classiche e più moderne che possiamo scolpire con diversi filtri. Tutto qui? Assolutamente no. Ogni layer può essere arricchito con sintesi FM, Ring Modulation, Waveshaping, Unisono, sintesi granulare e con Harmonia, un modulo dedicato alla creazione di armonie. Per quanto riguarda i moduli di FM e Ring Modulation interessantissimo segnalare la possibilità di usare qualsiasi wavetable come modulatore. Di per sé la tecnica FM è già potentissima e se unita alla wavetable…
Unisono e Harmonia sono in nostri alleati per la creazione di sonorità dense e armonie. Quest’ultimo è molto semplice, e ci permette di duplicare il nostro oscillatore fino a quattro volte e intonare le copie in modo da rendere immediatamente interessante la nostra patch. Attenzione alla CPU!
Una delle parti più interessanti, tuttavia, è la sintesi granulare. Possiamo dividere in un denso flusso di particelle non solo i campioni audio che abbiamo importato dalla nostra libreria, ma anche le wavetable del synth. Dalle sonorità più sperimentali a pad cinematici, il mondo della sintesi granulare è in grado di regalare immense soddisfazioni. Noi consigliamo di provarlo con le wavetable come strumento utile a corredare la sintesi di un certo quid di esotico.
Gli effetti non sono di certo una parte trascurata. Abbiamo una tab dedicata per ognuna delle otto patch e una, a livello più alto, per il multi. Ci troveremo davanti ad un rack in cui possiamo inserire le unità scegliendo tra ben 58 effetti diversi, perfettamente categorizzati in modo da rendere semplice e veloce la navigazione. Abbiamo anche la possibilità di salvare i nostri rack per utilizzare in rapidità le nostre combinazioni preferite.
Browser, tag, organizzazione e ricerca
Con il numero di patch a disposizione, senza la giusta organizzazione, perdersi è una certezza. Fortunatamente il browser e la navigazione, uniti alla semplicità dell’interfaccia, ci aiutano nella selezione dei suoni. Il browser è comodamente diviso in categorie, tipi, generi e autori di ogni patch, ma queste sono solo alcuni dei possibili filtri, infatti potremo effettuare ricerche per complessità, tecnica, tipi di oscillatore e molto altro. Il pulsante Sort ci potrà venire ulteriormente incontro, ad esempio, mostrandoci le patch “Featured” o le più recenti.
Le nostre ricerche potrebbero essere affinate grazie alle variabili booleane, una piccola ma utilissima chicca per evitare di navigare ore alla ricerca di patch diverse.
Ogni patch può essere ascoltata in preview in modo da renderci velocemente conto del timbro che stiamo andando a selezionare, e, all’occorrenza, potremo organizzare le nostre scelte in progetti, per salvare gruppi di patch in maniera efficiente ed ordinata.
Omnisphere offre una sezione di info per ognuna delle patch, ulteriore aiuto che ci fornirà una descrizione del suono e/o delle sorgenti, oltre a suggerimenti utili su come utilizzarle al meglio.
Arpeggiatore e hardware synth models
L’arpeggiatore di Omnisphere è ora ancora più potente e probabilmente uno dei più evoluti in circolazione. Oltre ai 32 step e ai 19 play modes, sono notevoli le possibilità di modificare il comportamento per ogni singolo Step. Partendo da semplici trasposizioni e slide, passiamo a Step Divider e a diversi Voicing per gli accordi, comprese possibilità di utilizzare rivolti. Una potenzialità davvero interessante per creare progressioni in modalità Chords che risultino più vive e meno meccaniche. Una volta creato il nostro pattern, avremo la possibilità di esportarne il file MIDI con il semplicissimo controllo Capture. Settiamo il tempo di registrazione, suoniamo la sequenza e, con un semplice drag and drop, trasciniamo il nostro nuovo file MIDI nella timeline della nostra DAW.
Altra novità della versione 2.6 sono i nuovi Hardware Synth Models. Questi profili sono stati creati per rendere sintetizzatori fisici dei controller per Omnisphere, in modo che i controlli del nostro strumento siano immediatamente linkati a quelli di Omnisphere, tenendo chiaramente presente le caratteristiche di ognuno di loro, come il numero di oscillatori, di LFO, tipologie di filtri, e molto altro. Ma c’è di più. Ognuno dei profili Hardware ha anche dei suoni associati, e le patch della libreria Hardware ammontano a più di mille. Non è necessario, chiaramente, possedere specifici sintetizzatori per goderne!
In prova
Mettiamoci comodi e prepariamoci a spendere qualche ora solamente nella navigazione tra le varie pagine del browser. Questo strumento è titanico e impressiona subito la mole di materiale che è in grado di spaziare da cori più classici a sonorità organiche sino a patch più classiche di synth. Mi pare importante sottolineare questo aspetto per un motivo, e cioè che Omnisphere possa essere utilizzato da tipologie di utenti profondamente diversi, e non in modo “riduttivo”. Il sound cinematico di moltissime categorie è talmente ricco di sfumature e di nature diverse da coprire pressoché qualsiasi genere esistente. Prova ne sia il fatto che Omnisphere è utilizzatissimo da producer che si occupano di Trap sino a compositori di soundtrack cinematiche.
Le operazioni di navigazione sono semplici e piuttosto intuitive, comprese quelle legate all’alleggerimento delle patch e alla gestione dei tag. La possibilità di creare dei progetti, inoltre, è una aggiunta molto gradita che fa pensare alla preoccupazione di guidare e semplificare l’organizzazione della mole di materiale.
Restando ancora ad un livello “alto” di utilizzo, ossia senza addentrarci ancora nelle pagine di sintesi, Omnisphere si presta anche ad una manipolazione del suono tramite l’accostamento di patch diverse in Multi, uno strumento che può essere utilizzato in molti modi, anche per fondere insieme sonorità diverse e creare una voce “propria”. Naturalmente, l’organizzazione in Multi ha anche altre sfumature, tra cui la modalità Stack, in cui creare Split e “Fade” tra patch diverse per zone specifiche della tastiera sarà molto semplice.
Scendendo invece nei meandri del sintetizzatore, arriviamo ai singoli layer delle varie patch. Inutile dire che la scelta di 500 wavetable unita a sintesi granulare, sample import, FM, Ring Mod e molto altro ancora rappresentino una cornucopia digitale. Il sample import risulta ancora un po’ macchinoso, dovendo utilizzare una pagina secondaria o un menu invece di avere sempre disponibile uno slot in cui provare rapidamente a trascinare i nostri campioni, ma superata questa piccola scomodità, saremo in grado di godere di tutti i tool di Omnisphere utilizzandoli sul nostro, personalissimo, materiale. La sintesi granulare, in particolare, eccelle in Omnisphere. La abbiamo sempre provata su diversi tipi di campioni, ma è in grado di regalare immense soddisfazioni anche sulle wavetable, per risultati molto originali senza sconfinare nello sperimentalismo estremo.
L’arpeggiatore, poi, è probabilmente un tool che potrebbe convincere ad utilizzare Omnisphere da solo. Chi non è affascinato dalla creazione di sequenze intricate? La possibilità di utilizzare Step Divider e, soprattutto, rivolti di accordi per ogni step è formidabile e porta questo tool su di un livello nuovo, rendendolo più flessibile e ancora più attraente non solo per il sound design, ma anche per i compositori che vogliono animare le loro patch preferite.
Unendo tutti i tasselli, quattro layer con ogni tecnica di sintesi, ogni sorgente di modulazione immaginabile, possibilità di importare il nostro materiale, unire patch diverse e organizzarle in tantissimi modi diversi, otteniamo un vero e proprio titano, un gigante difficile da superare in stazza e anche nella profondità della programmazione. Un sintetizzatore adatto a tutti gli utenti e ad ogni genere musicale.
Conclusioni
Omnisphere è un synth davvero mostruoso che riesce a spiccare anche in un mercato saturo non solo per la potenza del motore di sintesi, per la semplicità di utilizzo, per l’interfaccia chiara e per l’unione di sorgenti magistralmente selezionate e registrate a praticamente ogni tecnica di sintesi, ma anche per la sua versatilità e la possibilità di utilizzarlo a “più livelli”. Non serve essere dei sintetisti per apprezzare Omnisphere. Esplorare le patch potrebbe richiedere anni, e utilizzare questo strumento come alleato nelle nostre composizioni è possibile anche senza mettere mano nessun parametro di sintesi. E’ come avere sotto le dita una libreria di 60GB.
Se ci sentiamo più temerari, possiamo unire più patch assieme e creare i nostri Multi, unioni di sonorità diverse. Anche qui, senza toccare nessun parametro di sintesi.
Infine, per i puristi, è possibile utilizzare Omnisphere per creare i nostri suoni partendo da zero, importando i nostri file audio, selezionando le wavetable, creando pattern di arpeggi, granulizzando le forme d’onda, fondendo FM, Ring Modulation, e molto altro. Pur essendo un software che ha già dodici anni di vita, a oggi Omnisphere rimane unico per risultati, qualità e innovazione.
PRO
Potenza di sintesi sterminata
User Audio Import
CONTRO
Il sample import potrebbe essere più immediato
Secondo Noi
Rapporto qualità prezzo: 9.2
Suono 9.8
Facilità D’uso 9.0
INFO
Prezzo: Euro 382 inclusa IVA