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Test: Yamaha HS80M, monitor amplificati


Riuscire a replicare il successo planetario delle vecchie NS10M, ancora attive in moltissimi studi in tutto il mondo, è il sogno di ogni produttore di monitor audio. Yamaha ci ha provato da qualche tempo con la serie HS, riconoscibile dal cono bianco.

Ci sono molte ragioni dietro al successo di Yamaha NS10M: una risposta sui bassi con un decadimento veloce, rafforzato dalla scelta di usare un cabinet chiuso con un driver di sette pollici in sospensione pneumatica, un’esaltazione delle medie frequenze, che permetteva di riconoscere più facilmente i difetti in questa banda critica e, nella versione NS10M Studio, una risposta sulle alte più smorzata.

Le caratteristiche delle NS10M erano tali che una volta poste sopra il mixer, acquistavano una differente risposta in frequenza sulle medio basse frequenze. La produzione fu interrotta nel 2001, con la giustificazione di problemi di approvvigionamento del materiale per costruire il cono bianco. Di fatto, per molti fonici sono ancora oggi un punto di riferimento importante. La loro sostituzione è per questi fonici un punto dolente e di continua ricerca. Yamaha ci ha provato con la serie HS, il cui cono bianco è un marchio di fabbrica.

Hardware

Le HS80M hanno un driver a otto pollici e un tweeter da un pollice inserito in una guida d’onda, in un cabinet bass reflex con porta posteriore formata da un cilindro da cui si può vedere il tweeter. L’interno della cassa non è riempito da materiale fonoassorbente, solo i cavi di collegamento sono ricoperti da un materiale spugnoso. Il punto di crossover è posto a 2 kHz (la stessa frequenza di NS10M) e la risposta in frequenza dichiarata va da 42 Hz a 20 kHz a -10 dB, quindi ci si attende che sui bassi il limite inferiore sia spostato a una frequenza più alta perché di solito le curve sono misurate a -3 dB e non a -10 dB.

Sono monitor amplificati a due vie, 75 watt su 4 Ω per driver LF e 45 watt su 8 Ω per tweeter. Il consumo totale si attesta sui 60 watt e i controlli sul retro del pannello comprendono un potenziometro Level, per definire la sensibilità d’ingresso fino a -10 dB (+4 dBu è la posizione centrale), Low Cut per attivare il filtro a 12 dB/oct con frequenze a 80 e 100 Hz, due switch Mid EQ (2 kHz) e High Trim per livello di +/-2 dB, e uno switch Room Control per tagliare le frequenze al di sotto dei 500 Hz con livello di 0, -2, -4 dB. Gli ingressi audio sono un XLR bilanciato e un jack TS sbilanciato, ma non possono essere usati entrambi. Sul pannello frontale si illumina il logo Yamaha quando il mo- nitor è acceso.

 

Yamaha HS80M monitor studio pro audio rec mix test audiofader

 

In prova

Rispetto a NS10M, le HS80M offrono un’immagine più ampia sul fronte stereo, meno artificiale sulle medio alte, e con una classica risposta da bass reflex sulle medio basse, cioè con un’esaltazione dei bassi, a volte confusi se non si inseriscono nell’acustica adatta. Per adattarle al nostro modo di lavorare, il primo passaggio è stato tappare, letteralmente, con gomma piuma il foro di uscita del bass reflex. Il risultato, come atteso, è stato una perdita immediata di basse frequenze sotto gli 80 Hz, ma contemporaneamente sono saltati fuori ben percepibili gli attacchi di cassa, basso, timpani e qualsiasi altro strumento in questa gamma.

Un colpo sui selettori sul pannello posteriore e troviamo il balance corretto: Room Control a 0, High Trim a -2 dB e MidEQ a +2 dB. Il gioco è fatto: ora le HS80M acquistano una migliore definizione sulle medio alte, senza impedire l’ascolto delle medio basse che sono precise. L’ascolto è tutto avanti ma è diverso dalle NS10M. I piani tridimensionali sono schiacciati ma i dettagli sulle medie ci sono tutti, come la descrizione delle code dei riverberi o del decadimento che appare più netto. Queste caratteristiche rendono più difficoltoso il lavoro sugli ambienti all’interno del mix, perché sembra tutto quanto sullo stesso piano: se ne avvantaggia il risultato finale perché suona ben bilanciato, permettendo di valutare la somma delle parti.

Da questa posizione, con una descrizione più vera del suono ma meno piacevole all’ascolto, partiamo per il mix di un pezzo rock: la definizione sulle medio alte c’è, soprattutto sulle voci che contrastano bene. Escono fuori le chitarre, i piatti, il rullante. Il basso si sposta più indietro, mai invadente ma presente nelle fondamenta. I riverberi sono poco dinamici ma non si fatica a valutare la coda e il predelay. I piatti non sono sottili o sibilanti, hanno un bel corpo. Per il rock e pezzi chitarristici, le HS80M sono molto indicate. Passiamo a lavorare su un pezzo di musica classica le cui tracce registrate sono da riequilibrare: le HS80M mostrano i limiti nella ridotta tridimensionalità che non permette interventi fini e una valutazione attenta sulla dinamica e sull'ambiente. Non sono la prima scelta per chi ama la musica classica o musica ricca di sfumature dinamiche.

 

Yamaha HS80M monitor studio pro audio rec mix test audiofader

 

Passiamo a un altro mix in pieno stile hip hop. Le HS80M tornano a essere ricche di dettagli, sparano in faccia l’intero arrangiamento, definiscono le voci, i cori e ogni singolo strumento piccolo. Dove serve la pacca sonora, a discapito della dinamica, dove occorre valutare un mix schiacciato (tipicamente hip hop), ecco che HS80M diventano molto precise e indicative del lavoro finale. È un attimo trovare la posizione giusta, tagliare il timbro con l’equalizzazione, rendere aggressive le tracce con compressori e limiter. Il risultato è raggiunto in poco tempo. Ci spostiamo su un mix R&B e i risultati dipendono da quello che si cerca: se siete alla ricerca di un mix alla Erykah Badu avrete difficoltà. La gestione delle dinamiche e dei particolari dei riverberi è difficoltosa.

Se invece l’R&B che state mixando è molto elettronico e in your face, le HS80M sono un ascolto valido. Diventano utili anche per valutare l’ascolto del mix stereo di brani ambient e smooth jazz, a patto di non chiedere la rappresentazione delle sensazioni più fini. L’ultimo test è su brani elettronici e, senza sorpresa, le HS80M sono ottime per un ascolto critico sui singoli suoni. Dopo circa tre mesi di lavoro, il carattere di HS80M è evidente: sono portate a lavorare bene sui suoni elettronici di ogni genere e tipo, adatte alla dance, all’elettronica in tutte le sue declinazioni, all’hip hop più aggressivo e sintetizzato. Si posizionano bene nel rock e nel pop, mentre non sono la prima scelta per jazz, classica o brani acustici dove i dettagli dinamici sono importanti quanto il balance del mix.

Letto in questo senso, HS80M sono monitor che diventano utili per valutare l’ascolto medio dell’utenza finale, ma non sono adatti a stupire il cliente, il che è un complimento per un monitor.

Conclusioni

La chiarezza del messaggio sui medi e la propensione al tutto avanti sono in comune con le NS10M, ma una sostituzione a piè pari non è possibile, soprattutto per i fonici che le usano da sempre. Il campo di impiego principale di HS80M è il rock, il pop, l’elettronica e l’hip hop dove i risultati non tardano mai ad arrivare. Come per NS10M, anche HS80M, adeguatamente impostate, non lasciano spazio a un bel suono Hi-Fi: sono strumenti di lavoro per il mix. Saranno apprezzate da chi vuole un paio di monitor di buon livello ma anche dagli studi pro in cerca di un due vie adatto all’ascolto medio.

 

INFO

YAMAHA MUSIC EUROPE GMBH

Articolo pubblicato nel giugno 2011