Niente di meglio che inaugurare la nostra sezione di recensione dei libri con un testo che è già destinato a diventare un must per chiunque si occupi di studi di registrazione, tecniche di produzione e tecnologia audio.
A un prezzo di 34,99$, Howard Massey raccoglie la storia dei migliori studi di registrazione inglesi che hanno dato alla luce album di eterno successo, scritto in cooperazione con la British APRS (Association of Professional Recording Services), guidata nientemeno che da Sir George Martin, che ne cura anche l'introduzione.
Nelle quasi 350 pagine rivivono gli studio degli anni '60 e '70, dove i sound engineer dell'epoca erano più ingegneri elettronici che fonici e inventarono, letteralmente, l'outboard e le tecniche per usarlo per ottenere quel suono magico che associamo alla parola vintage e analogico.
Dozzine di produttori raccontano aneddoti, con un'iconografia spesso inedita e ancora più di valore.
La strada della storia comincia con gli aspetti culturali e tecnologici dell'epoca, come per esempio il fatto che gli studi inglesi fossero molto più ricchi di microfoni a condensatori di quelli americani. Già solo le pagine dedicate alla tecnologia dell'epoca valgono la lettura, che si approfondisce con l'epopea dei registratori a nastro e le diverse curve di equalizzazione. L'innovazione inglese porta il nome della tecnica ADT inventata agli Abbey Road e le console REDD.
Dunque non si poteva che cominciare con il capitolo dedicato proprio agli Abbey Road! Quattordici intense pagine che ci raccontano la struttura fisica, ci elencano gli ingegneri, i trattamenti acustici ma, soprattutto, la dotazione tecnica e le sue peculiarità, tra le console REDD, i monitor Altec, Tannoy ed EMI, i registratori a nastro EMI, Telefunken, 3M e Studer, e i microfoni principali tra i Neumann, gli STC, gli AKG, i Telefunken e gli RCA. E poi l'outboard EMI, Fairchild ed EMT. Già così basterebbe per essere soddisfatti, e invece l'autore mette la ciliegina sulla torta con le innovazioni tecniche sviluppate agli Abbey Road: la coppia Blumlein per la ripresa, l'ADT, le DI, il controllo dinamico Compansion, lo Steed, l'ATOC e l'Ambiophony. Chiude il capitolo una concisa selezione discografica.
Lo schema si ripete per gli studi successivi: Decca Studios, a cui si deve l'invenzione del Decca Tree e lo sviluppo del formato stereo, Philips e Pye.
Un capitolo a parte è dedicato ai primi studi indipendenti, come IBC che deve la sua fama all'inimitabile Joe Meek e alle sue invenzioni, che poi passò al Lansdowne. Lo studio Advision è legato alla console Quad Eight. Si torna a Joe Meek con il 304 Holloway Road, che ha significato l'introduzione dell'overcompression, della distorsione e dell'abbondanza di echo, ma anche della ripresa close miking.
Capitolo a parte per gli Olympic, molto legati ai Rolling Stones e Led Zeppelin. Qui si sviluppano alcune tecniche di ripresa per la batteria molto interessanti, ma anche il phasing, il blending del segnale compresso con quello originale (qualcuno oggi la chiama compressione parallela...) e la compressione ottica.
Si passa quindi ai Trident, più una filosofia che uno studio, e ai mitici AIR e si conclude con una quindicina di studi che non possono essere definiti minori. Capitolo a parte per gli studi mobili, compreso quello dei Rolling Stones. Si chiude con un glossario e la bibliografia.
Al termine della lettura si respira la musica degli anni '60 e '70, con molti inserti di produttori che raccontano il loro punto di vista.
Il libro è eccellente, con una giusta misura di storia e molta tecnologia, adatto anche a chi cerca informazioni su prodotti vintage, sui trattamenti acustici dell'epoca e le piantine degli studi.
L'autore ha prodotto un testo unico, adatto tanto al professionista che vuole informarsi su quell'epoca, quanto ai fan, sebbene la preparazione tecnica per poterlo leggere e godere appieno è piuttosto indispensabile.
Uno dei pochi libri che comprate oggi e leggerete ancora con piacere tra molti anni!