Tra le varie posizioni ottimali in cui può essere messo un microfono, ne esiste solo una che vi darà il massimo in termini di coerenza di fase, bilanciamento e texture del suono: in questo tutorial andremo a vedere come trovare questa esatta posizione.
Quello che sto per dire può sembrare una banalità, ma non è una cosa poi così scontata: i microfoni non sono delle telecamere. Immaginiamo quindi di avere una telecamera in mano e di voler riprendere l'immagine completa di un amplificatore (ma anche di uno strumento qualsiasi), ci basterà utilizzare la distanza corretta e lo zoom per riuscire a riprendere l'immagine nella sua completezza... bene: coi microfoni non funziona così. Il suono non si comporta come le immagini e se non si impara presto a usare le orecchie anziché gli occhi, nel mondo del sound engineering si rischia di prendere dei grossi granchi, oppure di non capire come mai un amplificatore suona benissimo quando lo sentiamo ad alto volume in una stanza ma, una volta registrato, quasi scompare nel mix oppure il suono è piccolo e completamente diverso da come ce lo aspettavamo. Questo è dovuto al fatto che quando vogliamo riprendere un suono dry, il microfono scelto è spesso direzionale (in modalità cardioide o super-cardioide solitamente) e riprenderà solo una porzione del suono totale (quella in quel punto di aria a quella distanza dalla fonte), che quindi non è ciò che sentiamo con le nostre orecchie direttamente da un amplificatore a tutto volume. Immaginiamo quindi il suono che esce dal nostro amplificatore come se fosse una fiamma orizzontale che viene verso di noi mentre siamo posizionati davanti a esso e ascoltiamo, una fiamma composta dalle varie componenti armoniche e timbriche, con la tipica forma larga alla base e sempre più stretta man mano che sale. Ci sono punti in cui il suono sarà ben bilanciato e atri in cui mancherà completamente una porzione di esso, come quando si microfona un cono spostandosi troppo verso il bordo (off-axis) e le alte e le medie frequenze spariscono, lasciando spazio solo alle basse e medio basse. Se eseguite una singola microfonazione di questo tipo, vi assicuro che nemmeno il miglior equalizzatore o eccitatore di armoniche sul mercato potrà mai metterci una pezza: la vostra chitarra sarà così scura che nel mix scomparirà completamente. Altro esempio è quando posizioniamo il microfono direttamente davanti al centro del cono (on-axis), dove il suono ci sembra più brillante e presente: questa è la situazione più tipica, ma credo che sia capitato a tutti di accorgersi che dopo, nel mix, la chitarra non ha certo problemi di presenza, eppure non ha troppo corpo e incisività, spesso è fastidiosa e tagliente e, se provate a togliere quelle frequenze, sparisce quasi completamente. Molti hanno risolto questo problema attraverso la doppia microfonazione, utilizzando quindi un microfono in posizione centrale per riprendere alte e medio alte e uno decentrato verso il bordo del cono per riprendere le medie e le medio basse. Nulla da eccepire riguardo a tale metodo: c'è anche chi microfona la parte posteriore del cabinet per dare più corpo al suono, oppure chi inclina a 30° o 45° il microfono frontale per bilanciare la quantità di alte e di basse. Eppure nessuna di queste tecniche vi darà un suono così naturale, ricco e completo come la tecnica che andremo a vedere tra poco, eliminando anche i problemi di fase derivanti da una doppia microfonazione che spesso creano più problemi che altro quando si inizia ad applicare filtri ed eq ai due canali.
Come fare
Partiamo dal suono diretto dell'amplificatore, che deve già di per sé essere bello, perché nessuna ripresa microfonica sarà mai in grado di rendere bello un suono scarno già in partenza, per cui se avete un amplificatore valvolare ne viene da sé che dovrete far lavorare il master a un volume sufficiente perché le valvole del finale possano saturare il suono. Ciò che ho appena detto può sembrare l'ennesima banalità ma essendo anche io chitarrista potrei raccontarvi di decine di occasioni in cui la colpa non era della ripresa o del mix, ma semplicemente di un suono di chitarra non efficace già in partenza. Dando per scontato quindi che il suono che volete registrare sia bello, immaginiamo il nostro microfono come un contagocce che deve campionare la porzione migliore di aria in cui è presente un suono: ci sono tanti punti in cui potrete farlo, ma solo uno o due saranno quelli esatti. Ora, come in tutti gli ambienti tridimensionali, possiamo muoverci in tre direzioni ossia in orizzontale, in verticale, e lungo una linea che rappresenta la distanza da una fonte sonora che, in questo caso, è l'amplificatore. La prima cosa da fare a questo punto non è chiedere al chitarrista di suonare, ma utilizzare un generatore di rumore rosa da collegare all'amplificatore tramite l'entrata jack a cui di solito collegate la chitarra. Se il combo oppure la testata hanno anche un canale distorto, assicuratevi di essere sul canale del pulito e regolate il volume in modo che non sia troppo alto, dopo vedremo il perché. A questo punto indossate delle cuffie, prendete asta e microfono e armate la traccia sulla vostra DAW, mettendo in mute le uscite master e ascoltando solo il suono in cuffia, che dovrà essere abbastanza alto da non farvi percepire quello esterno (ecco perché il volume dell'amplificatore non deve essere troppo alto). Avvicinate il microfono a qualche centimetro dal cono e iniziate a muovervi sui due assi orizzontale e verticale, ascoltando come cambia drasticamente il suono a seconda della posizione in cui siete e facendo caso ai cambiamenti che avvengono a livello di bilanciamento delle frequenze ma anche di pasta o texture generale del suono. Prendetevi qualche minuto per capire mentre ascoltate, sentite come vibra il suono e quando avete trovato un punto in cui basse, medie e alte del rumore rosa vi sembrano ben bilanciate, bloccate l'asta in quel punto: quella è la porzione di aria giusta da cui campionare il suono e siete a metà del lavoro. Ora rimane l'ultimo passo, ossia quello di muoverci sull'asse della distanza dalla fonte sonora per trovare quella che in gergo viene definita tip of the flame, ossia la punta della fiamma, la zona in cui tutte le frequenze sono più in fase tra loro che in altri punti. Spostate quindi avanti e indietro il microfono, ascoltando con molta attenzione cosa succede al suono e cercando di non muovervi sugli altri due assi, per non perdere il lavoro fatto precedentemente. C'è un punto esatto a una certa distanza dalla fonte sonora in cui il suono diventerà pieno e presente, senza interferenze di fase che lo rendono nasale o scarno. Muovete lentamente il microfono e sentirete senza troppi problemi quando siete nel punto giusto e, appena lo trovate, bloccate l'asta in quella posizione. Ora spegnete il rumore rosa, collegate la chitarra all'amplificatore e provate a registrare qualche take: se avete eseguito tutto alla perfezione non ci sarà bisogno di interventi di equalizzazione di tipo correttivo se non in minima parte.
N.B.: in mancanza di un generatore di rumore rosa potrete anche utilizzare il tipico fruscio di fondo che moltissimi amplificatori emettono quando si attiva il canale del distorto, ricordatevi solamente di far sì che tale fruscio abbia un certo volume, magari alzando molto il master o il preamp. Nel seguente link trovate un video tutorial che illustra in modo eccellente tutto ciò che ho precedentemente spiegato.
Conclusioni
Microfonare una chitarra elettrica è una cosa tutt'altro che facile, data la ricchezza armonica e il fatto che non è un suono che proviene direttamente da uno strumento, ma passa attraverso un cabinet che è fatto per essere ascoltato a una certa distanza per coglierne tutti gli aspetti sonori, mentre la ripresa microfonica viene fatta a qualche centimetro di distanza. Un corretto posizionamento del microfono può rendere la vostra chitarra eccezionale, mentre un posizionamento errato rovinerà senza possibilità di recupero anche il miglior suono di partenza possibile. La tecnica descritta in questo tutorial richiede ore di pratica, non è pensabile leggere questo articolo e dopo due o tre prove essere già in grado di riconoscere la posizione esatta per la microfonazione, quindi il mio consiglio è, come in molte cose, di fare molta pratica per allenare l'orecchio sia a riconoscere il punto giusto ma anche per capire nel minor tempo possibile se il suono di partenza è un bel suono, altrimenti nemmeno il microfono più costoso nella migliore posizione potrà mai sopperire a un suono di chitarra oggettivamente già brutto.