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universal audio sphere dlx e lx microfoni test review recensione fabrizio barale audiofader.com

Universal Audio Sphere DLX e LX: i microfoni emulatori - Recensione

Rapporto qualità/prezzo8
Suono8
Costruzione8
Facilità d'uso8
Due soluzioni moderne per arrivare al suono giusto per ogni singola. Una rivoluzione che è già realtà, grazie all'accoppiamento tra ottimi microfoni e plug-in.
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Universal Audio - Sphere DLX - LX

universal audio sphere dlx e lx microfoni test review recensione fabrizio barale audiofader.com

Quando la redazione di AudioFader mi ha offerto la possibilità di testare i nuovi microfoni di Universal Audio ho avuto una reazione di entusiasmo misto a sincera curiosità.

Si, perché la proposta era quella di testare non dei “semplici microfoni” ma i nuovi Sphere DLX e LX … ovvero i microfoni marchiati UA che modellano la risposta ed il comportamento di una vastissima gamma di microfoni che, se soltanto immaginati, prosciugano i conti in banca dei più ardui sognatori. E poi perché la curiosità si rende doppia per il fatto che la ditta americana fondata dal leggendario Bill Putnam nel 1958 è, da quel tempo (e per giusta ragione) sinonimo di qualità, innovazione, capacità e intuizioni che l’hanno resa, di fatto, una delle aziende leader in questo complesso mondo della produzione musicale (alzi la mano chi non ha desiderato possedere, almeno una volta nella propria vita, i prodotti Universal Audio…).

Dunque, come potrete immaginare, ho accettato la sfida con vero favore!

L’ HARDWARE

La nuova linea che è diretta e naturale successione del Townsend Labs Sphere L22 si propone al pubblico in due versioni che differiscono per una serie di caratteristiche che presto vedremo. Entrambe i microfoni sono a doppia membrana (a condensatore e a diaframma largo) per catturare e simulare lo spazio sonoro nel quale essi vengono immersi. Infatti entrambi i microfoni hanno un doppio canale di uscita (si ha a disposizione un cavo ad Y da collegare a due ingressi di una scheda audio o di un pre) sui quali andremo ad attivare la phantom (+48). Ad esempio, se collego lo Sphere ad una scheda audio ed ho la possibilità di “linkare” i canali di ingresso basterà accendere la phantom su uno dei due. Viceversa, su un pre tradizionale, dovrò attivarla su entrambe i canali di ingresso. Questo vuol dire che, sulla DAW di lavoro, creerò una traccia stereo nella quale selezionerò gli ingressi opportuni … Ma procediamo con calma!

Il modello DLX (il sistema completo) ha la possibilità di avere un PAD di -20 db in uscita (cosa che non è presente nel sistema LX) ed inoltre riesce a gestire la registrazione stereo di una sorgente (cosa anch’essa non possibile con il modello più piccolino). Oltre a questo, sempre il sistema DLX ha la possibilità di profilare ben 38 modelli fisici contro i 20 del sistema LX. A questo di deve aggiungere il fatto che, sempre nel sistema DLX abbiamo oltre ad un supporto microfono rigido anche uno shock mount di buona fattura (nel sistema LX è presente soltanto il supporto del microfono rigido) ed il cavo di collegamento è leggermente più lungo che nel sistema LX. Questo giustifica ampiamente la differenza di prezzo fra i due rendendo il DLX un sistema completo per la registrazione di qualsiasi sorgente sonora senza compromessi.

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IL SOFTWARE

Vediamo ora come gestire la parte software del sistema. Come ho detto poco fa il microfono ha una doppia uscita (e quindi un doppio ingresso) da collegare alla scheda audio / pre-amplificatore. Sulla DAW dovrò quindi creare una traccia stereo per accogliere entrambe i segnali provenienti dal microfono. A questo punto, sull’insert della traccia, andrò a caricare il software proprietario UA per la gestione del sistema.

Come fare? Continua e vedrai …

Una volta acquistato il microfono quello che dovrò fare è la registrazione del prodotto direttamente sull’applicativo di UA (UA Connect) che andrò a scaricare direttamente sul sito di Universal Audio. Una volta registrato il prodotto potrò scaricare ed installare il software per la gestione di Sphere oltre che le simulazioni che la casa mi rende disponibili.

I formati sono di due tipi ovvero uno è per i proprietari dell’hardware UA (la casa garantisce in questo caso latenza zero nell’utilizzo anche in fase di registrazione) e l’altro è un formato “native” per quelli che, come me, utilizzino hardware di terze parti.

Le versioni scaricabili si differenziano ovviamente dal modello di microfono che si è acquistato. Nell' LX si ha la versione “Sphere Mic Collection” mentre a questa, nel caso del DLX, si aggiunge la “Sphere Mic Collection 180” per la gestione dello stereo.

Va detto anche che, soltanto per i proprietari di hardware UAD sono disponibili altri due pacchetti di profilazioni denominati “Ocean Way Mic Collection” e “Putnam Mic Collection” che vanno a completare la già vasta gamma disponibile.

Questo tipo di operazione è davvero molto chiara e tutto è veloce e funzionante nell’arco di pochi minuti.

Fatto ciò, nell’insert della mia traccia stereo (ricordate?) sono a pronto a caricare il mio plug-in che troverò sotto la cartella “Universal Audio - Sphere”. Una volta caricato il plug vedrete che immediatamente la traccia si commuterà in mono ovvero il doppio ingresso verrà gestito a livello software dal plug-in che mi genererà un uscita mono.

Infatti, il software prevede un’operazione di calibrazione fra i due ingressi proprio per ricreare la spazio sonoro intorno alle capsule (questo anche per riprodurre con assoluta fedeltà le varie configurazioni polari che potrò cambiare durante il lavoro). Il manuale ci dice che, se noi utilizziamo per la pre-amplificazione un sistema a controllo numerico (digitale) ovvero se noi riusciamo a garantire con assoluta precisione lo stesso guadagno ad entrambe le capsule, ecco che la calibrazione non si rende necessaria. Viceversa vedrete che sulla schermata del plug-in esiste la possibilità di far gestire la cosa via software attraverso il pulsante “cal” che appunto ottimizza il livello del guadagno fra le due capsule. Quando questa operazione è stata fatta siamo pronti ad utilizzare il nostro microfono! Non spaventatevi, una volta presa confidenza con questo metodo impiegherete pochi secondi per rendervi finalmente operativi!

Detto fatto, avrete a questo punto un microfono a condensatore a tutti gli effetti da utilizzare secondo le regole che vi appartengono la registrazione può aver inizio!

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IL PLUG-IN SPHERE

Il plug-in per il controllo delle varie emulazioni è davvero molto facile da utilizzare ed estremamente intuitivo. Per chi ha un pò di pratica pregressa troverà tutte le caratteristiche che di fatto rendono diversi i microfoni fra di loro. Tutto, ovviamente, a portata di un click.

Si ha, ad esempio, la possibilità di selezione del microfono che si vuol far “suonare” (ricordo che nella versione LX abbiamo a disposizione 20 tipi di emulazione mentre in quella DLX se ne hanno 38. E’ forse superfluo fare un’elenco sterile di quello che si ha? Secondo me sì ma sappiate che si possono caricare le emulazioni di tutte le marche ed i modelli dei microfoni più conosciuti ed utilizzati nell’ambito e nella storia (anche recente) della registrazione, da quelli a condensatore a quelli dinamici ed ovviamente ai ribbon.

Oltre a questo si ha la variazione di diagramma polare su ogni microfono a disposizione anche se nel momento che scelgo un microfono il plug-in mi fa vedere quelli che sono i diagramma polari nativi di quel mic … ad esempio, se carico la profilazione di un Neumann U87 il plug mi dirà che le possibilità di diagramma polare sono il cardioide, l’omni-direzionale e la figura ad otto. Questo però non mi impedisce comunque di impostare una risposta diversa da quelle native e quindi far suonare un U87 in configurazione, ad esempio, iper-cardioide. Avrò poi un controllo sull’effetto di prossimità per contenere l’incremento di frequenze basse all’avvicinarsi alla sorgente in configurazione cardioide, avrò la possibilità di variare l’asse del microfono rispetto la sorgente (e quindi di usare modalità “in-asse” o “fuori-asse”), avrò la possibilità di far suonare simultaneamente due microfoni sulla stessa traccia ovvero di caricare due mic (ad esempio un Royer 121 ed un Neumann U87) perfettamente in fase fra di loro e di bilanciare il mix fra i due per aggiungere colore alla mia ripresa, oppure di simulare la ripresa stereo coincidente di una traccia potendo variare, se necessario, il tipo di microfoni (l’opzione stereo vale soltanto per il modello DLX).

Ovviamente, tutte queste possibilità, sono ascoltabili sia all’atto dell’acquisizione audio che modificabili in un secondo momento! Non male vero?

Concludo l’esplorazione del software con la questione della latenza nel momento che il plug-in viene caricato sulla traccia di lavoro. Universal Audio asserisce che se si usano prodotto UAD la latenza è garantita a zero! Nel mio caso ho utilizzato il sistema Sphere su hardware di terze parti. Il computer era un Apple Imac Intel con processore i5 e quindi non una macchina di ultima generazione. Ho lavorato su più tracce in acquisizione lasciano sempre i plug-in attivi su ogni traccia. Evidentemente il buffer lavorava su parametri bassi (mi sembra di ricordare 64 o 128) e la latenza avvertita dal musicista è stata praticamente nulla. Questo per dire che il sistema Sphere si è dimostrato particolarmente performante e leggero anche in una situazione “native”. Posso immaginare che, con sistemi informatici più recenti si possano raggiungere prestazioni ancor più alte e quindi completamente gestibili!

IL SISTEMA SPHERE IN PROVA

Iniziamo con il dire che attivare una registrazione con un sistema Sphere è assolutamente facile e pratico. Ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso dal normale (nel senso che non tutti, me compreso, hanno ancora l’abitudine ad utilizzare sistemi di questo tipo) ma che, una volta “studiato” e capito, il flusso di lavoro si rende rapido e flessibile.

Le regole sono quelle di sempre, ovvero il microfono va posizionato nel punto che si ritiene più adatto alla ripresa e, fatte le verifiche necessarie, si registra!

Il suono del microfono è molto affidabile nel senso che, anche senza l’utilizzo del plug-in si ha una risposta in frequenza decisamente ampia su tutto lo spettro. La linearità è una sua prerogativa (nel senso che il suono risulta all’ascolto poco colorato) per una successiva manipolazione. Le basse appaiono solide e le alte mai frizzanti e fastidiose. Io l’ho provato su un violoncello suonato sia con l’arco che con il pizzicato. Il suono catturato è naturale, le medie dell’archetto sulle corde risultano sufficientemente controllate e tutto fa presagire ad un soddisfacente risultato finale anche senza l’utilizzo del software proprietario. Durante la registrazione ho comunque iniziato a giocare con i vari “preset” caricando alcuni microfoni in tempo reale per ascoltare il risultato immediato. Mi sono concentrato sui modelli del Royer 121 e sul Neumann U47 fet.

Non avendo la possibilità, in quell’occasione, di un confronto A-B in tempo reale non è stato possibile comparare i microfoni originali con il sistema di Universal Audio … si procede più a sensazione o se volete a memoria di come suonano gli originali ed è da questo punto che, a mio avviso si dovrebbe iniziare. Le caratteristiche sonore dei microfoni vengono rispettate (ad esempio la media “scoperta” dell’U47 si sente tutta quanta come la patina di velluto sulla quale si appoggiano le alte frequenze nel Royer 121) e immediatamente si ha una conversione del suono assolutamente credibile. Se poi, a questa conversione, si aggiungono le possibilità di controllo in tempo reale oltre a quella di accoppiare un’altro microfono alla ripresa (con gli stessi controlli del primo e perfettamente in fase con esso) miscelandone l’equilibrio allora si capisce bene che le possibilità si estendono di molto. Siamo al cospetto di un nuovo modo di lavorare il suono. L’idea è quella di catturare la performance migliore e poi, in un secondo momento, colorarne il suono. Oltre a questo si deve aggiungere la possibilità di controllare molti parametri (tranne la prima ripresa e la performance) fino al momento del bounce del nostro mix. In un tempo di “total recall” lo Sphere, con le sue possibilità, si inserisce perfettamente e agilmente!

Faccio un ulteriore esempio… mi è capitato di dover registrare ultimamente le voci per un album (si, c’è ancora qualcuno che pensa alla musica in termini di album…) e, la volontà di tutti, era quella di cercare il suono migliore della voce su ogni brano anche a discapito della omogeneità finale. Allora, su ogni brano, abbiamo cercato l’accoppiata fra microfono, pre-amplificatore e compressione (leggera). Il risultato finale è stato soddisfacente ma, mi tocca ammettere, che un paio di scelte all’atto pratico (i mix) si sono rivelate “rivedibili”. Ovviamente non c’era più il tempo, il budget e l’energia per rifare quelle voci e quindi … le abbiamo tenute così! Ecco, se avessi fatto le riprese con uno Sphere forse mi sarei tolto dai “guai” guadagnando in termini di stress e processing!

CONCLUSIONI

Le cose si muovono in fretta e il mercato ci porta verso soluzioni che forse potrebbero farci storcere il naso (soprattutto per i veterani del mestiere). Ovvero potrei affermare che io, il suono, lo voglio costruire dalle fondamenta scegliendo passo dopo passo quali colori portare dentro il lavoro. E va bene. Benissimo. Direi ineccepibile. Ma nessuno vieta il fatto che quel tipo di approccio si possa mantenere aggiungendo una macchina di questo tipo al proprio arsenale proprio per colmare quei momenti di indecisione. Se poi la risposta è modellata al 100% sui modelli di ispirazione forse non lo sapremo mai ma, mi viene da affermare che, dopo tutto questa informazione risulta essere secondaria. Il microfono suona bene di suo ed i cambi di pre-set ci riportano a quei colori che stiamo cercando. Questa è la cosa migliore da dire.

Ho un controllo molto fedele sui parametri, posso accoppiare due microfoni insieme espandendo di molto i risultati di resa finale (si, questa cosa mi è piaciuta un sacco) e posso modificare le mie impostazioni fino ad un secondo prima del mio bounce!

Ecco, se proprio voglio trovare un difetto filosofico di approccio è proprio quello delle scelte ovvero che il total recall ci porta a mettere in discussione una scelta fino ad un secondo prima del bounce facendoci perdere, spesso, sicurezze e prospettive. Ma, a parte questo, noi continueremo ad affidarci alle nostre orecchie ed al cuore cercando il suono migliore per ogni traccia che andremo a produrre. Quindi, dal mio punto di vista, avanti così! So bene che non avrò 38 microfoni in uno, che è una pretesa inarrivabile per tutta una serie di motivi. Il punto, lo ripeto, non si tratta di credere alle favole (o strategie di mercato) o di vendere l’informazione “ho tutti i microfoni che vuoi” ad un cliente ma di valutare seriamente se un prodotto di questo tipo possa servire per il lavoro, se più essere utile in tutti i giorni (o quasi) che si entra in studio. E secondo me la risposta è sì!

Vi lascio ancora una breve considerazione sul costo degli oggetti recensiti. Lo Sphere LX viene venduto a 1.111 euro (iva incl.) mentre il DLX a 1.450 (iva incl.). Il prezzo, considerando tutti gli aspetti fino a qui trattati è, secondo me, giusto. La piccola differenza fra i due indirizzerebbe la mia scelta sul modello maggiore ovvero il DLX. Poi, per i proprietari di hardware UAD, la scelta si indirizza ancor più maggiormente verso il DLX per la possibilità di aggiungere al proprio arsenale tutta una serie di modulazioni aggiuntive che purtroppo non ho avuto la possibilità di testare.

 

PRO

Suono
Facilità di utilizzo
Versatilità

CONTRO

Nessuno

Info
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