I sintetizzatori digitali stanno recuperando terreno rispetto alla grande ondata di analogici polifonici degli ultimi anni. In un settore ormai maturo, il synth digitale sembra avere due compiti, a volte separati, a volte integrati. Da una parte l’emulazione sempre più precisa dei classici analogici, dall’altra lo sviluppo di synth digitali nati per produrre finalmente nuovi suoni. Waldorf Iridium unisce i due mondi e si proietta nel futuro.
C’è voluta Waldorf, con tutto il suo bagaglio ibrido digitale analogico, partito negli anni ‘80 con il primo PPG con filtri SSM, ancora oggi mai emulato nelle sue capacità timbriche, a rimettere in riga tutti i produttori di synth digitali degli ultimi dieci anni. Molti produttori boutique si sono dedicati a particolari aspetti del suono, in digitale, ma solo con Quantum e con Iridium troviamo un sunto degli ultimi quarant’anni di sintesi digitale con aperture inedite per la sintesi del suono. Waldorf Iridium è un synth digitale a 16 voci bi-timbrico, ognuna delle quali è basata su una catena classica con tre oscillatori, due filtri digitali che emulano i classici di Waldorf e non solo, e una matrice di modulazione.
Ogni oscillatore può lavorare come synth virtual analog, strizzando l’occhio anche ad alcuni polifonici di grandissima classe come Moog One, o un classico synth Waldorf/PPG con wavetable, che l’utente può creare importando singole forme d’onda o interi campioni.
Waldorf Iridium è anche un campionatore e i suoi oscillatori possono importare e riprodurre campioni a volontà. Si passa alla sintesi granulare dal campione, che è una rarità nei synth hardware, che può essere usata anche in live con gli ingressi audio inclusi. Con o senza campioni, l’oscillatore può usare un risonatore eccitato con un impulso, pronto a creare nuovissimi timbri modificando il rapporto tra le armoniche. E poi c’è la grande sorpresa: ogni oscillatore può essere creato partendo da sei blocchi individuali, chiamati Kernel, che permettono di creare degli algoritmi dove combinare nello stesso tempo sintesi FM, modulazione d’ampiezza, ring modulator e wavetable, il tutto con una semplicità disarmante!
Waldorf Iridium e Quantum si candidano quindi a essere le punte di diamante tra i synth digitali moderni, con ampie capacità di mantenere questa posizione grazie all’importazione di campioni e alla programmazione profonda.
La differenza tra i due è che Waldorf Iridium è completamente digitale, raddoppia le voci a 16 e include una serie di filtri digitali differenti tra loro, mentre Quantum, a parte il pannello di controllo differente, è a otto voci con due filtri analogici a 12 e 24 dB per voce ma senza altri filtri digitali, escludendo dalla lista i filtri offerti di Digital Former. La scelta dunque si riduce a una sola variabile: due filtri analogici su Quantum, o cinque modelli digitali, in diverse varianti, su Iridium.
L’interfaccia
Waldorf Iridium è più facile da programmare di quel che si pensi: il grande touchscreen a colori permette di navigare e programmare con una serie di menu ben congegnati ma, soprattutto, diventa esso stesso fonte di modulazione quando ci si sposta in tempo reale sulla forma d’onda tridimensionale per cambiare il suono. Non tutto può essere programmato da touch screen: Waldorf ha assegnato alcuni importanti parametri esclusivamente agli encoder su pannello che vanno visti come espansione dei parametri di sintesi e non solo come controller fisici. L’inserimento dei dati su touch screen avviene grazie agli encoder ai lati, ma può essere eseguito anche su touchscreen usando slider e pop up menu quando presenti.
Rispetto al Quantum, Waldorf Iridium guadagna una sezione pad da 4x4 multicolore con funzioni di trigger per note, accordi, scale e trigger, alla cui sinistra si trovano i pulsanti e gli encoder per navigare tra le sezioni principali: Master per Volume, Compressor e Bass Bost, Perform per il controllo di Wheel, Favorites, Autoplay e Pad XY, Layer per l’assegnazione dei livelli, del pitch e delle voci, e Global per l’analizzatore di spettro, Pitch, Audio, MIDI, Setting e System. Le modalità di programmazione per la singola voce sono richiamate dai pulsati superiori LFO per i sei LFO, OSC 1/2/3 per i singoli oscillatori, Filters per Dual Filter, Digital Former e Routing, Envelopes per gli inviluppi di amplificazione, i due filtri e i tre inviluppi liberi, Mod per la matrice di modulazione e Komplex Modulator) ed Effects per i cinque effetti. Tutti gli encoder di pannello legati ai parametri inviano anche dati di Controller MIDI.
Alla base del modulo troviamo le tre sezioni di encoder per altrettanti oscillatori, il mixer, i controlli per i filtri, gli inviluppi e l’LFO. Chiude la sezione master. Non occorre il manuale per cominciare a suonare o programmare: basta una ricognizione dei controlli e dei pulsanti e si è subito operativi.
Da pannello, grazie ai pulsanti, è possibile attivare la modalità Mono, che ricorda le note successive suonate e le richiama automaticamente quando si rilascia la nota, con possibilità di Single Trigger per suonare note successive senza far ripartire l’inviluppo della voce. Latch corrisponde al classico Hold, cioè mantiene attive e aggiunge le note suonate o l’arpeggiatore. I pulsanti Arpeggiator e Sequencer aprono la pagina relativa sul display.
La selezione delle patch può essere effettuato dal browser sul display dotato di filtri per quattro attributi, banchi e autori, con i pulsanti Prev e Next o inserendo direttamente il numero della patch, seguito dal pulsante Load. Prevista anche la pagina Favorites, richiamata dal relativo pulsante, e l’importazione ed esportazione delle patch su MicroSD. Per chi ama partire da zero c’è il pulsante dedicato Init, che non cancella la patch caricata.
Le connessioni
Il mondo è cambiato da quando ci sono i modulari: non si può più vivere senza interfacciarsi all’analogico modulare, così Waldorf Iridium offre ben quattro ingressi CV, un Gate In, un Clock In e un Out, e uno Start In per il sequencer. Accanto alla tradizionale interfaccia MIDI troviamo le due connessioni USB 2.0: una per computer (class compliant per Windows, MacOs e iOs 9) e una per controller esterno class-compliant alimentato da Iridium, che consente di collegare key controller o altro alimentati via USB, oltre allo slot per MicroSD (FAT o FAT32) su cui memorizzare i dati e per aggiornare il sistema operativo, o per un drive USB da cui caricare i sample.
La Flash Ram interna è di 2 GB. Le uscite audio sono due jack a ¼’ sbilanciati, affiancate da due ingressi audio. L’uscita cuffia, con potenziometro di volume a lato, anticipa le due uscite audio sbilanciate e i due ingressi audio. L’alimentatore è esterno e utilizza una connessione a tre poli. Nella scatola troviamo anche un piccolo manuale stampato come Quick Start.
Gli oscillatori
Da pannello di controllo troviamo sette encoder, di cui il primo a sinistra è anche uno switch, le cui funzioni sono pre-assegnate secondo il modello di oscillatore. Si può modulare il suono in tempo reale e assegnare all’encoder un Control Change in ricezione. Quattro pulsanti retro-illuminati permettono di accedere al modello di sintesi tra Wavetable, Waveform, Particle e Resonator. Il pannello offre tre sezioni dedicate ad altrettanti oscillatori, i cui parametri sono visualizzati con la scelta dei pulsanti superiori OSC 1/3. Tutta la programmazione si esegue da touch screen, diviso in Control, con parametri di Semtione/Octave, Fine Pitch, Pitch Keytrack, Osc Vol, Osc Pan e Osc Destination tra Main, VCA e Digital Former con valori differenti.
Con la pagina Timbre si accede alla possibilità di modificare velocemente le impostazioni del timbro, richiamando anche alcuni Template timbrici classici scegliendo tra una lista di 15 possibilità, che comprendono anche Saw e Square Kernel. In base alla scelta, sono mostrati cinque parametri per modificare velocemente il timbri. Oltre ai Template, è possibile salvare l’OSC come elemento unico, da caricare quando è necessario. Durante queste operazioni, il blocco degli Effects è sempre attivo, ma basta passare sulla pagina Effects e premere Bypass per escluderli al volo. Purtroppo non c’è un bypass generale da questa pagina: occorre richiamare ognuno dei cinque Effect e disabilitarli.
Il passaggio successivo è il controllo dei parametri di sintesi accedendo al terzo tab del display, che riporta sempre il modello di sintesi attivo al momento. Cliccandoci sopra si accede alla scelta tra Wavetable, Waveform, Particle, Resonator e Kernels. Da notare, prima di proseguire, che alcuni parametri si trovano in Layer, come la modulazione della velocity per l’inviluppo dell’amplificatore, il livello di Layer e relativo Pan, il Glide con modalità Onset e Legato, la distribuzione del layer sulla tastiera in Single, Split e Layered o il numero di voci, fino a 8, per Unison. I parametri di Ring Modulator, che troveremo successivamente, si applicano solo a OSC 2 e 1.
Wavetable
Bellissima la raffigurazione della wavetable in 3D, assieme alla rappresentazione della forma d’onda classica o e del contenuto armonico! Si scopre che nei Tools è possibile importare e analizzare un file .wav, forme d’onda a singolo ciclo e intere wavetable, che possono essere anche salvate, cosa che renderà Waldorf Iridium uno dei synth digitali più longevi della storia. I parametri prevedono la scelta della wavetable, il posizione, l’angolo di fase e l’intonazione in semitoni. Spectrum e Brilliance lavorano assieme: quando si traspone il contenuto armonico della wavetable con Spectrum, è possibile intervenire sui picchi con Brilliance.
A moltiplicare le possibilità ci sono le modalità di Travel per la modulazione della lettura in secondi o Hertz da encoder, la qualità di riproduzione, la qualità di transizione tra tra Wrap, per una transizione morbida, o Limit senza interpolazione come accadeva su Microwave.
I cambiamenti che si ottengono sono così drastici e veloci da perdere minuti su minuti ad ascoltare e decidere. Mai visto qualcosa di così flessibile, soprattutto grazie alla possibilità di importare wavetable e processarle. In più è previsto un FX che altro non è che un controllo di saturazione o gain, la cui scelta tra Off, Drive per saturazione o Gain si esegue nella pagina Timbre, mentre l’ammontare dell’effetto è controllato dall’encoder sul pannello di controllo. Waldorf Iridium è in grado di cambiare la wavetable senza generare click o altri rumori e ciò consente di modulare la scelta della wavetable fino ad arrivare a usare la polifonia dove ogni voce avrà una wavetable differente. Da pannello sono gestiti i parametri di Fine Pitch e Noisy
Waveform
Fate "Ciao Ciao" con la manina alla sezione virtual analog di Waldorf Iridium. Qui è possibile richiamare la dente di sega, sinusoidale, triangolare, quadra, rumore bianco e rosa. Aumentando il numero di Kernel, per un totale di 8, e incrementando il detune si arriva ad avere una supersaw stereo per le voci aggiuntive. Ogni volta che si aggiunge un Kernel si aggiunge un VCO che avrà un valore in semitoni indipendente rispetto al VCO di partenza, ma solo per i primi quattro VCO aggiunti. Il livello dell’oscillatore aggiunto si stabilisce con i valori decimali accanto al Kernel. Gli ultimi quattro non hanno controlli dedicati. Come su Moog One, anche qui un controllo di Warp, modulabile, consente di cambiare con continuità la forma d’onda scelta.
Saw permette di passare da una doppia dente di sega a una quadra, Sine può essere trasformata in una saw morbida, Triangle passa attraverso due polarità di dente di sega, Square riproduce l’intero spettro pulse width, Nel caso di Pink Noise si arriva a un rumble molto interessante. Non c’è bisogno di un pagina sync, perché il parametro è riportato nella pagina e consente di selezionare lo scostamento in decimi di semitono per riprodurlo, con l’encoder da pannello che imposta la differenza in semitoni. Previsto un controllo di fase che può resettare il VCO tutte le volte che si triggera una nota oppure può essere lasciata libera. Per i primi quattro oscillatori aggiunti con il Kernel sono disponibili i controlli di semitono, che sono riflessi ugualmente anche dal quinto all’ottavo.
Particle Generator
Waldorf Iridium è anche un campionatore con sintesi granulare. Può caricare campioni, anche multi sample distribuiti sulla tastiera, dalla Flash ROM o dalla MicroSD, campionare direttamente dagli ingressi audio usando la modalità Live Granular o registrare l’audio del generatore interno grazie al recorder incorporato. Digerisce file WAV e AIFF/AIFC a qualsiasi frequenza di campionamento e bit rate. Non male per un synth digitale! Il cuore della sintesi granulare è immediatamente disponibile sotto forma di parametri di semitono, ottava, intonazione fine, generazione di otto grain stream aggiungendo Kernel con Count assegnato a un encoder. Come per i Kernel aggiunti per OSC, anche quelli aggiunti per Granular possono essere disposto in stereo con Stereo Width.
Per gestire i granuli è possibile definire il detune e pitch spread rispetto al pitch centrale, punto di start con jitter programmabile per creare una randomizzazione, lunghezza fino a 250 ms e durata del gate, definibile anche come densità, e jitter di lunghezza e gate. Travel definisce il movimento dei granuli relativi al campione caricato, che può essere continuo (riproduzione ciclica di un granulo), one shot, ping pong con playback invertito. Se non si desidera un movimento ciclico, è possibile modulare la posizione di partenza con le diverse sorgenti della matrice di modulazione. Ognuno di questi parametri determina la visualizzazione grafica dei granuli su display che rende più facile comprendere cosa si sta programmando.
È presente anche un inviluppo con attacco e decadimento per l’inviluppo del granulo, che determina anche il contenuto armonico. Una finestra è stata dedicata al pitch, con Pitch Spread di cui abbiamo già detto, modalità di Pitch tra Random, Cluster per disporre i granuli su linee equidistanti tra loro, Spread con maggiore distanza, Mapped per disporre i granuli su una mappa di sei intervalli definiti da altrettanti semitoni programmabili e Mapped Random che dispone a caso i granuli secondo la mappa. Pitch Jitter aggiunge un ulteriore stadio di randomizzazione sull’intonazione del granulo.
Oltre i parametri c’è tutto il lavoro che bisogna fare in tempo reale per la programmazione: la scelta della posizione, la velocità di Travel, l’inviluppo, la lunghezza e il gate determinano il suono digitale che si andrà a realizzare. Molto spesso si finisce con suoni nasali digitali o con granuli spezzettati tra loro, la cui lunghezza determina anche la ripetitività. Non è una sintesi facile e soprattutto il materiale di partenza deve essere studiato a priori per non arrivare a disastri digitali inutili.
Il campionatore
Ogni campione caricato può essere definito nel pitch di base e assegnato a un range di velocity e di tastiera. Le modalità di playback prevedono la direzione, il loop (On, Off e Ping Pong), la percentuale di crossfader e il sample gain. Si possono impostare i punti di sample start, loop start, sample end e loop end, richiamabili anche nella visualizzazione, dove è possibile selezionare parti della forma d’onda. Non sono previsti però al momento altre funzioni particolari, rendendo questa sezione più adatta alla semplice riproduzione del campione che non per modifiche sulla forma d’onda.
Resonator
La base di partenza per questo modello di sintesi è l’uso di un segnale audio, spesso un impulso o un rumore di brevissima lunghezza, che passa attraverso un banco di filtri passa banda risonanti. La scelta delle armoniche prodotte dal banco è compito di Timbre Mode, che prevede cinque possibilità di disegno delle armoniche per le quali si può definire anche la modalità di distribuzione sullo spettro (Stiffness o Stretch) e applicare un filtro HPF per tenere sotto controllo le armoniche superiori che corrispondono ad alte frequenze, che qui possono essere generate in grande quantità. Si può cominciare la programmazione definendo il livello di risonanza (Q) e la relativa curva. La proporzione tra le armoniche e la fondamentale, per la quale si può definire il suo livello con F0 Boost, dipende da Spectrum Skew, che permette di abbassarle o alzarle insieme a piacere rispetto alla fondamentale.
La programmazione tuttavia non avviene in questo caso da touch screen, ma passa dai controlli fisici dell’oscillatore, dove è possibile intervenire sul numero di ripetizioni del segnale che, combinato con Decay e Acceleration, produce interessanti effetti percussivi ottenibili tipicamente con un modulare analogico Buchla. Dai controlli si definisce anche il livello di exciter, che modifica le caratteristiche fondamentali del suono, lo Spread per distanziare o avvicinare le armoniche e Timbre che aggiunge o toglie le armoniche secondo il Timbre Mode scelto. Grazie a un inviluppo con attacco e rilascio si generano facilmente cambiamenti armonici nel timbro. Senza l’uso dei controlli da pannello non si riesce ad apprezzare Resonator, che è un sintetizzatore fantastico per la creazione di droni, suoni soffiati, vetrosi, ricchi di formanti e timbri ripetitivi e ritmici.
Tra tutti i moduli di sintesi ci è sembrato senz’altro il più innovativo e veloce per generare timbri digitali molto suggestivi e con grande facilità. Waldorf Iridium stacca tutta la concorrenza con la possibilità di caricare un campione, anche stereo, e processarlo con Resonator. I risultati sono eclatanti: in pochi istanti il campione è trasformato in qualcosa di completamente nuovo, spesso emozionante e dal sapore digitale e futuristico. Resonator è un modulo di sintesi che arricchirà il bagaglio di suoni adatti a colonne sonore e game.
Kernels
Il cuore sintetico e più avanzato di Iridium è Kernels, organizzato partendo da sei singoli Kernel, che potremmo chiamare operatori quando parliamo di FM, da disporre come si vuole in un algoritmo, chiamato Patch, che li collega tra loro o li fa interagire modulandoli in campo audio per realizzare sintesi in modulazione di frequenza, di ampiezza, di fase e ring modulator, così da creare il proprio oscillatore personale. Al singolo Kernel si deve associare una sorgente a scelta tra Sine, Wavetable, Saw, Saw Up, Square Triangle, Reso, White Noise e Pink Noise. Selezionando Wavetable si deve scegliere la Wavetable tra quelle in rom e la posizione di partenza.
Per ogni Kernel sono sempre disponibili la modalità di intonazione (Ratio, Sub-Ratio, Ratio+Offset, Semitones, Fixed a 0 Hz a 10.000 Hz e LFO da 0 Hz a 100 Hz) indispensabile per la modulazione di frequenza e di fase, l’angolo di fase. Al momento non è possibile caricare una wavetable programmata dall’utente o un campione.
Scelta la forma d’onda di partenza con il tab Wave, individuale per ogni Kernel, si passa alla programmazione della disposizione dei sei Kernel, notando che non è necessario usarli tutti perché si possono anche disabilitare singolarmente. Il tab Mod è l’aspetto più importante del suono, perché consente di selezionare, sempre ogni Kernel, il suo comportamento scegliendo tra Phase FM (la classica modulazione di frequenza di Yamaha DX e Casio CZ), True FM di analogica memoria quindi con rapporto di modulazione non costante lungo la tastiera, Ring Modulator, Amplitude Modulation (una rarità tra i synth) e Wavetable Position che sarà quindi modulato dall’uscita audio di un altro Kernel. Selezionando Phase FM e AM compare anche il parametro di Feedback, che conosciamo dall’FM classica.
Prendendo per esempio una wavetable, si può sperimentare il feedback scegliendo la posizione all’interno della wavetable, con risultati molto interessanti. Dato che una wavetable è composta da molte forme d’onda, la modulazione di frequenza di Iridium consente si accedere a uno sterminato parco di forme d’onda da usare come modulatore o portante. L’algoritmo più semplice è un solo Kernel che va dritto all’uscita. Per costruirlo occorre andare nella pagina Mod di ogni singolo Kernel e definire fino a tre sorgenti di modulazione, che possono comprendere anche automodulazioni. Prima di partire conviene farsi uno disegno, perché è facile perdere la bussola: è possibile per esempio dimenticare qualche modulazione attiva su altri Kernel per cui ci si può trovare con un algoritmo molto complicato.
La lettura del display aiuta a capire quali sono i kernel attivi e dove siano presenti delle modulazioni, ma il processo richiede più tempo del previsto. Mai, però, avevamo avuto una libertà simile, soprattutto in FM. Con Iridium abbiamo a disposizione sei operatori, ognuno con tre ingressi di modulazione e feedback, scelta della forma d’onda e del tipo di modulazione in campo audio. È un sogno che rincorrevano fin dal primo DX7 e finalmente è a portata di mano. Manca solo la possibilità di importare campioni, tuttavia la quantità di forme d’onda che si possono desumere dalle wavetable è una sicura fonte di ispirazione infinita. Utilissima la funzione Solo, che fa ascoltare l’uscita del modulo anche quando è modulatore (cosa non possibile nei synth in FM a meno di cambiare l’algoritmo al volo).
L’inviluppo del singolo kernel è a sei segmenti (Attack, Decay, Level 1, Level 2, Decay 2, Sustain, Release) e, come sul DX7, è possibile definire il keytracking per la modulazione in FM, definito su quattro punti della tastiera liberamente assegnabili. Non è possibile cambiare l’andamento di ogni singolo segmento dell'inviluppo, come accade invece per i sei inviluppi di Iridium, ne attivare un loop, presente in passato su Yamaha SY 77/99. Se parliamo di FM, ogni modulatore ha il proprio livello, ratio, detune, angolo di fase (fondamentale per alcuni suoni vocali e assente su Yamaha Montage ma presente su Yamaha SY99) e Pitch Mode, di cui abbiamo già scritto. Quando posto in Fixed si raggiunge lo 0 Hz, altro aspetto utile per la generazione di particolari suono in FM e negato, a questa frequenza, sulle ultime realizzazioni Yamaha.
Per facilitare la programmazione, Waldorf Iridium include già una serie di algoritmi preset che riprendono i classici dell’FM. Alcuni di questi implementano in uscita parallela anche Kernel senza modulazioni FM: è facile immaginare la potenza di poter usare una wavetable o una dente di sega assieme al gruppo FM. Un passo avanti notevole per la sintesi digitale, perché per ogni Kernel è possibile scegliere un tipo di sintesi differente che viene inserito in un algoritmo complesso. Ore di puro divertimento e sperimentazioni garantiti. Kernels è l’unico modulo che al momento non ha assegnato alcun encoder da pannello, ma c’è una ragione. Iridium permette di assegnare fino a sei parametri di sintesi, ognuno con Amount differente, ai cinque encoder di ogni sezione Osc così da poter controllare in tempo reale il suono.
Troviamo nella lista dei parametri il livello, pan, pitch, Freq Offset, Feedback, Wavetable Position, Wavetable, attack, decay e sustain, da moltiplicare per sei per ogni Kernel! Non sono al momento disponibili funzioni di copia di Kernel o inviluppi.
I filtri
Ognuno dei tre oscillatori digitali confluisce nella sezione digitale dei filtri, che offre due filtri indipendenti a scelta tra i modelli state variable filter, Largo, Nave, PPG e Quantum. Per farsi un’idea veloce di come funzionano, oltre a provarli, è presente un analizzatore di spettro in tempo reale che visualizza il comportamento. Due sono gli aspetti fondamentali per definire il comportamento del filtro: la scelta del modello e del suo comportamento e la curva di attacco e di rilascio dell’inviluppo. Il modello del filtro si sceglie dal touch screen mentre la sua modalità (varianti a 12 e 24 dB/Oct, LPF, HPF, BPF con opzione Saturation e Dirty per dare ulteriore colore). L’SVF è il filtro più analogico come comportamento e diventa ancora più interessante nelle varianti Sat e Dirty.
Largo è più risonante sulle medio alte. Nave è il primo da scegliere quando si cerca lo snap e un suono più metallico. PPG e Quantum sono LPF a 12/24 dB/Oct con opzioni Dirty e Sat. PPG è molto interessante per le armoniche che lascia passare e la qualità della risonanza, ma non si avvicina al filtro SSM del classico PPG, rimanendo nell’alveo del sapore digitale. Quantum è ancora più percussivo rispetto a Nave ma con un suono più legnoso e corposo.
I due filtri possono essere controllati da pannello in modo differente usando il pulsante Link: si va dalla totale indipendenza dei controlli dei due filtri a una serie di relazioni differenti tra cutoff e resonance dei due filtri. Ogni filtro impiega i classici parametri di Cutoff, Resonance, Keytracking, Pan, Level, Envelope Amount e Velocity Amount. Da notare che Waldorf ha esteso di molto il livello della risonanza, che non va in distorsione digitale, se non in casi particolari, per creare effetti molto interessanti con inviluppi percussivi.
Esiste infine un terzo filtro speciale, chiamato Former, identico in Quantum, che può essere posto prima o dopo il filtro: esso include 30 ulteriori filtri (ritroviamo i filtri PPG, Nave, Largo e SVF già visti) ed effetti, tra cui Drive, Comb, Bit Crusher, Notch. Per ognuno di questi sono disponibili fino a tre parametri, oltre a Keytrack, Level e Pan. Per Bit Cruscher, per esempio, compare il numero di bit, compresi decimali, da 11 a 2 bit, associato a un Rate che corrisponde alla frequenza di campionamento. Se parliamo di Drive, possiamo scegliere tra diodo, transistor, tube, pick up e crunch. I due filtri hanno controlli dedicati sul pannello: Cutoff, Resonance e Type indipendenti con un pulsante link per mantenere il rapporto tra i due filtri.
A Digital Former sono assegnati gli encoder Type, Amount e Color, quest’ultimo indirizzato al terzo parametro del filtro scelto. Non abbiamo finito. Ci sono condizioni in cui si cercherà di mantenere completamente aperto il filtro: per farlo occorrerà metterlo in bypass oppure aprire tutto il cutoff, accertarsi che il tracking sia a zero e che l’amount dell’inviluppo sia a + 100%. La differenza tra bypass e Off deriva dal fatto che in Bypass sono ancora attivi i controlli di Filter Level e Filter Pan, mentre in Off il segnale non transiterà dal filtro. In questo caso l’oscillatore potrebbe non arrivare al VCA finale e per questa ragione è necessario passare dalla finestra Routing che ha un pulsante dedicato per richiamarlo da pannello di controllo, assieme ai tre potenziometri per il livello di ciascun oscillatore.
Da questa pagina, ogni oscillatore può essere inviato al VCA digitale, in percentuale ai tre filtri, direttamente al Former o ai due filtri le cui uscite sono collegate al VCA. I tre filtri possono anche essere messi in parallelo. Nella sezione routing troviamo anche la possibilità di attivare due ring modulator, ognuno con il primo oscillatore modulante il secondo e terzo oscillatore. Successivo al VCA c’è la sezione dei cinque effetti.
Inviluppi
Sono sei in tutti gli inviluppi a disposizione: uno collegato al VCA, due per i filtri 1 e 2, e tre Free da usare come modulatori. La programmazione è veloce: da pannello si sceglie l’assegnazione ai controlli fisici di due inviluppi alla volta, scegliendo con Select. In questo si selezionano coppie di inviluppi: al primo led corrisponde Filter 1 e Amp, entrambi con encoder assegnati ad Attack, Decay, Sustain e Release. Per Filter 1, 2 e Free 2 è presente anche gli encoder di Velocity e Amount per la modulazione. Esiste un altro segmento per gli inviluppi, identici tra loro, che è Delay da applicare prima della fase di attacco.
L’aspetto migliore di questi inviluppi, come visto anche per Modal Electronics Argon 8 e Yamaha Montage, è la facoltà di scegliere per ogni segmento l’andamento della curva, che determina un comportamento molto differente per lo sweep del filtro o l’attacco del VCA. La curva di attacco può essere scelta tra esponenziale (Exp), convessa (RC) e Lineare. Per Decay e Release sono presenti due curve esponenziali e una lineare. La scelta della curva è indispensabile se si vuole emulare per esempio il suono di una Roland TB 303. Sbagliate la curva e non riuscirete in alcun modo ad ottenere quel suono.
Waldorf Iridium offre anche due modalità di loop dell’inviluppo tra i segmenti AD e ADSR, quest’ultima molto utile per suoni percussivi che evolvono armonicamente nel tempo. Per avvicinarsi ancora di più al comportamento analogico, è presente il parametro Envelope Variation che modula la distanza tra attacco e decay per introdurre variazioni causali.
LFO
I sei LFO sono richiamati da pannello premendo e ruotando il primo encoder della sezione, a cui si associano gli encoder di Speed e Amount per l’LFO selezionato. Ogni LFO può avere forma d’onda sinusoidale, triangolare, quadrata, Saw Up, Saw Down e S&H. La velocità ha un range da 240 secondi a 100 Hz con possibilità di sync al tempo interno e, come sugli oscillatori, Warp consente di modificare la forma d’onda nelle relativi varianti (vedi Waveform). Sono disponibili un tempo di attacco e di delay, l’angolo di fase, la modalità di trigger tra Global (stessa fase per tutte le voci), Poly (ogni voce triggera l’LFO) e Single Trigger, e Slew per arrivare a trasformare la fase da bipolare a unipolare in base alla modifica apportata da Warp.
L’assegnazione dell’LFO al parametro target segue le regole della matrice di modulazione con la scelta di sorgente, amount e destinazione. Da notare, per i più esperti, che un LFO può modulare la frequenza o il gain di un altro LFO e tra le destinazioni sono presenti Sequencer Lenght, Arp/Seq Swing e Arp/Seq Gate Lenght, più che sufficienti per modificare l’andamento di un arpeggiatore.
Modulazioni
La matrice di modulazione lavora con 40 slot indipendenti, ognuno con sorgente, amount, destinazione. Ogni slot può essere attivato o disattivato e può essere richiamato programmando direttamente la modulazione di un parametro delle varie sezioni, indicato con Mod quando disponibile. Non ci sono limiti al numero di sorgenti da assegnare a un parametro. La sorgente di modulazione può essere a sua volta oggetto di modulazione assegnando un Controller con relativo Amount, che include tutte le sorgenti di modulazioni che meritano un cenno per capire le potenzialità della matrice. Le sorgenti includono i sei inviluppi, i sei LFO, Pitch Bend e tutti i Control Change da 1 (Modulation Wheel) a 31, Keytrack, Velocity, Voice Number, il pad X/Y realizzato su touch screen, gli otto slot di parametri gestiti da sequencer, i quattro CV, CV Start e Gate. Per le destinazioni fate riferimento alla pagina 203 del manuale d'istruzioni.
Un caso a parte è Komplex Modulator, che permette di disegnare la propria forma d’onda mixando due curve, per ognuna delle quali è possibile stabilire il numero di step fino a 32, dove ogni step è definito dall’andamento della sua curva tra cinque opzioni e il livello, con funzioni macro per velocizzare la programmazione. Ognuna delle due curve ha il proprio valore di Speed e Warp come gli LFO, a cui si aggiunge un parametro di Entropy per randomizzare la velocità con un segnale di rumore, e un Envelope che gestisce i tempi di fade in e out.
Troviamo quindi anche gli stessi parametri di Sync, Mode, Slew, Phase e Delay degli LFO. I risultati della programmazione si possono salvare e importare anche successivamente. In pratica un super LFO completamente configurabile ma che può diventare all’occorrenza anche uno step sequencer a 32 step da usare come sorgente di modulazione.
Effetti
Al momento la catena di effetti è semplice: cinque slot, chiamati Effect, sono messi in serie tra loro, senza altra possibilità di combinazione. Ogni slot può generare un effetto di Phaser, Chorus, Flanger, Delay, Reverb, EQ, Drive e Compressor, con facoltà di usare lo stesso algoritmo anche per gli altri slot. In base all’effetto si modificano i parametri su display, per un massimo di sei parametri. Nel caso del riverbero sono disponibili solo Gain, Time, Color e Predelay. Quasi tutti i parametri degli effetti sono modulabili. Non c’è un bypass generale ma è necessario disattivare singolarmente ogni slot. Disponibili anche preset da richiamare per ogni singolo effetto.
I controlli generali
Master, Perform, Layer e Global permettono di accedere a una serie di funzioni per la programmazione dei due layer. In master troviamo due parametri molto critici sul suono, che possono passare inosservati e dare origine a dubbi sulla qualità finale. Sono un compressore, che è programmabile solo nella quantità d’effetto, e un equalizzatore che innalza la quantità di basse frequenze.
I due layer hanno pan e volume indipendenti. In layer troviamo la gestione dei livelli, la risposta alla velocity, la programmazione del Glide (Onset e Legato) e la gestione su tastiera tra Single, Split e Layered. Gli ingressi audio possono essere indirizzati al Main Out, a FX Layer ½, Filter Layer ½ e Former Layer ½.
Nella finestra Global troviamo un analizzatore di spettro, i parametri di intonazione, la creazione di scale microtuning, un recorder digitale dell’uscita audio di Waldorf Iridium o degli ingressi esterni, che usa la Flash RAM interna, con tool di normalizzazione, Fade In/Out, trim, cut, Reverse e Silence. Il tutto può essere salvato come campione da usare successivamente nella programmazione. La programmazione MIDI in ingresso e uscita prevede la scelta del canale per Layer 1 e 2, e le porte MIDI tra Din, USB Controller o USB Computer In. E’ possibile mappare i Control Change ai parametri di Iridium e salvare le mappe. Saltiamo il controllo del touch screen per atterrare sulla programmazione dei CV, dove per ognuno dei quattro è possibile settare il voltaggio in ingresso da 1,5 Volt fino a 11,5 Volt.
L’utilizzo dal vivo
Waldorf Iridium non è solo un synth da programmare, ma può essere portato su palco. Utilizzando la pagina Perform, si accede al controllo, su touch screen, delle wheel virtuali di Modulation, Pitch, Aftertouch e Pad Velocity. Fino a venti Sound Program possono essere ordinati nella pagina Favorites per richiamarli velocemente. La programmazione dello step sequencer e dell’arpeggiatore si trova in Perform>Autoplay, non proprio alla portata di mano. La lunghezza della sequenza e il gate di rilascio sono parametri modulabili. Lo step sequencer dispone di un massimo di 32 step e la grafica da pannello è molto chiara per individuare lo step e la sua programmazione.
Ogni step può gestire contemporaneamente eventi di Note, Velocity, Gate e fino a otto parametri simultanei, ognuno dei quali è associato a una sorgente di modulazione, un amount e una destinazione, esattamente come nella matrice di modulazione. Troviamo diverse modalità di playback come nell’arpeggiatore, oltre alla facoltà di selezionare una scala musicale e relativa trasposizione. L’XY Pad trasforma il touch screen in un pad con modalità differenti. I sedici pad nascondo con quattro funzioni richiamate da altrettanti pulsanti alla loro sinistra: Notes, Scale, Chord e Trigger che, combinati con l’arpeggiatore e lo step sequencer, consentono la creazione di linee armoniche molto facili da realizzare.
In prova
Abbiamo voluto approfondire le potenzialità di sintesi di Waldorf Iridium perché è molto probabile che per molti anni sarà un punto di riferimento per la potenza timbrica e sintetica. Viaggiare tra i suoi parametri è stato un'esperienza unica, perché abbiamo riconosciuto il meglio di alcune funzioni che sono state implementate su altri synth. Il Warp per le forme d’onda richiama il lavoro di Moog One, le wavetable e le loro modulazioni riprendono tutto il lavoro di Waldorf dal Microwave in su, lasciando però il Microwave e il PPG in un settore a parte grazie al loro filtro analogico. Quando siamo entrati nella sintesi FM abbiamo letteralmente gioito per aver trovato una serie di parametri e possibilità che da anni erano assenti su altri synth in FM: la possibilità poi di disegnare il proprio algoritmo con sintesi differenti sotto un unico oscillatore ci ha aperto nuove dimensioni nel suono.
Di certo c’è che la sintesi FM di Waldorf Iridium non suona così cristallina e dinamica come in Yamaha Montage: sembrano due modelli differenti, anche se l’evoluzione armonica dell’FM è chiaramente simile in entrambi i modelli. In alcuni momenti, nel Kernels, abbiamo ripensato alla VAST di Kurzweil e ai suoi blocchi da programmare. Waldorf Iridium è però molto più facile da programmare e più intuitivo, grazie a una interfaccia grafica che ci ha ricordato la semplicità di Spectrasonics Omnisphere. Resonator e Particle sono due metodi di sintesi che si trovavano più facilmente su software: poterli programmare velocemente da display e dagli encoder è una esperienza che merita un premio, perché in pochi secondi si capisce molto di più che non leggere pagine di manuale, quest’ultimo ben fatto.
Parlando di emulazione dell’analogico, il blocco Waveform è ben concepito ma il suono non risulta così rotondo, pieno e analogico come altre realizzazioni digitali, in primis Roland System 8 e Roland Jupiter XM/X. In parte è il suono teutonico che conosciamo dalla realizzazioni digitali Waldorf, in parte ci è sembrato troppo rigido. Tuttavia le capacità di modulazioni sono ottime e si possono ottenere timbri cangianti molto velocemente. Il filtro digitale che abbiamo apprezzato maggiormente, per le sue qualità musicali, è l’SVF. Gli altri filtri sono molto interessanti, ma si allontanano dal sapore analogico per la loro precisione quasi chirurgica. Nulla che non vada bene, intendiamoci, ma Iridium non sembra nato per essere un vero virtual analog ma per dare invece nuove sonorità nella sintesi sottrattiva. Il Digital Former è un’altra possibilità in più e ci aspettiamo nel futuro che siano forniti più modelli di elaborazione digitale del suono, come già visto su Modal Electronics Argon 8.
Abbiamo apprezzato molto gli inviluppi, grazie alla possibilità di modificare il tipo di curva del segmento: è questa una funziona critica per arrivare a emulazioni analogiche veritiere e dovrebbe essere di serie su qualsiasi synth digitale moderno. Venendo ai preset, elaborati anche da Richard Devine e BT, essi rappresentano un ventaglio delle possibilità sintetiche di Iridium ma, chissà perché, quasi tutti tendono a pad evocativi, molto digitali ed esteticamente interessanti e musicali, adatti a soundtrack d’effetto e spesso inediti. A volte ci è sembrato di navigare nei pad di Omnisphere, sebbene siano molto diversi i risultati, perchè Iridium ha un suono più scuro.
Prendete per esempio il preset 49 Dark Passage di Devine: ci potete costruire intorno un pezzo musicale con una sola nota. Oppure 62 Detroit Deepness di Mike Huckaby, adatto tanto all’R&B più raffinato che alla trap o all’hip hop. Per chi cerca gli anni ‘80 suggeriamo l’ascolto di 73 Commodore 64 di Don Solaris o la splendida patch 1902 Hisaichi in FM che vi fa tornare indietro a Miami Vice e Jan Hammer. La sintesi granulare è ben rappresentata dal preset 18 Ghostly Apparitions di Devine, con un suono etereo ma ancora vocale. Generalmente parlando le patch di Devine sono un passo sopra le altre per fantasia e sono le prime che vi conviene provare per capire dove si può arrivare. Aprendo maggiormente sulle prestazioni sonore globali, Iridium non si discosta dal suono tedesco di Waldorf ed è chiaramente una scelta: è difficile ottenere dei suoni chiari in stile Oberheim OB-XA, perchè Iridium sembra settato per un colore più denso, chiuso, potente ma non brillantissimo.
Non abbiamo amato la qualità del riverbero, che abbiamo disabilitato molte volte scoprendo un suono migliore. È secondo noi il punto debole più evidente di Waldorf Iridium, che lo rende meno appetibile al primo ascolto. Gli altri due aspetti che non ci sono piaciuti sono il compressore integrato e il boost sui bassi, entrambi artificiali e in grado di ridurre la dinamica timbrica, contribuendo a scurire il timbro quando non necessario. Ne avremmo fatto volentieri a meno, soprattutto perché non ci sono parametri generali per disabilitarli in tutte le patch.
Waldorf Iridium non smetterà di essere un synth interessante, perché la possibilità di caricare o creare campioni, anche dalla sua uscita audio, lo rende poco incline all’obsolescenza digitale. Detto in altri termini, lo comprate oggi e lo userete anche tra dieci anni con nuovi campioni, se proprio non volete mettere le mani nel Kernels. A tal proposito è meglio partire con una idea molto precisa del suono da produrre con la scelta della corretta curva degli inviluppi di ampiezza e di filtro fin dall’inizio. Partendo dal classico inviluppo a quadra da organo elettronico, si perdono per strada opzioni timbriche fenomenali. L’assenza di aliasing anche per note molto alte lo rende uno dei digitali più eleganti di sempre, con produzione di inediti risultati trasportando il suono su note impossibili che possono costituire un ulteriore fonte timbrica. La costruzione infine è molto buona per quel che riguarda gli encoder, forse un po’ troppo alti perché coprono le serigrafie su pannello quando si lavora a 40 cm di distanza, un po’ meno per i pad che non sono sensibili alla velocity, funzione sopperita dalla possibilità di indicare un livello di velocity per ogni pad.
Conclusione
Waldorf Iridium raccoglie in una interfaccia uomo macchina molto efficace ed elegante il meglio delle sintesi digitali degli ultimi quarant’anni, proponendo nuove strade racchiuse nella logica del Kernels. Ha una potenza timbrica molto al di sopra del convenzionale e del già conosciuto, con un suono che rimane personale, evocativo, patinato quando occorre e preciso. E’ la rivincita del digitale sull’analogico, proiettato al futuro. Entra di diritto nei synth che faranno storia e saranno ricordati come un punto di svolta nella produzione dei sintetizzatori.
Pro
Cinque modelli di sintesi
Algoritmi programmabili
Modulazione di frequenza avanzata
Wavetable programmabili
Filtri digitali di ottima qualità
Eccellente programmabilità
Facilità d’uso
Contro
Riverbero
Qualità dei pad
Compressore senza bypass generale
Nessuna curva selezionabile per i segmenti di inviluppo dei singoli Kernel
Info
Prezzo : Euro 1960 + IVA