Sign in / Join
0

Waldorf M, la sintesi wavetable è qui - recensione

Rapporto qualità/prezzo8
Costruzione9
Suono9
Facilità d'uso8.5
Dal PPG Wave passando per Microwave I e II, M guarda al passato e al futuro. Filtro analogico inedito, modulazioni e pannello di controllo regalano a M un posto unico tra i synth a wavetable
8.6

E’ quasi passato un anno da quando Waldorf M è entrato in studio. Tutto questo tempo è stato prezioso per gli aggiornamenti apportati nel tempo, che hanno trasformato M in un sintetizzatore poliedrico, rispetto alla prima release.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

C’era una volta il PPG Wave, sintetizzatore ibrido con wavetable digitale e filtri analogici soffici. Eravamo agli inizi degli anni ’80 e per portarsi a casa un PPG Wave, la cui programmazione era una conquista molto sudata, ci volevano un sacco di soldi. Poche unità prodotte, pochi felici possessori e un’aurea di vintage in crescita ancora oggi con un timbro che non è imitabile. Negli anni ’90 torna la sua prima reincarnazione ed è Microwave (poi diventato Microwave I per distinguerlo dal successivo): mentre tutti inseguivano il digitale, il Microwave I se ne stava là a disposizione della techno, diventando ben presto un synth molto amato da chi ha un cuore musicale elettronico. Il Microwave aveva un processore digitale al servizio di filtri analogici Curtis (con due versioni differenti di schede analogiche, a partire dal seriale 9242517), dal suono ben diverso dai cremosissimi SSM che hanno stabilito la palette timbrica del PPG Wave 2.x.

Sebbene Microwave avesse un banco dedicato ai preset di Wave, il suono dei due synth divergeva, ovviamente, quando la patch usava pesantemente il filtro. Come per PPG Wave 2.x, la programmazione del Microwave era un incubo, a meno di avere l’editor Emagic SoundDiver che, a partire dalla versione firmware 2 di Microwave, permetteva di generare wavetable utilizzando sintesi additiva e anche FM. Negli anni ’90 crescono i virtual analog digitali e Waldorf, dopo aver dato alla luce il leggendario Wave nel 1993, non sta a guardare. Alle porte del 2000 arriva Microwave II/XT (1999) completamente digitale, con dieci voci di polifonia espandibili a 30, 256 Sounds, 128 Multi, 64 Wavetable in ROM e 32 in RAM, arpeggiatore programmabile individuale per ognuna delle otto parti di una Multi, quattro effetti integrati, parametri gestibili da Control Change, software opzionale per creare nuove Wavetable.

Il Microwave II prosegue la tradizione del Microwave ma con possibilità di sync e FM (l’ampiezza dell’OSC 2 controlla l’indice di modulazione) tra i due oscillatori, integra un Ring Modulator e generatore di rumore nel mixer, offre due filtri multimodo con 15 modelli differenti (tra cui 12/24 dB Notch/Low/Bandpass, 12dB High Pass, Dual Lowpass/Bandpass), un inviluppo a quattro livelli come modulatore, un inviluppo dedicato a 8 livelli con loop per Wavetable, 16 slot per la matrice di modulazione e quattro Modifier con diversi algoritmi. Per i filtri, troviamo la possibilità di modulare la frequenza del filtro in campo audio con Osc 2, un filtro S&H che riduce il sample rate e anche un Wave-Shaper/Sin per distorcere il segnale. Un gioiello di sintetizzatore che ancora oggi è sorprendente per dinamicità, profondità e compattezza timbrica.

La versione XT è programmabile facilmente da pannello e rappresenta anche la base di partenza, per il layout, per M. Passano gli anni, alcuni dei quali finanziariamente molto instabili con la scomparsa dal mercato di Waldorf, e solo nel 2007 si ritorna a parlare di sintesi a Wavetable con il digitale Blofeld. L’espansione di Waldorf riparte con i Quantum e Iridium, due sintetizzatori che integrano la sintesi wavetable associata, solo per Quantum, a filtri analogici. Non è ancora la rinascita del PPG Wave ma poco ci manca. E arriviamo al nostro M: Waldorf ha ripreso il Wave 2, il Microwave I e II, ha inserito filtri analogici che rispecchiano i precedenti SSM e ha ampliato il pannello di controllo in stile XT. M è la quintessenza della storia di PPG e Waldorf. O forse no?

Le caratteristiche

M è la terza incarnazione hardware importante dopo il primo Microwave e la generazione digitale di Microwave II, e porta più in là i limiti grazie all’importazione delle wavetable di Waveterm e di campioni. A suggellare questa tradizione, M dispone di due modalità di motore timbrico, sempre richiamabile in tempo reale per ascoltare le differenze timbriche, che richiamano il comportamento del primo e del secondo Microwave. In modalità MW1 non esiste hard sync e ring modulation, le wavetable sono a 8 bit con un sample rate di 240 kHz senza filtro aliasing, a differenza di Modern/MW2 a 40 kHz con banda limitata, ed è possibile riprodurre il bug ASIC di cui parleremo.

Waldorf M include 96 Wavetable in ROM e 32 in RAM. Mentre la parte digitale è simile ai progenitori (ma non identica al Wave 2), il grande cambiamento è nel filtro. Dove Microwave I aveva due versioni di scheda analogica, entrambe basate su filtri Curtis, e Microwave II era completamente digitale, M è progettato attorno al filtro analogico a 24 dB/Oct Low Pass SSI 2144 di Sound Semiconductor, versione moderna del precedente SSM 2044, progettato da Dave Rossum di EMU e largamente impiegato nei primi sintetizzatori polifonici tra cui PPG Wave 2.2 e 2.3, Korg MonoPoly, Polysix e Trident, Siel Opera 6, Crumar Bit One nelle prime versioni, Emu Emulator I, Kawai K3, Octave Plateau Voytra-8. Ci sono inoltre diversi moduli in formato Eurorack che offrono filtri ripresi dall’SSM 2044.

La scelta del filtro è cruciale per definire il suono di M, perché la qualità timbrica è differente dai precedenti due Microwave, più vicina, ma non uguale, al PPG Wave. Gli SSM sono sempre stati considerati filtri più morbidi e armonici rispetto alla controparte Curtis, meno taglienti e più pieni sulle medie basse frequenze. Anche la risonanza è diversa dai Curtis perché tende a sviluppare le armoniche in modo più netto e interessante. La scelta di Waldorf, dunque, è andata verso il progenitore PPG Wave, usando però una sezione logica aggiornati ai nostri tempi su M, che permette di inserire anche nuovi filtri digitali, fornire quattro generatori di inviluppo, un inviluppo a otto punti loopabili per il wavescanning, inviluppi ADSR per VCF e VCA e un ultimo inviluppo assegnabile a quattro punti.

Presenti due LFO, un arpeggiatore con 16 pattern preset, 2.048 Sounds e 128 Multi, polifonia a 8 (16 voci con scheda opzionale), quattro parti multitimbriche assegnabili alle quattro uscite stereo individuali, USB 2.0, compatibilità completa con sysex di Microwave I e card SD per gestire i sound bank, le wavetable e il firmware. La connessione USB, compatibile anche per iOS dal 9 in su, non trasferisce audio ma è solo una interfaccia MIDI. Il volume delle cuffie ha un potenziometro dedicato accanto alla connessione su pannello posteriore ed è dipendente dal volume master. Tutte le uscite audio sono sbilanciate, con possibilità di usare un’uscita monofonica usando la sola connessione L/Mono.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

Le connessioni

Il pannello di controllo

Suddiviso in aree operative, prevede una parte a sinistra dedicata al solo controllo dei due oscillatori e relative wavetable, al cui fianco troviamo la sezione mixer. Una sezione è dedicata completamente al controllo del VCF, seguito da VCA, Glide e volume master. La parte inferiore offre i controlli per i due LFO e la programmazione dei quattro inviluppi. Ogni volta che si agisce su un encoder, circa a metà pannello è riportato il parametro e il valore in tempo reale, ma il pannello non si aggiorna richiamando tutte le funzioni collegate alla sezione che si sta usando. Le informazioni su display dipendono dalla pagina selezionata con i pulsanti Arp, LFO, Env, Osc, Wave, Mix, VCF e VCA. Se sono presenti più pagine, è sufficiente premere nuovamente il pulsante della pagina per accedervi.

Il richiamo delle patch segue la regola di individuarla, selezionando prima il banco e poi il numero con l’encoder Single/Multi sulla destra, e caricarla con il pulsante Recall, ma è possibile caricarla immediatamente senza conferma. A proposito di encoder, la funzione di switch con pulsante è presente anche per gli encoder OSC di Octave, Semitone, Shape su LFO 1 e 2, tutti gli encoder per la programmazione dell’inviluppo, l’encoder Pattern per Arpeggiatore, i quattro encoder di pannello e i due encoder che switchano tra Sound/System e Single/Multi. A parte questi due ultimi che hanno una funziona richiamata allo switch, per tutti gli altri lo switch serve per riportare alle impostazioni iniziale il parametro relativo. Gli encoder per inviluppo richiamano, premendoli, le impostazioni di Attack a zero, Decay a 32, Sustain a 127 e Release a 16. Non abbiamo trovato la possibilità di salvare per ogni switch un valore predefinito, ma potrebbe accadere in futuro con una nuova release.

Voice allocation

Utilizzando una combinazione di pulsanti (Shift+Mode/Map) si entra nella programmazione del play mode con Poly, dove ogni nota è associata a una voce fino all’esaurimento della polifonia, Mono Retrigger dove solo l’ultima nota viene suonata in un accordo memorizzato e Mono Legato dove solo la prima nota viene suonata e tutte le altre note successive usano gli inviluppi della prima nota. E’ possibile scegliere la modalità di Voice Stealing quando si arriva al termine della polifonia disponibile suonando una nota in più, tra Mono Latest che taglia l’ultima nota, Mono Earliest che sacrifica la nota nuova, Lowest che elimina le note più basse e Highest che taglia quelle più alte. Queste impostazioni sono salvate con la patch, mentre Multi dispone dei propri parametri per l’allocazione delle voci.

Il sintetizzatore

La catena di sintesi in sottrattiva è di per sé uno standard: due oscillatori digitali sono inviati al mixer dotato di un terzo ingresso, per il generatore di rumore, e la somma è inviata al VCF e poi al VCA. Le sorgenti di modulazione sono due LFO, un inviluppo per il filtro, uno per l’ampiezza, uno per la scansione della wavetable (Wave Envelope) e un quarto da usare liberamente, assieme ai Control Change MIDI. In base alla modalità di generazione, tra Microwave I e Microwave II, sono inseriti o tolti alcuni particolari nella catena di sintesi, che fanno però una grande differenza sul comportamento. Non è prevista una pagina di matrice di modulazione, perché Waldorf ha preferito creare delle modulazioni fisse, ma nulla vieta che in futuro possa comparire.

Le modulazioni

Waldorf ha utilizzato uno schema fisso per le modulazioni, che ritroviamo spalmato nella programmazione di Pitch e Wave indipendenti per i due oscillatori, per pitch e Wave, filtro e ampiezza. Per ognuno di questi parametri troviamo due sorgenti di modulazione (Modulator 1 Source e Modulator 2 Source) e due valori di intensità di modulazione Modulator 1 Amount e Modulator 2 Amount). Solo per la prima sorgente di modulazione è presente un Modulator Sidechain Controller per controllare il livello della sorgente di modulazione: il classico caso della Modulation Wheel (Mod1CTR) che gestisce l’intensità dell’LFO (Mod1SRC).

Analisi

Ognuno dei due oscillatori digitali ha controlli dedicati sul pannello per ottava, semitono, detune con 64 passi per semitono, envelope amount, selezione di una delle 96 wavetable e del punto di partenza all’interno della wavetable, che coincide ovviamente con una wave differente, grazie ai due encoder concentrici. E’ sempre possibile accedere alle forme d’onda base triangolare, quadra con ciclo al 50% e dente di sega nelle posizioni 61, 62 e 63 della wavetable. Per cambiare la modalità di generazione, si interviene con il pulsante Mode, che alterna tra Microwave I e II. Quando si seleziona la modalità Microwave II si rende disponibile anche il Sync tra i due oscillatori, con relativo pulsante di attivazione. Da pannello, usando il pulsante Osc, si accede al Bend Range (da -/-12 a +/- 48 semitoni) e alle modulazioni per il pitch con lo schema di cui abbiamo già scritto, a cui si aggiunge la funzione di link per agganciare le modulazioni del secondo oscillatore al primo, e solo per il secondo modulatore è previsto un parametro di Quantize Depth per discretizzare il livello fino a renderlo un effetto di Sample And Hold.

Ognuno dei due oscillatori ha a disposizione due sorgenti distinte di modulazione, con controlli di Amount. Solo per la prima modulazione è possibile associare un controller, che può essere fisco come la Modulation Wheel, o virtuale, per la gestione della modulazione in tempo reale. Da display è possibile disabilitare la ricezione della nota, triggerando comunque la voce scegliendo la nota desiderata indipendente da quella ricevuta via MIDI. Da notare che è possibile scegliere note differenti per i due oscillatori e disabilitare dalla ricezione uno o entrambi gli oscillatori. Quando posto in Classic Mode, il parametro ASICBug permette di riprodurre la distorsione che si creava per un bug quando i livelli erano superiori a 8. Per qualche strana ragione, l’ultima release del firmware ha limitato il livello massimo a 112 nel Mix.

Utilizzando M come Microwave II, è possibile limitare il numero di wavetable, escludendo o accedendo per esempio alle ultime tre dedicate alle forma d’onda analogiche, a cui è stata aggiunta la modalità Circular quando la modulazione supera il range disponibile di waveform nella wavetable. Il Glide, che si attiva anche da pulsante di pannello, ha un suo parametro di Rate e di Mode tra lineare ed esponenziale, assieme all’hard sync in modalità Microwave II, sempre richiamabile con il pulsante dedicato.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

Waldorf MicroWave

PPG Waveterm Transition

E’ la ciliegina sulla torta per chi ama il vintage. Introdotta con l’ultimo aggiornamento, in modalità Classic (MV1), è possibile usare il secondo oscillatore per leggere campioni PCM e una delle 64 transizioni salvate nella Flash ROM interna. Questi campioni e queste transizioni possono essere caricati da SD Card e inserite in uno dei 64 slot disponibili (da zero a 63) chiamati Transition Number. E’ necessario inserire la nota di riferimento, come nei campionatori, ed è possibile inserire il campione di start ed end per il loop, con possibilità di riprodurre l’intero campione one shot. Il loop può utilizzare le modalità Forward, Backward, Start+Forward, Start+Backward. Il campione da caricare è un .wav a 16 bit, mono con frequenza di campionamento a 22.050 Hz e non può superare i 32.767 campioni, circa 65 KB. Questa funzione apre al caricamento delle patch di Waveterm, a cui è dedicato un sito http://www.ppg.synth.net/waveterm/wt_lib.shtml. Nuovo il parametro Derez, che consente di scegliere il numero di bit (da zero a 14) per la riproduzione dei campioni importati con la funzione PPG Waveterm Transition.

Wave

Mentre da pannello si controlla solo la scelta della wavetable e della waveform, da display si interviene sulla fase della forma d’onda e sulla modalità Travel quando il valore di modulazione supera il limite della wavetable. La lettura della wavetable può essere particolarmente complessa grazie al keytracking e alla velocity, che possono essere controllate indipendentemente anche da una sorgente di modulazione, e da due sorgenti di modulazione indipendenti, di cui la prima può a sua volta essere controllata da un’altra sorgente di modulazione. Per semplificare la programmazione, è possibile linkare le modulazioni di Wave 2 a Wave 1. Da ricordare che ora è possibile caricare altre wavetable e anche campioni.

Mixer

Studiato per saturare il filtro quando si supera il livello sopra 75 per i due oscillatori, mette a disposizione anche una sorgente di rumore e il ring modulator, quest’ultimo in modalità MW2. Per ognuna delle quattro sorgenti è disponibile una sorgente di modulazione, con amount, per controllarne il livello. Inizialmente dalla pagina Mix si arrivava a una pagina dedicata a una serie di filtri sperimentali, che ora sono stati ampliati per la modalità MW2 e di cui parleremo.

VCF

Non c’è bisogno di entrare nelle pagine di programmazione per usare il filtro analogico: il pannello ha i controlli di Cutoff, Resonance, Envelope, Velocity e Keytrack tutti con valori positivi e negativi. L’inviluppo si programma nei controlli sottostanti di Attack, Decay, Sustain e Release. Solo le modulazioni richiedono l’accesso al display e seguono lo stesso schema delle modulazioni per Wave: due sorgenti di modulazioni, di cui la prima controllabile da un’altra sorgente di modulazione, velocity controllabile da una sorgente di modulazione e keytracking. Per la risonanza è prevista un’ulteriore sorgente di modulazione indipendente, con controllo di amount.

La pagina VCF finisce qua, ma in realtà con l’ultima versione firmware sono stati introdotti una serie di filtri digitali che si richiamano dalla pagina Mix. Qui si trovano i filtri digitali DVCF all’uscita mixer prima del VCF analogico, tutti disponibili in modalità MW2: LP 12, BP12, HP12, Notch 12, LP24, BP24, HP24, Notch24, Sin+LP, Dual L/BP, BStop12 (la sigla indica il tipo di filtro e il numero corrisponde ai dB/Oct). La novità è che sono accessibili, per Microwave I, i primi tre filtri digitali LP12, BP12 e HP12, di cui però è possibile solo controllare il valore di cutoff e di risonanza, senza poter contare sull’inviluppo del filtro VCF, sulla velocity, sul Keytrack e su due slot di modulazione che sono disponibili solo per MW2. I filtri digitali, in modalità MWII, dispongono anche dei parametri di Envelope Amount ripreso dall’inviluppo del VCF, Envelope Velocity e Keytrack, oltre a due sorgenti di modulazione, di cui la prima a sua volta modulabile, per il cutoff e una seconda sorgente per risonanza. E il Microwave II è servito! In modalità MW1, i tre filtri possono clippare digitalmente se è attivato il bug ASIC. Se però il bug non è attivato, i filtri hanno un range da 10 Hz a 10 kHz, per mantenere la compatibilità in Classic Mode, offrendo quindi una ulteriore possibilità timbrica rispetto al filtro VCF in Classic Mode.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

VCA

Da pannello si può controllare l’intensità dell’inviluppo per il VCA e la risposta alla velocity, entrambi anche con valori negativi, con un paio di raccomandazioni non scontate: un valore 0 sull’amount dell’inviluppo esclude il VCA e non fa suonare M e la velocity si trova sempre dopo l’inviluppo per cui, di fatto, modula anche l’effetto dell’inviluppo. Dalla pagina VCA si accede al controllo del volume della patch, al suo pan e relativa scelta della sorgente di modulazione con amount negativo o positivo. Proseguendo troviamo il tracking del VCA scegliendo il numero di nota MIDI e di nuovo valori positivi o negativi per il tracking del livello. Le modulazioni seguono il classico schema già incontrato: tre sorgenti, di cui Modulation 1 con sorgente, controller e amount, e Modulation 2 con sorgente e controller.

LFO

Ufficialmente gli LFO sono due, ma c’è la possibilità di crearne un terzo. Oltre i classici controlli di Rate. Shape (Sine, Triangle, Pulse, Random S&H basato sul campionamento reale dell’altro LFO), è possibile modificare il range di frequenza tra Microwave I (0,1-15,4 Hz), Slow (0,012-1,54 Hz) e Fast (0,485-61,6 Hz) e modificare la simmetria tra il ciclo positivo e quello negativo, cambiando proporzionalmente i tempi, quasi un PWM per la quadra che può portare una triangolare a comportarsi quasi come un’onda a dente di sega. Se questo non bastasse, ecco il parametro Humanize che modifica irregolarmente tempi e curve. Solo per il primo LFO è possibile definire anche una sorgente di modulazione, il suo amount e un la sorgente di modulazione per controllare l’intensità di modulazione del primo LFO. E’ possibile trasformare il primo LFO in un LFO globale per l’intera patch, come ai vecchi tempi dei primi synth polifonici analogici, e applicare anche un semplice inviluppo con attack e decay per gestire il livello. La fase di decay si trasforma in release quando si rilascia una nota suonata.

L’LFO2 ha meno opzioni: può lavorare indipendentemente dal primo LFO oppure riprendere il rate dell’LFO1 e applicare una differenza di fase fino a 180 gradi, utilissimo per creare eventi ritmici con una forma d’onda quadra. E poi c’è la facoltà di duplicare l’LFO2 attivando la modalità Global che permette, inoltre, di sincronizzare questo terzo LFO globale al MIDI Clock, che può essere impostato come divisione musicale. La combinazione tra BPM da 40 a 300 e la suddivisione da 1/32 a 1024 battute, comporta per questo LFO globale frequenze da 0,000065 Hz a 160 Hz, ma occorre comunque sincronizzarlo al tempo, anche interno, affinché arrivi a frequenze udibili, da applicare come modulazione in campo audio a VCF o VCA. Non male per un LFO globale nascosto tra i parametri.

Gli inviluppi

Waldorf M include un DADSR per VCF, un ADSR per VCA, un inviluppo a otto segmenti, ognuno dotato di tempo e livello, loopabile per lo scanning della wavetable, e un ulteriore inviluppo simile al precedente ma a quattro segmenti, usato come sorgente di modulazione. Da pannello, M permette di controllare due inviluppi contemporaneamente, scegliendo tra quello per Wavetable, il Free, il VCF e il VCF. L’inviluppo Wave ha due linee di parametri sul pannello di controllo, per poter gestire gli otto segmenti. Per poter visualizzare graficamente gli inviluppi, occorre attivare la modalità Env con il relativo pulsante. Il delay dell’inviluppo, il tempo di attacco, di decadimento, sustain e di rilascio del VCF possono essere modulati indipendentemente, con relativa intensità e valori positivi e negativi, da una delle sorgenti di modulazione, passando dal display. Idem per l’inviluppo per VCA, che non ha un parametro delay.

L’inviluppo per Wavetable ha modulazioni per tempi e livelli. Si può determinare anche il segmento (key Off Point) oltre il quale si entra nella fase di sustain e quindi in quella di rilascio al key off (se non è attivato il loop). Questo punto è essenziale anche per determinare il comportamento del loop, di cui si può stabilire il segmento di partenza: se il segmento di Loop Start è inferiore a quello del Key Off, il loop equivale alla fase di sustain; se il punto di loop è maggiore di quello di Key Off, il loop sarà attivato nella fase di rilascio. Nel caso in cui il punto di loop coincida con il punto di Key Off, non ci sarà alcun loop.

L’inviluppo Free è leggermente diverso da quello di Wavetable: oltre i primi due segmenti, con tempi e livelli, entra in sustain con livello programmabile secondo Time 3, ed evolve verso la fase di rilascio, sempre con tempo e livello. Il loop ha due modalità: ripetizione dal punto zero al sustain, sviluppo dell’intero inviluppo e ripetizione dei segmenti da 1 a 3 solo dopo aver eseguito la fase di rilascio. Nel caso in cui i tempi di sustain e rilascio fossero zero, il loop può essere infinito attivando il parametro Release Loop: in pratica un LFO di cui disegnare la curva!

L’attenzione verso la clonazione del primo Microwave è tale che è possibile stabilire la legge che governa il calcolo delle modulazioni applicati ai valori dei tempi e dei livelli tra quella originale del primo Microwave o la nuova di M. In pratica, usando la regola di Microwave, la modulazione interviene solo se il valore iniziale è diverso da zero, al contrario della modalità M che vede applicata la modulazione indipendente dal valore dei parametri. Per velocizzare la programmazione, premendo sull’encoder assegnato al parametro dell’inviluppo, il suo valore si azzera.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

L’arpeggiatore

Presente su Microwave 2, permette di stabilire la velocità in BPM e la scelta di uno dei 16 pattern interni, riservando al display la programmazione della modalità tra Normal e One Shot, la divisione metronomica, la direzione tra Up, Down, Alt Up, Alt Down e Move Up e range di ottava. Non è previsto, al momento, la possibilità di programmare il proprio pattern.

Multimode

Fino a quattro parti costituiscono un Multi setup, il quale dispone di alcuni parametri applicati alla patch che si raggiungono con la combinazione di pulsanti Shift+Mode/Map. La programmazione richiede l’uso dell’encoder Sound/System, dei quattro encoder sotto il display e dei pulsanti Bank/Part per spostarsi tra le parti. Ogni parte ha parametri indipendenti per canale MIDI, attivazione, scelta della patch, volume, pan e attivazione della modulazione del pan se presente nella patch, scelta di una delle quattro uscite aux, zona di tastiera e range dinamico, trasposizione, detune, curva di velocity e assegnazione dei controlli del VCF su pannello a tutte le parti usando la Part 1 come guida. Waldorf M consente anche la scelta di come allocare le voci o il numero di voci garantito per una parte. Multi non salva i dati della patch a cui fa riferimento, per cui bisogna porre attenzione quando si sovrascrivono le patch.

System

Qualche sorpresa si trova anche nel menu dei parametri di sistema. Tralasciando quelli standard, M permette di inviare sotto forma di Control Change i valori dei controlli su pannello e le note dell’arpeggiatore sia all’uscita MIDI che USB. Gli otto controller MIDI generici usati come sorgenti di modulazione possono essere cambiati nel valore di Control Change assegnato. Waldorf M consente di creare anche patch randomizzate! Attivando questa funzione nel menu, è possibile stabilire se randomizzare anche le modulazioni e, soprattutto, stabilire un range di variazione indipendente per LFO, Osc, Mix, VCA, Env, Wav e VCF: un’idea geniale, per evitare di creare patch inutili e rimanere entro un campo di parametri musicali.

Come sui migliori polifonici analogici (ne sanno qualcosa i proprietari di Moog One), anche M è dotato di una tabella per intonare i singoli VCF: inutile dire che qui si nasconde la possibilità di un detune minimo dei filtri così da far suonare ancora tutto più analogico e vario. Da notare che i filtri diventano intonati solo dopo 20 minuti dall’accensione! Nulla vieta di usare la funzione di Auto Tune del VCF, ma la possibilità di controllare la tabella di intonazione è un plus non indifferente.

Waldorf M hardware synth digital wavetable ppg test review recensione soundwave luca pilla audiofader

In prova

Il nostro viaggio con M comincia dalle patch dedicate al banco PPG e ci ritroviamo subito a casa: si parte con il banco 5 che 009 39A e 013 7A che sono gli esempi più classici del suono PPG. Passando a 026 14B e modificando l’inviluppo del VCA e del VCF verso territori più morbidi si può apprezza in pieno il suono del filtro SSM, ben diverso da quello Curtis. Da proprietari di PPG, sia l’emulazione Microwave 1 che 2/XT rispettano il banco di suoni originali del PPG ma cambia la compattezza del timbro e la profondità. Attraversando le centinaia di patch, Waldorf M si fa sentire come un sintetizzatore puro, senza neanche un delay o un chorus che, almeno di questi tempi, avrebbe fatto molto piacere. Il progetto è dunque per puristi con alle spalle un bel rack di effetti o pronti per processare la tracce con effetti sulla DAW.

La facilità di programmazione generale è il punto forte di M: si possono realizzare velocemente delle patch senza aggirarsi nei meandri del display, piccolo ma di facile lettura. Una volta capita la logica della navigazione, i menu sono chiari, a patto di ricordarsi che i filtri digitali sono nella pagina Mix e non nella pagina VCF! Vorremmo veder risolta questa anomalia, dovuta allo sviluppo del firmware che ha di fatto messo a disposizione un Microwave II. Manca un editor software ufficiale per la programmazione su computer, che diventa utile soprattutto per la gestione delle wavetable user.

In fatto di programmazione, il pulsante più utile è Mode, per selezionare il motore di Microwave I o II: il cambio di timbro della patch è immediato e consente di avere delle variazioni interessanti. Anche la creazione di patch random, ma con limiti personali nei parametri, è un punto di forza fantastico: lasciate fare ad M e potreste trovarvi con qualcosa di inusitato ma utile. La costruzione è più precisa di Iridium e il pannello di controllo non ci ha mai dato problemi. Come suona? Qui bisogna affrontare il mondo…

Waldorf M vs PPG e Microwave

Ci sono alcuni sintetizzatori che non usciranno mai dal nostro studio. Tra questi annoveriamo il PPG Wave 2.3, il Microwave I con controller Access Microwave Programmer, e il Microwave II con controller esterno Stereoping Synth Programmer. Sono tre sintetizzatori che hanno una base comune ma che abbiamo sempre considerato piuttosto differenti. Inutile dire che come il PPG Wave c’è solo quello: il filtro SSM, la parte digitale e i componenti limitati dell’epoca danno un sapore e una tridimensionalità al PPG che non abbiamo mai più rilevato in altri synth. Con un PPG si possono ottenere suonini digitali insulsi come pad e lead potenti ingombranti e che si collocano tra un synth digitale e un analogico. Tutto sta nel bilanciare i filtri con la parte digitale.

Il Microwave I è stato da sempre un cult per la techno, in un momento in cui l’analogico era pressoché ancora ignorato e la comunità più elettronica cercava un modulo moderno ma con un suono distinguibile. Il Microwave I o si ama o si odia, perché è molto caratteriale e piuttosto scuro, con lati duri nel timbro elettronico, chiaramente teutonici. La differenza con Microwave II è, secondo noi, netta: quest’ultimo, pur riproponendo la stessa base, ha un suono brillante, digitale nel miglior senso della parola, con dei transienti perfetti e un range dinamico compatto facile da mixare. Se dovessimo suggerire un synth digitale degli anni ’90 dal suono scintillante, il Microwave II sarebbe tra i primi tre.

E arriviamo a M: gli riconosciamo, senza dubbio, la capacità di riprodurre le wavetable con gli stessi pregi e difetti dei due Microwave, ma è differente dal PPG. Abbiamo subito cercato il colore del vecchio SSM con i nuovi filtri: la differenza è piuttosto evidente. I nuovi filtri analogici di M sono qualcosa di sconosciuto, a cui occorre abituarsi ma che propongono colori non ancora sentiti. C’è molto da esplorare. Il filtro ci è parso più sottile e preciso rispetto al Curtis, ma anche più corposo rispetto al Microwave II. E’ un filtro elegante che inonda il timbro della sua patina soprattutto sulle medio alte, che tende a distorcere armonicamente, riservando alle basse frequenze un trattamento più leggero rispetto al Microwave I. Anche la risonanza rispetta la qualità timbrica del filtro: rimane sempre un suono più ricco di alte frequenze, quasi più puro, ma che non divide il timbro in una parte digitale e una analogica. Il bello di M è che è stato programmato per integrare in modo naturale la sezione digitale con quella analogica.

Non aspettatevi quindi un filtro legnoso come il Moog: più volte M ha richiamato alla mente i filtri SEM di Oberheim piuttosto che un 24 dB/Oct pungente. Siamo quindi di fronte a una nuova variante della sintesi a wavetable nel solco di Waldorf. Se si decide, invece, di usare solo i filtri digitali in emulazione Microwave II, la somiglianza con il progenitore è vicino alla perfezione. M è un ottimo clone di Microwave II, ma con quella facilità di programmazione che abbiamo sempre cercato e che, onestamente, non è arrivata se non usando i controller esterni o le versioni XT. M ha la migliore interfaccia utente di sempre! Peccato che non sia possibile inviare i valori dei controller in formato sysex per Microwave, perché sarebbe stato un punto forte per alcuni collezionisti incalliti.

L’interfaccia utente è quanto di meglio si possa desiderare per programmare un synth wavetable come questo. I controlli su pannello sono dove devono essere, con una serie di accorgimenti, come per esempio una pausa sullo 0 per parametri bipolari agendo sull’encoder, che permettono di programmare fluidamente il sintetizzatore in modo molto naturale. Bellissimo il doppio encoder per la gestione della wavetable, che è di fatto l’innovazione più importante per la programmazione da quando è nato il Microwave. La velocità di programmazione è notevole, una volta che si imparano le posizioni delle wavetable e pochi altri particolari. La possibilità, in tempo reale, di scambiare le modalità di Microwave è una manna dal cielo: si può fare subito un confronto tra il vecchio e il nuovo motore e, spesso, ci si ritrova a preferire la granularità del primo.

Waldorf M vs Quantum e Iridium

I due più recenti sintetizzatori di Waldorf ci sono molto piaciuti: includono entrambi una completa sezione wavetable, per cui ci siamo chiesti che senso potesse avere M in questo contesto. Se è solo la riproduzione e modulazione delle wavetable che vi interessa, Iridium è il vostro sintetizzatore, perché ha una serie di possibilità di sintesi digitali che lo rende molto poliedrico, sebbene il timbro finale sia ammantato da colori piuttosto omogenei, indipendentemente dal tipo di sintesi usato. M, tuttavia, ha dalla sua una ricca scelta di filtri digitali e una scheda filtri analogici, migliori di quelli di Quantum, che lo rende unico. Se su Quantum e Iridium si può arrivare a un timbro completo, grazie agli effetti, M richiede una fase di post produzione per dare un taglio sartoriale al timbro, trasformandolo in qualcosa di unico.

I prezzi sono diversi, a favore di M, ma c’è da tenere in considerazione che M è un puro sintetizzatore, più semplice da programmare rispetto alle due ammiraglie Waldorf, e dal prezzo inferiore. Semplice, però, non vuol dire povero: M vive di vita propria nel catalogo Waldorf, dando una spallata ai suoni Waldorf grazie ai nuovi filtri analogici, che sono più musicali e piacevoli di quelli di Quantum e, ovviamente, più vivi rispetto alle versioni digitali. Non riuscirete, quindi, a imitare un M su un Quantum o un Iridium nel momento in cui il filtro analogico diventi parte fondamentale del suono, probabilmente nel 90% dei casi!

Waldorf M contro tutti

Impegnare soldi per acquistare un synth hardware sembra una decisione difficile, nel mondo dominato dai plug-in. La prima considerazione, scontata, è che un sintetizzatore hardware ha un pannello di controllo che facilita la programmazione e diventa creativo usato dal vivo. Un plug-in richiede un controller esterno, che non nasce nativo per quel sintetizzatore e quindi non è chiaro, e ha un suono che dipende direttamente anche dai convertitori che si utilizzano. Forse non è poi così difficile decidere…

In cima alla classifica dei synth software con wavetable c’è Xfer Serum, che però è quasi sempre utilizzato come semplice virtual analog, sebbene sia possibile creare e caricare nuove wavetable. Il suono di Serum è molto digitale, lontano dall’organicità di M che se lo mangia in un secondo. Non è possibile un confronto, perché il soft synth è davvero staccato dalle emozioni che invoca M quando si modula il filtro o la wavetable. Le stesse considerazioni si possono fare anche per Ableton Wavetable, il cui filtro digitale è troppo digitale. Diverso è il caso di Arturia Pigments, che suona meglio e contempla un motore wavetable ben integrato con le altre funzioni di distorsione armonica, ma non nasce come clone di un Microwave. Pigments esplora la parte digitale della sintesi ed è adatto alla musica elettronica.

Per avvicinarsi a M, occorre dunque passare di nuovo da Waldorf, con il suo plug-in PPG Wave 3.V che a oggi rimane la migliore emulazione software di sempre. I contendenti più agguerriti di M non sono i plug-in di terze parti, ma altri quattro sintetizzatori hardware. ASM Hydrasynth permette di creare una wavetable scegliendo fino a otto waveform, indipendente per i due oscillatori, associato ad altre tecniche di sintesi che, assieme a un’eccellente interfaccia utente e agli effetti integrati, lo rende uno dei sintetizzatori più completi e divertenti da programmare nel mondo del digitale. Hydrasynth ha un suono assai diverso da quello di M: dove Hydrasynth spazia nei pad e nelle evoluzioni ambientali, M tira un pugno in faccia per la direttività del suono: i componenti analogici del filtro e del VCA si fanno indubbiamente sentire. Se siete abituati al vintage e vi piace quella potenza di suono, M fa per voi. Se siete cresciuti nel mondo del virtuale, probabilmente opterete per Hydrasynth.

Il secondo sintetizzatore è ancora più vicino a M: Modal Cobalt è basato su wavetable proprietarie (quindi niente preset PPG) ed è completamente digitale. Quando lo abbiamo sentito, lo abbiamo inserito in studio perché ha un suono sempre musicale e non irritante, almeno per le nostre orecchie, quando si parla di puro digitale. Il suo pannello di controllo è sufficiente per impostare la patch grezza, ma occorre poi passare dall’editor software, fornito in dotazione, per chiudere la programmazione. Sebbene entrambi i sintetizzatori siano a wavetable, le sovrapposizioni timbriche non sono poi così abbondanti: sia M che Cobalt possono produrre timbri virtual analog di grande bellezza, con differenti armoniche considerando la natura diversa dei filtri, ma M sorpassa Cobalt quando si cercano suoni metallici, angolari, pungenti e con una evoluzione drastica, poco gentile. Cobalt si allinea maggiormente ai timbri mainstream, mentre M prosegue sulla sua strada di synth personale, solitario e più incisivo.

L’ultimo sintetizzatore in ordine di tempo è Roland Fantom con l’espansione n/zyme che si muove, però, su territori elettronici abbandonando l’idea di clonare un PPG a favore di suoni evolutivi. M e Fantom sono sintetizzatori molto diversi tra loro e anche il suono, e le finalità, sono diversi. Esiste infine un quarto sintetizzatore appena introdotto: Groove Synthesis, azienda americana appena nata, ha creato scompiglio con 3rd Wave che richiama, molto chiaramente, il classico PPG Wave, sia nelle forme che nel suono. Per quel che abbiamo potuto sentire, 3rd Wave si avvicina molto al classico PPG ma con un prezzo che sarà oltre il doppio di M.

Conclusioni

Waldorf M è la terza edizione del classico PPG Wave: riprende la storia passata, clona molto bene il Microwave II e si prende il suo spazio meritato nella storia dei sintetizzatori grazie al nuovo filtro analogico. Il pannello di controllo rende giustizia alla programmazione e apre le porte a qualsiasi sound designer in cerca di un suono differente e unico. Per la prima volta è possibile programmare facilmente un synth in wavetable. Se è la sintesi wavetable che vi interessa, attraversando anche i campi della sintesi sottrattiva, ai fini della migliore musica elettronica, M è perfetto per esplorare questo mondo. Chi già possiede i precedenti modelli, vedrà M come l’evoluzione migliorata dal passato, agganciato alla tecnologia odierna. Un nuovo capitolo nel solco del primo PPG Wave!

 

PRO

Pannello di controllo

Costruzione

Offre i suoni dal primo PPG a oggi

Filtro analogico nuovo

Funzione di creazione random delle patch

Tabella programmabile di intonazione dei filtri

Scheda SD come memoria esterna

CONTRO

Otto voci nella versione base

Filtri digitali inseriti nella pagina Mix

Il display è indipendente dalla selezione operata su pannello di controllo

Arpeggiatore essenziale senza possibilità di programmare nuovi pattern

Programmazione da display non sempre omogenea (Multi e System)

Non trasmette sysex compatibili con Microwave

Assenza di effetti di delay e chorus

 

INFO

SOUNDWAVE

Contatto diretto

Prezzo: 1777 €